1599 Pubblicato in n. 24 di Migranti-press

20060616 18:15:00 webmaster

IL SOMMARIO

ROMA – Italia ed Europa di fronte al problema dell’asilo, oggi
NEW YORK – 20 giugno: Giornata Mondiale del Rifugiato
ROMA – Alla radice degli esodi forzati: oltre la persecuzione, la miseria
ZURIGO – Quale sorte delle Missioni Cattoliche etniche in Svizzera?
FRANCOFORTE – Diocesi di Vittorio Veneto: un esempio stimolante
SIENA – Ex missionari in emigrazione: l’Incontro nazionale (5-8 giugno)
SIENA – Mons. Belotti: lavoro "creativo" dei missionari in emigrazione
AUGUSTA – Marittimi: la festa della "Stella Maris"
AUGUSTA – Marittimi: Don Martino denuncia il caso della nave flash
MACERATA – Pellegrinaggio con la presenza di musulmani alla Madonna di Loreto
DAKAR – Immigrazione: Europa e Africa discutono piano azione
BRUXELLES – Presto sanzioni UE per chi assume immigrati in nero
ROMA – Lazio: 300.000 immigrati, ma la maggioranza lavora nel sommerso
ROMA – "Il lavoro di cura: scenari attuali e proposte per il futuro"
WASHINGTON – USA: aumentano le richieste di cittadinanza americana
TARANTO – Festa dei popoli in edizione sempre nuova
TERNI – Convegno Ecumenico (5-7 giugno): dichiarazione finale ufficiale
TERNI – Convegno Ecumenico di Terni: contributo su "Le Migrazioni in Europa"

277) ITALIA ED EUROPA DI FRONTE AL PROBLEMA DELL’ASILO, OGGI

Parla il nuovo Sottosegretario all’Interno, M. Lucidi e Walter Irvine dell’ACNUR

ROMA (Migranti-press) – “Occorre arrivare ad una legge organica sull’asilo, che fissi compiutamente procedure e prescrizioni”. Lo ha detto il Sottosegretario all’Interno, Marcella Lucidi, intervenendo al Seminario a conclusione del progetto Arif-Agenzia Rifugiati a cura del Ministero dell’Interno e del CIR. Ha sottolineato Lucidi: “Occorre porre particolare attenzione ai minori, specie quelli non accompagnati, in modo da offrire loro una protezione più efficace”. Viviamo – ha affermato il sottosegretario – in uno spazio comune di libertà e giustizia, guardiamo alle libertà democratiche come acquisite e ci riesce difficile capire che ci sono Paesi dove queste garanzie sono sistematicamente negate”. Per gestire bene le domande di asilo, ha proseguito, bisogna conoscere la reale situazione delle terre di provenienza degli immigrati. Ciò è fondamentale per capire chi ha diritto all’asilo e chi no. Occorre anche distinguere i rifugiati dagli immigrati per motivi economici. La questione dell’asilo quindi, ha concluso, va collocata in una strategia più complessiva di governo dei flussi migratori.
Walter Irvine, rappresentante regionale dell’ACNUR, ha sottolineato l’importanza dell’armonizzazione non solo delle politiche d’asilo a livello europeo, ma anche delle pratiche. Nel 2005 il 17% delle domande d’asilo ha ottenuto una qualche forma di protezione in Europa, ma con variazioni da Paese a Paese che vanno da un minimo dello 0,8% al 42%: sono discrepanze inaccettabili. Nel corso del Seminario è stato presentato il portale d’informazione www.arifonline.it, che si occupa di dare informazioni continuamente aggiornate su quanto accade nei Paesi d’origine da cui provengono i richiedenti asilo in Italia ed offre schede ed approfondimenti ad hoc. Si tratta quindi, rileva il CIR, di un importante strumento d’informazione che potrà essere usato in modo operativo da funzionari ed esperti del settore che avranno la possibilità di essere sempre aggiornati sulle cause che spingono i richiedenti asilo a chiedere protezione in Italia.

278) 20 GIUGNO: GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

NEW YORK (Migranti press) – Dal 2000 si celebra in tutto il mondo, per decisione dell’ONU, la Giornata del Rifugiato, una Giornata che in ambito ecclesiale ricorre da decenni assieme alla Giornata del migrante. Quest’anno l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) ha proposto come tema “La speranza”. Dice il portavoce della sezione italiana dell’ACNUR, Laura Boldrini: “ In un’epoca in cui crescono i segnali si xenofobia è importante aiutare i rifugiati a non perdere la speranza in un futuro migliore, rafforzando le politiche di accoglienza e integrazione”.
Quanto all’Italia, secondo i dati ufficiali nel 2000 sono state 14.439 le domande di asilo, presentate soprattutto da Eritrea, Paesi Balcanici, Liberia, Nigeria, Iraq, Sudan Pakistan e Palestina; a 907 è stato riconosciuto lo status di rifugiato, a 4.375 – che non avevano i requisiti per ottenere questo status, ma provenivano da zone geografiche ad alto rischio per guerre e disordini civili – è stato concesso un permesso per ragioni umanitarie. Per più di 9.000 è stata respinta la pratica, ma 3.500 di costoro si erano resi irreperibili.
É noto che con l’aprile 2005 ad esaminare le domande al posto della Commissione Centrale sono subentrate sette Commissioni Territoriali, insediate a Roma, Milano, Gorizia, Foggia, Crotone, Trapani e Siracusa. L’esame di conseguenza è diventato più celere, assolvendosi ora nell’arco tra i 20 e i 35 giorni, a seconda che viene applicata la procedura semplificata (più breve) o quella ordinaria. Tanti problemi restano, tuttavia. Dice ancora Laura Boldrini: “É vero, i tempi sono ridotti, però restano molti punti critici. La maggior parte dei richiedenti asilo, ad esempio, arriva senza documenti, è trattenuta stabilmente nei centri di identificazione e accede alla procedura semplificata di esame delle domande, che offre minori garanzie”. É il caso di continuare a ricordare che l’Italia nell’UE è l’unico Paese che non si sia ancora dotato di una legge organica sull’asilo.

