1643 Il nr. 25 del Notiziario Migranti-press

20060623 10:25:00 webmaster

SOMMARIO

VATICANO – Il Papa in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato
ROMA – Tre eventi di particolare rilievo riguardanti i rifugiati
ESSLINGEN – La comunità italiana festeggia per la prima volta il Patrono
GLASGOW – MCI: in Scozia l’incontro dei Delegati Europei
ZURIGO – MCI Svizzera: la scelta del nuovo Coordinatore nazionale
BRUXELLES – MCI: chi è il Delegato nazionale?
ROMA – Operatori Migrantes: un corso a Rocca di Papa
SALERNO – Testimoni del Vangelo a bordo
ROMA – "Gente di mare" Servizio Civile presso Migrantes
CAGLIARI – Sardegna: fiera del Mediterraneo nel 2007
ROMA – Cittadinanza: progetto di legge presentato dall’Ulivo
ROMA – Una commissione d’indagine sui Centri di Permanenza Temporanea
PARIGI – Immigrazione in breve
ROMA – Nasce la "Coalizione Internazionale per la detenzione dei
rifugiati, richiedenti
asilo e immigrati"
VATICANO – Intervento del Card. Renato Raffaele Martino alla tavola
rotonda del 15 giugno

IL PAPA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

I diritti umani dei rifugiati siano sempre rispettati

VATICANO (Migranti-press) – Anche quest’anno Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione sui rifugiati l’antivigilia della Giornata Mondiale fissata dall’ONU per il 20 giugno. All’Angelus di domenica 18 giugno, il Papa ha ricordato la “costante sollecitudine della S. Sede” in loro favore.
I loro diritti “siano sempre rispettati”; la comunità internazionale e la Chiesa non dimentichi le condizioni di tante persone costrette a fuggire, per gravi forme di violenza, dalle proprie terre”. “Questi nostri fratelli e sorelle – egli ha proseguito – cercano rifugio in altri paesi, animati dalla speranza di tornare in patria o, almeno, di trovare ospitalità dove si sono rifugiati. Mentre assicuro loro un ricordo nella preghiera e la costante sollecitudine della S. Sede, auspico che i diritti di queste persone siano sempre rispettati e incoraggio le comunità ecclesiali a venire incontro alle loro necessità”. Fra le varie manifestazioni per ricordare la Giornata, cui si è accennato nel precedente numero di Migranti Press, va segnalata la conferenza dell’ACNUR a Roma sul tema: “Rifugiati, per non perdere la speranza”.
Alla vigilia dell’evento, l’Alto Commissariato ha pubblicato un rapporto in cui spiega che nel 2005 il numero dei rifugiati nel mondo, riconosciuti tali in base alla Convenzione di Ginevra, ha raggiunto il numero più basso degli ultimi 26 anni, ma è aumentato il numero dei profughi e sfollati interni. Infatti se il numero dei rifugiati è sceso dai 9.500.000 del 2004 agli 8.400.000 del 2005, il numero complessivo delle persone che sono sotto l’alto protettorato ONU è cresciuto di 1.300.000, passando dai 19.500.000 del 2004 ai 20.800.000 del 2005.

295) TRE EVENTI DI PARTICOLARE RILIEVO RIGUARDANTI I RIFUGIATI

ROMA (Migranti-press) – Il Papa, sabato scorso, 17 giugno, vigilia del suo appello in favore dei rifugiati, ha ricevuto in udienza il Presidente delle 56a Assemblea Generale dell’ONU, Jean Eliasson, su richiesta dello stesso Pontefice. Tema dell’incontro: “i problemi indotti dalla globalizzazione, le condizioni drammatiche dei poveri del mondo, i diritti umani che potrebbero perdere consistenza senza il contributo dei valori religiosi”.
Questo incontro non a caso è avvenuto alla vigilia della Costituzione a Ginevra del nuovo Consiglio ONU per i diritti umani, in sostituzione della rispettiva Commissione, ormai screditata. Presente a Ginevra anche il Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan, che considera questo Consiglio uno degli eventi più importanti prima della fine del suo mandato. Anche Peggy Hicks di “Human Rights watch” riconosce che “il nuovo Consiglio deve essere qualcosa di più della vecchia e mal funzionante Commissione. Occorre che i nuovi membri trovino metodi effettivi per aiutare le vittime della violazione dei diritti umani nel mondo, vittime fra le quali i richiedenti asilo e protezione umanitaria occupano certamente i primi posti. A Ginevra sono presenti anche organizzazioni cattoliche da sempre impegnate nella tutela di immigrati e profughi, come l’ICMC (International Catholic Migration Commission). Proprio in questi giorni ricorre anche il 25° anniversario del Jesuit Refugee Service (JRS), che opera in molti Paesi del mondo e in Italia ha il suo centro operativo in Via degli Astalli, Roma.
Il JRS lavora in più di 50 Paesi, in cinque Continenti nel mondo. Si avvale di uno staff di più di 1000 persone: laiche e laici, gesuiti e altre/i religiose/i, con il fine di rispondere ai bisogni educativi, sanitari e sociali di oltre 500.000 rifugiati e sfollati interni (IDP). Fornisce inoltre assistenza legale ed altri servizi ai rifugiati che si trovano in stato di detenzione, poiché immigrati, in Africa, Asia, Europa e nelle Americhe. Fornisce la propria assistenza indipendentemente da considerazioni razziali, etniche o religiose. La coalizione riunisce oltre un centinaio di membri (organizzazioni non governative, organizzazioni di ispirazione religiosa, accademici e singoli individui) di 36 Paesi in Europa, Medio Oriente, Africa, Asia, Oceania, Carabi, Nord, Centro e Sud America. In tutti questi Paesi delle persone vengono detenute solamente sulla base del loro status di immigrato.

