1723 AIUTIAMO "IL MANIFESTO": UN BENE COMUNE

20060708 17:54:00 webmaster

Il trentacinquenne quotidiano "Il Manifesto", isola felice
dell’informazione italiana, sta attraversando una delle sue solite burrascose crisi economiche. Non possiamo permettere che sparisca. È possibile dare un contributo economico tramite versamento sul conto corrente, bonifico bancario o, più comodamente, tramite web con la carta
di credito. Usando internet (tutte le spiegazioni a partire da questo link:

http://www.ilmanifesto.it/sottoscrizione2006/start.html) si possono fare donazioni da 10, 50, 100 o 500 euro.

*Il nostro referendum*

Da trentacinque anni il manifesto rappresenta un caso unico nel panorama editoriale italiano e non solo.Nessun padrone se non la cooperativa dei lavoratori che lo mettono ogni giorno in edicola, stipendi (bassi) uguali
per tutti, un giornalismo politico indipendente e autogestito specchio delle trasformazioni che hanno segnato questi anni. Un bene comune, un vero e proprio «mostro» – nel senso letterale del termine – che ha l’ambizione di stare sul mercato violandone le leggi, un luogo aperto della sinistra. Anche la porta d’ingresso è sempre spalancata e chiunque può entrare, persino gli indesiderati, come è accaduto qualche anno fa. In
questi trentacinque anni abbiamo vissuto pericolosamente (e spericolatamente): centinaia di migliaia di persone lo sanno bene, quelli che ci hanno letto, lavorato e chi ci ha usato per le proprie passioni. Le crisi finanziarie hanno scandito la nostra esistenza: le abbiamo sempre
superate con il nostro lavoro e con l’aiuto del «nostro mondo». Ora siamo al punto che trentacinque anni possono precipitare in un pomeriggio d’estate. Perché la libertà costa, soprattutto a chi la pratica, e arriva il momento che quei costi si materializzano in scadenze non più
rinviabili. Per evitare il precipizio abbiamo bisogno di aiuto, perché questa crisi è più grave delle altre e mette a repentaglio la stessa esistenza del giornale. Non è un grido d’allarme, è una semplice notizia: nelle pagine interne ne illustriamo i termini. Perciò da oggi inizia un
referendum sul futuro di questo giornale: le schede elettorali stanno nel portafoglio di tante e tanti. Perché questa è una crisi che non riguarda solo noi. Coinvolge i nostri lettori più affezionati, ma anche chi ci ha
comprato una volta sola nella sua vita. Chiama in ballo tutta la sinistra (nell’accezione più ampia del termine, dai partiti ai sindacati all’associazionismo) ma anche il mondo dell’informazione cui questo giornale qualcosa ha pur dato (e continuerà a dare). Sono tutti questi i
nostri «padroni», tutti quelli che – magari guardandoci da lontano – pensano che la democrazia abbia bisogno di un «mostruoso» antidoto contro i rischi di omologazione del pensiero. Saremo presuntuosi,macrediamo che
la nostra voce sia essenziale, che il nostro essere uno strumento di lavoro per la critica dell’esistente sia una cambiale che non dobbiamo pagare da soli. E che, perciò, la nostra sorte non riguardi solo chi lavora in via Tomacelli o chi continua a stare «dalla parte del torto», ma anche chi la pensa in modo opposto. Per questo la nostra crisi la mettiamo in piazza, per questo faremo «l’appello» dei sottoscrittori e ne racconteremo gli esiti. Da oggi entriamo in una fase di mobilitazione
generale. Siamo convinti di farcela. Noi ci metteremo tutto il nostro lavoro di sempre e le nostre aperture al mondo.Maabbiamo bisogno di tutti voi. Diteci se voi avete bisogno di noi. O se – come ha detto quel genio del Savoia – siamo solo una pessima carta e un terribile inchiostro.

Mariuccia Ciotta
Gabriele Polo

http://www.ilmanifesto.it/sottoscrizione2006/start.html

 

 

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