1532 VENEZUELA: "Il caminetto di Bush"

20060608 21:33:00 webmaster

di Maurizio Chierici

Riscrivere lo stesso articolo 17 anni dopo fa una certa impressione.. Cambiano solo le facce, ma la storia si ripete ed è la storia che torna negli anni tribolati dell’America Latina. Maria Corina Machado è la bella signora mano nella mano di Bush davanti al caminetto della Casa Bianca, benvenuto affettuoso nell’ angolo dove il presidente degli Stati Uniti riceve i visitatori stranieri che gli stanno a cuore. Fotocopia dell’accoglienza che aveva inorgoglito Berlusconi, ma il Cavaliere era lì come capo del governo, mentre Maria Corina è solo portavoce di Sumate, associazione venezuelana < senza fini di lucro >.

Nelle altre immagini la sottana di Maria Corina è sbadatamente corta e quando si accomoda nella poltrona scopre le gambe in modo sconveniente. E sconvenienti sono i sandali da spiaggia. Fanno pensare ad una turista per caso alla quale, con improvvisa eccentricità, il presidente concede il privilegio dell’ ospite d’onore. Bisogna dire che !7 anni fa davanti al caminetto i protagonisti erano meno attraenti: Violeta Chamorro, dirigeva < La Prensa >, quotidiano del Niacaragua ereditato dal marito assassinato dal dittatore Somoza. Era arrivata alla Casa Bianca appoggiata alle stampelle: osteoporosi, malattia di una certa età. Ed impossibile nascondere il peso degli anni dietro il sorriso troppo allegro di Ronald Reagan, occhi perduti nel vuoto mentre allunga la mano.. Ma la morale non cambia. Nel Nicaragua dei sandinisti dal socialismo orgogliosamente straccione che < minacciava gli Stati Uniti >, Violeta rappresentava l’ultima possibilità per mandarli via. Con pazienza da ricamatrici, gli strateghi della politica Usa in Centro America, avevano scelto di metterla a capo di una Coordinadora Democratica: doveva guidare la coalizione da contrapporre al governo di Daniel Ortega, pericolosamente vicino a Castro e testardo nel resistere alla guerriglia dei contras, massacri misteriosi per i quali il Congresso mette sotto accusa John Dimitri Negroponte, plenipotenziario in Honduras. Ed è un caso che il consigliere speciale Usa per la regione fosse Charles Shapiro. Si era fatto le ossa nell’ambasciata di Santiago del Cile durante i mesi che preparano il colpo di stato contro Allende, ed aveva allargato la carriera in Salvador nell’impegno di una normalizzazione favorita dalla nascita del partito Arena, destra nazionalista affidata al maggiore D’Abuisson, mandante dell’assassinio del vescovo Romero. Le coincidenze si intrecciano attorno alle immagini del caminetto 17 anni dopo. Negroponte oggi è lo zar di tutti i servizi segreti degli Stati Uniti, mentre Shapiro diventa ambasciatore in Venezuela il 23 febbraio 2002, due mesi e nove giorni prima del colpo di stato finito male. Il governo provvisorio guidato dall’imprenditore Carmona ( subito riconosciuto da Washington e dalla Chiesa Cattolica ) resta in sella appena sette ore e Chavez torna al potere con qualche riconoscenza verso la Chiesa, antagonista radicale che ne ha però garantito la vita.. Il racconto ricomincia con la foto di 17 anni fa, filo conduttore la presenza inquietante della Ned. Vuol dire Fondazione Nazionale per la Democrazia. Nata nel 1983 con l’impegno di finanziare movimenti, sindacati e associazioni imprenditoriali, Tv e giornali dei paesi inquieti, diventa il collettore che raccoglie e distribuisce ad altre agenzie < coperte > degli Stati Uniti, i finanziamenti necessari < a contenere la propaganda comunista >. Sopravviveva la guerra fredda e il governo Reagan non voleva fastidi nel giardino di casa. Mentre gli attacchi dei contras non riuscivano a dare una spallata ai sandinisti, l’idea di risolvere il problema con elezioni influenzate da una propaganda a specchio mondiale ( creando miti e facce simpatiche da contrapporre ai baffi e alle divise di Daniel Ortega ), il Ned nutre < La Prensa >, quotidiano della Chamorro. 200 mila dollari al mese: arrivano via Caracas attraverso l’insospettabile < solidarietà > di Carlos Andrei Perez, socialdemocratico oggi profugo a Miami. Vince la Chamorro e dopo il golpe fallito contro Chavez, la Ned diventa la macchina che trascina l’opposizione venezuelana. Ma negli Usa la democrazia apre spazi di libertà impensabili altrove, non importa i governi al potere ed Eva Golinger, cittadina della grande America con radici venezuelane, cresciuta e laureata negli Stati Uniti dove si è specializzata in diritto internazionale sui diritti umani, ha raccolto nell’archivio del Dipartimento di Stato documenti parzialmente dissecretati. Scrive un saggio – < Il codice Chavez >– che in appendice mostra le fotocopie degli interventi Ned. Finanziamenti a