296) ESSLINGEN FESTEGGIA PER LA PRIMA VOLTA IL PATRONO

É Sant’Antonio da Padova

ESSLINGEN (Migranti-press) – La comunità italiana di Esslingen ha festeggiato per la prima volta, domenica scorsa 18 giugno, la festa di Sant’Antonio da Padova, patrono della parrocchia e della Missione Cattolica Italiana.
La venerazione di un Santo – ha detto don Silvio Pradel, incaricato della parrocchia per gli italiani che vivono a Esslingen salutando i presenti – si identifica "con l’anima religiosa dell’’uomo. A volte un popolo intero si identifica nella venerazione di un santo o di una santa e questo non va visto solo sotto l’aspetto religioso, ma comporta anche una dimensione sociale, psicologica e non raramente politica importante". Secondo don Pradel la Chiesa non è solo luogo di preghiera ma anche un luogo di incontro umano dove ci si saluta, ci si scambiano novità ed opinioni, etc.: diventa "una parte di patria" perché in Chiesa ci si sente a casa. É chiaro – ha detto nell’omelia il sacerdote – che noi oggi ormai siamo cittadini europei, di diverse nazionalità (la parrocchia non è solo italiana, ndr.) eppure abbiamo bisogno anche di curare e mantenere la nostra identità culturale e linguistica.
Quella di Esslingen è stata una festa di gioia e di incontro dei nostri connazionali che si sono ritrovati insieme partecipando a diversi momenti: dalla tombolata con ricchi premi (il cui ricavato è stato devoluto a favore del progetto "Un pozzo per il Brasile" nella diocesi di Mossorò), a giochi, balli, canti e spettacoli oltre alla rappresentazione del Musical "Il ritorno di Salvo" che racconta la storia di un italiano emigrato in America". (R.Iaria/SIR/Migrantes)

297) MCI: IN SCOZIA L’INCONTRO DEI DELEGATI EUROPEI

GLASGOW (Migranti-press) – Le scelte delle Chiese locali circa la pastorale migratoria e le strutture delle Missioni Cattoliche Italiane in Europa; il contributo specifico dei missionari italiani alle Chiese europee e i nuovi e possibili scenari e le scelte per il futuro.
Sono questi i temi che saranno al centro dei lavori dei Delegati europei delle Missioni Cattoliche Italiane che si ritroveranno a Glasgow, in Scozia dal 26 al 30 giugno prossimo, in sintonia con l’Ufficio Nazionale della Pastorale degli Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes con il quale interagiscono istituzionalmente.
Nel corso dell’incontro i Delegati porteranno le proprie esperienze e si cercherà di dare impulso ad iniziative europee sulla situazione che vivono oggi gli italiani all’estero.
Tra gli altri temi al centro dell’incontro i prossimi appuntamenti della Fondazione Migrantes e della Chiesa Italiana tra i quali il corso di formazione e sensibilizzazione che si svolgerà a Rocca di Papa dall’11 al 22 luglio prossimo, l’incontro del 6 settembre a Milano tra la Commissione Episcopale per le Migrazioni della CEI, i Delegati europei ed i Superiori religiosi impegnati nelle Missioni Cattoliche Italiane e il Convegno Ecclesiale di Verona sul tema della speranza che si svolgerà dal 16 al 20 ottobre. "Questi incontri – spiegano i promotori – sono molto utili per confrontarci partendo dall’analisi della situazione delle comunità italiane in Europa e per trovare risposte concrete alle loro necessità e bisogni". La riunione di Glasgow segue quella avvenuta a Basilea lo scorso mese di marzo. (R.Iaria/Sir/Migrantes)

298) MCI SVIZZERA: LA SCELTA DEL NUOVO COORDINATORE NAZIONALE

ZURIGO (Migranti-press) – Le Missioni Cattoliche Italiane in Svizzera dovranno, nei prossimi primi giorni di luglio, indicare le proprie preferenze per il nuovo coordinatore nazionale. A fine anno, infatti, scade il secondo mandato dell’attuale delegato, Mons. Antonio Spadacini. Secondo il nuovo Direttorio sui "Diritti e doveri del sacerdote incaricato per le persone di lingua straniera" della "Migratio" – la Commissione della Conferenza dei Vescovi svizzeri per i migranti, i missionari, i diaconi e gli operatori e operatrici pastorali al servizio delle MCI sono chiamati ad una consultazione a seguito della quale i vescovi svizzeri, dopo aver sentito la CEI, procederanno alla nomina del nuovo coordinatore il cui lavoro "è fissato al 50%". Una decisione, questa, che non è bene accetta dalle nostre MCI che, in vista della consultazione, si stanno confrontando per decidere e trovare una posizione comune.
"É certamente un motivo ed un momento importante questa consultazione – ci dice uno dei coordinatori di zona – perchè è vita della comunità: darebbe ai missionari la possibilità di poter esprimere un loro parere riguardante il nome del delegato/coordinatore. (R.Iaria/Sir/Migrantes)

299) MCI: CHI É IL DELEGATO NAZIONALE?

