1551 D'Alema agli industriali: colpiremo le grandi rendite

20060611 12:07:00 webmaster

da l’Unità

Basta con il miraggio della spallata, insomma l’opposizione nichilista alla Berlusconi. Gianfranco Fini interviene davanti ai giovani industriali al convegno di Santa Margherita Ligure, a caccia di applausi, e si propone come difensore delle riforme fatte dal passato governo a cominciate dalla legge 30, la cosiddetta "legge Biagi". «Governare non significa avere come unica prospettiva quella di cancellare le cose già fatte». Dunque la Cdl, se anche vuole «inserirsi nelle contraddizioni», il leader di An e d’altr’onde Fini non crede che «almeno a breve ci siano le condizioni per una rottura traumatica, nonostante i punti critici della maggioranza».

E così riguardo al referendum per la riforma costituzionale, il presidente di An dice che voterà sì nonostante dubbi e maldipancia ma arriva ad ipotizzare «una seconda bicamerale per correggere le parti in vigore dal 2011 e dal 2016».

Oltre al Fini dialogante, agli industriali piace la linea rigorista di Tommaso Padoa Schioppa. Il loro leader Luca Cordero di Montezemolo difende la manovra bis – «inevitabile» – anche se la vorrebbe con tagli strutturali alla spesa e senza l’aumento della pressione fiscale. «Non siamo masochisti», gli risponde il vicepremier Massimo D’Alema ma se «non si mette un argine subito alla situazione lasciataci dai cinque anni del governo Berlusconi e se non si rientra entro due anni ad un deficit-pil sotto il tre percento, l’Europa ci punirà». D’Alema vorrebbe un «serio federalismo fiscale» ma avverte gli imprenditori che la vittoria del sì al referendum e la conferma della Devolution voluta dalla Lega peserebbe anche sulle aziende. Dice che le imprese da aiutare con sgravi e incentivi- «un’eresia», ammette rispetto all’impianto "sviluppista" classico – sono quelle più forti, più innovative, più competive e non quelle più deboli che escono dal mercato. E questo un riferimento soprattutto a come il governo intende modulare la riduzione del cuneo fiscale. Montezemolo preferirebbe un taglio non selettivo del cuneo fiscale, una riedizione di "meno tasse per tutti" versione impresa. È il D’Alema più classico che colpisce di più, quello che annuncia un appesantimento delle tasse «colpendo la dove si è accumulata la ricchezza prodotta dalla rendita a scapito, spesso, di lavoro e imprese».

I nervi confindustriali sono sensibili soprattutto sul tema del lavoro. E così la platea si sente più rassicurata dal ministro del Lavoro Cesare Damiano che ha confermato di non voler spazzare via la "legge Biagi", ma solo di voler applicare il programma dell’Unione favorendo quindi solo la «flessibilità buona», quella che risponde ai cambiamenti del mercato, penalizzando quella che solo precarietà . Non così rassicurati sono i sindacati. Il leader della Cisl Raffaele Bonanni, presente a Santa Margherita Ligure, fa presente che anche i lavoratori hanno aspettative molto alte nei confronti del governo.

Bonanni critica Padoa Schioppa, che rischia di fare «il ventriloquo di Maroni» se invece di avviare una seria nuova concertazione pensa lunedì solo di avviare delle banali «consultazioni» delle parti sociali. E se la prende anche con il ministro del Lavoro Cesare Damiano, che dice Bonanni- sulla legge Biagi se vuole eliminare le norme sui contratti a intermittenza e sullo staff leasing, allora dovrebbe sopprimere «anche l’appalto di servizio, dove si annidano le cooperative civetta».

L’incontro di lunedì tra i sindacati e il governo è il primo tra Prodi e Cgil, Cisl e Uil e tra i sindacati, spiega Bonanni, non c’è alcuna divergenza di vedute «sul no a una manovra bis e sul no a una politica di moderazione salariale». Ma su temi quali e riforma del mercato del lavoro, Bonanni si è detto daccordo con la linea del governo: «Con equilibrio condiviso, tra imprese e sindacati, vanno apportare modifiche alla legge 30, introducendo nuove tutele, più formazione e un migliore trattamento previdenziale per il lavoratori precari». E rimodulare lo "scalone" previdenziale in una teoria di "scalini" come nell’idea del ministro Damiano, alla Cisl, non dispiacerebbe. Solo che non lo vuole né in Dpef né nella nuova Finanziaria. E pensa piuttosto a intervenire sulla materia pensioni con un provvedimento ad hoc. Quello che vorrebbe subito la Cisl l’avvio della previdenza integrativa.

 

 

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