giornali, giornalisti, soprattutto alla fondazione Sumate della quale Maria Colina è portavoce. Quando la signora torna a Caracas con la foto di Bush, forte del privilegio del caminetto annuncia di preparare la sfida elettorale di dicembre attraverso elezioni primarie: < bisogna scegliere un unico candidato che rappresenti contro Chavez le varie anime di una Coordinadora Democratica >. Per caso, lo stesso contenitore offerto a Violeta Chamorro. La sede di Sumate è attrezzata come Cape Canaveral: tre mila computer e dovizia di mezzi e una folla di volontari a rimborso spese. Quando si è trattato di raccogliere le firme del referendum contro Chavez –lo dicono il libro della Golinger e gli articoli orgogliosi de El Universal – grande quotidiano che primeggia fra Tv e ogni giornale dell’opposizione – le spese vengono consolate da una prima rata versata a Sumate dalla Ned e affini: 5 milioni zero 70 mila dollari. Insomma, Maria Colina è tornata col proposito di non candidarsi, ma l’obbligo d’essere la regista della consultazione che dovrà scegliere l’anti Chavez. Non un consiglio, ma un dovere determinato dalle analisi della Ned e dell’ambasciata Usa a Caracas. Così come si presenta l’opposizione è < deludente, contraddittoria, disorganizzata, attraversata da personalismi > che sgonfiano ogni possibilità di successo. Maria Colina è sposata, tre figli: siede nel consiglio d’amministrazione di una grande impresa della quale era consigliere Carmona, presidente golpista rifugiato in Colombia. La signora fa sapere ai pretendenti iscritti alle primarie: mi è concessa l’autorità di decidere. Se la litigiosità continua o le possibilità di vittoria si annunciano effimere; posso disporre il ritiro di ogni candidato. Nessun confronto con Chavez.. Meglio farlo correre solo piuttosto che l’’umiliazione di una sconfitta. Il ritiro permetterebbe di giocare la carta delle elezioni truccate e scatenare l’opinione pubblica mondiale.
Ma le primarie non piacciono agli oppositori seri. Roberto Smith, giovanissimo ex ministro del governo Caldera ( specie di Andreotti socialcristiano ) fa sapere di non iscriversi < nella lotteria della signora >. Non ha risposto a Maria Colima, ma lo farà nei prossimi giorni, Teodoro Petkoff, intellettuale e politico da quarant’anni sulla scena. L’esperienza lo ha trasformato in un protagonista positivo, lucidissimo nell’analisi, concreto nella praticità. 73 anni. Nel sessanta lascia l’università ( dove insegnava economia e scienze sociali ) e si immerge nella guerriglia, utopia armata contro notabilati e soffocamento economico internazionale. Rientra in politica, fonda il Mas, Movimento al Socialismo. Lo abbandona per fare il ministro nell’ultimo governo Caldera nato come emergenza dopo i disastri del presidente Carlos Andres Perez. Non accetta il semplicismo di Chavez e fa opposizione. Adesso le primarie. Le piacciono ? Risponde nell’ufficietto del suo comitato elettorale, ospite di un’agenzia di turismo. < Non mi piacciono in astratto. Tanto meno il modo petulante ed arrogante col quale una certa organizzazione si dichiara al di sopra delle parti. Ho già risposto a Maria Colina: se proprio bisogna, serve un’organizzazione plurale non una dirigenza che impone senza consultare nessuno. Vogliono restare tutori solitari dell’operazione. Primarie nel Venezuela di oggi vogliono dire piccole guerre civili. Ci isoliamo dalla gente per combatterci fra noi aprendo ferite insanabili. Chi perde non appoggerà mai il vincitore. E chi vince si ritrova solo fra le macerie degli sconfitti. Senza contare che non vedo come potrei appoggiare certe liste nere, liste nazifasciste, voti in balia delle caste economiche, per non parlare delle infiltrazioni del governo. Potrebbero esasperare il radicalismo degli estremsti e vincere a mani basse >. La accusano di essere d’accordo con Chavez, una specie di quinta colonna… < Che idiozia. Il governo e i ministri sono avversari coi quali bisogna discutere per capire e contrastare. Non nemici da sparare per strada. Ecco l’idea che l’opposizione ha del confronto elettorale >. Cosa pensa di Chavez ? < Ho rifiutato di aggregarmi nel’98 e resto contro. Chavez ha diviso la sinistra: una parte in ostaggio dell’opposizione, l’altra prigioniera del governo. Governo che si riassume in una sola persona: discorsi interminabili e decisioni inappellabili del presidente: E la sinistra di una parte e la sinistra dell’altra rimpiccioliscono. La prospettiva alla quale in modo diverso aspiriamo viene trascurata dai poteri forti. L’orizzonte del dialogo e della ragione resta lontano >. Ecco l’ombra diversa tra la foto di Bush-Maria Colina e la foto-Reagan- Violeta Chamorro.

 

 

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