BRUXELLES (Migranti-press) – In questi giorni in Svizzera, ma non solo, si parla molto del ruolo del coordinatore nazionale per le Missioni Cattoliche Italiane. Ma chi è il coordinatore? Cosa fa?
"È una figura preziosa – dice Mons. Battista Bettoni, Delegato nazionale per il Benelux – perché interfaccia con la Chiesa locale, è amico e confratello di viaggio per i missionari, vive un ruolo non facile perché i problemi ricadono su di lui ed è chiamato a contribuire per la soluzione più adeguata. Senza delegato sarebbe molto più grave e verrebbe a mancare la possibilità di conoscersi ed agire insieme". Accanto al Delegato Mons. Bettoni cita il ruolo dei missionari che lo aiutano nel consiglio di delegazione che, pur con le difficoltà che sorgono per il numero esiguo di missionari che non permettono il ricambio e la circolazione nelle zone, è "senza dubbio indispensabile per il lavoro del delegato". Questa figura – aggiunge P. Gabriele Parolin, fino allo scorso anno responsabile della delegazione delle MCI in Germania e Scandinavia – è legata al progetto e alla visione pastorale. Per molti anni in Germania esisteva – ricorda – il "modello pastorale italiano" riconosciuto e condiviso dai missionari e il delegato "ne diventava il propulsore ed il coordinatore. L’obiettivo era l’unità e la condivisione perché tutti facevano le stesse cose ed il modello era unico per tutti. Si trattava della gestione della diocesi italiana forte di 700.000 italiani in Germania dove il Delegato era quasi l’ordinario per gli italiani". Un modello, questo, che è scomparso negli anni ’90 perchè è "cambiata la sensazione di appartenenza alla Chiesa locale". La Chiesa locale ha preso in mano la pastorale degli stranieri con l’inserimento al suo interno delle MCI mentre la diocesi è diventata il riferimento fondamentale anche per i cristiani di altre nazioni e lingue.
Il coordinatore nazionale è colui che deve tenere costantemente i contatti – precisa il Direttore nazionale della pastorale degli Italiani all’Estero della Fondazione Migrantes-Cei, don Domenico Locatelli – con le Conferenze Episcopali locali e quella italiana, seguire i sacerdoti, laici e le religiose a servizio delle comunità di lingua italiana, tenere i contatti con i sacerdoti disposti a sostituire i confratelli che, per motivi diversi, interrompono il loro servizio pastorale in emigrazione, organizzare gli incontri di spiritualità, di formazione e i convegni per gli Operatori Pastorali in lingua materna. "La lingua – spiega don Locatelli – ha una grande importanza e lo dimostra, anche, il fatto che, nei territori della medesima diocesi dove si parlano lingue diverse, non vengono organizzati corsi in un’unica lingua. Questo, a maggior ragione, dovrebbe essere rispettato e sostenuto per le minoranze linguistiche". (R.Iaria/Sir/Migrantes)

300) OPERATORI MIGRANTES: UN CORSO A ROCCA DI PAPA

ROMA (Migranti-press) – La Chiesa Cattolica Italiana è sempre più convinta della necessità di coinvolgere forze nuove per promuovere un’azione pastorale organica ed efficiente verso il mondo della mobilità umana. Per questo annualmente la Fondazione Migrantes della CEI promuove un corso di sensibilizzazione e formazione alla Pastorale migratoria sia per le comunità italiane all’estero che per le comunità etniche in Italia, che si svolgerà a Rocca di Papa (presso il Centro Mondo Migliore) dall’11 al 22 luglio prossimo. Il corso è rivolto particolarmente a chi inizia un servizio specifico in ambito “Migrantes”, missionari per gli italiani all’estero, cappellani esteri per comunità etniche in Italia, Direttori diocesani Migrantes ma anche a chi vuol interessarsi a comprendere meglio il servizio alla mobilità umana. É inoltre aperto ai seminaristi che potrebbero, in futuro, impegnarsi tra i nostri emigrati all’estero e con le comunità straniere presenti in Italia. Il corso si svolgerà con presentazioni multimediali, testimonianze, visite e rielaborazioni personali di gruppo. Si inizierà con la presentazione del fenomeno della mobilità umana: i suoi retroscena, l’impressionante numero delle persone coinvolte e i problemi che nasconde. Non mancheranno informazioni sulle iniziative della Fondazione Migrantes per fornire risposte pastorali adeguate e testimonianze degli operatori sul campo dei vari settori: pastorale per gli italiani all’estero, per gli stranieri in Italia, di accompagnamento per i marittimi, per il popolo dei Rom e Sinti e per la gente del Circo e dello Spettacolo popolare. (R. Iaria/SIR/Migrantes)

