1499 Nassiriya, ancora vittime italiane; Muore un soldato, quattro feriti; Sono tutti sardi della Sassari

20060606 14:01:00 webmaster

Nassiriya, Iraq. Uno scoppio e il mezzo su cui viaggiavano cinque militari italiani è saltato in aria: uno è morto, quattro sono rimasti feriti. Operati, non sono più in pericolo di vita, ma per uno di loro «è ancora in prognosi riservata», fa sapere il portavoce del contingente italiano, maggiore Marco Mele. L´ordigno è esploso sotto un mezzo della Brigata meccanizzata «Sassari» e i feriti sono stati subito soccorsi. Il presidente del Consiglio Romano Prodi riferirà questo pomeriggio, alle 17, alla Camera sull´attentato.

L’attentato, nel corso del quale è morto il primo caporal maggiore Alessandro Pibiri, 25 anni, è avvenuto a circa cento chilometri da Nassiriya. I feriti sono il primo caporal maggiore Luca Daga di Carbonia provincia di Cagliari, il più grave. Gli altri tre sono il caporal maggiore scelto Fulvio Concas, il tenente Manuel Pilia e il primo caporal maggiore Yari Contu, che non risultano in pericolo di vita. A esplodere un ordigno rudimentale mentre il convoglio italiano si trovava lungo una rotabile in attività di scorta a un convoglio logistico britannico diretto a Tallil e proveniente dalla vicina provincia di Maysan. I soccorsi sono scattati immediatamente. A intervenire i medici che viaggiavano a bordo di un’ambulanza che seguiva il convoglio. Subito dopo dalla base aerea di Tallil si è alzato in volo un Hh-3f dell’Aeronautica militare per garantire l’evacuazione sanitaria e il ricovero dei feriti presso l’ospedale da campo italiano.

Le indagini
Non mancano le analogie, per quando è stato possibile finora ricostruire, con l’ attentato del 27 aprile scorso, sempre a Nassiriya, in cui sono morti un ufficiale dei paracadutisti e tre carabinieri. Anche in quella occasione, sulla strada rotabile a cento chilometri a nord di Nassiriya, i militari italiani erano a bordo di un veicolo Vm 90 per il trasporto truppe. Anche in quella occasione fu preso di mira un mezzo che faceva parte di un convoglio.

Le indagini per accertare origine e tipo dell’ attentato, e soprattutto i responsabili del gesto, sono cominciate subito e sono tuttora in corso. Gli 007 italiani stanno in primo luogo esaminando il tipo di ordigno impiegato. E dai primi accertamenti spunterebbe l’ipotesi di una pista locale, e cioè di un’azione non collegata al dibattito politico sul rientro dei militari italiani. L’ordigno, viene sottolineato, sarebbe un Ied ("Improvvised Explosive Device") tradizionale: cioè una comune bomba improvvisata di facile costruzione, come quelle che molto spesso vengono usate contro le forze della coalizione. Nulla di sofisticato, dunque, come ad esempio l’ordigno a carica cava fatto esplodere il 27 aprile nel precedente attentato. Anche se alcune analogie comunque ci sono. In quel caso si parlò di "pista iraniana", anche in relazione al tipo di ordigno impiegato; questa volta, invece, gli organismi di intelligence non escludono che l’attentato possa essere ricondotto a una pista locale.

Proprio nel nord della provincia del Dhi Qar, l’area dove c’è stato l’attacco, sono stati infatti da tempo segnalati gruppi di estremisti sciiti, che sfuggono al controllo dello stesso Ufficio dei martiri di al Sadr di Nassiriya e che si sono contraddistinti più volte per attacchi contro obiettivi "occidentali". Attacchi che non rientrano in una logica precisa, ma che sono un modo per «marcare la propria presenza sul territorio». «In questo momento – afferma una fonte – è difficile dire se l’attacco fosse rivolto direttamente contro gli italiani o, più in generale, contro le forze della Coalizione. Così come dai primi accertamenti sembrerebbe improbabile che ci sia una connessione tra l’attentato e l’annunciato rientro dei soldati italiani: la pista locale tenderebbe ad escluderlo».

www.unita.it

 

 

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