1673 Rino Giuliani (Istituto Fernando Santi): Rai e Rai International, due volti di una stessa medaglia

20060628 18:47:00 webmaster

Nei giorni scorsi, tra i primi dossiers esaminati dal vice ministroDanieli, non appena preso possesso delle sue funzioni, vi è stato quello di Rai International.
Danieli incontrandone il comitato di redazione ha anticipato: entro luglio un apposito convegno da lui promosso indicherà le linee del rilancio di rai international.
É avvenuto nella mattinata, in un incontro nel quale il cdr era comprensibilmente in fibrillazione per le carenze d’organico e per la precarietà dei rapporti di lavoro di 40 su 70 operatori.

Nei giorni successivi il cdr ha dato poi la sfiducia al direttore Magliaro.

Più recentemente l’uscente consiglio d’amministrazione della Rai, all’unanimità dei suoi componenti di centro destra e di centrosinistra, ha nominato nuovo direttore generale della Rai Cappon.

Il metodo, che ha visto perdente il candidato del presidente Prodi, Perricone, è stato autorevolmente visto dall’interno dell’Unione come un accordo di Ds e Dl con l’opposizione che pure seguita a negare la legittimità del voto che ha permesso la nascita del governo Prodi.

Osserveremo prossimamente se si ripeterà lo stesso schema per quel che riguarda Tg e testate.

Anche per rai international rivedremo le lottizzazioni e l’occupazione del servizio pubblico da parte delle forze politiche?

Afferma il Segretario dei verdi che “la Rai del centrodestra era settaria e censuratrice”.

Non credo si sia lontani dal vero.

La vicenda di Rai International, per noi di certo importante, è tuttavia solo un tassello della vasta realtà del servizio pubblico radiotelevisivo, con cui il cda della Rai dovrà confrontarsi.

Affrontarla come una enclave fra addetti ai lavori anziché inquadrarla all’interno del suo contesto più ampio, ci può far correre i rischi di uscite velleitarie; il primo problema di rai international non è quello tecnico-organizzativo, né quello degli organici, né quello delle risorse finanziarie

Sergio Romano, che condivide la scelta di Cappon come risultato di un obbligatario compromesso, scrive sul Corriere della Sera del 23 giugno scorso:

“La rai d’oggi non è un bene pubblico, è una preda politica. É una azienda a libertà vigilata che ogni governo cerca di controllare, in cui partiti cercano di collocare i loro pupilli e che la classe politica gestisce, nella migliore delle ipotesi, come un condominio.”

Va cambiato un sistema antico e reiterato di assumere personale sulla base dell’appartenenza politica, a tutto danno della qualità dei servizi, della correttezza dell’informazione e dell’uso degli stessi come arma politica.

Si può riconoscere in maniera eloquente dalla situazione che è esplosa, solo all’indomani del cambio di maggioranza in Parlamento; caratteristiche di urgenza confermate dalla tempestività della mobilitazione degli operatori che hanno lavorato negli anni passati in rai international.

Per i contratti a termine dei precari sicuramente il ruolo delle organizzazioni sindacali è essenziale e l’auspicio è che le giuste tutele del lavoro si realizzino pienamente. Siamo contrari alla precarietà come regola anzichè come eccezione. Sosteniamo il superamento della L. 30 anche nei rapporti di lavoro in rai.

Migliaia di ore di radio, centinaia di televisione, sono stati realizzati dai lavoratori di rai international con risorse che sono state ridotte.

A noi questo interessa, come ci interessa che la rai investa in informazione e intrattenimento di qualità per gli italiani all’estero. C’è una insoddisfazione diffusa, non solo per il fatto che la rai non si veda in alcune aree del pianeta anche a noi vicinissime, ma anche, soprattutto, per gli indirizzi dati alla produzione, per le scelte fatte in termini di programmazione.

Rai International ha spesso assunto la sostanza omologante che sempre più ha reso simili rai e mediaset.

Non si tratta di dare il voto a singoli prodotti ma di valutare il modo di perseguire la mission di rai international.

Non si tratta di aprire oggi, ex post, una polemica sul modo in cui sono state realizzate non poche assunzioni, ma di esigere, a partire da oggi, una gestione equilibrata, che rispetti sempre il pluralismo politico e culturale presente nella nostra società che il centro destra non ha rispettato.

Il pluralismo lo deve garantire con forza il governo dell’Unione, non nell’interesse dei maggiori partiti, ma come risorsa di una società in cui il collante identitario sia anche il rispetto degli altrui punti di vista.

In buona sostanza avanziamo una forte critica, non isolata, sulla direzione di Rai International attuata all’insegna dell’appartenenza politica.

Vi è poi certamente un problema di mezzi, di tecnologie obsolete, di palinsesti e collocazioni orarie, per rendere fruibile il servizio a tanti connazionali in Italia e all’estero.

Sicuramente le cose non sono migliorate dall’epoca della vecchia direzione esteri della rai.

Mi ricordo di aver seguito il convegno del PSI, promosso da Enrico Manca in Roma a Palazzo Pasolini, che precedette la riforma rai del 1975, con i suoi forti contenuti di modernizzazione, di riforma istituzionale, e che pose fine al monopolio dc ed aprì a socialisti e comunisti .