279) ALLA RADICE DEGLI ESODI FORZATI: OLTRE LA PERSECUZIONE, LA MISERIA

Un raccapricciante rapporto di “Save the children”

ROMA (Migranti-press) – La miseria ossia “lo scandalo della miseria”, come dice il titolo dell’editoriale dell’ “Osservatore Romano” del 10 giugno, nel riferire qualcosa del rapporto intitolato “Paying with their lives” dell’organizzazione internazionale indipendente “Save the children”, per la difesa e la promozione dei diritti dell’infanzia. Scandalo è sì la miseria ma collegata alla “indifferenza dei Paesi cosiddetti sviluppati, sempre impegnati nell’ideazione di sofisticati armamenti o in costose operazioni belliche”. Ogni giorno muoiono in Africa 800 bambini e basterebbe pochissimo per salvarli. Nel rapporto si ricorda che nel summit del “G-8” del 2005 i leaders degli otto Paesi più sviluppati, Italia compresa, assunsero l’impegno di lavorare con i Governi africani affinché questi ultimi potessero garantire cure sanitarie gratuite nelle aree più povere del mondo. A un anno dal summit solo uno Stato africano lo Zambia ha potuto fare interventi efficaci grazie all’aiuto della Gran Bretagna. E intanto nel giro di quest’anno 250.000 bambini sono morti. La famiglia non può affrontare il costo della visita di un medico o di una infermiera e tanto meno l’acquisto delle medicine più elementari ed essenziali. Affrontare queste spese costerebbe meno di un miliardo di dollari all’anno, equivalente a 1,38 dollari per ogni bambino dell’Africa sub-sahariana, nella quale a capolista della miseria sta la Sierra Leone, ove un bambino su quattro muore prima di aver compiuto i cinque anni. “Le famiglie più povere – si legge nel rapporto – si trovano di fronte a scelte terribili per pagare una cura medica. Quando un bambino si ammala la famiglia rinuncia al cibo, è costretta a ritirare dalla scuola gli altri figli, a vendere quel poco che ha e a dare in affitto i propri terreni per racimolare soldi. Ciò rende questi nuclei familiari ancora più vulnerabili e li pone sotto il ricatto di pesanti debiti”.

Sarebbe incoscienza per non dire ipocrisia reclamare perché tanta di questa gente ceda alla tentazione di scappare, attraversare interminabili distese di deserto, appostarsi sulle coste della Libia e avventurarsi nella traversata del mediterraneo per raggiungere qualcuno dei Paesi del benessere. Sempre attuale è la riflessione di Giovanni Paolo II nel Messaggio per la GMM 1993: “Una tale situazione tende a erodere anche la distinzione fra il concetto di rifugiato e quello di migrante, fino a far confluire le due categorie sotto il comune denominatore della necessità”.

280) QUALE SORTE DELLE MISSIONI CATTOLICHE ETNICHE IN SVIZZERA?

Mantenerle vive ed efficienti è nell’interesse di tutta la Chiesa Svizzera

ZURIGO (Migranti-press) – La Chiesa cattolica svizzera è molta attenta verso le altre chiese cristiane. Molti sono, infatti, gli incontri che vengono promossi in campo ecumenico mentre non si registra la stessa apertura verso i cattolici di cultura diversa.
E’ quanto denuncia il missionario italiano p. Graziano Tassello in un lungo testo pubblicato dal giornale delle MCI svizzere, “Il Corriere degli Italiani: “si continua ad insistere – scrive p. Tassello – perché gli immigrati si integrino nel tessuto religioso locale e perché le missioni linguistiche diminuiscano sempre di più. Si parla di ridimensionare la figura del coordinatore nazionale dei missionari e anche la Commissione per le migrazioni della Conferenza Episcopale Svizzera sembra avviata ad una drastica ristrutturazione”.
Mentre i sociologi avvertono che “ci stiamo incamminando verso società sempre più pluraliste – spiega – in cui viene testata la capacità di coesistere in armonia, crescendo tutti dal contatto reciproco, alcuni settori della chiesa preferiscono l’imposizione di una monocultura, ignorando il pressante invito ad un cammino di comunione nella diversità”.
Secondo p. Tassello i cattolici svizzeri “vivono la paura del vuoto”: le chiese si stanno svuotando e in numerose località sono le missioni linguistiche ad “offrire ancora segni di vitalità con una ragguardevole frequenza di fedeli alla messa domenicale, un nutrita presenza di gruppi attivi, un volontariato dinamico, un impegno costante nel campo della formazione religiosa, una stampa cattolica diffusa capillarmente sul territorio”. “Tutto il gran parlare di chiusure e di ridimensionamenti – è l’opinione del missionario italiano – in nome della finanze e della efficienza, tipico di aziende in crisi, non tiene affatto conto di questo dato di fatto”. Se si tiene conto di questo – è la provocazione – a chiudere dovrebbero essere alcune parrocchie locali perché “incapaci di superare una crisi che dura da decenni mentre le comunità immigrate danno ancora segni di vita. Questa presenza viva intimidisce e genera paure ancestrali. E il metodo più facile per esorcizzare questa paura è quello di eliminare il potenziale avversario”.
La presenza degli stranieri non va vista come un fenomeno di povertà – spiega Tassello – cui offrire assistenza, ma come “una voce che invita la chiesa ad uscire dal ghetto della sua monocultura e ad inventare un percorso innovativo in cui l’unica fede è vissuta in forme diverse. L’approccio tecnocratico ed efficientistico che annienta le minoranze non si addice alla chiesa, che dovrebbe mettere al centro il bene della persona: una persona con un nome, una identità, una lingua, un modo di vivere la pratica religiosa, che sono doni preziosi da non eliminare perché ritenuti un aggravio economico per le sempre più modeste entrate…Stenta a vedere la luce un modo nuovo di essere chiesa: un modello che vede coinvolti tutti, autoctoni e migranti, perché tutti devono cambiare. Ma finché regna la paura non è possibile parlare di cammini di comunione e di dialogo. La nuova ascesi del terzo millennio non può essere la paura , ma la spiritualità della comunione”.
La sfida più grande che le chiese locali devono affrontare non è quella della crisi delle vocazioni o di dibattiti teologici, quanto la “loro capacità a vivere il pluralismo di forme e modelli rispettosi della dignità del singolo cristiano, divenendo in questo modo un esempio per tutte le possibili convivenze” mentre il voler investire “esclusivamente” sul ridimensionamento di strutture e di mezzi porterà – è la conclusione di Tassello – “inevitabilmente ad imitare modelli ‘civili’ che a lungo andare allontaneranno ancora di più i pochi fedeli rimasti, rendendo le chiese locali istituzioni meramente umane allineate ai centri di potere civili”. (R.Iaria/SIR/Migrantes)

