1510 Voto all’estero, Lombardi: “Una conquista in pericolo”

20060608 16:05:00 webmaster

(da 9colonne)-
ROMA – Norberto Lombardi, vice responsabile Ds per gli italiani nel mondo, è – con l’eurodeputato Gianni Pittella – uno degli artefici del successo elettorale dell’Unione nella circoscrizione estero, un successo che è valso al centro sinistra il “sorpasso” sulla Cdl al Senato. A due mesi dalle elezioni politiche, le polemiche su quel voto non sono ancora sopite. 9colonne ha chiesto a Lombardi cosa ne pensa.

D. Dopo essere diventato in modo imprevisto l’elemento determinante per la formazione della maggioranza al Senato, il voto degli italiani all’estero è diventato oggetto di un’aspra polemica, che non conosce esclusione di colpi. Qualcuno arriva a metterne in discussione la stessa sopravvivenza.
R. “In realtà siamo di fronte a una complessa operazione politica nella quale le questioni del voto degli italiani all’estero sono richiamate strumentalmente e piegate ad uno scopo di ribaltamento dell’esito elettorale nazionale. Ormai è chiaro che il centrodestra, ed in particolare Berlusconi, ha deciso di tenere aperta la questione dell’esito del voto perché intende proseguire nella linea di contrapposizione frontale che Forza Italia, la Lega ed altri hanno sviluppato nella campagna elettorale. Il voto degli italiani all’estero, per la sua obbiettiva fragilità strutturale e per il fatto che è stato determinante in una delle Camere, è considerato l’anello debole della catena, quello più facile da spezzare. Ecco, dunque, la ragione di questo pervicace interesse e la spiegazione della campagna che Il Giornale, il quotidiano ‘militante’ della famiglia Berlusconi, ha sviluppato nelle ultime settimane, con un metodo già collaudato, ad esempio, in occasione della campagna sul caso Mitrokhin e sull’Unipol, due casi trascinati per mesi e che si sono risolti in un mucchio di cenere dispersa dalla prima folata di vento”.
D. Si tratta di semplice propaganda politica legata alle tensioni del momento o è il segnale di una vecchia difficoltà di rapporti tra una parte dell’opinione pubblica e del mondo politico e la comunità italiana nel mondo?
R. “Si tratta di una strategia di carattere strumentale certamente costruita per rispondere a un bisogno immediato di contrapposizione politica, ma credo anch’io che si alimenti in un fondo di incomprensione e di diffidenza che non è stato mai veramente superato, anche per il misero risultato di quell’informazione di ritorno, sempre evocata e solo saltuariamente realizzata. Come si spiegherebbe altrimenti l’affermazione di Berlusconi, che ci consente finalmente di capire tanti ritardi e tante incertezze da parte del governo passato, secondo la quale ai cittadini italiani all’estero non dovrebbe essere riconosciuto il diritto di voto perché non pagano le tasse in Italia? Tra l’altro, con queste parole non solo s’ignora il sacrificio che gli emigrati hanno dovuto compiere per ricominciare la loro vita in altri Paesi, ma anche il contributo che hanno dato con le rimesse al risanamento finanziario dello stato in momenti storici cruciali e il sostegno formidabile che danno alla proiezione degli interessi italiani nel mondo. Comunque, al di là delle intenzioni, sta di fatto che il polverone che il centrodestra sta alzando sul voto all’estero rischia di fare regredire il moto di interesse che si era creato con le elezioni verso di loro e di delegittimare l’esercizio di un diritto di cittadinanza, che ormai è scritto nella stessa Costituzione italiana. Il centrodestra, per vendicarsi della vittoria del centrosinistra, in realtà sta colpendo gli italiani all’estero e sta rimettendo in discussione la loro sacrosanta aspirazione di essere cittadini di pieno diritto”.
D. Sì, ma la stessa Costituzione dice che il voto debba essere personale e segreto e non si può dire che sotto questo profilo non siano affiorati problemi seri nello svolgimento delle elezioni all’estero.
