1616 IL FUTURO DEI DIRITTI è NEI DIRITTI PER TUTTI

20060619 17:32:00 webmaster

Genova, 19 giugno 2006 – In Bangladesh la situazione non si è ancora stabilizzata e la scorsa settimana si sono verificati nuovi disordini nella zona speciale di Daka. Vi sono state diverse manifestazioni e molte imprese sono di nuovo rimaste chiuse. L’autorità di governo delle zone speciali (Bepza), che a seguito degli incidenti delle scorse settimane ha cambiato direttore generale, ha richiesto agli imprenditori locali, di pagare i salari arretrati pena l’adozione di misure drastiche nei loro confronti.

COMUNICATO STAMPA

Appena uscita la notizia del presidio con volantinaggio davanti alle vetrine del quartier generale della COIN Oviesse a Mestre durante la Notte Bianca di venerdì 16 giugno, l’azienda ha subito contattato gli attivisti per chiedere un incontro. Intanto la A-One è ancora chiusa e i lavoratori senza lavoro e giustizia.

Genova, 19 giugno 2006 – In Bangladesh la situazione non si è ancora stabilizzata e la scorsa settimana si sono verificati nuovi disordini nella zona speciale di Daka. Vi sono state diverse manifestazioni e molte imprese sono di nuovo rimaste chiuse. L’autorità di governo delle zone speciali (Bepza), che a seguito degli incidenti delle scorse settimane ha cambiato direttore generale, ha richiesto agli imprenditori locali, di pagare i salari arretrati pena l’adozione di misure drastiche nei loro confronti.
Nonostante diverse ore di trattativa avvenute giovedì scorso 15 giugno, le richieste dei lavoratori della A-One non sono ancora state accettate e la fabbrica è ancora chiusa. Le altre fabbriche invece hanno riaperto e il
cambio della guardia ai vertici delle autorità di governo delle zone speciali ha sortito i primi effetti apparentemente positivi per i lavoratori.

Il 12 giugno infatti i rappresentanti del governo, delle imprese e dei sindacati bengalesi hanno firmato un accordo generale per i tessili basato su dieci punti, dopo un confronto serrato alla presenza del Ministro del Lavoro Aman Ullah Aman. L’accordo prevede la formazione di un comitato per le politiche salariali che dovrà rivedere i salari minimi dei lavoratori entro tre mesi dalla sua costituzione. L’accordo prevede anche che non vi siano ritorsioni verso i lavoratori recentemente coinvolti nelle agitazioni e nei disordini che hanno provocato la serrata delle aziende nella scorsa settimana. I lavoratori dovrebbero ricevere immediatamente le lettere di assunzione ufficiali e i cartellini identificativi, oltre al riconoscimento dei salari del mese di maggio e giugno; i datori hanno anche garantito di non ostacolare la formazione di sindacati nelle aziende. Il governo ha
inoltre formato 15 squadre di ispettori che dovranno attivarsi e monitorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche tessili; gli ispettori dovranno poi sottoporre report settimanali al ministro del lavoro. Secondo l’accordo i lavoratori del settore dovranno avere un giorno di riposo settimanale oltre alle festività nazionali, in accordo alle leggi vigenti. Le lavoratrici
avranno diritto alla maternità con salario regolare e tutti i lavoratori al pagamento dello straordinario, se lavoreranno più di otto ore al giorno. I datori si sono impegnati ad applicare l’accordo in tutte le imprese.

E’ bene comunque sottolineare che le richieste contenute nell’accordo quadro erano già legge e che diversi responsabili sindacali non hanno voluto firmarlo perchè non è stato immediatamente incluso un aumento del 30% dei
salari congiuntamente ad una commissione di controllo sull’applicazione dello stesso.

