1696 ITALIANI ALL'ESTERO: DANIELI ESPONE LE LINEE PROGRAMMATICHE DEL SUO MANDATO

20060706 09:04:00 webmaster

L’audizione del viceministro alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e alla Commissione Esteri del Senato

"Le priorità sono, in ambito anagrafico-elettorale, la necessità di rivedere le norme che regolano l’esercizio del diritto di voto all’estero e la creazione di un efficace sistema per la gestione dell’anagrafe"

Riportiamo di seguito l’audizione del Viceministro degli Esteri, Sen. Danieli alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e alla Commissione Esteri del Senato: elementi di intervento sulle linee programmatiche concernenti le materie oggetto del decreto di delega.
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Desidero esporre oggi le linee programmatiche lungo le quali intendo svolgere il mio mandato di Vice Ministro per gli Italiani nel Mondo. Le priorità che ho individuato, per ciascuna delle quali vorrei indicare sinteticamente le criticità e i conseguenti interventi correttivi allo studio in queste prime settimane di Governo, sono: in ambito anagrafico-elettorale, la necessità di rivedere le norme che regolano l’esercizio del diritto di voto all’estero e la creazione di un efficace e corretto sistema per la gestione dell’ anagrafe degli italiani residenti all’estero, i cui limiti sono apparsi in maniera palese in occasione delle recenti tornate elettorali.

Va poi affrontato il problema, che ha riflessi anche in connessione con il voto all’estero, ma ha portata certamente più ampia, dell’informazione delle nostre collettività all’estero: considero particolarmente urgente definire nuove strategie di collaborazione con la RAI e con RAI International. Altra questione di grande rilievo è la revisione dell’attuale CGIE, che deve tener conto del mutato contesto politico, particolarmente della presenza dei 18 parlamentari eletti nella circoscrizione estero, con i quali occorrerà che il Consiglio si raccordi e collabori in maniera organica. Non posso poi trascurare di accennare ad iniziative che stanno particolarmente a cuore ai nostri connazionali all’estero: la modifica della legge sulla cittadinanza, le modalità di introduzione del nuovo passaporto elettronico, il nuovo programma di Fondo Sociale Europeo, la revisione della legge 153 che regolamenta gli interventi culturali a favore delle collettività all’estero e, infine, sotto un profilo più generale, le linee di fondo della promozione della lingua italiana all’estero. In questo vanno ricomprese la rivisitazione delle norme sugli Istituti Italiani di Cultura e il ruolo e l’attività della Dante Alighieri

E’ di assoluta evidenza che lo svolgimento dei compiti che mi sono stati affidati necessita di adeguate risorse e passa attraverso una ristrutturazione della rete diplomatico-consolare all’estero che mi propongo di affrontare con la massima determinazione attraverso una accurata razionalizzazione delle risorse esistenti, che andranno ove possibile incrementate per far fronte al profondo disagio che riscontro oggi e alle crescenti richieste che la nostra collettività legittimamente avanza ai propri rappresentanti all’estero.

1. Il voto degli Italiani all’estero

A conclusione delle operazioni di voto all’estero per le ultime elezioni politiche e referendarie ritengo opportuno riflettere su taluni aspetti critici di tale esercizio, ai quali è auspicabile porre rimedio attraverso una revisione della normativa che ne regolamenta la procedura (legge 459/2001 e DPR 104/2003).

Il voto per corrispondenza (ritenuto preferibile al voto nei seggi, alternativa che escluderebbe di fatto coloro che sono troppo lontani per recarvisi) comporta rischi ai quali non v’è particolare rimedio da suggerire ma che è bene tenere presente: non vi può essere controllo effettivo tra il momento in cui le schede vengono inoltrate all’elettore e quello in cui vengono restituite votate, possono esservi dei disguidi postali, esisteranno sempre indirizzi non aggiornati.

Viceversa, vi sono problemi, determinati in larga misura dall’applicazione dell’attuale normativa, che possono essere risolti.

