1487 Ricordando Luciano Lama a dieci anni dalla sua morte.

20060601 16:53:00 webmaster

Luciano Lama, Segretario Generale della CGIL, è stato uno dei più grandi dirigenti del movimento sindacale italiano e resta ancora oggi un permanente elemento di riferimento per quanti hanno ancora a cuore e ricercano la strada dell”unità di tutti i lavoratori.

Figure di dirigenti sindacali come Luciano Lama e Fernando Santi, ognuno con le sue peculiarità ed i suoi percorsi di vita politica, sono stati fondamentali nell’affermazione dell’autonomia del sindacato, nella pratica riformatrice gradualista, nella ricerca dell’unità la più ampia possibile del movimento sindacale.
Nel centenario della nascita della CGIL crescente è l’esigenza che la vicenda umana e politica di queste due grandi figure sia maggiormente fatta conoscere alle nuove generazioni di militanti e dirigenti.

Lama e Santi , a ragione, possono essere riconosciuti come pietra angolare nella costruzione di una CGIL sindacato autonomo dai partiti, dai governi e dal padronato, elemento fondante, parte fondamentale incancellabile, di un sindacato che affronta il presente ed il futuro da protagonista della società italiana senza mai dimenticare il compito storico dell’unità del movimento sindacale e dei lavoratori.

L’idea della ricostruzione dell’unità, nella testa e nel cuore. Così, proprio nel momento di maggiore rottura fra i sindacati e nella CGIL, Lama inizia a ritessere i fili dell’unità. Dapprima in Cgil e poi anche con Cisl e Uil. "L’unità non può essere una gabbia per nessuno – dice ancora Lama in – Cari Compagni -, siamo diversi e non c’è ragione di nascondere questa diversità, se si pratica l’unità non come rinuncia alle proprie idee, bensì con il rispetto del pluralismo e dell’autonomia. Il pericolo invece è in una concezione che crede di poter fare a meno di una o dell’altra parte del movimento sindacale". E ancora, all’intervistatore che gli chiede quali saranno domani i tratti peculiari del sindacato, risponde: "L’unità, perché senza di essa perderebbe la sua forza, e il rapporto con i lavoratori, perché senza o contro di essi perderebbe la sua credibilità. Questi elementi sono inscindibili e valgono per tutti".

Molti vorrebbero che sull’autonomia e sul ruolo del sindacato come soggetto politico in un sistema ormai bipolare la riflessione e le proposte fossero meno vaghe di quelle che ci hanno consegnato i recenti congressi di CGIL e CISL.

Autonomia, dunque, sempre. Quell’autonomia che per Lama fu sempre la stella polare dell’agire. E che anche per noi resta un valore irrinunciabile di un sindacato moderno.

Il recente congresso della CGIL, importante per gli obiettivi e per le risposte date ai lavoratori con la forte conclusione del suo Segretario Generale Epifani si segnala tuttavia, sul versante dell’azione verso l’unità sindacale, come inversamente proporzionale alla responsabilità che al riguardo compete a quel sindacato.

Dieci anni or sono Lama moriva lasciando un grande vuoto, un rimpianto in chi aveva avuto il privilegio di esercitare il proprio impegno di sindacalista nel periodo della sua direzione della CGIL.

Negli anni successivi, ad ogni anniversario della morte, nell’omaggio sobrio della famiglia e del sindacato sulla sua tomba, vicina a quella di altri compagni di lotte politiche, sempre è ritornata alla memoria la sua forte presenza, la sua lungimiranza, la sua umanità.

L’ultima volta che chi scrive ebbe modo di parlargli fu in un aeroporto del nord. Stanco per la malattia tornava a Roma da una riunione politica.
Fu facile nel salutarlo manifestargli i sentimenti di affetto ed il rimpianto per la sua assenza nel lavoro quotidiano del sindacato.
A quelle parole Lama rispose soltanto con un sorriso.
Si capì allora, dal suo tono riservato, dal suo voler prescindere da considerazioni di merito, ora che ne era fuori, quanto grande fosse il rispetto per la sua CGIL.

Lama, un uomo che non aveva paura dei sentimenti, che non si vergognava di gioire o di piangere, che negli altri vedeva, prima di tutto, l’uomo. Del resto, lo ricordò lui stesso nel discorso d’addio alla Cgil durante il congresso del 1986, il sindacato ha sempre cercato di "parlare ai lavoratori come a degli uomini, di parlare al loro cervello e al loro cuore, alla loro coscienza". Lama questo l’ha sempre fatto. Anche per questo, per dirla con Fernando Santi, un altro dei padri della Cgil, era uno di quelli di cui "ti puoi fidare".

http://www.istitutosanti.org/

 

 

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