281) DIOCESI DI VITTORIO VENETO: UN ESEMPIO STIMOLANTE

FRANCOFORTE (Migranti-press) – Mons. Giuseppe Zenti, Vescovo di Vittorio Veneto, ha visitato nei giorni scorsi le Missioni Cattoliche Italiane di Francoforte. L’occasione è stato il conferimento della Cresima ad oltre un centinaio di giovani dai 16-17 anni, figli di cittadini italiani residenti in Germania. Durante la celebrazione Mons. Zenti ha consegnato ad ogni cresimato una ciotola ed ha sottolineato, nell’omelia, l’azione dello Spirito Santo che è capace di plasmare, nel gioco della libertà personale, una vita “riuscita” e pienamente umana.
Durante la visita il presule ha voluto incontrare i sacerdoti della sua diocesi che operano nelle MCI tedesche e ha presentato loro don Michele Favret, il nuovo sacerdote che da settembre sarà a disposizione delle comunità italiane di Francoforte. Questa iniziativa è la conferma dell’impegno che la diocesi di Vittorio Veneto ha deciso di dedicare alla nostre comunità cattoliche all’estero: in quest’ottica si può leggere l’incontro con il Vicario generale della diocesi di Limburg Mons. Geis per tracciare le linee di un nuovo assetto pastorale delle comunità e dei loro pastori. (R.Iaria/SIR/Migrantes)

282) EX MISSIONARI IN EMIGRAZIONE: A SIENA L’INCONTRO NAZIONALE (5-8 giugno)

SIENA (Migranti-press) – Soddisfazione ma anche un incoraggiamento a ripetere l’iniziativa annualmente coinvolgendo sempre più persone. É la richiesta che è venuta da una trentina di sacerdoti e suore, tutti ex missionari e missionarie per gli italiani all’estero, che si sono ritrovati, a Casciano di Murlo (Siena) dal 5 all’8 giugno scorso per un incontro di fraternità. É stata un’occasione – ha detto al termine don Domenico Locatelli, Direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale degli italiani all’estero della Migrantes -, per stare insieme ma anche per uno scambio di riflessioni sulla situazione che ognuno degli ex missionari e missionarie sta vivendo. In questi giorni è emersa con forza la “mancata valorizzazione dell’esperienza fatta da loro all’estero da parte delle diocesi dove si è rientrati. Una esperienza che viene spesso considerata come qualcosa di privato che appartiene al missionario singolo e non è segno dell’invio di una diocesi”. “Se da una parte – spiega il sacerdote della Migrantes – è stata un’esperienza che ha arricchito molto chi l’ha vissuta, dall’altra si fatica a portare le novità e le diversità nella pastorale ordinaria in cui si lavora al presente. Qualcuno di questi sacerdoti e suore anziane sta soffrendo di una marginalità pastorale dovuta al non avere un incarico pastorale preciso che gli dia sicurezza di lavoro e possibilità di una programmazione pur compatibile con l’età e le forze”. (R.Iaria/SIR/Migrantes)

283) MONS. BELOTTI: LAVORO “CREATIVO” DEI MISSIONARI IN EMIGRAZIONE

SIENA (Migranti-press) – Sono stati quattro giorni intensi quelli trascorsi dagli ex missionari ed ex missionarie in emigrazione che si sono ritrovati insieme a Casciano di Murlo, in provincia di Siena, dal 5 all’8 giugno scorso. L’appuntamento – curato da don Rino Perbellini, Direttore regionale della Migrantes e da don Doriano Carraro, Direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Siena – ha previsto una serie di visite in alcuni luoghi significativi della zona, incontri con persone e con sacerdoti per parlare ed ascoltare oltre che per ricevere aggiornamenti sulla realtà degli italiani all’estero. Molto importante e significativa la visita di mons. Lino Belotti, Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e Presidente della Fondazione Migrantes.
Il presule ha ricordato – nel corso di una celebrazione eucaristica – l’impegno profuso da molti missionari e suore a favore degli italiani all’estero. Un lavoro “creativo che ha richiesto tempo e carisma per un buon lavoro nelle Missioni Cattoliche Italiane sparse in diverse nazioni del mondo”.
Il Presidente delle Fondazione Migrantes ha quindi sottolineato la ricchezza che questi ex missionari e missionarie possono ancora dare alle proprie diocesi: “la loro esperienza può aiutare le chiese locali in Italia ad affrontare con saggezza gli emigrati che sono arrivati da noi. Così che possiamo imparare ad accogliere le loro diversità e le loro ricchezze”. (R.Iaria/SIR/Migrantes)