In occasione delle elezioni politiche le sedi diplomatico-consolari hanno stampato e spedito circa 2.700.000 plichi elettorali in poco meno di 6 giorni, tra il 16 marzo e il 22 marzo, a prezzo di uno sforzo enorme e, ciononostante, sono state oggetto di critica da parte degli elettori che hanno ricevuto il plico in ritardo (anche se in realtà solo il 2,3 % delle buste votate è giunto oltre i termini). I tempi imposti dal rinvio alla normativa nazionale attuato dalla legge sul voto all’estero sono troppo ristretti: occorre sia anticipare la disponibilità dell’elenco provvisorio degli elettori, sia rivedere i termini per la presentazione di simboli di lista e candidature e dei relativi ricorsi, che determinano i tempi per la predisposizione dei “kit elettorali” da inviare alle sedi per la stampa.

Lo “stralcio” dall’elenco provvisorio degli elettori di poco più di 226.000 elettori, considerati quasi tutti irreperibili e ai quali non è stato ovviamente inviato il plico, è stato oggetto di critiche. Su tale punto non vi è che da continuare l’operazione di mailing, stanziando risorse sufficienti ad un allineamento il più completo possibile tra schedari consolari e AIRE comunali. Un mailing accurato consentirebbe inoltre di migliorare l’attendibilità degli indirizzi producendo un ulteriore calo del dato relativo ai plichi restituiti per mancata consegna al destinatario (circa il 9%, percentuale che si è comunque ridotta al 6,15% per il referendum di giugno).

Constatato che indirizzi aggiornati possono essere ottenuti solo grazie alla imprescindibile ma spesso assente collaborazione dei cittadini all’estero, occorre tenere presente anche la possibile alternativa della “registrazione” da parte dell’elettore. Chiedendo a coloro che desiderano esercitare il proprio diritto di voto di registrarsi a tal fine presso il competente Consolato con congruo anticipo rispetto alla scadenza elettorale, si aggirerebbero sia il problema della “irreperibilità” e dell’indirizzo errato che quello, ancor più complesso, della tempestiva predisposizione degli elenchi elettorali. Al riguardo vanno tuttavia ben ponderate le implicazioni di natura costituzionale sulla possibile limitazione dell’esercizio del diritto. Una eventuale modifica della legge elettorale in tal senso dovrà essere largamente condivisa.

Il dialogo con i Comuni di origine degli elettori, sia per quanto riguarda gli adempimenti anagrafici che per quelli elettorali (ottenimento dei necessari “nulla osta” al voto) non è stato sempre agevole e si è spesso rivelato causa di mancata ammissione al voto per molti elettori. Serve pertanto uno strumento di comunicazione immediato e automatico Consolati-Comuni. Vanno senz’altro dedicate adeguate risorse alla messa a punto di programmi informatici in grado di far fronte a tale esigenza.

L’informazione istituzionale ad opera del servizio pubblico, RAI e RAI International, che si affianca alla campagna informativa svolta dalle rappresentanze all’estero, deve tenere maggiormente conto delle differenze in termini di modalità e tempi del voto all’estero rispetto al voto sul territorio nazionale. (Annotazione per memoria: dati referendum. RAI in Europa: 1° e 2° canale non hanno informato delle peculiarità del voto all’estero. RAI Int. è partita in ritardo. Sostanziale mancanza di informazione)

Il contenuto del plico è ridondante e ingenera confusione. Appare ormai superfluo (e oneroso) inserire ancora il testo della legge 459/01, spesso completa di traduzione. Bisognerebbe limitarsi ad inserire scheda, foglio di istruzioni e certificato elettorale e semplificare al massimo il sistema che consente di verificare, rispettando l’anonimato, la corrispondenza tra elettore e voto (tagliando del certificato elettorale da inserire nel plico ma non nella busta contenente la scheda votata).

