1686 Ds, Mussi attacca: il partito democratico non è il mio partito

20060702 13:19:00 webmaster

(da l’Unità)

Nessuno ha dubbi: i Democratici di Sinistra devono cambiare. Però non così, soffocando le ragioni di una sinistra socialista italiana. Il ministro dell´università Fabio Mussi lo dice chiaro all´assemblea della minoranza della diessina: da qui al congresso della Quercia sarà battaglia. «Il congresso vale per noi e vale per la maggioranza – spiega – È un’avventura e tutti si mettono a rischio. Non si fa stabilendo prima come va a finire e cosa faremo noi».

Nessun tracciato prestabilito e nessun dibattito addomesticato, insomma: il traguardo del partito democratico non è l´unico e non può essere dato per scontato. Di più, ammonisce Mussi: se «in tempi certi» nascerà il partito Democratico, «quello non potrà essere il mio, il nostro partito».

Ma se è vero, come dice il leader della minoranza diessina, che «il partito che c´è non va bene», anzi, «non va bene per nulla», dove è la nuova strada da imboccare? Quello che conta, ora, sembra essere la garanzia di un percorso ancora aperto. Tant´è che l´unica proposta concreta è quella di «una fondazione con forze del lavoro, della cultura, e della politica della sinistra italiana ed europea, anche se non si chiamerà "italiani ed europei", e che lavori intorno alle idee fondamentali per le ipotesi della sinistra in Italia»

Rinunciare al nome e al simbolo dei Ds, del resto, non è un obbligo. Anche perché «se c’è una bandiera si può discutere su dove piantarla», ma «quando non c’è più la bandiera se ne devono trovare altre». Per questo il primo problema da risolvere è «qual è l’identità di una forza socialista e qual è il rinnovamento che vogliamo portare nel socialismo europeo».

Quanto all´alleanza con gli alleati dell´Ulivo, è indispensabile «difendere il valore assoluto dell’alleanza e naturalmente anche il rapporto con la Margherita e la tenuta e la stabilità del governo», però Mussi chiede senza mezzi termini a Fassino di prendere atto che «il progetto di una fusione tra Ds e Margherita non ce la fa ad affermarsi, che non c’è lo spazio storico di un partito unico».

La principale mozione della minoranza diessina dirà tutto questo al consiglio nazionale del prossimo 13 luglio. Con un «Manifesto per un progetto di sinistra italiana» E dirà anche un «no, grazie» alla proposta di entrare in segreteria avanzata da Fassino.

Restano le diverse posizioni di quelle che, all´ultimo, al congresso della Quercia erano state le due più piccole mozioni di minoranza. La Sinistra ecologista di Fulvia Bandoli, che insiste perché si torni al progetto della Federazione dell´Ulivo, «l´esatto contrario di un partito unico». E la Sinistra per il Socialismo di Cesare Salvi, che chiede di non prendere nessuna decisione prima del congresso e minaccia la scissione: «Se si avvierà la costruzione di un partito che comporti il superamento di un’autonoma forza di sinistra di ispirazione socialista, si porrebbe a quel punto il tema della costruzione di un nuovo soggetto politico della sinistra».

Dalla maggioranza fassiniana arriva il commento del coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca. Gentile, ma fermo nell´obiettivo finale: «Il passaggio dall’Ulivo come soggetto politico all’Ulivo come soggetto politico democratico e riformista – osserva – richiede dunque un confronto delle idee a cui anche il punto di vista critico, rappresentato dalle minoranze dei Ds, può dare un contributo importante.

 

 

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