284) MARITTIMI: AD AUGUSTA LA FESTA DELLA “STELLA MARIS”

Processione in mare e celebrazione presieduta dall’Arcivescovo Costanzo

AUGUSTA (Migranti-press) – Una imponente processione in mare, accompagnata da rimorchiatori, pescherecci e barche private, ha concluso la ventiduesima edizione della festa della Stella Maris a Augusta (SR), la patrona internazionale dei marittimi che ha richiamato migliaia di marittimi da tutta la regione. Questa festa – hanno spiegato il presidente della locale associazione “Stella Maris” Salvatore La Spina e l’assistente ecclesiastico don Giuseppe Mazzotta – che ogni anno assiste circa settemila marittimi – è molto importante per noi perché rappresenta il momento più alto di tutta l’attività della nostra associazione che opera in una città di mare”.
Le manifestazioni per questa edizione sono durate una settimana. Molti gli appuntamenti: dalla disputa di un torneo di calcetto alla prima regata di windsurf, dalla rappresentazione di brani di musica, poesia e composizioni letterarie da parte degli studenti del liceo scientifico ad un convegno sul tema “Lo sfruttamento delle coste e le infrastrutture portuali: opportunità di crescita e valorizzazione delle risorse umane”. La giornata conclusiva è stata preceduta, nella chiesa di San Giuseppe Innografo, da un Triduo in onore della Madonna Stella Maris, concluso sabato 10 giugno da una meditazione di don Giacomo Martino, Direttore nazionale per la Pastorale dei Marittimi della Fondazione Migrantes che ha presieduto anche la celebrazione eucaristica conclusiva e guidato la processione. (R.Iaria/SIR/Migrantes)

285) MARITTIMI: DON MARTINO DENUNCIA IL CASO DELLA NAVE FLASH

I marittimi aspettano ancora i loro stipendi

AUGUSTA (Migranti-press) – Augusta conserva uno dei porti più importanti della Sicilia, centro di scambio delle merci tra l’Isola e il centro ed in Nord Italia. Da qui ogni anno passano migliaia di marittimi, provenienti da tutto il mondo, che trovano calore e assistenza da parte della locale “Stella Maris”. Così come hanno trovato assistenza e calore, nel febbraio del 2004, quindici marittimi, a bordo del mercantile Flash, rimasto bloccato per alcuni mesi in questo porto. Un episodio che don Giacomo Martino, Direttore dell’Ufficio nazionale della Pastorale dei Marittimi della Fondazione Migrantes ha voluto ricordare durante la celebrazione conclusiva della festa della Madonna della Stella Maris, celebratasi domenica scorsa. Quei marittimi, provenienti dalla Grecia, dalla Siria e dal Pakistan – ha detto il sacerdote – ancora oggi non hanno percepito i loro stipendi mentre la nave è abbandonata e depredata delle poche cose di valore che potevano essere vendute per pagare i salari ai marittimi. I quindici marittimi hanno vissuto ad Augusta per oltre cinquanta giorni con la carità del Centro Stella Maris e di qualche persona di buona volontà e sono dovuti ritornare a casa con l’aiuto dei fondi dell’otto per mille della Chiesa cattolica Italiana e con i contributi dei volontari dell’Apostolato del Mare.
Il Centro Stella Maris di Augusta riceve continue telefonate dei marittimi che chiedono giustizia mentre la nave rischia di arrugginire e affondare. (R.Iaria/SIR/Migrantes)

286) PELLEGRINAGGIO CON LA PRESENZA DI MUSULMANI ALLA MADONNA DI LORETO

Il Direttore Regionale delle Marche, P. Gianni Borin, invia questa nota

MACERATA (Migranti-press) – “Facciamo del culto di Maria un momento unificante tra cattolici e musulmani e facciamo del pellegrinaggio a piedi al Santuario Mariano di Loreto l’occasione di condivisione e fratellanza religiosa tra tutti gli uomini di buona volontà”. Questo il messaggio che il giornalista di religione musulmana Magdi Allam, vice-Direttore del Corriere della Sera, ha lanciato dallo stadio Helvia Recina di Macerata, dove in serata è giunto per partecipare al pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto che si è svolto durante la notte. Nell’attesa dell’arrivo della Fiaccola della Pace, che durante la notte ha guidato i pellegrini nei 27 chilometri di strada che separano Macerata dal Santuario di Loreto, all’interno dello stadio sono state numerose le testimonianze di personalità e i messaggi letti dagli organizzatori. Il Presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, Mons. Luigi Conti, ha letto il telegramma a firma del Cardinale Angelo Sodano. “Sua Santità Benedetto XVI – ha scritto il Segretario di Stato Vaticano – auspica che quanti prenderanno parte a così significativa esperienza di preghiera possano incontrare Cristo, speranza nel mondo, sperimentando materna intercessione di Maria modello dei credenti nella fedele sequela del Signore”. L’attore Pedro Sarubbi, il “Barabba” del film “The Passion”, ha letto la preghiera di San Bernardo alla Vergine, dal 33mo canto del “Paradiso” dantesco. La Santa Messa è stata celebrata dal Cardinale Stanislaw Rylko.

Vale la pena riportare almeno la conclusione del messaggio letto da Magdi Allam: “Lancio un appello ai musulmani d’Italia: facciamo del culto di Maria un momento unificate della spiritualità con i cristiani e facciamo del pellegrinaggio di Loreto un momento di condivisione della fratellanza religiosa tra tutte le persone di buona volontà. Ed è un appello che rivolgo in modo pressante in questa fase buia della nostra storia, caratterizzata dall’oltraggio quotidiano al valore della sacralità della vita, della dignità e della libertà della persona. Noi vogliamo costruire una comune civiltà dell’uomo basata sul valore della sacralità della vita, della dignità e della libertà della persona. Un traguardo che oggi viene illuminato di nuova speranza grazie a questo pellegrinaggio nel nome di Maria che unisce la nostra fede e nel nome della sacralità della vita che unisce la nostra umanità.