Infine, mentre si può affermare la regolarità delle procedure di gestione dell’evento elettorale per quanto attiene ai compiti svolti dalle sedi all’estero, va osservato che lo scrutinio in Italia, in particolare per le complesse procedure di spoglio delle elezioni politiche, ha evidenziato non poche difficoltà: bisogna studiare modalità che assicurino una maggiore fluidità delle operazioni a Roma, ad esempio la suddivisione in spazi separati dei seggi adibiti allo spoglio delle schede per ciascuna ripartizione, nonché una maggiore rapidità dello scrutinio stesso, in modo da consentire la proclamazione dei risultati in effettiva contemporaneità con quelli nazionali.

2. Anagrafe consolare e operazioni di bonifica e aggiornamento dei dati

Attualmente, esistono due elenchi degli Italiani all’estero: l’AIRE (Anagrafe dei cittadini italiani residenti all’estero), tenuta dai Comuni italiani e centralizzata presso il Ministero dell’Interno e l’Anagrafe Consolare presso ogni ufficio consolare, non centralizzata presso il Ministero degli Affari Esteri. Questi due schedari vengono periodicamente confrontati, anche al fine della predisposizione delle liste elettorali, e continuano a rivelare importanti discrepanze: il sistema necessita quindi di una rapida revisione.

In vista delle elezioni politiche del 2006, il Comitato anagrafico-elettorale ritenne necessario regolarizzare due milioni di nominativi (1.300.000 presenti solo negli schedari consolari e 700.000 inclusi soltanto nelle AIRE dei Comuni). E’ stata così avviata, con grave ritardo, solo nel settembre 2006, la cosiddetta “operazione mailing” (interpello postale), che ha permesso di aumentare significativamente il numero delle posizioni allineate, che sono infatti passate dal 66,7% del totale nell’elenco degli elettori per il referendum del 2003, all’82,4 nell’Elenco unico del 31 gennaio 2006 relativo alle politiche. L’iniziativa va naturalmente portata a termine e ad essa vanno assegnate le dovute risorse.

Per l’esercizio finanziario 2006 il Ministero degli Affari Esteri aveva stimato un fabbisogno sul capitolo destinato al finanziamento delle operazioni relative all’Anagrafe consolare pari a circa 6 milioni di Euro. Tuttavia tale importo è stato successivamente decurtato dal Ministero per l’ Economia e le Finanze fino alla cifra complessiva di 1.338.000 euro, con cui è stato possibile coprire meno del 20% del fabbisogno delle Sedi. A fronte della gravità di tale situazione, anche in considerazione delle scadenze elettorali, è stata prevista mediante decreto-legge un’integrazione di 4 milioni di Euro, sulla cui base sono state disposte nel mese di marzo di quest’anno le autorizzazioni di spesa alle sedi per l’assunzione di digitatori (personale temporaneo, impiegato nelle attività di bonifica ed aggiornamento dei dati relativi all’Anagrafe consolare) per un importo pari a 1.791.340 euro, appena sufficiente a coprire il fabbisogno fino alla fine di aprile, riuscendo così a portare a termine l’attività elettorale per le politiche. Il MEF dovrà ora disporre urgentemente l’integrazione di 4 milioni di euro prevista dalla Legge n. 49/2006 al fine di consentire alle sedi di continuare le operazioni di bonifica e aggiornamento.

Ritengo indispensabile predisporre quanto prima un nuovo programma informatico di gestione dei dati anagrafici, per sostituire l’attuale, risalente all’inizio degli anni ’90 e non idoneo a sfruttare le potenzialità di rete oggi disponibili. Ogni sede ha oggi la propria banca dati, ma non è collegata alle banche dati né di altre Sedi, né di altri Enti (ad esempio, Comuni, INPS), rendendo così difficoltose molte operazioni quotidiane di aggiornamento delle anagrafi e non permettendo l’immediata estrazione delle informazioni relative all’intera rete. Il Servizio per l’Informatica del MAE ha da tempo messo a punto un progetto di nuova Anagrafe centralizzata, al momento bloccato per mancanza dei fondi necessari: intendo adoperarmi per ottenere il nuovo software “Anagrafe consolare”, che considero un investimento che potrà verosimilmente essere ammortizzato in circa un biennio dalla messa a regime del programma, generando in seguito significative economie di bilancio.