In Italia dopo poche ore dall¹uscita dei comunicati stampa, che annunciavano per la Notte Bianca di Mestre l¹iniziativa pubblica di pressione organizzata dai gruppi locali di Mani Tese e Officina Sociale, gli organizzatori sono stati contattati dal Gruppo COIN/Oviesse.
Tramite l’ufficio Relazioni Esterne il gruppo ha cercato di chiarire la propria estraneità alla vicenda, estraneità in contraddizione con le informazioni provenienti dalla Campagna Abiti Puliti che dimostrano il coinvolgimento di COIN con i suoi prodotti a marchio Oviesse, acquistati
dalla A-One attraverso una catena classica di sub-fornitura che si avvale del gruppo Tessival in Italia. Vedi
http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/azioni/A-One/approf

Il gruppo commerciale ha subito proposto un incontro di mediazione che portasse ad un chiarimento dei fatti con l¹obbiettivo dichiarato di chiedere agli organizzatori di rinunciare all¹iniziativa di denuncia durante la Notte
Bianca così da ³evitare danni di immagine al Gruppo².
³Le spiegazioni addotte dall¹Ufficio Relazioni Esterne non cambiano la sostanza delle cose e non soddisfano affatto l¹obbiettivo della mobilitazione ovvero l¹avvio di azioni concrete di pressione da parte di COIN sulla ditta A-One, già sua sub-fornitrice, per la reintegrazione dei
lavoratori ingiustamente licenziati² hanno dichiarato gli attivisti, pur apprezzando la disponibilità di COIN ad incontrarli. ³Quello che martedì chiederemo a COIN/Oviesse sarà l¹apertura di un tavolo di discussione con i vertici della Campagna Abiti Puliti e con i sindacati, per la definizione di impegni concreti sul caso A-One e dei diritti dei lavoratori delle ditte subappaltatrici in generale².

L’incontro tra gli attivisti di Manitese e Officina Sociale e l’Ufficio
Relazioni Esterne di COIN è fissato per martedì 20 giugno.
Da segnalare che anche sabato 17 giugno si sono svolti volantinaggi davanti
ai negozi Oviesse e COIN di Firenze, sempre grazie ad alcuni attivisti di
Manitese.
Intanto anche i sindacati nazionali di categoria, che hanno da subito
sostenuto le richieste della campagna, stanno procedendo a richiedere un
incontro ufficiale ai vertici delle imprese.

Per maggiori informazioni contattare:
Deborah Lucchetti – Campagna Abiti Puliti – 338 1498490

homepage

Per inviare le lettere di protesta alle imprese andate su
http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/azioni/A-One/azione

Tutte le informazioni sul caso potete trovarle su
http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/azioni/A-One/index_html

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Le richieste della Clean Clothes Campaign alle imprese COIN, Tessival, C&A e
Target:
– lavorare con Tchibo e Miles per applicare l¹accordo raggiunto il 7 marzo
2006, incluso il reintegro di tutti i lavoratori licenziati e costretti alle
dimissioni
– informare ufficialmente la A-One che il rifiuto di attenersi all¹accordo
avrà come esito la cessazione degli ordini attuali e futuri mentre il
raggiungimento dell¹accordo consentirà alla A-One di venire
considerata prioritariamente nella lista dei fornitori
– assicurarsi che i lavoratori ricevano le spettanze pendenti dal settembre
2005
– contattare Bepza (Government of Bangladesh and Export Processing Zone
Authority) e Bepzia (Bangladesh Export Processing Zone Investors
Association) per chiedere che assicurino le condizioni per il raggiungimento
di un accordo pacifico alla A-One e lavorino per la piena attuazione della
legge in vigore dal 2004 nelle EPZ
– Inviare copia delle comunicazioni alla Clean Clothes Campaign

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La Clean Clothes Campaign è un network internazionale di ong e sindacati che
lavora per il miglioramento delle condizioni di lavoro ed il rafforzamento
dei lavoratori nell¹industria tessile globale. In Italia la Campagna Abiti
Puliti è promossa da Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Coordinamento
Lombardo Nord/Sud del Mondo, FAIR, Manitese con l¹adesione di
CTM-Altromercato.

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