1357 Michele Schiavone (CGIE Svizzera) sugli assetti del Ministero Italiani nel Mondo

20060512 15:35:00 webmaster

di Michele Schiavone

In questi giorni in cui la maggioranza parlamentare italiana é impegnata a definire gli assetti interni per la composizione del governo, il cui obiettivo é il rilancio di un’efficace e una puntuale azione di governo tale da ridare prestigio ed autorevolezza al nostro Paese, l’attesa mesta a curiosità é vissuta con grande attenzione sia in Italia e ovviamente all’estero da parte dei numerosi governi stranieri, ma anche dalle comunità italiane residenti nei diversi paesi d’insediamento.

All’estero la nuova composizione di governo, oltre al severo giudizio dell’opinione pubblica, sarà sottoposta al vaglio delle istituzioni, dei mercati ed anche dei numerosi italiani, il cui contributo elettorale ha concorso a determinare l’affermazione dell’Unione.
Nel carosello dei nomi, delle caselle e dei ministeri che circolano in questi giorni il profilo che il governo vuole darsi resta comunque un punto fermo, dal quale muovere per ben comprendere l’attesa di chi all’estero ha sostenuto il programma dell’Unione e i cinque punti specifici da realizzare durante la legislature: organizzazione e sviluppo della rete consolare, tutela sociale, interventi a favore della cultura e della lingua italiana, l’informazione e la conferenza dei giovani. Ora, che questo obiettivo si possa raggiungere assegnando la responsabilità ad un ministro senza portafoglio oppure ad un vice ministro con delega nel Ministero degli Esteri sostanzialmente, agli occhi dei più, può risultare irrilevante. Che il gatto sia bianco o nero, importante é che acciuffi il topo!
Ciò che, invece, é suscettibile di una profonda valutazione sarà il metodo e il merito con cui raggiungere gli obiettivi di legislatura e la personalità chiamata a ricoprire questo oneroso impegno. Gli elettori, che con cognizione di causa hanno scelto i parlamentari all’estero, hanno avuto la possibilità di scegliere i propri candidati ed a loro hanno affidato il proprio destino, le proprie aspirazioni, i loro sogni. L’hanno fatto liberamente, con convinzione e senza tutele e la loro partecipazione, lungi da ogni retorica, ha contribuito a recuperare un rapporto storico con le istituzioni e con la società italiana. Ed hanno dato la maggioranza all’Unione eleggendo 8 parlamentari alla Camera e 4 al Senato. Questo é un dato di fatto. Dunque a questi parlamentari, proprio perché portatori delle loro specificità chiedono discontinuità con il metodo e con la politica paternalistica e fumosa praticata nel recente lustro. Perciò é necessario che la responsabilità ministeriale per le politiche verso gli italiani che vivono fuori dal Belpaese, diventi prerogativa di chi conosce bene la materia ed abbia sviluppato una sensibilità sul campo. Non ci sarebbe traduzione perfetta, capace di far capire un linguaggio incomprensibile alle orecchie dei nostri connazionali, tanto meno a giustificare la necessità della tenuta unitaria della compagine governativa alla luce dell’esito dei risultati elettorali. Gli eletti all’estero hanno capacità e professionalità per far bene anche alla direzione di un ministero, il loro impegno é finalizzato a creare nuove condizioni di progresso civile e sociale, economico e culturle per il futuro dell’Italia e degli italiani all’estero. Parlar bene le lingue straniere ed andare all’estero non trova una diretta assonanza con la rappresentanza delle generazioni di italiani integrati in molteplici culture; questi potranno esprimere le proprie risorse solo se verranno messi in condizione di valorizzare il loro valore aggiunto in tutte le forme , anche attraverso la rappresentanza nel governo italiano. Questa è una condizione sine qua non per mostrare rispetto verso gli italiani all’estero e per guardareil futuro con maggiore fiducia, in modo tale da abbattere i luoghi comuni di chi li considera ancora una zavorra sul cammino del progresso .

 

 

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