3. Cittadinanza

La complessa materia della cittadinanza richiede la revisione, naturalmente di concerto con il Ministero dell’Interno che ne ha la competenza primaria, dell’impianto normativo attualmente in vigore, in modo da disciplinarne in maniera organica i vari aspetti, perdita, riacquisto, riconoscimento ed eliminare palesi ingiustizie : molti, che sono effettivamente connazionali, non vengono riconosciuti come tali a fronte di un numero certamente maggiore di persone che non hanno più alcun legame con l’Italia, ma possono invece ottenerne la cittadinanza. In questo contesto va in particolare tenuto presente, a mio avviso che nessuna delle leggi sulla cittadinanza, nemmeno quella del 1912, ha mai previsto la perdita per inadempienza agli obblighi di denuncia dei fatti di stato civile (nascita matrimonio, morte), rendendo pertanto sempre possibile la ricostruzione dei fatti per dimostrare il possesso della cittadinanza italiana. Nei Paesi di forte emigrazione italiana, in cui esistono tensioni politiche e/o economiche-sociali, si assiste oggi all’esplodere di richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana che i nostri Consolati in alcuni Paesi non sono in grado di evadere in tempi accettabili. La cittadinanza italiana iure sanguinis può derivare infatti anche da un avo emigrato all’estero nel 1800 e morto dopo il 1860 e il riconoscimento è talvolta chiesto da persone che non parlano più italiano e palesemente non hanno alcun legame, nemmeno affettivo con l’Italia. Si sono accumulate presso la nostra rete consolare circa 250.000 domande di riconoscimento di cittadinanza, che non possono che essere evase in tempi lunghissimi (talvolta anche di anni). Tanto che da più parti si sta avanzando l’ipotesi, che ritengo utile approfondire, di subordinare il riconoscimento della cittadinanza alla conoscenza, anche basilare, della lingua italiana. D’altronde tale requisito viene indicato come indispensabile dalla legge 124/2006 relativa ai connazionali dell’Istria, Fiume e Dalmazia (“art.17, 1 bis: Il diritto alla cittadinanza italiana è riconosciuto: lett. a) ai soggetti che siano stati cittadini italiani e omissis….b) alle persone di lingua e cultura italiane che siano figli o
discendenti in linea retta dei soggetti di cui alla lettera a)” omissis
ai fini del riconoscimento è necessario presentare “c) la documentazione atta a dimostrare il requisito della lingua e della cultura italiane dell’istante). Il requisito della conoscenza della lingua è altresì presente in alcune legislazioni europee (ad esempio Francia, Austria e Belgio).

4. Rai International

La questione della qualità della programmazione di Rai International è all’ordine del giorno da tempo, e intendo occuparmene con determinazione, principalmente, per i seguenti motivi:

risulta praticamente inesistente la differenziazione dei palinsesti (in termini di orari di messa in onda e contenuti della programmazione) per le diverse aree geografiche (c’è di fatto una sola programmazione mirata agli Stati Uniti). E’ a questo punto indifferibile, a distanza di un decennio dal varo di RAI Int., la messa a punto di almeno cinque palinsesti dedicati, in termini di fuso orario e contenuti: Nord America, Sud America, Europa e Mediterraneo, Africa, Asia e Oceania.

Persiste ad opera della RAI la pratica dell’oscuramento via satellite/cavo delle principali emissioni sportive, culturali ma anche di programmi per l’infanzia in Europa a causa della mancata acquisizione da parte dell’Ente radiotelevisivo pubblico dei diritti di ritrasmissione al di fuori dei confini nazionali. Si tratta di una scelta sentita dagli italiani all’estero come discriminatoria e che nuoce all’immagine del nostro Paese e della stessa RAI, la quale mi auguro vorrà rivedere le modalità di negoziazione con le Società sportive detentrici dei diritti.

