1715 Amato: Favorire l’integrazione degli immigrati lavorando per la cittadinanza

20060708 17:21:00 webmaster

“La cittadinanza da sola non basta a favorire l’integrazione, ma è certo che la mancata cittadinanza favorisce la non integrazione”

ROMA – “La storia ci ha insegnato che ci sono due diversi modi di convivere con chi è diverso da noi: o combatterlo o cercare di integrarlo attraverso una reciproca contaminazione. Solo percorrendo la strada della reciproca contaminazione si fa la storia”. L’integrazione degli immigrati, del resto, è importante anche perché “le società europee sono divenute anziane e hanno tutto l’interesse a valersi di queste risorse nuove, lavorando sul perno della famiglia”.

Lo ha detto il Ministro dell’Interno Giuliano Amato evidenziando così l’importanza di combattere alcuni pregiudizi che si hanno sul fenomeno dell’immigrazione, nel corso della presentazione della ricerca “Famiglie migranti” curata da Iref-Acli (v. Inform n. 133 del 6 luglio).
Il Ministro ha ribadito la necessità di superare le “ipocrisie” della legge Bossi-Fini, che “si fonda sul presupposto irrealistico del contratto di soggiorno stipulato con persone all’estero”: “Tutti abbiamo visto chi faceva le code alle poste, quindi la legge di fatto si traduce in continue regolarizzazioni”. Questo elemento – ha spiegato Amato – andrà corretto “perché noi non dobbiamo favorire l’immigrazione clandestina, ma piuttosto venire incontro alle esigenze familiari, accertate in modo realistico. Anche i ricongiungimenti familiari con l’attuale legislazione sono resi difficoltosi. Stiamo pensando – ha proseguito – ad uno strumento giuridico diverso: il decreto delegato sulla base della normativa europea”.
Amato è infine tornato sulla volontà del Governo di riformare la legge sulla cittadinanza, spiegando che si può pensare a un criterio che preveda comunque un periodo minimo di soggiorno in Italia congruo, magari cinque anni, integrato da una valutazione del grado di integrazione nel nostro Paese. “La cittadinanza – ha concluso il titolare del Viminale – da sola non basta a favorire l’integrazione, come dimostra anche il recente caso francese con la rivolta nelle banlieues parigine. Ma certo che la mancata cittadinanza favorisce la non integrazione”. (InformEminotizie)

 

 

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