1399 PRODI OTTIENE LA MAGGIORANZA IN SENATO

20060519 15:09:00 webmaster

Franco Marini ha annunciato che il governo Prodi ha incassato 165 si’ (4 in piu’ della maggioranza necessaria) su 300 votanti. I parlamentari del centrosinistra rimasti in Aula applaudono il presidente del Consiglio che viene abbracciato nell’emiciclo prima da Furio Colombo, poi da Ricky Levi. L’abbraccio piu’ caloroso glielo riserva Andrea Manzella che era risultato assente alla prima chiamata. I due si abbracciano, mentre gli altri parlamentari della maggioranza continuano a battere le mani. I senatori del centrosinistra si stringono attorno a Prodi che lascia l’Aula sorridente.

«Sì» del Senato a Romano Prodi
«Meglio di così non si poteva»
Maggioranza tranquilla: 165 a 155

Che la fiducia sarebbe arrivata senza sorprese, lo si è capito quando i senatori a vita hanno votato compatti a favore del governo Prodi, cominciando con Andreotti e finendo con Pininfarina. Anche Ciampi, al suo secondo giorno da senatore, ha detto il suo «sì» per essere subissato subito dopo dai fischi di una destra rabbiosa e nervosa, che sperava evidentemente in uno scivolone già prima che il governo entrasse nel pieno delle sue funzioni. Alla fine il nuovo Governo ha avuto una comoda maggioranza, con 165 voti su 320 votanti, contro i 155 che hanno votato «no».

Entro martedì anche la Camera dovrebbe esprimersi. E qui, l´ampio scarto di voti a disposizione dell´Unione, non dà nessuna preoccupazione. Dunque il nuovo governo può cominciare a lavorare, e mettere a punto i primi provvedimenti annunciati da Prodi nella sua replica dopo il dibattito al Senato.

Nell’aula di Palazzo Madama Prodi ha rilanciato e ribadito i punti affrontati giovedì durante la presentazione del programma del governo: ritiro dall’Iraq, il ruolo dell’Italia in Europa e nel Mediterraneo, le grandi infrastrutture, gli italiani all’estero, le quote rosa. E poi il referendum sulla devolution.

«Vogliamo semplicemente mettere in atto il piano di ritiro» dice prima di tutto Prodi aprendo la sua replica al Senato. E poi, passando ai rapporti con gli Stati Uniti, aggiunge: «Bisogna esser chiari: sul terrorismo non accetto lezioni da nessuno. Come presidente dell’Ue ho contribuito a creare una serie di rapporti dettagliati, profondi e seri con gli Usa per la lotta al terrorismo».

Prodi quindi ha rilanciato la necessità di dare impulso alla politica europea e di farsi carico anche dello sviluppo dell’Africa. «L’Italia deve porsi alla testa della politica dell’Europa. E’ sempre stata una caratteristica del nostro Paese». E ancora: «Noi conteremo nel mondo per quanto riusciremo a contare in Europa».

Infine Prodi tocca altri due temi caldi: quello delle donne nel governo e quello del referendum sulla Devolution del 25 e 26 giugno. «Poche donne? – dice Prodi – Mi scuso ma sei donne ministro sono più delle 2 donne ministro del Governo Berlusconi. Ribadisco che è mia convinzione che o introduciamo le quote rosa precise o non raggiungeremo mai l’obiettivo di incrementare la presenza femminile nelle istituzioni».

Prodi ha quindi inviato a difendere la Costituzione bocciando con il referendum di giugno la riforma federale della Casa delle Libertà e ha ribadito la volontà di effettuare riforme non a colpi di maggioranza ma cercando sempre il massimo dialogo con l’opposizione. «Tra poco più di un mese avremo un referendum sulla costituzione, io credo che quel cambiamento costituzionale debba essere bloccato, i motivi già li abbiamo spiegati in mille modi». E poi aggiunge: «Come tutte le Costituzioni credo che anche la nostra abbia bisogno di revisioni e aggiornamenti. La nostra è una splendida Costituzione ma serve un aggiornamento come è naturale». Sulla riforma costituzionale e sulla legge elettorale, poi, Prodi ripete: «io intendo che non si facciano cambiamenti se non con un dialogo approfondito e ampio con l’opposizione».

 

 

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