1587 "Referendum: i perché del nostro NO" presso il Circolo ARCES-FILEF di Stoccarda

20060616 16:36:00 webmaster

di Matteo Conti

STOCCARDA – Senz’altro è stato merito dell’aria mite e della luce serale della prima estate, a nord molto lunga, se si è stabilita un’atmosfera per una discussione pacata, ma a tratti anche appassionata, che è durata circa tre ore e che ha permesso di sviscerare tutti i temi in questione: la costituzione, la sussidiarietà, la solidarietà.

Dopo il saluto di Giacomino Da Re, Segretario DS di Stoccarda, i tre relatori Angelo Renato, Carla Cimatoribus e Matteo Conti hanno analizzato le modifiche alla costituzione che dovrebbero essere confermate con il prossimo referendum.

Nella discussione seguita alla relazione sono stati discussi in modo particolare alcuni aspetti:
1 – l’enorme accrescimento di poteri del presidente del consiglio,
2 – la contemporanea drastica riduzione di quelli del presidente della Repubblica,
3 – la mancanza di solidarietà tra regioni povere e regioni ricche.

Gli aspetti del federalismo sono stati molto sentiti, poiché gli iscritti alla sezione dei DS di Stoccarda e gli amici convenuti provenivano da quasi tutte le regioni italiane e costituivano così in modo simbolico una piccola Italia che ragionava sul proprio futuro. Alla presenza di differenze regionali molto forti come quelle che sono presenti in Italia, è quasi automatico pensare al federalismo, ma per chi vive in Germania, ne sono ben chiari anche i limiti.
In Germania le tensioni tra le regioni ricche dell’ovest e quelle povere dell’est sono cresciute in modo notevolissimo negli ultimi anni e si parla in modo aperto di una sospensione degli aiuti all’est che potrebbe interrompere il faticosissimo processo di sviluppo in atto a Est.
In Italia, in presenza già di un fenomeno di migrazioni interna alla ricerca di un ospedale o una scuola migliore, un federalismo non meditato potrebbe riproporre subito tali tensioni, se verrà promulgata una costituzione non esplicita su queste tematiche. Ecco la necessità di ancorare da subito la solidarietà tra le regioni in un testo chiaro ed esplicito.
Nello stesso tempo si deve constatare che gli sforzi degli ultimi 50 anni non sono stati in grado di innescare un processo virtuoso di sviluppo per il mezzogiorno e quindi questo aspetto è tutto da ripensare, in particolare è da ripensare il ruolo del mezzogiorno come serbatoio di mano d’opera a basso prezzo. Quale momento migliore di una revisione costituzionale per questo ripensamento? Probabilmente una certa indipendenza tra le regioni consentirebbe di fare meglio.

Una delle nostre conclusioni è stata la necessità di respingere questa revisione sopratutto per il modo frettoloso, di parte e poco rispettoso delle nostre tradizioni, in cui è stata definita. Una costituzione è un oggetto delicato ed importante. Le sue regole influiscono sulla società che la promulga per i prossimi quindici, venti anni e forse anche più. Ragione per cui è meglio dire oggi NO a questa modifica per mettere mano subito dopo a una revisione condivisa, anche se dovesse richiedere ancora tempo.

 

 

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