1668 Dall'Ocse il rapporto sulle migrazioni internazionali 2006

20060624 10:34:00 webmaster

In aumento nei Paesi più industrializzati gli immigrati stabili, i ricongiungimenti familiari e gli studenti stranieri. Continua il calo dei richiedenti asilo

ROMA – Oltre tre milioni e mezzo di immigrati a lungo termine, 371.000 chiedenti asilo, quasi due milioni di studenti stranieri, circa 150 miliardi di dollari in rimesse. Sono questi i dati salienti del rapporto che ricostruisce la mappa migratoria dei paesi che aderiscono all’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. L’indagine, dal titolo "International Migration Outlook", è stata presentata a Roma dal Direttore della divisione migrazioni internazionali dell’Ocse Jean-Pierre Garson nel corso di un incontro organizzato dal Centro studi politica internazionale(Cespi).

Dalla trentesima edizione dell’indagine emerge inoltre il costante aumento degli ingressi per ricongiungimento familiare, il declino delle richieste d’asilo e la crescente incidenza degli immigrati sul mercato del lavoro. Confermate dall’indagine anche le difficoltà di integrazione degli stranieri e l’ampia presenza degli irregolari che per l’Italia viene però stimata, si parla di 700.000 unità, senza tener conto dell’ultima regolarizzazione. Tra i maggiori Paesi di immigrazione troviamo al primo la Svizzera che viene seguita a ruota da Nuova Zelanda, Australia e Canada. Per quanto riguarda invece le nazioni d’origine dall’Osce vengono segnalati nuovi flussi migratori dalla Russia, dall’Ucraina, dalla Cina e dai Paesi dell’America Latina verso la Spagna. Nel rapporto anche una sessione monografica sul confronto fra le politiche di gestione migratoria dei Paesi che utilizzano il sistema della quote di ingresso.
"Anche per far fronte ad un contesto migratorio che sta rapidamente cambiando – ha detto il vice Direttore del Cespi Ferruccio Pastore nel corso della presentazione dell’indagine – il panorama delle fonti statistiche internazionali in materia di immigrazione è molto migliorato, divenendo più ricco e sintetico. Il rapporto International Outlook è insostituibile sia per il fatto di avere dei corrispondenti stabili nei vari Paesi per l’acquisizione dei dati, sia per il particolare taglio geografico comparativo che si estende su quattro continenti e cioè sui principali poli migratori". Pastore ha inoltre annunciato la realizzazione di un incontro, a Roma dal 6 all’8 luglio, che servirà a fare il punto sul progetto, portato avanti dal Cespi in collaborazione con la Direzione generale del Mae per la Cooperazione allo sviluppo, relativo ai flussi migratori provenienti dall’Africa. Diversa l’opinione del senatore dell’Ulivo Massimo Livi Bacci, docente di demografia dell’Università di Firenze, che ha sostenuto come alla crescita numerica delle statistiche sulle migrazioni internazionali non abbia corrisposto un adeguato innalzamento della qualità. Dopo aver auspicato un rapido miglioramento delle fonti Livi Bacci ha ricordato come a tutt’oggi buona parte dei flussi migratori passino per vie irregolari. Una situazione che l’Italia negli ultimi 10 anni ha gestito attraverso le sanatorie "sgonfiando e gonfiando la bolla dell’irregolarità". Una realtà, quella degli ingressi clandestini, che per il senatore è imputabile all’esposizione geografica del nostro Paese, alle vaste dimensioni dell’economia informale, alla rigidità delle quote e alla forte domanda di lavori a bassa qualifica presente in Italia. "E’ necessario – ha concluso Livi Bacci – ridurre la febbre dell’irregolarità, cambiando anche la filosofia della legge Fini che vede nell’immigrato un personaggio in transito".
Valerio Terra Abrani, Direttore centrale dell’Istat, ha invece evidenziato la necessità di statistiche sull’immigrazione più coerenti e armonizzate a livello comunitario e la costruzione in Italia di un sistema statistico integrato su immigrazione e presenza straniera in cui possano confluire informazioni sull’istruzione, sul lavoro, sulla partecipazione economica, sulla giustizia e sulla sicurezza. Terra Abrani ha anche ricordato come a tutt’oggi siano presenti nel nostro Paese quasi tre milioni di stranieri. Immigrati che si segnalano per un tasso di fecondità molto superiore – nel 2005 sono nati quasi 50.000 bambini da coppie straniere – a quello degli italiani. Un positivo apporto demografico a cui bisogna aggiungere il futuro aumento della presenza immigrata che dovrebbe aggirarsi intorno alle 150-200.000 unità all’anno. Terra Abrani ha inoltre ricordato il probabile ampliamento, nel prossimo autunno, delle quote di ingresso degli stranieri che al momento, con i 170.000 posti previsti, soddisfano solo in parte le 485.000 domande già presentate.
Il ritardo qualitativo delle statistiche sulle migrazioni internazionali è stato sottolineato da Corrado Bonifazi, dell’Istituto sulle ricerche della popolazione del Cnr (IRPPS), che ha inoltre auspicato la raccolta di dati sui flussi degli stranieri che tornano al Paese d’origine o si muovono verso altre destinazioni. Una carenza del sistema informativo che crea un’immagine distorta del quadro migratorio. Bonifazi ha segnalato il ritardo dell’Italia, rispetto agli altri Paesi, sul fronte dell’acquisizione di immigrazione qualificata. A tutt’oggi infatti il saldo fra i nostri "cervelli in fuga" e i ricercatori stranieri che vengono a studiare e lavorare in Italia è ancora sfavorevole.
Andrea Brandolini, del sevizio studi della Banca d’Italia, ha invece sottolineato come i dati del Rapporto Osce smentiscano le paure di molti italiani sull’eccessivo numero degli immigrati nel nostro Paese. Una presenza, inferiore a quella riscontrata in molte Nazioni europee, che però, a partire dal 1992, ha dato un contributo determinante allo sviluppo dell’economia italiana. Un effetto sul mercato del lavoro, quello causato dagli immigrati che, secondo Brandolini, sarebbe stato sottostimato dall’indagine Ocse. Auspicati in questo contesto anche ulteriori approfondimenti statistici sul rapporto fra povertà e stranieri e sulle condizione di vita degli immigrati nei paesi di residenza.
Fra gli altri interventi segnaliamo quello di Luca Enaudi, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha evidenziato l’esigenza di avere cifre affidabili per l’elaborazione di politiche informate sull’immigrazione basate sui fatti. Enaudi ha ricordato come la situazione italiana sia molto simile a quella di Spagna, Grecia e Portogallo. Tre paesi che tentano di regolamentare l’immigrazione attraverso il sistema delle quote e le regolarizzazioni periodiche. Un "binomio impossibile", quest’ultimo, che non consente di gestire in modo adeguato un fenomeno come l’immigrazione che in Italia presenta anche problemi dovuti al cospicuo numero di lavoratori stranieri in nero. Una presenza, quella degli irregolari, che, secondo Enaudi, non coincide però con il numero delle domande di ingresso per i flussi di quest’anno, circa 300.000, rimaste tuttora inevase.
"E’ difficile stabilire un limite giusto alla pressione migratoria – ha concluso Enaudi – ma un limite va posto. Vi sono delle alternative al sistema delle quote, ma nessuna di queste dà certezze assolute. In ogni caso il meccanismo italiano d’ingresso andrà riformato.(Goffredo Morgia- InformEminotizie)

 

 

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