R. “A prescindere dal fatto che problemi di questo genere non sono mai mancati e non mancano nemmeno in Italia, bisogna rendersi conto che la stessa natura del voto per corrispondenza espone a rischi di questo genere, come è confermato dalle esperienze compiute anche in altri Paesi, come la Spagna ed il Portogallo, che adottano lo stesso sistema di consultazione dei propri cittadini all’estero. In più, noi scontiamo una precarietà dovuta sia al modo come il voto è stato concepito dalla cosiddetta Legge Tremaglia sia, anzi soprattutto, al modo come è stato organizzato. Sono anni che si sta parlando della bonifica dell’AIRE, con il risultato di continuare ad escludere molte centinaia di migliaia di possibili aventi diritto dall’esercizio del voto. Sono state rovesciate in un pozzo senza fondo per un’improbabile operazione di mailing risorse che si potevano destinare al sostegno degli indigenti in America Latina o alla promozione della cultura italiana nel mondo. Con quali risultati? Perché non si è accettata la nostra proposta di fare votare quelli che avessero fatto l’opzione di volere votare all’estero? Perché non si sono trovati i soldi per introdurre la personalizzazione della consegna della scheda con la ricevuta di ritorno, come noi abbiamo ripetutamente proposto? C’è un irresistibile sottofondo comico in questa campagna di delegittimazione del voto all’estero sospinta da forze e personaggi del centrodestra ed è che i responsabili di tutto quello che è avvenuto si chiamano Gianfranco Fini, ministro degli Esteri, Mirko Tremaglia, ministro per gli italiani nel mondo, e Giuseppe Pisanu, ministro dell’Interno, noti esponenti – come tutti sanno – della sinistra radicale e rivoluzionaria. A chi la vogliono raccontare, dal momento che tutte le operazioni sono state gestite dal Governo Berlusconi e dai suoi ministri istituzionalmente responsabili? E poiché il 9 e 10 aprile si è votato all’estero per la quarta – dico quarta – volta per corrispondenza, perché non sono intervenuti prima per correggere difetti ed errori? Si vuole riflettere, invece, sull’esperienza appena compiuta per correggere punti di debolezza e per evitare errori per il futuro? Bene, ci si sieda tutti intorno ad un tavolo e, con il contributo diretto degli eletti della Circoscrizione Estero, si confrontino le diverse proposte e si cerchino soluzioni quanto più è possibile condivise”.
D. In queste polemiche è stato coinvolto anche personalmente. Come ha vissuto questo passaggio?
R. “Male, naturalmente, anche se conosco le durezze dello scontro politico. M’illudevo, tuttavia, che dopo circa mezzo secolo di impegno politico e alcuni decenni dedicati agli italiani all’estero di essere chiamato in causa senza inganni e allusioni al confine tra la politica e l’etica. Invece non solo il mio nome è stato fatto quasi a testimonianza di brogli ed irregolarità che non ho mai conosciuto, ma sono stato presentato come un “commissario politico” mandato da Roma per spegnere il legittimo risentimento della Giai e degli altri compagni, feriti dall’improvvisa notizia dello scavalcamento da parte di un altro candidato, e come il custode dell’imbroglio che l’Unione ha perpetrato nel voto all’estero per vincere le elezioni. La verità è che l’Unione ha raccolto nel mondo 90.000 voti in più di tutte le liste del centrodestra messe insieme e questa è una verità che è nei numeri, che nessuna campagna propagandistica può occultare. Per quanto mi riguarda, io sono andato in Argentina per festeggiare quella che sembrava una sicura elezione – quella della Giai e della Bafile -; ho consigliato alla Giai, saputa la spiacevole notizia, di affidare i suoi legittimi diritti ad un’iniziativa legale, che ci siamo impegnati a sostenere; ho consigliato ai miei compagni di non assecondare la canea propagandistica dei nostri avversari politici sui brogli elettorali, perché questo avrebbe potuto solo destabilizzare un voto legittimo, che ha reso gli italiani all’estero, al di là di ogni aspettativa, determinanti per gli equilibri parlamentari del Paese. Ma su questo, ormai, si pronunceranno i giudici, ai quali mi sto rivolgendo per tutelare la mia immagine e il mio non breve lavoro. Molto più importante è che la dignità delle nostre comunità sia salvaguardata e che si parta da questa esperienza elettorale non per arretrare, ma per correggere quello che c’è da correggere e per migliorare il rapporto tra noi e loro, con un sicuro beneficio di cui l’Italia ha bisogno, soprattutto nel momento difficile che stiamo attraversando”.

 

 

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