301) TESTIMONI DEL VANGELO A BORDO

L’Apostolato del Mare verso il Convegno di Verona

SALERNO (Migranti-press) – “Testimoni del Vangelo a bordo: Federazione e Comitato Nazionale, nuove opportunità per l´evangelizzazione": sarà questo il tema del Convegno Nazionale dell’Apostolato del Mare che si svolgerà dal 28 giugno al 1 luglio prossimo a Pontecagnano Faiano (SA), presso il Seminario diocesano “Giovanni Paolo II”.
Il Convegno – promosso dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale degli addetti alla Navigazione Aerea e Marittima della Fondazione Migrantes della CEI – rappresenta, a poco più di quattro mesi dal IV Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona (16-21 ottobre 2006), un momento per riflettere sul tema della testimonianza.
I tempi cambiano e si impongono costanti aggiornamenti degli operatori pastorali – spiega don Giacomo Martino, Direttore nazionale della Pastorale dei marittimi della Fondazione Migrantes – affinché, pur nel mutamento degli scenari socio-economici e legislativi, si possa portare Cristo Risorto ai più bisognosi. I marittimi e la gente di mare tutta costituiscono per molti aspetti quegli ultimi cui Gesù si é rivolto con l’attenzione di cui Lui solo é stato capace.
Con la preghiera e la crescita personale e professionale che ci prefiggiamo di raggiungere grazie a questo Convegno – aggiunge il sacerdote – ci prepariamo all’appuntamento di Verona e ad essere strumento efficace attraverso il quale testimoniare Cristo alla gente di mare senza distinzione di provenienza, razza, religione: cattolicamente, e cioè universalmente.
Il Convegno, in risposta alle esigenze della gente di mare, è una opportunità per dotare i singoli centri “Stella Maris”, presenti nei porti italiani, del know how necessario ad ottimizzare gli sforzi.
I vincoli sempre più stringenti posti dalle normative antiterrorismo – spiega ancora don Martino – e la sempre crescente brevità degli scali impongono un affinamento delle tecniche per fornire i servizi alla gente di mare. La ristrutturazione della veste giuridica delle singole Stelle Maris, che si stanno progressivamente dotando di uno Statuto elaborato ad hoc, e la adesione delle singole Stella Maris alla neonata Federazione Nazionale Stella Maris hanno consentito di dotarsi degli strumenti adeguati al perseguimento dei fini.
Il Convegno si aprirà nel pomeriggio di mercoledì 28 giugno con un intervento introduttivo di Mons. Walter Ruspi, Direttore nazionale dell’Ufficio Catechistico della CEI sul tema: “Dall’annuncio alla Confermazione e preparazione al matrimonio della gente di mare” e si concluderà con un pellegrinaggio a Paola (CS) per una visita al Santuario di San Francesco di Paola, protettore dei Marittimi. Per ulteriori informazioni contattare Apostolato del Mare: tel/fax: 010.265.837 – (R. Iaria/SIR/Migrantes)

302) “GENTE DI MARE” SERVIZIO CIVILE PRESSO MIGRANTES

17 volontari/e a servizio della gente di mare nelle “Stelle Maris”

ROMA (Migranti-press) – "Gente di Mare": è questo il titolo del progetto promosso dalla Fondazione Migrantes della CEI e presentato nell’ambito del Servizio civile volontario. Il progetto – al quale ci si può iscrivere entro il 23 giugno prossimo – si realizzerà nelle sedi di Genova, Livorno, Taranto, La Spezia, Ravenna, Savona e Augusta, dove gli uffici locali della Fondazione Migrantes – Apostolato del Mare e Aereo operano per la cura pastorale e al sostegno necessario per coloro che vivono e lavorano nell’ambito delle attività marinare, a tutti i livelli. Nell’Apostolato del Mare i marittimi e la gente a terra condividono un comune obiettivo: rispondere al benessere spirituale, sociale e materiale dei marittimi sulle navi (mercantili, da pesca, ecc). Tale assistenza è estesa anche alle famiglie dei marittimi, senza distinzione di lingua, cultura o religione. Il marittimo – spiegano i promotori – si presenta a noi come un migrante, straniero in ogni porto, ma anche come un nostro "concittadino a ore" oltre che un vero e proprio lavoratore del mare.
Per informazioni sul progetto di Servizio civile volontario consultare il sito www.migrantes.it o telefonare alla Fondazione Migrantes tel. 06.663.98.442; e-mail: serviziocivile@migrantes.it (R.Iaria/SIR/MIgrantes)