287) IMMIGRAZIONE: EUROPA E AFRICA DISCUTONO A DAKAR PIANO AZIONE

DAKAR (Migranti-press) – Europa e Africa hanno iniziato oggi a Dakar a lavorare su “un piano di azione” sull’immigrazione, mentre nuove ondate di africani sbarcano nel vecchio continente attraverso le isole Canarie. Promosso dal Marocco e dalla Spagna e sostenuto dalla Francia, il progetto, che raccoglie intorno a un tavolo oltre 40 paesi, prevede misure che vanno dal rimpatrio dei clandestini alla realizzazione di progetti di sviluppo. Se sarà approvato dagli esperti dei paesi dei due continenti, riuniti a Dakar per due giorni, il progetto sarà sottoposto al vaglio della Conferenza ministeriale euro-africana del 10 e 11 luglio a Rabat.
Il progetto mette l’accento su “azioni rapide e tangibili” che devono essere messe in atto nei paesi di origine, di transito e di destinazione dei migranti per stroncare il flusso dei clandestini. Inoltre si prevedono campagne di informazione e di sensibilizzazione per i potenziali migranti sui rischi dell’immigrazione illegale. Sul piano della lotta transfrontaliera, il testo raccomanda un rafforzamento delle capacità di controllo delle frontiere dei paesi di transito e di partenza, una migliore formazione degli operatori dei servizi di controllo e un migliore adeguamento dei mezzi a loro disposizione. Nel progetto si insiste anche sulla necessità di rinforzare la cooperazione giudiziaria e di polizia tra gli Stati contro la tratta degli esseri umani e contro le filiere dell’immigrazione clandestina. Infine gli Stati africani, prevede il progetto, saranno dotati di banca dati digitale e di sistemi di allerta precoce sul modello di quelli europei, sulle attività delle organizzazioni criminali dei trafficanti. (Ansa)

288) PRESTO SANZIONI UE PER CHI ASSUME IMMIGRATI IN NERO

Lo prospetta il Vice-Presidente della Commissione Europea, Franco Frattini

BRUXELLES (Migranti-press) – Sanzioni europee per i datori di lavoro che assumono immigrati in nero. Questa la proposta su cui sta lavorando il Vice-Presidente della Commissione europea Franco Frattini, impegnato alla preparazione di un documento formale che sarà presentato al Consiglio nel mese di luglio. Il lavoro nero – ha spiegato Frattini – è la vera piaga che attira gli immigrati clandestini. Se in un paese membro si dà l’impressione che chi lavora clandestinamente viene comunque regolarizzato, si incoraggia il lavoro nero che è sfruttamento di queste persone. Ci sono quindi motivi umanitari e sociali per prendersela con i datori di lavoro che impiegano in nero queste persone. È importante contrastare il fattore di attrazione rappresentato dal lavoro nero. Fino a che ci saranno imprenditori che utilizzano immigrati clandestini continuerà il fenomeno dell’irregolarità. Non escludo – ha concluso Frattini – misure specifiche, sanzioni europee per questi imprenditori, così da non lasciare loro porto franco.

289) LAZIO: 300.000 IMMIGRATI, MA LA MAGGIORANZA LAVORA NEL SOMMERSO

ROMA (Migranti-press) – Nel Lazio vivono 300.000 immigrati, ma quelli che si sono rivolti agli uffici vertenze della Cgil nel corso del 2004, sono per il 76% lavoratori in nero. Dati allarmanti presentati ieri a Roma nel corso della prima Conferenza regionale sull’immigrazione organizzata dalla Cgil. Nella capitale vive e lavora l’80% dei 300.000 immigrati residenti nella Regione Lazio. I più numerosi sono i romeni (55.000). Confermati dall’INAIL anche l’alto numero di infortuni sul lavoro denunciati dagli stranieri: nel 2004 se ne sono registrati circa 58.000 (+6% rispetto al 2003 e +25% rispetto al 2002). Numero che secondo la Cgil va però considerato solo come una parte degli infortuni totali perché molti infortuni lievi vengano taciuti dai lavoratori, soprattutto da quelli in nero. Per quanto riguarda gli infortuni mortali, negli ultimi 3 anni sono triplicati quelli a danno di immigrati: 5 nel 2002, 11 nel 2003, 15 nel 2004. Tra gli immigrati che hanno un contratto a tempo indeterminato, il 39% si dedica ad attività di cura o di aiuto domestico; lavorano nel campo dell’edilizia il 14%; in quello alberghiero e della ristorazione il 9%, in quello dell’agricoltura il 6%, e nel settore delle pulizie il 7,8%.
In questi ultimi anni Roma e il Lazio hanno subito delle trasformazioni economiche e sociali senza precedenti – ha detto il segretario della Cgil Roma e Lazio, Walter Schiavella, aprendo i lavori della seconda giornata della conferenza – e l’aumento degli immigrati è sicuramente uno dei cambiamenti più evidenti. Ora bisogna lavorare per una crescita complessiva che parta da una maggiore coesione sociale. L’assessore provinciale alle politiche sociali Claudio Cecchini ha sottolineato la mancanza di fondi per le politiche dell’immigrazione. Come provincia – ha detto – quest’anno abbiamo ricevuto una dotazione di 4 milione di euro, 700mila euro in meno rispetto al 2004. il nostro obiettivo è pervenire ad una nuova legge regionale sull’immigrazione perché quella vigente, che risale al ’90, è datata. A Roma – ha aggiunto il Presidente della Consulta Comunale per l’immigrazione Maurizio Bartolucci – sta nascendo una nuova classe dirigente accanto a quella italiana. Per queste persone non si può pensare ad un modello di assistenza vecchio di vent’anni. Dobbiamo cedere sovranità, responsabilità e potere agli stranieri, in modo che essi raggiungano un livello di integrazione e partecipazione tale da scongiurare che anche a Roma accada quello che sta succedendo in Francia. Non possiamo tenere fuori dalla porta delle istituzioni 300.000 persone. L’errore grave è quando gli immigrati non sono coinvolti nella vita sociale.

