1844 Iraq, non solo Abu Ghraib: «La tortura è prassi nelle carceri Usa»

20060725 17:52:00 webmaster

Luigina D’Emilio (l’Unità)

Le torture nelle carceri statunitensi in Iraq continuano ad essere sistemiche ed autorizzate anche dopo lo scandalo di Abu Ghraib scoppiato nel 2004. A denunciarlo l’associazione umanitaria Human Right Watch in un rapporto sui trattamenti riservati ai detenuti nei centri di detenzione.

Scarica il rapporto di Human Right Watch:
http://www.hrw.org/reports/2006/us0706/us0706webwcover.pdf

Non solo Abu Ghraib. Continuano le torture nelle carceri statunitensi in Iraq anche dopo lo scandalo scoppiato nel 2004. A denunciarlo, l´associazione umanitaria, Human Right Watch, con un rapporto di 53 pagine basato su testimonianze raccolte dall’organizzazione tra il personale militare americano, nel periodo che va dal 2003 al 2005.

«Quella della tortura è una pratica ben radicata e apparentemente autorizzata nelle procedure di detenzione e di interrogatorio degli americani in Iraq» spiega John Sifton, autore del rapporto. A sostenere questa tesi anche numerosi soldati che hanno contribuito a denunciare i maltrattamenti raccontando dei numerosi abusi a cui vengono sottoposto i prigionieri.

Ma non solo. Oltre alle testimonianze dei militari statunitensi, Hrw afferma di aver basato il rapporto su un memorandum e su alcune dichiarazioni rese sotto giuramento che provengono da «dossier secretati». In questi scritti anche alcune denunce dei "torturatori" che hanno ammesso la mancata applicazione della convenzione di Ginevra e l´uso di tecniche violente per convincere i detenuti a parlare.

Il rapporto arriva proprio nel momento in cui l´amministrazione Bush sta discutendo sull´applicabilità della convenzione di Ginevra ai detenuti, argomento spinoso riemerso dopo la condanna da parte della Corte suprema del famigerato carcere di Guantanamo. In particolare nel documento citato da Hrw si parla delle alle torture in 3 carceri: nel centro di detenzione Camp Nana, all’aeroporto di Baghdad, in una struttura vicino all’aeroporto di Mosul e in una base vicino al-Qaim alla frontiera con la Siria.

Tra le tante testimonianze quella di un militare di stanza a Mosul nel 2004:«L’ufficiale in carica per la nostra unità ha detto a me e ad altri miei colleghi di usare tecniche di abusi con alcuni prigionieri». L´uomo ha descritto l’uso di cani per impaurire i prigionieri, come i detenuti venivano fatti camminare sulle ginocchia nella ghiaia e tenuti perper lunghi periodi con le braccia tese sorreggendo bottiglie piene di acqua.

Alcuni soldati che avevano tentato di denunciare tutto questo sono stati ignorati o ripresi. Ma un portavoce del Pentagono, ha dichiarato che 12 ispezioni effettuate non avevano messo in rilievo alcuna politica che incoraggiasse abusi. «Lo standard è sempre stato un trattamento umano dei prigionieri in carcere», ha dichiarato il colonnello Mark Ballesteros.

Ma la verità non sembra essere questa perché da quanto raccontato i detenuti erano sottoposti a continui maltrattamenti e umiliazioni. Dai resoconti fatti dai soldati emerge che molti abusi erano autorizzati dai militari più alti in grado. La tortura era la prassi, «era un modo di fare il nostro lavoro e quindi diventava normale infliggere certe punizioni» ha dichiarato un soldato a Hrw. E ancora: «noi ricevevamo ordini specifici e potevamo chiedere l´autorizzazione ad eseguire un interrogatorio più "duro", non ho mai visto un´autorizzazione che non sia stata firmata».

E le vittime non sono mancate. Un detenuto è morto mentre subiva un interrogatorio nel dicembre del 2003, un altro è deceduto nell´aprile del 2004. E sempre nel 2004 a Mossul è iniziata un´inchiesta dopo che, durante un interrogatorio, a un prigioniero era stata rotta una mascella, ma nessuna azione è stata intrapresa per punire i responsabili. Anzi le torture sono continuate anche dopo le denunce al generale Barbara Fast, capo del servizio segreto in Iraq, che ha imposto di fermare certi orrori e di denunciare la presenza dei detenuti al comitato internazionale della Croce Rossa, senza nasconderne l´esistenza.

«Contro le leggi della guerra e contro ogni rispetto dei diritti umani, queste persone non possono continuare ad agire indisturbate, dichiara Sifton, è ora che i responsabili siano puniti, ma non si devono colpire solo i soldati semplici perché gli ordini arrivano dall´alto». Nel rapporto si denuncia che per i fatti descritti mai nessuno è stato sottoposto al giudizio della corte marziale e quando qualche soldato è stato perseguito si è difeso dichiarando:« ci hanno detto che erano nemici quindi era giusto agire in una certa maniera».

Ora Human Right Watch domanda una commissione d´inchiesta al congresso degli Stati Uniti. Una commissione indipendente e bipartisan per studiare la portata degli abusi sui detenuti iracheni. E soprattutto per capire quale sia il coinvolgimento dei funzionari più alti in grado in questa vicenda.

http://www.hrw.org/reports/2006/us0706/us0706webwcover.pdf

 

 

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