Oggi le condizioni sono diverse, e diverse devono essere le soluzioni per confermare un servizio pubblico efficace ed aperto, non appesantito da burocrazie inutili ma nemmeno privatizzato!

Per il rilancio di rai international non si può prescindere dalla risoluzione delle problematiche di tutta la rai.

Si dovrebbe ripartire dalla cultura degli italiani all’estero, dai loro bisogni. Occorrerebbe guardare alle necessità dei fruitori, fare scelte ed individuare priorità, sulla base delle scarse risorse economiche disponibili.

Non abbiamo rinunciato all’idea della rai come servizio pubblico piuttosto che come service.

Sbaglia chi in rai inernational pensa di trovare consenso tra gli eletti all’estero, offrendosi come megafono intelligente delle loro esigenze di comunicazione con le circoscrizioni elettorali.

Rai International è criticata all’estero, dove si chiede che siano alzati i livelli di qualità e dove non interessano programmi “ tagliati su misura” per questo o quel personaggio politico o partito.

Per fare una rai international di qualità vi è un primo livello, quello politico, nel quale vanno affrontate le questioni finanziarie. É quello della presidenza del consiglio, in cui dal mae agli altri soggetti pubblici, si deve decidere sinergicamente ed in termini di sussidiarietà; anche le regioni dovrebbero almeno raccordarsi con il cosiddetto stato centrale, nella loro atomizzata politica estera in salsa localistica.

L’informazione e la comunicazione sono anche il veicolo per produrre ricchezza ed i soggetti interessati lo sanno. Rai Internartional può produrre ricchezza e non solo assorbire risorse del contribuente.

Quello che è mancato in questi anni in rai international è stato un clima ne quale tutti si potessero sentire garantiti .

Il pluralismo della società italiana non è stato rappresentato né in rai e né in rai international.

Ieri rai international ha subito il tremaglismo, cultura politica ridondante che utilizza un luogo sacro come l’altare della Patria, dove ci sono solennemente vegliate notte e giorno le spoglie di un giovane italiano ignoto morto nella grande guerra, per una manifestazione privata con cantanti ed attori,che si sarebbe potuta svolgere ovunque ma non lì!

Ha ragione chi, accanto all’idea di un seminario estivo, sostiene l’idea che vada aperto un dialogo con quanti sono legittimamente interessati ad una ridefinizione dell’informazione, per promuovoere programmi che si pongano anche il problema del feedback informativo, che la rai tutta deve rilanciare.

Si deve innanzitutto partire da un processo di riqualificazione che gli stessi operatori di Rai International affermano di voler perseguire.

É ragionevole ripartire dalla risorsa rappresentata da un personale che richieda, in modo trasparente, di essere messo nelle condizioni di poter crescere professionalmenete e di produrre con qualità

Tale processo non può poi prescindere da tutti gli altri attori che sono interessati al rilancio di rai international e che vanno chiamati a dare un contributo.

Li ha elencati tutti, o quasi, il viceministro Danieli nel comunicato stampa che annunciava per luglio la giornata d’approfondimento.

Mancava tra gli elencati l’associazionismo, ma siamo fiduciosi che si sia trattato di una svista e che la CNE, in quanto rappresentante dell’associazionismo, sia chiamata a discutere, insieme ad altri, considerato che il riconoscimento del suo ruolo non è mai venuto meno, come dimostrano anche le recenti dichiarazioni del viceministro con delega per gli italiani all’estero.

Tra le diverse idee che cominciano a circolare vi è quella di trovare forme di controllo sulla qualità dei prodotti, sulle procedure di verifica del risultato, sulle diverse possibilità di favorire una ripresa qialitativa di rai international.

Qualcuno ha ricordato che diversi anni oro sono esisteva una commissione mista, Rai Presidenza del Consiglio, per il monitoraggio dei programmi e le modifiche degli stessi.

Altri tempi, altre impostazioni, altri programmi.

Dall’interno di rai international è venuta avanti l’idea di costituire un gruppo misto istituzionale fra Rai e Presidenza del Consiglio “che permettesse, periodicamente, di aggiustare il tiro della programmazione anche di fronte a nuovi eventi internazionali e nuove sfide (partecipazione italiana a missioni di pace, importanza di presenza sul mercato cinese etc.).”

A me sembra tuttavia che sarebbe utile una commissione con finalità di garanzia e, in un’ottica di rigorosa terzietà come è giusto che sia, di monitoraggio e controllo.

Il mantenimento delle risorse, il raggiungimento di obiettivi, un processo di costante accreditamento dei prodotti e delle professionalità che concorrono alla loro realizzazione, non vanno affidate ai produttori!

Monitoraggio e controllo, due funzioni proprie del cittadino utente, all’insegna della soddisfazione degli utenti e di una cittadinanza attiva, della quale, la più naturale anche se non esclusiva espressione, è proprio l’associazionismo, che in tanti citano ad ogni piè sospinto per poi, nei fatti, cercare di escludere.

(Rino Giuliani)
Vice presidente dell’Istituto Fernando Santi

 

 

1673-rino-giuliani-istituto-fernando-santi-rai-e-rai-international-due-volti-di-una-stessa-medaglia

2458

2006-2

Views: 33

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.