290) “IL LAVORO DI CURA: SCENARI ATTUALI E PROPOSTE PER IL FUTURO”

Seminario nazionale delle Acli-Colf, presente il Ministro Rosy Bindi – 13 giugno 2006

ROMA (Migranti-press) – Inserire il lavoro delle assistenti familiari nella rete dei servizi sociali; istaurare un “welfare della cura” per sostenere le famiglie, garantire i diritti delle lavoratrici: ne hanno discusso a Roma martedì 13 giugno, nel corso di un seminario di carattere nazionale, le Acli-Colf, l’Associazione professionale delle Acli che organizza le collaboratrici e i collaboratori familiari. All’incontro ha partecipato anche il neo-Ministro per la Famiglia, Rosy Bindi, oltre all’assessore alle politiche sociali del Comune di Roma, Raffaella Milano.
La maggior parte delle lavoratrici immigrate addette alla cura nelle famiglie italiane continua a lavorare in situazione di lavoro nero o irregolare. All’evasione contributiva diffusissima, si aggiunge il fenomeno dell’elusione: “solo” 1300 lavoratrici e lavoratori in tutta Italia – stando agli ultimi dati Inps del 2002 – lavorerebbero presso una famiglia per più di 45 ore settimanali, a fronte di oltre 2 milioni di anziani stimati bisognosi di assistenza. I sussidi economici alle famiglie – dove ci sono – appaiono insufficienti a coprire i bisogni concreti e non garantiscono la regolarizzazione delle lavoratrici. Il meccanismo delle deduzioni fiscali, pur apprezzabile, viene vanificato dalla situazione di incapienza di molti anziani potenzialmente beneficiari.
È questo lo scenario attuale del lavoro di cura in Italia, come lo presentano al Ministro per le Politiche per la Famiglia Rosy Bindi le Acli-Colf, nel corso di un Seminario nazionale a Roma, presso la Sala Congressi di Clarhotel. Le Acli-Colf chiedono al Ministro una “corresponsabilità pubblica” nel governo complesso di questo fenomeno, per non lasciare da sole le famiglie e le lavoratrici a gestire “un rapporto difficile e delicato che non può essere considerato e trattato alla stregua di un mero contratto di lavoro”. Il lavoro delle assistenti familiari – affermano le Acli-Colf – riveste ormai un’importanza strategica nella vita quotidiana delle famiglie italiane e deve essere inserito nella rete dei servizi sociali. La costruzione di un “welfare della cura” appare la via obbligata per disegnare e sostenere delle strategie in grado di incidere contemporaneamente e a più livelli per affiancare sia la famiglia che la lavoratrice. Di fronte ad anziani o invalidi con basse pensioni e bisognosi di assistenza, che non riescono a reggere privatamente il carico economico di un’assistenza regolare, occorre intervenire con sostegni pubblici e creazioni di reti protette.
Sul piano della tutela del lavoro delle colf, proprio nel momento in cui le trattative per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale sul lavoro domestico faticano ad andare avanti, le Acli-Colf ribadiscono la necessità di “assicurare alle collaboratrici familiari coperture omogenee rispetto alla generalità dei lavoratori”, a partire dalla previsione della copertura economica in caso di malattia della lavoratrice, oggi totalmente assente, e dal riconoscimento dell’indennità di maternità a prescindere dai vincoli assicurativi e contributivi attualmente previsti, che impediscono l’affermazione di un diritto inviolabile della donna, ad una maternità serena e tranquilla. Le altre proposte riguardano l’abolizione del regime contributivo convenzionale, che ancòra l’erogazione delle prestazioni previdenziali ad una retribuzione convenzionale che difficilmente corrisponde a quella effettiva. L’abolizione delle fasce contributive, così come oggi vigenti, che incentivano l’elusione e l’evasione contributiva. L’introduzione di regimi contributivi favorevoli per la sostituzione di colf in ferie, malattia o maternità, contemperando così le esigenze di cura continuativa e completa della famiglia con quelle affettive e legate al vivere quotidiano delle lavoratrici. Infine, l’introduzione di criteri di verifica e riordino riguardante gli interventi di monetarizzazione dei servizi alla famiglia.

291) USA: AUMENTANO LE RICHIESTE DI CITTADINANZA AMERICANA

Con la prossima legge anche i “latinos” regolari temono negative conseguenze

WASHINGTON (Migranti-press) – L’imminente riforma della legge sull’immigrazione ha causato negli Stati Uniti una esplosione delle richieste di cittadinanza americana. Gli immigrati che hanno diritto alla cittadinanza ma non avevano ancora fatto alcun passo stanno adesso tentando di recuperare il tempo perduto nel timore che i mutamenti delle regole possano chiudere questa possibilità. Nei primi quattro mesi del 2006 sono state presentate 251.385 richieste di cittadinanza americana, un aumento del 18% rispetto all’anno scorso. Vi è stato anche un aumento record delle domande di cittadinanza americana per i congiunti, per esempio di cittadini USA che hanno sposato una persona straniera e chiedono adesso che diventi a sua volta americana.
Tra i motivi che incrementano un aumento delle richieste di cittadinanza c’è il fatto che sempre più paesi ammettono adesso la doppia nazionalità e ci sono i tagli crescenti dei servizi sociali USA nei confronti dei non americani. La più recente corsa alla cittadinanza americana era scattata dopo l’attentato del settembre 2001 quando gli immigrati avevano chiesto in massa il passaporto americano per solidarietà con gli USA e per timore di rappresaglie. La riforma in discussione al Congresso è incentrata sugli immigrati clandestini ma anche i regolari temono di poter essere coinvolti nei mutamenti delle norme.

