1683 Afghanistan, Sì Udc contro la Cdl; otto senatori agitano l'Unione

20060628 19:54:00 webmaster

Il voto sul rifinanziamento delle missioni militari agita sia la maggioranza che minoranza. Nell´Unione otto senatori minacciano il No. Nuovi malumori dopo l´accordo raggiunto martedì sera fra le forze politiche del centrosinistra, ma tutti i partiti assicurano: il governo non può essere messo in discussione. L´Udc annuncia il suo Sì in continuità con le scelte della precedente legislatura e in aperta polemica con Forza Italia. E alla fine la lacerazione più bruciante potrebbe toccare proprio al centrodestra.

«Noi non faremo le nostre scelte in funzione di Prodi e della sua maggioranza», afferma il segretario Udc Lorenzo Cesa nella sua relazione approvata all´unanimità dalla direzione nazionale «in continuità con le scelte di politica estera della passata legislatura». Una posizione che travolge l´attendismo di Fini (dal leader di An era arrivata la richiesta di attendere la posizione del governo in aula per svelarne eventuali contraddizioni) e irrita il forzista Sandro Bondi: «Non posso comprendere le ragioni per le quali l’Udc annunci un probabile voto favorevole al governo Prodi senza una preventiva consultazione e discussione all’interno della Cdl e, soprattutto, senza ancora conoscere la posizione del governo e il contenuto della mozione che verrà presentata in Parlamento dalla maggioranza»

Quanto al centrosinistra i problemi arrivano da i verdi Mauro Bulgarelli, Loredana De Petris e Giampaolo Silvestri da Fosco Giannini, Claudio Grassi, Gigi Malabarba e Franco Turigliatto di Rifondazione, da Fernando Rossi dei Comunisti italiani. «Se il decreto sull’afghanistan resta così com’è, non siamo d’accordo e annunciamo il nostro voto contrario», dicono. Ma arriva subito la sconfessione dai vertici dei rispettivi partiti. Il capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli chiede «responsabilità». Il segretario del Pdci Oliviero Diliberto ribadisce che «i Comunisti Italiani erano, sono e saranno sempre contrari ad una partecipazione italiana a missioni di guerra come quella dell’Afghanistan», ma hanno anche «a cuore, senza alcun tentennamento, le sorti del governo Prodi». Chiarissimo il segretario di Rifondazione Franco Giordano: «La libera espressione del dissenso – dice – non può e non deve mettere in discussione all’atto del voto parlamentare l’autosufficienza e la tenuta della maggioranza e del governo dell’Unione».

«I voti della maggioranza ci saranno. Questo è fuori discussione», taglia corto da Berlino il ministro degli esteri Massimo D´Alema. E ormai anche qualcuno in più.

 

 

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