La proposta qualitativa per i programmi ritrasmessi dalle reti nazionali appare scarsa e suscita anche molte riserve la produzione di programmi girati ad hoc in loco, che testimoniano la vita dei nostri connazionali restituendone un’immagine spesso non corrispondente alla realtà. Sono convinto che attraverso una maggiore collaborazione nella realizzazione dei servizi e delle trasmissioni prodotte da RAI Int. con gli operatori locali dell’informazione in lingua italiana, con i Com.It.Es e con la stessa Rete diplomatico-consolare si potrebbero individuare meglio gli argomenti e le vicende più rappresentative delle varie realtà socio-culturali-imprenditoriali italiane nel mondo.

Anche sul piano dell’immagine e della promozione linguistico-culturale del nostro Paese, auspico una maggiore sensibilità verso l’utenza internazionale, sia in funzione dell’insegnamento della lingua italiana, sia per ottenere positive ricadute per il Sistema Italia. Oltre alla diversificazione dei palinsesti per aree geografiche, mi impegnerò perché siano introdotte, ad esempio, trasmissioni sottotitolate, corsi di lingua italiana on-line (rafforzando quelli via Internet), tg con news locali ed informazioni economico-finanziarie per le aziende.

E’ poi mia intenzione attivarmi presso gli interlocutori competenti perché sia presto assicurata la diffusione del segnale RAI via cavo in Europa, venga rafforzata la presenza RAI nei consorzi (c.d. “bouquet”) con le altre televisioni pubbliche europee (TVE, TV5, BBC, Deutsche Welle, RTP) e siano moltiplicati gli accordi con le società locali in Oceania, in Asia, in Medio Oriente ma anche nella fascia sub-sahariana del continente africano. RAI Int. dovrà da parte sua garantire una più attenta negoziazione al fine di ottenere un contenimento dei costi di esercizio e le migliori condizioni di accesso a vantaggio delle collettività italiane all’estero.

Ribadisco anche in tale contesto quanto ho anticipato all’inizio circa la necessità di garantire una più attenta e tempestiva informazione elettorale. In occasione dei futuri appuntamenti elettorali, occorrerà attuare un maggiore raccordo (team di lavoro) fra la RAI e tutte le competenti istanze istituzionali per la messa a punto di campagne informative elettorali puntuali, capillari e tempestive.

La Direzione di Rai International attribuisce da tempo le carenze del servizio offerto ad una sostanziale scarsità di finanziamenti, lamentando l’enorme differenza esistente con le omologhe emittenti estere, in particolare, con quelle dei principali Paesi dell’Unione Europea. Prima ancora di valutare ulteriori stanziamenti finanziari a favore di RAI Int., ritengo comunque doveroso esplorare alcune possibilità di intervento a costo zero:

dalle due Convenzioni con la PCM, Rai International ricava circa 37 milioni di Euro: si potrebbe razionalizzare l’utilizzo di questi fondi, “trasferendo” alcuni risparmi attuati sulle risorse destinate ai servizi di notiziari in onde corte per l’estero (un contenimento degli oneri sarebbe possibile, attraverso la riduzione del numero delle lingue, attualmente 26, di redazione dei notiziari, similarmente a quanto da tempo posto in atto dalle altre redazioni europee, come la BBC) alle produzioni televisive per l’estero.

Merita attenta riflessione anche il tema della pubblicità: RAI Int. manda in onda senza utili commerciali pubblicità destinate al pubblico nazionale perché non è in grado di “tagliarle” dal palinsesto generale. A fronte di ciò, sappiamo che vi sono Società locali che diffondono il canale RAI Int. mandando in onda spot pubblicitari prima delle trasmissioni di punta (come ad es. i TG) in modo illecito. RAI Int. potrebbe configurarsi come il maggior sponsor all’estero del Sistema Italia ed autofinanziarsi con la gestione diretta dei ricavati pubblicitari: occorrerebbe un approfondimento della materia che coinvolge come noto la SIPRA. In ogni caso essenziale è l’aumento dell’offerta informativa verso il mondo e questo può essere immediatamente realizzato con la diffusione del segnale di RAI News 24 senza oneri aggiuntivi .

