1653 Intervista al vice Presidente dell'Ital-Uil Mario Castellengo

20060623 14:31:00 webmaster

“Creare per l’assegno sociale un fondo di solidarietà finanziato dalle Regioni”

ROMA- Consolati, missioni cattoliche, associazioni e patronati. Sono questi i pilastri che per molti anni hanno retto da soli l’architrave dell’emigrazione italiana nel mondo. Una costruzione geometrica, non omogenea ma efficace, che, in tempi più recenti, è stata affiancata dai Comites e dal Cgie e che oggi viene arricchita anche dai parlamentari della circoscrizione Estero. Un nuovo quadro di riferimento, sicuramente più ampio e completo, che però continua ad avere un valido supporto dalle strutture di servizio e assistenza che da decenni si confrontano direttamente sul territorio con i nostri connazionali. Senza il personale consolare, i missionari, gli operatori dei patronati o gli esponenti dell’associazionismo il legame degli italiani all’estero con la terra d’origine si sarebbe infatti da tempo affievolito.

Una capacità di porsi all’ascolto e al servizio delle comunità, espresso ovviamente dalle varie strutture in contesti e modalità diverse, che ha contribuito al successo delle nostre collettività nel mondo. Su questo argomento, senza dimenticare l’attualità, abbiamo rivolto alcune domande al vice presidente dell’Ital-Uil Mario Castellengo che, oltre ad essere Consigliere del Cgie, è il responsabile dell’Ital nel mondo.
Da molti anni l’Ital è al fianco dei nostri connazionali. Qual è oggi la vostra presenza sul campo e come si è evoluto il vostro dialogo con le nostre comunità?
La presenza dell’Ital nel mondo ha una lunga storia. Le più antiche sedi del patronato sono quelle in Francia – struttura sta per compiere 50 anni di attività – e in Svizzera dove siamo operativi dal 1961. Oggi l’Ital ha 200 uffici in tutto il mondo dislocati in 19 Stati. Vi sono inoltre circa 180 dipendenti e 50 volontari. A queste sedi, con telefono, scrivania e orario di ufficio, vanno poi aggiunti oltre cinquanta recapiti dove saltuariamente operano gli esperti dell’Ital. La nostra è ormai una presenza con profonde tradizioni. Abbiamo iniziato espletando le pratiche pensionistiche per i nostri connazionali e oggi diamo ai cittadini risposte di qualsiasi tipo. Molti dei nostri operatori dedicano ad esempio, soprattutto nei Paesi dell’America Latina, parte del loro tempo ad ascoltare la gente. Sono infatti numerosi i pensionati italiani, soli ed in età avanzata, che vengono nei nostri uffici per parlare la loro lingua d’origine. Un servizio, quasi di assistenza sociale, che l’Ital ritiene molto importante. Anche per questa ragione il patronato, nonostante vi sia il rischio di andare in perdita, ha stanziato ulteriori finanziamenti per l’Ital nel mondo.
Grazie alla sua rete nei Paesi di residenza l’Ital ha costantemente il polso della situazione dei nostri connazionali all’estero. Qual è il problema più urgente e sentito dalle comunità italiane?
Noi abbiamo due situazioni completamente diverse. Da una parte vi sono i Paesi europei, gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia dove gli italiani hanno comunque raggiunto, salvo alcuni casi di difficoltà, un buon tenore di vita e di integrazione, dall’altra abbiamo invece l’America Latina con connazionali in condizioni di indigenza. Una situazione difficile che alcuni colleghi del Cgie ed io avevamo chiesto, a fronte del dramma argentino, di contrastare con l’erogazione dell’assegno sociale. Una crisi che l’Ital affrontò fornendo assistenza ai nostri connazionali – a tale scopo in quel periodo sono stati assunti a Buenos Aires 12 operatori – e supplendo al lavoro dei consolati e del Governo. Oggi in Argentina, nonostante la situazione sia migliorata, sussistono ancora delle difficoltà. L’assegno sociale appare dunque indispensabile, tendendo presente anche il fatto che i costi per la sua realizzazione non sarebbero superiori a quelli degli attuali interventi assistenziali che vengono erogati a pioggia. Noi auspichiamo dunque che gli aiuti, provenienti dalle Regioni e dallo Stato, vengano messi a disposizione dei nostri connazionali indigenti che, con 100 euro al mese, potrebbero risolvere parte dei loro problemi. Il costo dell’intera operazione, a sostegno di persone che in molti casi non hanno nulla, non è proibitivo perché mille euro all’anno sarebbero sufficienti per farli sopravvivere.
Ma come potrebbero essere reperite queste risorse anche alla luce della perdurante crisi economica del nostro Paese?
In passato siamo stati parecchio critici con il Governo perché, nonostante la battaglie fatta dal Cgie e sul posto, non si è riusciti nemmeno a realizzare un minimo di coordinamento delle iniziative promosse dalle Regioni per i corregionali in Argentina e negli altri paesi latino americani. Noi quindi chiediamo che le Regioni, che fanno un grande lavoro e continueranno a svolgerlo, destinino una parte delle loro risorse per le comunità all’estero ad un fondo comune di solidarietà, volto al finanziamento dell’assegno sociale. Non dimentichiamo poi il fatto che in questi paesi di residenza l’assistenza sanitaria viene fornita solo a chi è in possesso di una copertura assicurativa. Una situazione difficile che, per quanto concerne la nostra comunità, viene aggravata dalla crisi degli ospedali italiani che non funzionano e che ora bisogna rilanciare.(Goffredo Morgia-InformEminotizie)

 

 

1653-intervista-al-vice-presidente-dellital-uil-mario-castellengo

2438

2006-2

Views: 10

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.