303) SARDEGNA: FIERA DEL MEDITERRANEO NEL 2007

Audaci proposte avanzate dal Presidente della Regione, Soru

CAGLIARI (Migranti-press) – Puntare in tempi brevi a concedere il diritto di voto agli immigrati legali "un fatto di civiltà e reale integrazione" e realizzare a Cagliari una Fiera del Mediterraneo che coinvolga le imprese dei Paesi che si affacciano sul "Mare Nostrum" con un’apertura maggiore anche verso le Università e verso progetti innovativi nel campo dell’informazione. Sono alcune delle idee che il Presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, ha esposto alla platea nel suo intervento finale del Forum sul Mediterraneo.
"La Sardegna non vuole essere capitale del Mediterraneo", ha precisato, "ma vogliamo esserci in maniera attiva con la possibilità di coordinare qualche progetto magari nel campo della cultura o del turismo. Aprirsi – ha aggiunto – significa non accontentarsi di come siamo e dare il meglio per essere d’aiuto per noi stessi e per una politica migliore nel Mediterraneo". In questo senso il Presidente della Regione ha ribadito che intende fare del Forum un appuntamento annuale, ipotizzando che il Convegno del prossimo anno possa aprirsi alle imprese del Mediterraneo "che portino progetti, macchinari e impianti". Soru ha auspicato che il nuovo Governo porti avanti, per sopperire anche al calo demografico e alla mancanza di manodopera in molti settori, iniziative di revisione delle quote di immigrati, puntando in Sardegna, col nuovo Statuto dell’Autonomia, a una nuova legge sugli Enti Locali che dia velocemente il diritto di voto a tutti i residenti nell’isola.
Sul versante della cultura il Governatore ha preannunciato un’iniziativa significativa nel campo dell’istruzione post-universitaria, dove quest’anno è stato varato il primo Master and Back che offre a 3.000 giovani laureati la possibilità di frequentare, con la concessione di borse di studio, corsi di specializzazione all’estero per poi rientrare e mettere a disposizione del sistema Sardegna le nuove conoscenze e professionalità acquisite. "Il prossimo anno puntiamo a un nuovo Master and Back che possa attrarre giovani dalla sponda Sud del Mediterraneo. Nel frattempo – ha aggiunto – le Università sarde devono diventare delle Università del Mediterraneo come opportunità per crescere". Soru ha, infine, ventilato la possibilità che nell’Isola possa nascere la prima televisione satellitare che parla arabo proseguendo – ha sottolineato – in una sempre più stretta collaborazione tra Regione, AnsaMed e imprese sarde nel settore TLC. (Ansa).

304) CITTADINANZA: PROGETTO DI LEGGE PRESENTATO DALL’ULIVO

Acquisto automatico per i minori, tempi più brevi per gli adulti

ROMA (Migranti-press) – Cittadinanza automatica per i bambini nati in Italia o che passano qui gli anni decisivi della loro formazione e tempi più brevi per la naturalizzazione. Questi i cardini di un progetto di legge dell’Ulivo (primo firmatario Ermete Realacci) che vuole riformare la legge sulla cittadinanza. Presentato alla Camera dei Deputati a fine aprile, il Pdl è stato assegnato la scorsa settimana alla Commissione Affari Costituzionali. Il primo dei due articoli del Pdl è dedicato alle seconde generazioni e prevede l’acquisto automatico della cittadinanza italiana per bambini nati in Italia figli di genitori stranieri regolarmente presenti da almeno due anni. Lo stesso diritto è esteso anche ai minori stranieri che, pur non essendo nati in Italia, hanno trascorso qui continuativamente almeno sei anni, frequentando un ciclo scolastico o di formazione professionale o svolgendo attività lavorativa. Dovranno inoltre dimostrare anche un’adeguata conoscenza della lingua e della cultura italiana. Il secondo articolo riduce da dieci a sei anni il periodo di permanenza regolare in Italia necessari per chiedere la naturalizzazione. Il cittadino straniero che presenta domanda dovrà dimostrare inoltre di avere un reddito sufficiente al proprio sostentamento e anche in questo caso di conoscere in maniera adeguata la lingua e la cultura italiana.

305) UNA COMMISSIONE D’INDAGINE SUI CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA

Convocate al Viminale le associazioni per la designazione dei loro membri

ROMA (Migranti-press) – Rappresentanti del mondo dell’associazionismo sono stati convocati dal Sottosegretario all’Interno, On. Marcella Lucidi, il 9 giugno per un intero pomeriggio. Di area cattolica erano presenti Caritas, Migrantes, Acli, Comunità S. Egidio. Scopo diretto dell’incontro non era una valutazione sulla permanenza o chiusura dei CPT, problema da affrontare in sede legislativa, ma la costituzione di una Commissione “indipendente”, che nello spazio di sei mesi conducesse una visita e un’indagine sui centri a fare proposte per renderli nel frattempo più vivibili nel rispetto dei diritti umani.
Quattro dei membri sono di nomina ministeriale (si fa il nome del regista Gianni Amelio e dello scrittore Claudio Magris), quattro sono quelli designati dalle associazioni, mentre il presidente della Commissione dovrebbe essere una personalità di alto profilo internazionale. I convocati nella lunga seduta al Viminale si sono espressi ad uno ad uno, dando anche valutazioni generali sulla condizione dei detenuti nei centri e sulla opportunità o meno di sopprimerli. Il pensiero “interlocutorio” del Ministero sembra però chiaro, come si è espresso G. Amato in un appassionato intervento della settimana scorsa al G8 di Mosca: “Quello dell’immigrazione clandestina, dei tanti poveri cristi che attraversano il deserto e il mare, è uno dei problemi che più mi sento sulla coscienza… Ma non possiamo non avere i CTP. Pensate cosa succederebbe se non avessimo questi centri, perché dobbiamo pure avere dei luoghi dove poter identificare le persone che arrivano al nostro Paese”.