Infine, non si può ignorare che il processo di revisione della Legge Gasparri influirà anche sulle prospettive future di RAI International, in particolare, sulla sua connotazione di servizio pubblico. Ho recentemente incontrato il comitato di redazione e il direttore di RAI International ed ho annunciato in tale occasione l’impegno a realizzare in tempi rapidi una conferenza strategica di programma sulla missione di Rai International, finalizzata al rinnovo della convenzione. Non certamente un seminario di studio, ma un’iniziativa molto concreta, che assicuri una reale “informazione di ritorno”, in cui saranno coinvolti tutti i soggetti interessati: dalla Rai al Ministro delle Comuncazioni, al Sottosegretario della Presidenza del Consiglio che si occupa delle tematiche specifiche, al Cgie, ai parlamentari eletti all’estero.

5. CGIE

E’ a voi tutti noto che il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (C.G.I.E.), istituito nel 1989, è l’organismo di rappresentanza delle comunità italiane all’estero: ne esamina i problemi e formula pareri, proposte e raccomandazioni nelle materie di iniziativa legislativa o amministrative ed elettorali e a tal fine esprime un parere obbligatorio su alcune proposte del Governo nelle materie di interesse per i nostri connazionali all’estero.

Nel corso dell’ultima campagna elettorale, da più parti è stata sollecitata una riforma del Consiglio che tenga in debito conto la rappresentatività dei nuovi diciotto Parlamentari eletti direttamente dai connazionali residenti all’estero. Già nel corso dell’Assemblea plenaria del 13 dicembre 2002 era stato approvato il testo di un progetto di riforma del CGIE. In data 3 agosto 2004, l’On. Calzolaio ha presentato un disegno di Legge per riformare il Consiglio (DDL 5223). Infine, in data 26 gennaio 2006 è stato presentato dal Sen. Pessina un altro disegno di legge inteso ad abrogare la legge istitutiva del CGIE (DDL 3753). Anche alla luce di questi precedenti, mi pare necessario avviare un’attenta riflessione sul ruolo e sui compiti del CGIE, ipotesi di lavoro condivisa anche dall’ultimo Comitato di Presidenza del Consiglio svoltosi il 15-16 giugno 2006.

6. Passaporto elettronico

E’ sorta la necessità, anche in relazione ai fenomeni terroristici, di nuovi documenti di viaggio dalle superiori caratteristiche di sicurezza. Il PE, oltre a riportare in una forma grafica non alterabile l’indicazione dell’Autorità che lo rilascia nonché i dati personali dell’interessato ed una sua foto digitale stampata direttamente sul libretto (e pertanto non sostituibile od alterabile), contiene un microprocessore con tutti i predetti dati, inclusa la foto; in esso potranno in futuro essere inserite anche le impronte digitali.

L’Unione Europea ha approvato il regolamento CE 2252/2004 per la creazione di un passaporto elettronico (PE). Inoltre, da parte statunitense è stato chiesto ai Paesi beneficiari del Visa Waiver Program – che consente l’ingresso od il transito negli Stati Uniti senza necessità di visto – di dotarsi del PE entro il 26 ottobre prossimo, pena l’esclusione dal predetto programma.

Il MAE ha puntato su un’organizzazione decentrata a tutta la rete consolare all’estero del rilascio del PE, sulla falsariga di quanto finora avvenuto per i passaporti tradizionali, in modo da consentire alla rete stessa di soddisfare le richieste di PE in tempi brevissimi e, se necessario, anche immediatamente, sia per offrire un servizio adeguato ai connazionali residenti all’estero, sia per far fronte ad eventuali emergenze individuali o collettive.

Infatti i Paesi che hanno adottato un sistema centralizzato per la personalizzazione dei PE – come la Spagna, che pure registra una collettività molto numerosa all’estero – cominciano adesso a rendersi conto dei notevoli problemi che esso comporta: il Portogallo é costretto a fare pagare 30 euro supplementari per la spedizione di ogni passaporto, la Germania, per i casi urgenti, prevede la consegna del PE entro tre giorni lavorativi, con un costo supplementare di ben 200 euro !