292) TARANTO: FESTA DEI POPOLI IN EDIZIONE SEMPRE NUOVA

TARANTO (Migranti-press) – Si è celebrata da fine maggio all’11 giugno, a Catanzaro, una festa dei popoli all’insegna di “Costruire ponti”; a Bergamo si è prolungata dal 2 al 10 giugno la “Festa della Comunità Ruah” puntando l’attenzione su “Le seconde generazioni”, e così via. Ormai le Feste dei popoli non si contano più e ognuna contraddistinta da una particolare fantasia creatrice. A Taranto la si è celebrata per la seconda volta e si è scelta la Cattedrale con ambienti annessi per dare risalto a un evento che si vuol fare diventare sempre più ecclesiale e cittadino. Tutti i grossi paesi della diocesi sono stati invitati e sono stati, in qualche modo rappresentati, anche se esperienza insegna che occorre tanta pazienza e insistenza perché il messaggio specifico di questa giornata sia recepito nel suo autentico significato e valore dalla diaspora parrocchiale. Comunque forte segno di coinvolgimento ecclesiale è stata la partecipazione attorno alla Migrantes, di Caritas, Ufficio missionario diocesano, comunità religiose, missionari saveriani. Hanno fatto la loro parte anche le scuole, anzi è stato pubblicamente premiato un bambino di quinta elementare il cui disegno è stato scelto come logo della festa e come frontespizio del “Passaporto delle genti”, distribuito a tutti i partecipanti. A dare un colorito di cosmopolitismo erano presenti con ruolo di protagonismo le comunità dei polacchi, ucraini, moldavi, russi, albanesi, rumeni, eritrei senegalesi, congolesi, indiani, srilankesi, cubani, messicani, brasiliani, venezuelani, indonesiani ed altri ancora, perfino la signora Fia di Samoa della Polinesia. Cuore della festa è stata la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo circondato dai cappellani che almeno una volta al mese radunano i loro connazionali per un servizio pastorale che non si riduce a una “bella messa” diversa da quelle di routine. Menzione particolare merita la presenza di alunni della scuola media “Castrista” di San Marzano, un comune di origine albanese, il cui gruppo folkloristico ha proposto danze “arberereshe”, ossia italo-albanesi, che rimandano indietro di parecchi secoli e richiamano che, non solo l’emigrazione italiana, ma pure quella di altri Paesi verso l’Italia ha una storia lunga e che le generazioni passate ci danno splendido esempio di accoglienza e di convivenza tra i diversi.

293) CONVEGNO ECUMENICO DI TERNI (5-7 GIUGNO): DICHIARAZIONE FINALE UFFICIALE

Del convegno si è data breve relazione con aggiunte le conclusioni in Migranti-press, n. 23

TERNI (Migranti-press) – Il terzo Convegno ecumenico nazionale, tappa italiana del percorso della Terza Assemblea ecumenica europea (AEE3, Sibiu, settembre 2007) si è svolto a Terni dal 5 al 7 giugno 2006. Il Convegno ha avuto per tema la Carta Ecumenica, firmata a Strasburgo il 21 aprile 2001, che contiene le linee guide per la crescita della collaborazione tra le chiese in Europa.
Il convegno ha trovato la sua ispirazione nel tema indicato per l’Assemblea di Sibiu: “La luce di Cristo illumina tutti”.

1. La Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), la Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia, organismi promotori del Terzo Convegno ecumenico nazionale, dichiarano di considerare la Carta Ecumenica parametro delle relazioni reciproche.

2. I partecipanti al Terzo Convegno ecumenico nazionale raccomandano alle Chiese cristiane d’Italia:
– lo studio e l’approfondimento dei contenuti e degli impegni della Carta Ecumenica ad ogni livello di attività pastorale;
– l’estensione del processo di dialogo di cui la Carta Ecumenica è simbolo alle Chiese e confessioni cristiane che ancora non vi aderiscono;
– l’orientamento all’ecumenismo della formazione degli studenti in teologia;
– l’attenzione ai problemi della comunicazione in materia di ecumenismo anche attraverso la collaborazione permanente delle esistenti strutture.

3. I partecipanti raccomandano altresì ai delegati delle Chiese italiane all’AEE3 di tenere conto delle seguenti posizioni:
– la comunione con l’ebraismo, le relazioni amichevoli con l’islam, l’incontro con le altre religioni e visioni del mondo vanno incrementati da parte di tutte le Chiese cristiane d’Europa;
– l’urgenza di dare effettivo riconoscimento e pieno compimento ai diritti del migrante nello spirito del documento “Le migrazioni in Europa”, impegnandosi nella lotta contro le disuguaglianze economiche ed ogni forma di sfruttamento e di traffico di esseri umani;
– la necessità che l’Europa definita nella Carta Ecumenica non si chiuda nei propri confini ma mantenga un dialogo con il resto del mondo, con particolare attenzione per il Mediterraneo e il Medio Oriente.

294) CONVEGNO ECUMENICO DI TERNI: CONTRIBUTO SU “LE MIGRAZIONI IN EUROPA”

Il contributo, redatto da un gruppo ecumenico romano, è stato allegato alla Dichiarazione finale

TERNI (Migranti-press) – Le Chiese, di fronte al fenomeno migratorio che si fa sempre più vasto, irreversibile e pone urgenti interrogativi di natura storica, culturale, economica, sociale, politica, si richiamano allo spirito della “Charta Oecumenica”, la quale sollecita i cristiani a “contribuire insieme affinché venga concessa una accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa” .