306) IMMIGRAZIONE IN BREVE

PARIGI (Migranti-press) – La legge Sarkozy sull’immigrazione è stata approvata al Senato di Parigi in prima lettura dopo due settimane di dibattito. Il testo fortemente contrastato dall’opposizione e sul quale sono stati presentati centinaia di emendamenti cancella la possibilità di regolari scansione dei clandestini dopo dieci anni di permanenza in Francia. Viene resa più severa la procedura per i ricongiungimenti familiari e porta da due a tre anni il termine per la concessione della residenza decennale per il congiunto di un cittadino francese. Sarà ora compito di una commissione mista di 14 deputati a senatori proporre un testo comune all’Assemblea nazionale e al Senato prima dell’adozione definitiva della legge.

ROMA – “Uscire dall’invisibilità”. La condizione dei bambini e degli adolescenti di origine straniera: analisi, buone pratiche, prospettive. È questo il tema del Convegno interregionale che si terrà a Roma il pomeriggio del 26 giugno a cura di Caritas Italiana e Unicef, nella sede di quest’ultima. Per ulteriori informazioni telefonare a 06-478.09220.

ASTI e altrove – Scoperto un traffico di donne thailandesi: si parla di circa 20, ne sono state trovate 80 solo ad Asti. L’OIM ha chiesto l’aiuto di mediatori culturali per mettersi a contatto con queste straniere e capirne la vicenda. Alcune suore salesiane si sono prestate per questo servizio, altre per procurare un primo ristoro e alloggio, in attesa che si appellino all’art. 18 del T.U. per avere più stabile tutela; molte però sono disposte a fare ritorno al Paese di origine.

BRUXELLES – La rete delle Caritas Europee il 19 giugno ha presentato il 3° Rapporto Europeo: “Migrazioni, un viaggio verso la povertà”. Osservatori parrocchiali e diocesani di 48 Paesi hanno esteso l’indagine anche fuori dei confini dell’UE. I convenuti hanno rivolto un appello ai 25 Stati dell’Unione perché rivedano il loro quadro legislativo, tenuto conto che si tratta di 56 milioni di persone, 20 dei quali dentro i confini comunitari; fra questi 5 milioni sarebbero i clandestini.
307) NASCE LA “COALIZIONE INTERNAZIONALE PER LA DETENZIONE DEI RIFUGIATI, RICHIEDENTI ASILO E IMMIGRATI”

Grande risonanza dell’intervento del Cardinale Renato Raffaele Martino per l’occasione

ROMA (Migranti-press) – Cento organizzazioni di tutto il mondo per la difesa dei diritti umani chiedono misure alternative alla detenzione di immigrati e rifugiati. La neo-costituita Coalizione internazionale fra i soci fondatori il Jesuit Refugee Service (JRS) che il 15 giugno ha organizzato il lancio in Italia della Coalizione con una tavola rotonda interreligiosa presso la Sala Marconi di Radio Vaticana.

A nome del JRS dichiara il suo Direttore internazionale, il Padre Lluìs Magriñà, S.J.: “Dopo aver affrontato la persecuzione e la povertà estrema nei loro paesi, i rifugiati si trovano ad affrontare nuove ulteriori sofferenze, nel momento in cui vengono privati della loro libertà di circolazione e rinchiusi in centri di detenzione – semplicemente per essere fuggiti per salvare le proprie vite.
Da più di 20 anni rivisitiamo i centri di detenzione per immigrati in tutto il mondo e il nostro personale è testimone diretto dei danni fisici e psicologici causati ad individui già molto vulnerabili, in modo particolare i bambini”.

La Coalizione intende promuovere iniziative di advocacy a favore di un uso limitato della detenzione, dell’adozione di pratiche alternative e per un utilizzo delle forme minime di detenzione per gli immigrati.

La coalizione sta raccogliendo informazioni sulle pratiche di detenzione degli immigrati in 36 paesi. In questo lavoro si è rilevato che le peggiori pratiche di detenzione adottate da alcuni governi vengono replicate da altri e che i governi tendono frequentemente a giustificare le proprie politiche di detenzione degli immigrati sulla base del fatto che altri paesi, spesso ricchi, attuano una politica simile.

La tavola rotonda era presieduta dal Card. Renato Raffaele Martino che da qualche mese è Presidente anche del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, oltre che dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Con lui al tavolo di presidenza stava Mons. Scialoja, Presidente della Lega Musulmana in Italia e Bnai Brith, Presidente della Organizzazione Ebraica Giovanile.

L’intervento più forte e impegnativo è stato quello del Card. Martino, commentato con molto favore dalla stampa italiana o con forti riserve. Va precisato che il Cardinale allarga lo sguardo al mondo intero per segnalare e denunciare campi dove immigrati/richiedenti asilo sono trattenuti per lunghissimo tempo, anche per anni, con conseguenze irreversibili per la salute fisica e mentale. Questo non è strettamente il caso dell’Italia e non si trova nell’intervento del Cardinale la frase che si legge in qualche agenzia stampa (cfr. Stranieri in Italia, 16 giugno).

“I rifugiati e gli immigrati rinchiusi in questi centri non hanno commesso nessun crimine, se non quello di arrivare in Italia per una speranza di salvezza”; se è autentica, può essere la risposta alla domanda di qualche giornalista a margine della tavola rotonda.