A fine luglio quindi il MAE inizierà ad inviare gradualmente a tutta la rete consolare delle sofisticate apparecchiature necessarie per il rilascio dei PE e l’operazione dovrebbe concludersi entro settembre; dopo l’attivazione dei collegamenti in Italia e la necessaria fase sperimentale, gli Uffici Consolari cominceranno a rilasciare i nuovi PE dal 26 ottobre prossimo.

7. Revisione della Legge 153

La promozione linguistico-culturale a favore della collettività italiana all’estero si realizza principalmente tramite i corsi di lingua e cultura italiana previsti dal decreto legislativo n. 297/1994 (ex legge 153/1971). Tale normativa recepiva le esigenze sociali e culturali maturate in seno all’emigrazione dell’immediato dopoguerra ma il carattere dell’emigrazione italiana è profondamente mutato nel corso dei decenni. I giovani italiani residenti all’estero, per lo più perfettamente integrati nella realtà sociale in cui vivono, sono spesso nati nei Paesi di emigrazione ed accedono ai livelli più alti dei sistemi formativi locali. La conoscenza dell’italiano non ha più quindi esclusivamente la funzione di mantenere forte una identità ma diventa un atout per inserirsi più agevolmente nel mondo del lavoro e per raggiungere migliori posizioni sociali.

Alla luce di queste trasformazioni, si pone l’esigenza di un adeguamento della normativa esistente che sia anche funzionale alla strategia generale di diffusione della lingua e della cultura italiana. Tale adeguamento dovrà permettere, in particolare, di superare le esperienze realizzate sinora salvaguardandone però lo spirito ed i tratti fondamentali, nella consapevolezza che, per il successo di ogni genere di iniziativa di promozione della lingua italiana è quanto mai utile, per non dire indispensabile, la mediazione culturale delle nostre collettività. I principali nodi su cui riflettere sono certamente l’estensione dei corsi ad alunni anche delle scuole superiori, la frequenza dei corsi anche da parte di alunni non italiani o di origine italiana per favorire la diffusione della lingua, le modalità di utilizzazione del contingente degli insegnanti di ruolo inviati dal Ministero per l’Università e la Ricerca presso le Sedi estere, la valorizzazione del ruolo degli enti gestori privati e la loro responsabilizzazione, la realizzazione di un sistema che permetta un controllo maggiore sull’utilizzazione dei fondi attribuiti.

8. Promozione della lingua italiana

Più in generale, per quanto concerne la diffusione della lingua italiana all’estero, va rilevato che nel corso dell’ultimo decennio l’italiano ha guadagnato posizioni tra le lingue straniere più studiate nel mondo.

Attualmente si stima che, pur essendo solo al 19° posto per numero di parlanti, si collochi al 4°-5° posto nella classifica delle lingue più studiate.

Il fenomeno, certamente collegato all’interesse per la nostra cultura, è in buona parte dovuto all’affermarsi dell’inglese come lingua universale ed al conseguente declino di altre lingue, concorrenti della nostra, che in passato potevano vantare un ruolo di lingua veicolare.

Tale trend positivo è però suscettibile di flessioni per la concorrenza di lingue emergenti (spagnolo – cinese) ed è quindi opportuno rilanciare una politica di promozione culturale che favorisca l’interesse per la nostra lingua e dare attuazione a specifiche iniziative mirate a potenziare l’insegnamento dell’italiano all’estero. Ad integrazione di una ampia azione indirettamente mirata alla diffusione dell’italiano (promozione culturale, settimane della lingua italiana, finanziamento e riorganizzazione della Dante Alighieri, scambi culturali e giovanili, borse di studio, provvidenze a favore del libro, iniziative per diffusione delle trasmissioni televisivi italiane, ecc.), la Direzione Generale per la Promozione Culturale realizza direttamente corsi di italiano a favore di circa 160.000 studenti in oltre 100 Paesi.

