1534 La riforma dei consolati e la questione dei contrattisti

20060608 21:51:00 webmaster

La necessaria riforma dei consolati e la questione dei contrattisti. Auspicabile una soluzione politica.

di Attilio Folliero – www.lapatriagrande.net

A seguito della legge che ha concesso il diritto di voto agli italiani residenti all’estero, l’art. 2 della Legge 104/2004 ha previsto l’assunzione di personale straordinario per l’espletamento delle funzioni di rilevazione dei cittadini italiani residenti all’estero, ossia per l’aggiornamento delle liste AIRE, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero.

Sulla base di questa Legge, in tutti i Consolati italiani vennero assunti, tramite concorso pubblico e con contratto temporaneo a sei mesi, 384 contrattisti locali. Allo scadere del primo periodo, tali contratti vennero
rinnovati di sei mesi, in sei mesi, per ben tre volte, senza alcuna interruzione. Il motivo del rinnovo era dovuto al fatto che l’aggiornamento dell’AIRE non è un lavoro che ha un termine, essendo necessario un aggiornamento continuo degli italiani residenti all’estero ed il personale di ruolo a disposizione dei consolati, oberato già da tanto lavoro, non poteva e non può svolgere tale ulteriore mansione. A dimostrazione di quanto
detto, c’è il fatto che, in tutti i Consolati, tali contrattisti vennero impiegati nei vari uffici, per svolgere le normali mansioni di un Consolato, a sostegno degli impiegati di ruolo.

Di fatto, in base al decreto legislativo 368/2001, che ha recepito una direttiva comunitaria, per tali contrattisti, è maturato il diritto all’assunzione a tempo indeterminato.

In considerazione della penuria di personale in forza presso i vari consolati italiani e sulla base del fatto che i contrattisti assunti localmente avevano maturato il diritto al contratto a tempo indeterminato, l’allora Ministro degli Esteri, Frattini, preparò un progetto di legge per l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i contrattisti assunti temporalmente. Con tale provvedimento, non solo si intendeva sanare una
situazione acquisita di diritto (il contratto a tempo indeterminato), ma anche si intendeva far fronte – sia pure in maniera molto parziale – alla notroria penuria di personale esistente presso tutti i consolati italiani.
Inoltre, c’è da dire che tale provvedimento aveva un impatto economico modesto: il costo del personale assunto localmente è circa un quinto dell’equivalente costo per l’eventuale invio all’estero di un numero pari di
personale dipendente del Ministero degli Esteri (MAE).

Tale provvedimento venne bloccato per le proteste dei sindacati del MAE, che difendono egoisticamente le posizioni di privilegio dei loro iscritti, ossia
i dipendenti del MAE, dimenticando le reali esigenze delle collettività italiane all’estero e di questi altri lavoratori. Ossia, i sindacati hanno ritenuto che l’assunzione a tempo indeterminato di 384 cittadini italiani, reperiti all’estero mediante concorso pubblico e che per due anni hanno svolto un lavoro egregio ed apprezzato dalle varie collettività italiane (basta leggere i numerosi articoli di solidarietà apparsi nei vari giornali italiani pubblicati all’estero; cito solo l’articolo di Mariza Bafile, oggi Onorevole, allora giornalista de "La Voce d’Italia" di Caracas, intitolato
"Magro Natale per i nostri contrattisti") avrebbe comportato una diminuzione del personale dipendete del MAE inviato all’estero. In sostanza cosa significa questo? In base al D.P.R 18/1967 i dipendenti del MAE inviati
all’estero hanno diritto – giustamente – a tutta una serie di benefici che per farla in breve si sostanzia in rimborsi e stipendi mensili di migliaia di Euro (attorno ai 10.000 euro e più, secondo le varie qualifiche). In
parole povere, l’assuzione di personale direttamente in loco, all’estero, comporta – secondo l’opinione dei sindacati – una riduzione del personale viaggiante e quindi la perdita di numerosi privilegi da parte dei dipendenti del MAE, ossia dei propri iscritti.

Sostituire progressivamente, nei Consolati Italiani, il personale viaggiante del MAE, almeno per i posti fino al livello B2 od anche B3, con personale assunto localmente (di fatto tutti cittadini italiani), tramite conocorsi
pubblici seri e di pari difficoltà a quelli svolti in Italia, con commissioni esterne, provenienti da Roma e con stipendi equivalenti a quelli di un impiegato di pari livello del MAE, adeguati evidentemente ai costi
della vita locale, in più o in meno secondo le differenti realtà, genererebbe dei vantaggi enormi:

. Per lo Stato italiano, un risparmio non indifferente. Dato che il costo di un impiegato assunto localmente arrivare ad essere anche cinque/sei volte inferiore a quello di un impiegato inviato da Roma, è intuitivo il risparmio che genererebbe una tale sostituzione;

. Per la collettività italiana residente all’estero, consolati efficienti. I Consolati italiani hanno una notoria carenza di personale, che finisce per ripercuotersi sui servizi espletati, generando il fenomeno degli appuntamenti ad anni di distanza per l’ottenimento, ad esempio, di una trascrizione di una atto di nascita, o un passaporto, o una ricostruzione di cittadinanza. In tutti i Consolati e particolarmente di quelli dell’America
Latina, dal Messico alla terra del Fuoco, per ottenere un diritto sancito dalla Costituzione italiana, occore aspettare anni! Ciò crea una vera disuguaglinza di fatto tra cittadini italiani residenti all’estero e cittadini italiani residenti in Italia. In sostanza, il risparmio generato dalla sostituzione di personale viaggiante del MAE con personale assunto localmente, determinerebbe la possibilità di assumere ulteriore personale (sempre localmente), fino a coprire integralmente il fabbisogno di ogni Consolato, ed eliminando di fatto i disservizi esistenti oggi presso ogni Consolato.

Ovviamnte, i posti di responsabilità, ossia i posti di Capo Ufficio, rimarrebbero a carico del personale viaggiante del MAE.

E’ pertanto necessaria una riforma strutturale dei Consolati, atta a favorire la collettività italiana residente all’estero e la riassunzione dei contrattisti locali che hanno maturato, ex legge, il diritto all’assunzione a tempo indeterminato. Sarebbe auspicabile per tali contrattisti una soluzione politica, anche se di fornte a quello che si è prospettato come un ingiusto licenziamento, la maggior parte di loro non ha potuto far altro che adire le vie legali. ed attualemnte sono in corso presso il Tribunale di Roma, competetente per giurisdizione, i vari giudizi.

Attilio Folliero – (La Patria GrandeEmigrazione Notizie)

www.lapatriagrande.net

 

 

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