Comunque l’intervento del Card. Martino è molto forte e chiaro, motivo di riflessione seria per tutti. Perciò qui di seguito viene riportato integralmente per poter collocare i singoli passaggi nel loro obiettivo contesto.

DOCUMENTAZIONE

308) INTERVENTO CARD. RENATO R. MARTINO ALLA TAVOLA ROTONDA DEL 15 GIUGNO

VATICANO (Migranti-press) – Tema dell’intervento: “La Detenzione di rifugiati, richiedenti asilo e immigrati”.

Sono lieto di trovarmi qui oggi per potervi parlare di un tema – la detenzione di rifugiati, richiedenti asilo e immigrati– che sta molto a cuore alla Chiesa Cattolica.

Sono anche contento di poterne discutere assieme ai nostri amici delle comunità musulmane ed ebraiche. Il dialogo su questioni di fondamentale importanza, che toccano le vite di tante nostre sorelle e fratelli, può rivelarsi un’esperienza molto arricchente. È per me un’esperienza arricchente e di fondamentale importanza intraprendere un dialogo fondato sulla fede e su questioni che riguardano la vita di un numero così elevato di nostri fratelli e sorelle.

Secondo il testo Dignitatis Humanae, la Dichiarazione sui Diritti Umani contenuta nel Concilio Vaticano II, la Chiesa Cattolica insegna che il potere civile e l’ordine morale devono essere tra loro coerenti e che l’autorità civile è chiamata a difendere e salvaguardare i diritti umani e mantenere quella pace che nasce da una vita vissuta in comune nella giustizia e nell’armonia (7). In altre parole la Chiesa Cattolica insegna che il potere civile esiste per servire l’interesse pubblico e promuovere il bene comune dell’intera famiglia umana. È avendo in mente questi punti che mi accingo ad affrontare il tema della detenzione dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli immigrati.

A ciascuno di noi, sin dall’inizio della nostra vita, è stata conferita uguale dignità. E questa stessa dignità costituisce il dono prezioso che viene da Dio Padre, che ci lega a quella che è la famiglia umana. Il riconoscimento di questa dignità costituisce allora la base della promozione e della protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali ed è la base della nostra discussione odierna. La dignità umana ci rende unici e allo stesso tempo ci chiama ad una reciproca solidarietà.

Il riconoscimento di questa dignità è allora necessario per comprendere le speranze, i sogni e le aspirazioni di ciascun individuo. Questo è vero in particolare per i più vulnerabili tra noi ed è vero in special modo per coloro che, all’interno della famiglia umanità, potrebbero altrimenti perdersi.

Se voi o io ci trovassimo a dovere fuggire dalla nostra casa o dal nostro paese, come vorremmo essere accolti? Credo che nessuno risponderebbe: “In un centro di detenzione”. I rifugiati e gli immigrati dovrebbero essere accolti come persone e aiutati, insieme alle loro famiglie, a integrarsi nella società. Dobbiamo accoglierli a braccia aperte e con spirito di solidarietà.

Secondo rapporti negli ultimi anni il numero di persone richiedenti asilo è diminuito notevolmente. Dal 2001, il numero di richieste di asilo nei paesi industrializzati è sceso del 40%.

Da un lato questo dato ci potrebbe indicare che sempre meno persone richiedano l’assistenza della comunità internazionale per trovare riparo o per mettersi in salvo. Ma potrebbe anche significare che i governi stiano rendendo sempre più difficile questa assistenza per coloro che chiedono rifugio o asilo o desiderano migrare, entrare nei loro paesi.

Uno degli strumenti che molti governi nazionali utilizzano per scoraggiare i rifugiati e i migranti dall’entrare nei loro confini è quello della detenzione.

La società nel suo complesso ha la responsabilità morale di promuovere la dignità umana e i diritti umani. Questo include i diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati e degli immigrati. Le società hanno il dovere di proteggere tutti coloro che sono perseguitati o vittime di abusi dei diritti umani. Le persone che fuggono da tali situazioni molto spesso non hanno altra scelta che varcare i confini senza autorizzazione e senza documenti. Sin dal 1951 questa possibilità veniva riconosciuta dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Questa convenzione proibisce ai governi di penalizzare i rifugiati e i richiedenti asilo per essere entrati all’interno dei loro confini illegalmente. Nonostante ciò, molti governi usano la detenzione per penalizzare coloro che sono costretti a fuggire. Dobbiamo difendere la dignità del diritto di chiedere asilo. La storia ci mostra che una politica che si concentri sui controlli migratori aumenta la vulnerabilità dei richiedenti asilo e li espone al rischio di sfruttamento. I confini chiusi costringono coloro che non hanno alternative ad affidarsi ai trafficanti e ai contrabbandieri, e, all’arrivo nel paese di asilo, ad essere costretti a vivere nei campi di detenzione.

L’uso crescente della detenzione da parte dei governi per scoraggiare l’immigrazione è in conflitto con i principi di cui ho parlato – il diritto irrinunciabile a essere protetti dalle persecuzioni e il diritto ad essere accolti e integrati nelle società dei paesi di arrivo.