Particolare attenzione meritano i corsi degli Istituti Italiani di Cultura per due ordini di motivi:

tali corsi beneficiano di un trend positivo che va incoraggiato. Il numero degli iscritti è infatti aumentato del 38% nel quinquennio 95-2000 e del 68% nel periodo 2000-2005.

I corsi di italiano sono una importante fonte di autofinanziamento degli Istituti (70 dei 90 IIC ne ricavano proventi con tassi di autofinanziamento che variano dall’1-2% ad un massimo del 64% del totale delle risorse disponibili).

Nel quadro di una strategia di supporto alla diffusione dell’italiano, si stanno quindi promuovendo le seguenti iniziative, la cui utilità condivido pienamente.

individuazione “best practices” per i corsi di italiano realizzati dagli IIC. Gli Istituti che hanno ottenuto i migliori risultati (tassi di autofinanziamento superiori al 20%) stanno fornendo indicazioni su aspetti didattico-organizzativi che verranno messe a disposizione della rete.

Formazione docenti e messa a disposizione di materiale didattico

E’ in fase di definizione una intesa con il Ministero dell’Istruzione che è disponibile a fornire sistemi di aggiornamento per via telematica e materiale didattico a favore di docenti delle scuole italiane e dei corsi gestiti dagli IIC.

Creazione di un sistema unitario di certificazione della conoscenza dell’italiano. Sono in corso contatti preliminari con i Ministeri dell’Istruzione e dell’Università, mirati a raccogliere sotto un unico, più prestigioso cappello istituzionale i quattro tipi di certificazione oggi esistenti, rilasciati dalle Università di Perugia, Siena, Roma 3 e dalla Dante Alighieri.

produzione di un programma televisivo promozionale-didattico di introduzione allo studio dell’italiano, per la cui fattibilità tecnico- finanziaria sono in corso contatti con la RAI. Tale programma, da realizzare in due lingue (inglese e spagnolo) per una ampia copertura, andrebbe utilizzato dalla rete (Istituti di Cultura, Scuole, Lettorati) e ceduto a canali televisivi locali per l’inserimento nella relativa programmazione.

9 Il Fondo sociale europeo

Ritengo infine utile informare la Commissione in merito al programma di Fondo Sociale Europeo denominato “Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili con gli italiani all’estero per lo sviluppo integrato del Mezzogiorno”, che il Ministero degli Affari Esteri, grazie al finanziamento ottenuto a valere sui Fondi Comunitari 2000–2006, sta realizzando un d’intesa con il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale.

Il programma ha lo scopo di sviluppare l’occupazione nelle Regioni del Mezzogiorno attraverso azioni finalizzate all’innovazione dei sistemi di formazione e di lavoro delle Regioni stesse. Tali innovazioni si caratterizzano per il recupero al “Sistema Italia” di quegli italiani che si sono affermati all’estero nei diversi settori produttivi e culturali dei Paesi di emigrazione. Pertanto, il coinvolgimento delle comunità italiane all’estero riguarda principalmente quelle realtà socio-professionali che costituiscono una “risorsa” per l’Italia (imprenditori, ricercatori, professionisti, personalità delle istituzioni).

Il programma, la cui dotazione finanziaria complessiva è stata di 32,5 Milioni di Euro, è direttamente rivolto a funzionari e responsabili delle Amministrazioni Regionali del Mezzogiorno d’Italia i quali, al termine delle attività, potranno disporre di metodologie e strumenti normativi, programmatici ed informativi per realizzare programmi di sviluppo locale attraverso il coinvolgimento degli Italiani all’estero.

E’ stata in particolare realizzata una rete internazionale di progettazione che collega le Amministrazioni regionali al Ministero degli Affari Esteri, sia a livello centrale che periferico.

Sulla base di quanto sino ad oggi realizzato, il Ministero degli Affari Esteri intende dare continuità al programma nel periodo 2007–2013 onde consentire alle Regioni stesse di poter utilizzare la suddetta rete mobilitando risorse regionali, nazionali e comunitari per l’attrazione delle risorse costituite dalle migliori eccellenze italiane all’estero.

Viceministro degli Esteri, Sen. Franco Danieli

 

 

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