1679 Dubbi canadesi sul voto all'estero

20060628 19:34:00 webmaster

Il Governo federale di Ottawa riesaminerà nei prossimi mesi la legge che autorizza i cittadini residenti in Canada a candidarsi nelle elezioni che si svolgono in altri Paesi e che hanno condotto all’elezione di Gino Bucchino al Parlamento Italiano

Ottawa (NewsitaliapressEminotizie)– Il Governo federale di Ottawa riesaminerà nei prossimi mesi la legge che autorizza i cittadini residenti in Canada a candidarsi nelle elezioni che si svolgono in altri Paesi. Lo scorso novembre l’allora Ministro degli Esteri canadesi, Pierre Pettigrew , parlando di "accordo speciale " tra il Canada e l’Italia aveva dato il disco verde alla candidatura di residenti canadesi al Parlamento italiano, e al riconoscimento del diritto di voto per corrispondenza. Una decisione che ha permesso proprio a un cittadino italiano residente in Canada, Gino Bucchino, di ottenere uno dei diciotto seggi previsti per la Circoscrizione Esteri al Parlamento italiano.

Ora le carte in tavola potrebbero cambiare. Come riferisce il Corriere Canadese citando una fonte vicina al primo ministro Stephen Harper, il testo originale che ha condotto all’approvazione della legge faceva riferimento a una concessione di voto rilasciata di volta in volta, specificando come al termine di ogni consultazione il governo federale di Ottawa si riservasse il diritto di effettuare successive verifiche. Si tratterebbe quindi di un atto di carattere prevalentemente formale.

Tuttavia il riesame di un diritto già concesso, operazione nella quale sarà impegnata nei prossimi sei mesi una delegazione guidata dal Ministero dei Beni Culturali e alla quale prenderanno parte anche rappresentanti del Ministero degli Esteri e del Ministero della Giustizia, genera qualche preoccupazione all’interno di una comunità italiana compatta nel definire positiva l’esperienza di voto.

In quest’ottica non sono di conforto le parole di Len Westerberg, portavoce del Ministro dei Beni Culturali, il quale si è premurato di sottolineare come la decisione che il governo canadese ha preso in merito alla partecipazione di propri cittadini alle elezioni italiane debba essere considerata un eccezione piuttosto che un precedente.

"C’è perplessità in merito alla decisione di voler riesaminare la legge che ha consentito ai cittadini italiani del Canada di votare per le elezioni politiche italiane – ammette Gino Bucchino, deputato canadese al Parlamento Italiano votato all’interno della Circoscrizione Esteri – soprattutto in considerazione del fatto che la comunità italiana ha esercitato il diritto di voto concessole dando prova di grande maturità". "Di fatto – sottolinea Bucchino –la campagna elettorale prima e le operazione di voto poi, si sono concretizzate senza turbare in alcun modo la politica canadese, svolgendosi in modo da apparire quasi invisibile all’esterno della comunità".

Il neo deputato al Parlamento italiano ricorda come Ministero degli Esteri canadese avesse, concedendo il diritto di voto, sottolineato come questa non dovesse essere intesa alla stregua di una concessione permanente bensì suscettibile di revisioni future, ma, al tempo tesso ritiene poco opportuno ribadire il concetto a elezioni da poco terminate. "Le prossime elezioni sono in programma fra cinque anni – sottolinea Bucchino – e non vedo il motivo di procedere a una revisione in questo momento. Non vorrei che si trattasse invece di un ripensamento legato al fatto che le elezioni federali tenutesi in Canada a gennaio hanno determinato il passaggio da un governo liberale a uno conservatore. La possibilità di avere un proprio cittadino che siede all’interno di un Parlamento europeo deve essere valutata come un’opportunità dal mondo politico canadese".

Per Bucchino il diritto riconosciuto agli italiani residenti in Canada di votare propri rappresentanti al Parlamento italiano non deve essere messo in discussione, mentre si può rivedere, a bocce ferme, le modalità di svolgimento dello stesso. "Sono convinto – argomenta infatti il deputato italo-canadese – che fra cinque anni non voteremo allo stesso modo: sostengo infatti la necessità di riportare il voto a casa, vale a dire di abbandonare il sistema del voto per corrispondenza, per una consultazione che abbia luogo all’interno delle nostre sedi istituzionali: ambasciate e consolati".

"Aver ottenuto il diritto di candidatura alle elezioni italiane – commenta Nino Colavecchio, Presidente del Congresso Nazionale degli Italo-canadesi – è stato, per noi un modo per avvicinarci alla politica italiana. Ci è stata concessa un’opportunità che prima non esisteva e che la comunità italiana ha dato prova di saper cogliere partecipando alle consultazioni in modo attento e coscienzioso".

Colavecchio ritiene che difficilmente, una volta creato questo precedente, le autorità politiche canadesi faranno marcia indietro. "E’ naturale che vengano svolte delle verifiche: Ottawa si riservava il diritto di monitorare lo svolgimento delle elezioni, ma mi sembra che tutto si sia svolto con regolarità e senza creare alcuna frazione né tra gli italiani e i loro rappresentanti al parlamento canadese né all’interno della comunità italiana stessa".

Quanto alle possibili divisioni all’interno della comunità italo-canadese, citate come uno dei possibili motivi delle perplessità espresse dal governo federale di Ottawa, secondo il Presidente del Congresso Nazionale degli Italocanadesi, le frizioni di fatto si creano già rispetto alla politica canadese. "E’ naturale poi che esistano dibattiti interni con coloro che ritengono che avere un parlamentare in Italia ci sottragga potere politico in Canada, anche se francamente non vedo come questo possa accadere: io interpreto questa opportunità come un qualcosa in più, non come qualcosa in meno".

"Detto questo – conclude Colavecchio – bisogna riconoscere come dei cittadini canadesi si debba occupare in primo luogo la politica canadese e di come, di fatto non sappiamo ancora come potremo interagire con i nostri rappresentanti a Roma. Bisognerà inoltre valutare i problemi di sovrapposizione tra il ruolo dei parlamentari della Circoscrizione Esteri e quello tradizionalmente svolto da ambasciate e consolati".

Un problema di sovrapposizione ribadito anche da Massimo Pacetti deputato al Parlamento di Ottawa per il Parti Libéral. "Francamente non capisco quale possa essere il ruolo di un parlamentare canadese alla Camera italiana: io non saprei come comportarmi. Quale è il suo grado di rappresentanza e fino a che punto, essendo da solo, potrà influire sui lavori del Parlamento?".

Nell’opinione di Pacetti il rischio di una competizione con gli organi di rappresentanza dello Stato Italiano in Canada, Ambasciata e consolati in primis, è concreto. "Il rischio è che, per farsi rieleggere, un parlamentare canadese al Parlamento italiano cerchi di scavalcare le funzioni degli organi di rappresentanza, proponendosi come interlocutore privilegiato anche rispetto ai deputati canadesi" . Il deputato liberale al Parlamento di Ottawa ritiene più proficuo operare attraverso gruppi di lavoro tra gruppi di parlamentari dei due Paesi. "Avere un singolo rappresentate al Parlamento italiano non cambia niente e rischia di tradursi solo in uno spreco di risorse".

"Si tratta di un’esperienza inedita e occorrerà vedere come si svilupperà in concreto" conferma Nino Colavecchio. "Tuttavia il fatto che il voto degli italiani all’estero si sia rivelato determinante per l’esito finale delle elezioni politiche ha dimostrato come l’Italia nei prossimi anni dovrà dialogare sempre più intensamente con i propri concittadini che vivono fuori dai confini nazionali"

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