1526 Migrazioni: un potente motore di progresso, dice l’Onu

20060608 17:06:00 webmaster

L’editoriale di “Corrispondenza Italia” del 16 giugno 2006

ROMA – Un rapporto presentato qualche giorno fa all’assemblea generale delle Nazioni unite dimostra tra le altre cose che storicamente il fenomeno migratorio ha costituito un potente motore di progresso in tutti i campi: da quello economico a quello tecnologico, da quello “biologico” a quello culturale. Un progresso da cui hanno tratto giovamento non solo i migranti direttamente interessati, bensì anche le comunità dei paesi, sia di destinazione che di provenienza e, in definitiva, l’intera umanità.

Lo stesso segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha ricordato l’apporto che i migranti recano per la continuità di servizi essenziali pubblici ed assistenziali, nei paesi demograficamente maturi. Un apporto giovane dunque, costituito per la maggior parte da classi di età nel pieno vigore fisico ma anche, e sempre più spesso, culturale, creativo e di capacità di intrapresa economica. Non è infatti un caso se i paesi che sanno meglio accogliere, integrare e promuovere socialmente e sotto il profilo dei diritti di cittadinanza, i nuovi venuti, sono poi i più dinamici e innovativi. E non è neppure un caso che la dottrina e la cultura sociale cui si ispira il nostro sindacato e il patronato Inas, guardino a tale orizzonte, praticandolo concretamente e organizzandone l’efficienza.
E’ vero che i flussi migratori troppo impetuosi depauperano i paesi di provenienza che hanno compiuto lo sforzo di tiare su generazioni che sono comunque di élite, non fosse altro che per aver avuto lo forza di concepire un’avventura durissima come quella dell’emigrare. Ma è anche vero e documentato quel totale di 232 miliardi di dollari all’anno di rimesse, 167 dei quali vanno ai paesi in via di sviluppo, configurando un volume di risorse comunque maggiore degli strombazzati aiuti dei paesi cosiddetti “donatori”. E nella memoria storica degli italiani c’è indubbiamente la consapevolezza di ciò che le rimesse dei nostri connazionali hanno significato, fino ed oltre i tempi del “boom” economico degli anni sessanta, in termini di capitali d’investimento. La fiorente ed aggressiva industria indiana del software, ricorda in proposito Kofi Annan, deve buona parte del suo successo all’effetto di collegamento di migranti che dopo aver varcato l’oceano Pacifico sono rimpatriati, riportando e trasferendo in patria tecnologie e know-how. Naturalmente, come tutti i grandi fenomeni collettivi, anche l’emigrazione richiede di essere governata con quelle mani ferme e consapevoli che solo i governi dei paesi interessati possono avere. In questo senso la lotta ai trafficanti di uomini e la cooperazione internazionali in tale direzione richiederebbero ben altro polso e lungimiranza rispetto agli standard purtroppo registrabili nel nostro paese. E’ su questo versante infatti che si curano alla radice le tensioni conseguenti a processi di adattamento e di “naturalizzazione” falliti o mai seriamente tentati. Tensioni di cui è sommamente ingiusto responsabilizzare gli strati popolari “nativi”, tacciati magari ipocritamente e sommariamente di razzismo e di inospitalità. (Corrispondenza Italia/Eminotizie)

 

 

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