Le Chiese, impegnate nell’accoglienza e nella integrazione dei migranti, spesso in sostituzione delle Istituzioni Pubbliche, non possono rimanere indifferenti di fronte all’urgenza di dare effettivo riconoscimento e pieno compimento ai diritti del migrante. Esse levano la propria voce in loro difesa per coerenza con il messaggio della Parola di Dio.

Oggi nell’Unione Europea risiedono oltre 24 milioni di migranti le cui condizioni di vita stanno diventando sempre più precarie e difficili. Cresce intorno a loro un diffuso senso di diffidenza e di sospetto, di intolleranza e di rifiuto che si esprimono anche in forme violente e xenofobe.

É constatazione comune che l’economia dei paesi di accoglienza ha bisogno della mano d’opera dei migranti, tuttavia ne consegue una politica ambigua che, mentre privilegia aspetti di ordine pubblico e di sicurezza, lascia anche spazio a forme irregolari di ingresso e di inserimento nel mercato del lavoro. I migranti diventano un semplice fattore di questo mercato senza che siano rispettati i loro diritti e le loro esigenze di partecipare attivamente alla vita sociale e culturale della società ospitante.

Per le Chiese la motivazione più autorevole per chiedere il rispetto e l’accoglienza dei migranti e dei rifugiati nella loro dignità di persone è costituita da precise affermazioni contenute nella Parola di Dio. Da Dio stesso infatti discende l’invito ad amare lo straniero: “Quando uno straniero si stabilirà nella vostra terra, non opprimetelo; al contrario, trattandolo come se fosse uno dei vostri connazionali, dovete amarlo come voi stessi. Ricordatevi che anche voi siete stati stranieri in Egitto: Io sono il Signore vostro Dio” . Il Nuovo Testamento invita con insistenza all’ospitalità, all’accoglienza, al rispetto per la pari dignità di tutti gli esseri umani. La lettera di Paolo agli Efesini ci indica come rapportarsi con lo straniero :”Voi non siete più né stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio” .

Di fronte ad affermazioni come queste noi cristiani, singoli e comunità, siamo chiamati a riconoscere il nostro peccato. Infatti i messaggi biblici in favore dello straniero hanno avuto scarsa applicazione nella catechesi e nella prassi. Si può addirittura ravvisare nella poca attenzione data a questi testi biblici una delle ragioni per cui l’Europa è stata ed è così cedevole ai nazionalismi e alle chiusure xenofobe. La presenza di migranti in mezzo a noi ci ricorda che, dal punto di vista biblico, libertà e benessere sono doni e come tali possono essere mantenuti solo se condivisi con chi ne è privo. “Dal momento che noi valorizziamo la persona e la dignità di ognuno in quanto immagine di Dio, ci impegniamo per l’assoluta eguaglianza di valore di ogni essere umano” .

La luce di questo messaggio biblico si fa strada in una situazione complessa e induce i cristiani ad assumere con rinnovato impegno le proprie responsabilità all’interno delle comunità nazionali e delle istituzioni Europee e a “promuovere la giustizia sociale all’interno di un popolo e fra tutti i popoli ed in particolare superare l’abisso che separa il ricco dal povero” .

Le Chiese, pur consapevoli della crisi socio-economica e occupazionale che attraversa l’Europa tutta, come pure del faticoso cammino dell’Unione Europea, contestano la chiusura dell’Europa che tende a salvaguardare il proprio benessere e a difendere un’idea di identità esclusiva. Sottolineano invece l’esigenza di aprirsi alle sfide che porta il fenomeno dell’immigrazione nell’ottica dell’integrazione, a beneficio dei migranti e dell’intera società ospitante.

Le Chiese intendono affermare la cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della valorizzazione delle diversità, capace di vedere i migranti come portatori di valori e di risorse. Per queste motivazioni invitano a rivedere politiche e norme che compromettono la tutela dei diritti fondamentali, come quello dell’unità familiare, della stabilità del progetto migratorio, dell’accesso alla cittadinanza. Esprimono inoltre un forte dissenso rispetto alla prassi sempre più restrittiva in merito alla concessione dello status di rifugiato e al ricorso sempre più frequente alla detenzione ed espulsione dei migranti.

Conclusioni

Le Chiese, sul fondamento della fede cristiana, intendono contribuire alla costruzione di un’ Europa umana e sociale in cui si facciano valere i diritti umani e i valori basilari della pace, della giustizia, della libertà, della tolleranza, della partecipazione e della solidarietà” .

Le Chiese, consapevoli delle tragedie passate, sanno che l’integrazione piena di ogni minoranza è essenziale per il mantenimento della pace e della democrazia. Esse richiamano in particolare l’attenzione sulle necessità di un maggior rispetto delle persone e dei diritti delle popolazioni Rom, Sinti e viaggianti. Tra i più antichi popoli d’Europa, queste popolazioni richiedono oggi una solidarietà particolare che li aiuti a collocarsi in un mondo nuovo ed in rapida mutazione.
Le Chiese fanno appello alle pubbliche istituzioni e alla società civile perché siano combattute tutte le forme di illegalità di cui i migranti stessi sono spesso vittime, quali il traffico clandestino di manodopera, lo sfruttamento del lavoro, la discriminazione.

Le Chiese continueranno a impegnarsi affinché siano intensificati gli incontri e il dialogo interreligiosi e si adopereranno perché le legislazioni sulla libertà religiosa siano improntate a uno spirito di correttezza e di reciproco rispetto. Continueranno altresì ad accogliere con fraternità i migranti che provengono da Chiese sorelle, a condividere con loro la ricchezza della diversità e ad “annunciare insieme il Vangelo attraverso la parola e l’azione” .

Le Chiese, infine, si appellano ai cristiani delle loro comunità affinché, condividendo e facendo proprio il presente messaggio, contribuiscano all’adozione, da parte delle Istituzioni competenti, di corrette politiche in materia di immigrazione e vigilino sulla loro efficace attuazione.

 

 

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