1647 PITTELLA, SULL'INIZIATIVA DI NICOLA ZINGARETTI E LAPO PISTELLI

20060623 13:48:00 webmaster

Credo che la bella iniziativa assunta da Nicola Zingaretti e Lapo Pistelli, a nome dell’intergruppo dell’Ulivo, per una riflessione seminariale, vada rimarcata soprattutto perché rilancia la centralità dell’Europa e questo è il vero punto di novità e di forza di questa iniziativa.

È il mondo globalizzato che pone in modo ineludibile il rilancio dell’Europa politica e la creazione di uno spazio politico europeo, con istituzioni comunitarie più forti ed anche con partiti politici di rango europeo. È difficile negare che l’Unione Europea stia vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia. Un’apprezzata rivista di geopolitica ha persino parlato di "bluff " europeo. Non condivido questa definizione, ma è evidente che siamo dinanzi ad una condizione di grande sofferenza del progetto europeo.

Qualcuno fa risalire il momento iniziale, quasi la causa scatenante della crisi, nella bocciatura del progetto di Costituzione da parte di Francia e Olanda. Penso che si confonda così la causa con gli effetti. Il malessere dei cittadini che sono essenziali per sorreggere con un clima favorevole e di sostegno, un qualsivoglia disegno di rafforzamento della UE, deriva dalla incapacità delle Istituzioni comunitarie di dotarsi di una nuova missione.

Dopo aver raggiunto il suo scopo principale, quello di garantire la pace e la concordia in un continente flagellato dalla guerra, l’UE non ha centrato, se non parzialmente, gli altri suoi obiettivi: la crescita economica e la competitività unita alla coesione, il ruolo di global player, il varo di politiche comunitarie nel campo della sicurezza, della giustizia, degli affari interni.

Dobbiamo essere onesti: l’aver preferito l’allargamento all’approfondimento, e l’essersi affidati alla fisiologia dei processi (l’area di libero scambio avrebbe portato alla moneta, la moneta al mercato unico e il mercato unico all’Europa politica) ha prodotto risultati insufficienti. Non contesto né le scelte fatte sull’allargamento né quelle sul mercato interno. Credo che esse andavano fatte accompagnando un contestuale ridisegno delle regole, delle procedure e della fisionomia politica e istituzionale dell’Unione. E così ci troviamo come appesi a mezz’aria: c’è l’UE a 25 e fra poco a 27, ma non c’è la Costituzione; c’è l’Euro ma non c’è né un governo della economia, né un coordinamento vero delle politiche economiche nazionali.

Senza dire della mancanza di una politica fiscale comune che è essenziale per l’armonizzazione del mercato ed anche per il rafforzamento della competitività verso l’esterno.

Non ci si può sorprendere se cresce l’euroscetticismo di fronte a tali contraddizioni e di fronte al quadro economico di molti Stati europei, in fase di recessione o stagnazione, riduzione dei livelli di occupazione, deficit nelle esportazioni e debolezza nella competizione internazionale.

Né va trascurato che il contesto mondiale caratterizzato dal terrorismo globalizzato e dall’attacco forsennato da parte dei movimenti fondamentalisti e fanatici, accentua l’allarme e il disagio dei cittadini, li risospinge nei recinti delle piccole patrie, alla ricerca di un’illusoria maggiore sicurezza.

Bisogna reagire alla crisi dell’Europa. E chi, se non noi deve farlo, nel solco della migliore tradizione europeista di Giorgio Napolitano, Altiero Spinelli, Alcide De Gasperi.

E dobbiamo farlo partendo dalla società e da chi del futuro europeo sarà indiscusso costruttore e protagonista. Mi riferisco al mondo giovanile, ai tanti ragazzi e alle tante ragazze che saranno la classe dirigente, la società civile, il demos, dell’Europa che varrà. A questi giovani l’Europa deve saper donare un sogno e una speranza, un progetto di vita, delle opportunità. Un sogno e una speranza perché la costruzione dell’Unione Europea rappresenta senza dubbio la sfida politica più entusiasmante del Secolo che si è appena aperto.

Una grande Europa fattore ed elemento di stabilizzazione, di pace, di civiltà. Un grande attore globale capace di incidere sulle scelte fondamentali che attengono lo scenario internazionale, e orientare le stesse verso la costruzione di un mondo pacificato e più giusto, multipolare e più equo.

Un’Europa "potenza gentile" ma non pavida, che mentre si sforza di costruire una difesa comune non dimentica che, la politica estera, è anche cooperazione e stabilizzazione.

Ma, oltre al sogno e alla speranza, vi è anche il tema delle opportunità. La Strategia di Lisbona, il completamento del mercato interno, il rafforzamento della moneta unica, le Prospettive pluriennali e le nuove politiche di bilancio: occorre fortificare questi strumenti e imparare ad utilizzarli bene.

Milioni di ragazzi e ragazze, anche attraverso politiche e progetti specifici come l’Erasmus o attraverso l’abolizione dei controlli alla frontiera, hanno in qualche modo già provato sulla propria pelle cosa significhi "l’unità dell’Europa": dall’arricchimento nel confrontarsi con culture diverse a quella particolare emozione che deriva dalla libertà di movimento nei 25 Stati Ue, la nostra nuova "Casa comune".

Su questo terreno credo che il seminario offrirà spunti e riflessioni interessanti per la politica italiana ed europea.

Gianni Pittella
Deputato europeo
Segretario delegazione italiana nel Gruppo PSE

 

 

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