1708 RAPIMENTI DELLA CIA IN ITALIA: Caso Abu Omar, arrestato il numero due del Sismi

20060708 16:42:00 webmaster

Marco Mancini, direttore della 1* Divisione del controspionaggio militare, è stato arrestato all’alba di oggi su richiesta della Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta sul sequestro dell’imam Abu Omar, avvenuto a Milano il 17 febbraio 2003. L’accusa per il responsabile delle operazioni esterne, che all’epoca ricopriva l’incarico di Direttore del raggruppamento Centro-Nord, è di concorso in sequestro di persona. Stando a quanto si apprende in ambienti giudiziari, l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice milanese riguarda anche altre persone. Ordinanze di custodia cautelare, sarebbero state emesse, infatti, per altri cinque indagati, di cui quattro di origine statunitense.

Dei quattro americani, attualmente latitanti, tre appartengono alla Cia ed il quarto era stato in servizio presso l’aeroporto di Aviano con incarichi di responsabilità.

La notizia viene indirettamente diffusa dall’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga in un’interpellanza rivolta al Presidente del Consiglio ed ai ministri degli Esteri, dell’Interno e della Difesa.

Nell’interpellanza il senatore a vita chiede se a seguito del fondamentale «contributo dato alla sicurezza del Paese dalla Procura della Repubblica di Milano con lo smantellamento tramite tempestivi arresti della Divisione controspionaggio del Sismi», il governo italiano non intenda «a tutela della sicurezza del Paese, intavolare immediatamente trattative con Al Qaeda, anche nella persona di Osama Bin Laden, offrendo in cambio dell’intangibilità dei cittadini, degli interessi e del territorio italiani, lo smantellamento di tutto l’apparato di sicurezza antiterrorismo dei servizi di informazione e di sicurezza, dell’Arma dei carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza».

«Con l’arresto avvenuto all’alba del capo e di alcuni elementi operativi del Controspionaggio del Sismi, cui si devono alcune delle più brillanti operazioni all’interno ed all’estero del nostro servizio, tra le quali le liberazioni dei nostri ostaggi in Iraq – afferma infatti Cossiga – il sostituto Spataro e l’intera Procura della Repubblica di Milano hanno dato un fondamentale contributo alla lotta internazionale contro il terrorismo, contributo che toccherà l’apice con il richiesto arresto di una squadra antiterrorismo della Cia».

Gli arresti riportano i riflettori sul ruolo svolto dai servizi italiani nella vicenda del sequestro di Abu Omar e giungono in seguito alla prolungata indagine avviata in proposito dalla Procura di Milano. Legata all’indagine, anche, la perquisizione della polizia attualmente in corso nella redazione milanese del quotidiano Libero. A motivare il provvedimento, gli articoli scritti dal vicedirettore della testata, Renato Farina, in merito al rapimento dell’imam. Gli inquirenti hanno sequestrato il computer di Farina, oltre ad aver perquisito la sua abitazione. Perquisizioni anche nella casa del giornalista Claudio Antonelli, cui sono stati sequestrati gli strumenti di lavoro.

Il caso Abu Omar non è l’unico che veda coinvolti funzionari statunitensi e la giustizia italiana: la Procura di Roma ha richiesto, infatti, il rinvio a giudizio per «delitto politico» di Mario Lozano, il marine materialmente responsabile dell’omicidio di Nicola Calipari, l’agente del Sismi ucciso sull’autostrada verso l’aeroporto di Baghdad mentre scortava la giornalista Giuliana Sgrena, liberata al termine di un lungo sequestro.

«Dalle notizie di queste ore circa l’indagine della procura di Milano e circa i provvedimenti di custodia cautelare emessi nei confronti di funzionari del Sismi, emerge uno scenario relativo al rapimento del cittadino straniero Abu Omar, radicalmente diverso dalla versione dei fatti fornita al Copaco e al Parlamento nella passata legislatura», dichiara Massimo Brutti, responsabile Giustizia dei Democratici di Sinistra.

«Attendiamo – continua Brutti – con la massima fiducia nell’autorità giudiziaria competente, che tutte le responsabilità relative a questa grave vicenda di illegalità vengano accertate fino in fondo, nel rigoroso rispetto delle regole. L’accertamento della verità è tanto più necessario a tutela di istituzioni vitali per la sicurezza del Paese».

«Le responsabilità penali sono naturalmente individuali e come tali devono essere perseguite – commenta fermo l’esponente diessino – . Ma, senza interferire in alcun modo nel procedimento penale in corso, un dovere preciso ed ineludibile incombe, a nostro avviso, sul Parlamento».

È «innanzitutto il Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza, che deve intervenire, acquisendo al più presto tutti gli elementi di conoscenza disponibili, in un rapporto di leale collaborazione con l’autorità giudiziaria, come già altre volte è avvenuto».

Il Comitato dovrà, infatti, riesaminare l’insieme dei fatti operando con rigore e con la necessaria riservatezza, approfondire le notizie di cui in precedenza non aveva potuto disporre. «Dovrà infine, – conclude Brutti – formulare una propria valutazione indirizzata al Parlamento ed al governo».

 

 

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