Il moltiplicarsi di centri di detenzione per richiedenti asilo e immigrati desta molta preoccupazione. Questi centri sono disseminati a centinaia in Europa, Africa, Asia, Oceania e nelle Americhe. Il fatto che, sulla base di non meglio identificati motivi di sicurezza nazionale, molti paesi ricorrano alla detenzione in maniera abituale e sistematica, piuttosto che in via eccezionale, desta altresì molta preoccupazione. Certamente gli stati hanno il diritto di controllare i movimenti di persone sui loro confini. Ma prima di ricorrere alla decisione di porre sotto detenzione degli individui solo per aver varcato un confine, è necessario valutare le conseguenze di tale privazione della libertà – le risposte degli stati devono essere proporzionali e devono prendere in considerazione le circostanze individuali. Sembra invece che molti stati non stiano adottando misure proporzionali.

Una riflessione aperta e partecipata sulle sfide etiche della detenzione è un primo passo verso l’adozione di misure alternative alla detenzione. Tali alternative esistono e sono più umane ed efficienti – come i centri aperti di accoglienza, gli obblighi regolari di firma, o la libertà vigilata. Tali misure dovrebbero essere prese sempre in considerazione.

Anche le condizioni in cui si trovano molti dei centri di detenzione destano preoccupazione. Le persone sono spesso trattenute in condizioni di sovraffollamento e igienicamente carenti, a volte insieme a persone già condannate per crimini commessi. Il più delle volte il personale non è sufficientemente addestrato. Uomini e donne devono talvolta convivere all’interno delle stesse strutture, in promiscuità, mentre, al contrario le famiglie possono venire divise. La mancanza di servizi di base o educativi ha poi un impatto negativo sulla salute fisica e mentale delle persone detenute.

In molti paesi i bambini vengono detenuti senza avere la possibilità di andare a scuola. Dobbiamo lavorare con urgenza per trovare soluzioni alternative alla detenzione dei bambini. Tali alternative devono rispettare l’importanza dell’unità familiare e dei ricongiungimenti familiari e assicurare un supporto adeguato da parte della comunità a quei bambini che subiscono i danni dalla detenzione.
La detenzione di persone vulnerabili come i bambini, le persone con disabilità mentali o fisiche, le vittime di torture o traumi e le donne nelle ultime fasi della gravidanza o in fase di allattamento, non è moralmente accettabile.

Lunghi periodi di detenzione possono ulteriormente segnare individui che hanno già sofferto difficoltà e abusi prima di giungere nei paesi dove verranno detenuti. Ciò può rendere più complessa la loro reintegrazione nella società e in non pochi casi può condurli persino a togliersi la vita. Qualora ragioni di sicurezza nazionale richiedano che in alcuni casi eccezionali i richiedenti asilo e gli immigrati debbano essere detenuti, questo deve avvenire solo all’interno di criteri ben definiti e per il più breve tempo possibile e sempre riconoscendo loro la possibilità di ricorrere ad un’assistenza legale, a consultare medici, familiari, amici e assistenti spirituali.

Oltre al disagio dei singoli individui detenuti, esiste anche un problema di percezione. Agli occhi dell’opinione pubblica, la distinzione fra detenzione criminale e amministrativa non è chiara. Questo significa che i richiedenti asilo e gli immigrati irregolari soggetti a detenzione vengano di fatto associati a dei criminali, stigmatizzandoli, alimentando comportamenti xenofobi e costituendo un ulteriore deterrente ad una loro integrazione nella società.

Vi sono molte conseguenze alla detenzione che vanno oltre quelle subite direttamente dai singoli detenuti. Vi sono conseguenze per la società che li ospita, che perde l’opportunità di mettere a frutto il potenziale umano delle persone detenute. Mi riferisco sia a coloro che sono detenuti all’interno dei centri, così come a coloro che vengono mantenuti in condizione di semidetenzione nei campi rifugiati e che, per diversi anni, non hanno la possibilità di abbandonarli.

Trattenere i rifugiati in campi chiusi ha delle implicazioni economiche sia per i rifugiati che per le comunità ospitanti e questo perché i rifugiati potrebbero essere autosufficienti e dare un loro contributo alle economie locali.

Le persone che perdono le proprie abilità professionali a causa dei lunghi periodi trascorsi nei centri di detenzione o nei campi rifugiati, si trovano private della loro capacità economica con danni ingenti per il loro potenziale umano presente e futuro. Il costo di tale perdita dovrà essere sostenuto dal paese di asilo qualora essi non possano ritornare al loro paese di origine o essere ritrasferiti in un altro paese. Inoltre, lunghi periodi di inattività forzata minano alle radici la capacità degli individui a reintegrarsi con successo nella società.
Non dobbiamo poi dimenticare che la detenzione può avere un effetto traumatizzante anche su coloro che sono preposti alla sorveglianza dei richiedenti asilo e degli immigrati. La privazione arbitraria della libertà avvelena la società umana. Arreca danno a coloro che la impongono così come a coloro che la subiscono. È moralmente sbagliato far ricorso a mezzi inaccettabili anche al fine di preservare ciò che viene percepito come il bene comune.

Alla luce di tutte queste considerazioni e preoccupazioni, mi auguro che i governi ascoltino le raccomandazioni della coalizione e che si ricorra alla detenzione solo come estrema ratio e che si ricerchino sempre delle alternative a tale misura. Le leggi che violano i diritti umani fondamentali non hanno alcuna forza morale.

 

 

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