1871 IGNORATA LA COMUNITA' INTERNAZIONALE: ISRAELE NON SI FERMA E LANCIA GRANDE OFFENSIVA DI TERRA

20060801 11:08:00 webmaster

GERUSALEMME (ANSA) – Il governo israeliano ha dato via libera alla piu’ grande operazione militare di terra in Libano da quando sono iniziate le ostilita’, il 12 luglio. Secondo quanto hanno riferito fonti politiche vicine al governo il gabinetto ristretto di sicurezza presieduto dal primo ministro israeliano Ehud Olmert ha dato indicazione, nella riunione svoltasi questa notte, di ampliare l’offensiva di terra contro i combattenti hezbollah in territorio libanese. Secondo la fonte i comandi militari avevano raccomandato una espansione della offensiva in corso da giorni. Ora i soldati israeliani potrebbero trovarsi fino a parecchi chilometri in Libano. Finora erano rimasti vicino al confine israeliano.

ISRAELE RICHIAMA 15 MILA RISERVISTI
Israele si accinge a richiamare un consistente numero di riservisti dopo che il gabinetto ristretto ha approvato l’espansione delle operazioni di terra contro la guerriglia degli hezbollah nel Libano meridionale. Lo ha riferito la radio israeliana precisando che con ogni probabilita’ verranno richiamate tre divisioni, ovvero circa 15mila uomini. Secondo quanto riportato da fonti politiche nella sua grande offensiva di terra, Israele intende spingere gli hezbollah in Libano fino al fiume Litani (13-20 chilometri dal confine israeliano). L’obiettivo del governo di Tel Aviv e’ di far retrocedere Hezbollah fino a quando verra’ dispiegata la proposta forza di intervento internazionale.

CANA, SINIORA RIFIUTA SCUSE ISRAELE
Il primo ministro libanese Fuad Siniora ha respinto le scuse di Israele dopo il bombardamento del villaggio di Cana che ha provocato al morte di 52 civili libanesi, molti dei quali bambini. Siniora ha anche confutato le accuse israeliane secondo cui nel villaggio si trovavano basi degli hezbollah. In una intervista alla rete televisiva americana Abc, alla domanda se accettava la scuse israeliane, Siniora ha risposto no. Ha definito il bombardamento di Cana un crimine contro l’umanita’ ed ha chiesto al governo americano di intervenire in modo adeguato per convincere lo stato ebraico a cessare le ostilita’.

RICE A BUSH, CRESCENTE CONSENSO FINE GUERRA
Sta emergendo un consenso per porre fine al conflitto che Israele conduce nel Sud del Libano il piu’ presto possibile: e’ l’indicazione che il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha dato al presidente George W. Bush, incontrandolo alla Casa Bianca lunedi’ sera a Washington. Secondo la Cnn, la Rice, appena rientrata dal Medio Oriente, ha riferito a Bush, appena rientrato da Miami, i contatti avuti e le prospettive di soluzione diplomatica della nuova crisi.

OLMERT AMPLIA RAGGIO OPERAZIONI TERRA
La giornata che si era aperta con l’annuncio israeliano di una pausa di 48 ore nei bombardamenti aerei – annuncio realizzatosi solo in parte – si e’ conclusa con la decisione del gabinetto di guerra presieduto da Ehud Olmert di ampliare il raggio delle operazioni di terra contro gli hezbollah.

Gia’ nel corso della giornata i dirigenti israeliani avevano (nuovamente) respinto senza mezzi termini gli appelli sempre piu’ numerosi per un cessate il fuoco immediato e duraturo. ”Continuiamo a combattere”, ha detto in serata il premier Ehud Olmert, la lotta a Hezbollah continua senza quartiere. Qualche ora dopo, nella notte, e’ giunta la decisione del gabinetto ristretto: estensione delle operazioni di terra nel Libano meridionale.

E’ stata cosi’ raccolta l’indicazione dei comandi militari, che chiedevano mano libera per potere espandere le operazioni di rastrellamento ben al di la’ di quei pochi chilometri dal confine in cui fino ad ora erano state racchiuse. In sostanza, dunque, mano libera ai generali, che decideranno quando e come applicare questa nuova direttiva, che comunque ha un significato preciso: al di la’ della fascia di sicurezza di due chilometri che – come annunciato lunedi’ – dovrebbe essere formata e rafforzata nel giro di 48 ore, si punta a ripulire dagli hezbollah un territorio ben maggiore, presumibilmente tornando a fare del fiume Litani, come nei decenni passati, la vera linea del Piave. Questo almeno stando a fonti vicine al gabinetto ristretto. Fonti che preannunciano anche il richiamo di altri riservisti.

L’affievolirsi dei raid aerei non sembra indicare pertanto una diminuzione della volonta’ israeliana di ridurre all’impotenza gli hezbollah ne’ un calo della tensione a livello regionale. Ne rappresenta una conferma il messaggio che il presidente siriano Bechar el Assad ha inviato alle forze armate del suo paese, esortandole a tenersi pronte alle sfide che la situazione impone.

Le truppe devono ”impegnarsi di piu’ nell’addestramento, applicarsi per tenersi pronte e rafforzare il loro stato di preparazione in ragione della situazione internazionale e dei problemi regionali, che impongono la vigilanza”, ha detto Assad in occasione della festa delle forze armate. ”La selvaggia guerra lanciata dal nemico israeliano contro il popolo arabo in Libano e in Palestina diventa sempre piu’ feroce”, ha aggiunto il presidente siriano, accusando Israele di infrangere tutte le leggi e convenzioni internazionali.

Alludendo agli Hezbollah, Assad ha affermato che Damasco ”e’ al fianco della eroica resistenza nazionale che ha colpito al cuore il nemico”. Parole dure, che sembrano quanto meno dimostrare quanto poco le pressioni internazionali, quelle americane in testa, ottengano sulla Siria i risultati sperati.

Quanto all’Iran, l’altro paese insieme alla Siria additato dalla comunita’ internazionale come sostenitore degli hezbollah, e’ in queste ore impegnato in una sorta di azione diplomatica che pero’ non ha prodotto ne’ alcun progetto ne’ alcuna dichiarazione degna di nota.

Il ministro degli esteri iraniano Manucher Mottaki, giunto a Beirut in automobile dopo un viaggio non privo di rischi dalla Siria, ha incontrato prima le autorita’ libanesi e poi il ministro degli esteri francese Philippe Douste-Blazy. Ne e’ uscito pero’ ben poco. Mottaki ha accusato Stati Uniti e Gran Bretagna di boicottare gli sforzi per il raggiungimento di un cessate il fuoco. Douste-Blazy si e’ limitato a auspicare che l’Iran – ”paese rispettato e importante” – svolga un ruolo di stabilizzatore nella regione.

Nella giornata di lunedi’ le citta’ e i villaggi libanesi non hanno ricevuto la consueta pioggia di bombe e non si sono avute notizie di vittime civili, dopo i 60 uccisi ieri a Cana. L’annuncio della pausa nei raid inoltre sembra aver avuto effetto sui guerriglieri sciiti e nessun razzo e’ stato lanciato contro la Galilea, mentre le strade devastate del sud del Libano si riempivano di convogli di civili in fuga verso zone ritenute piu’ sicure piu’ a nord.

Forse i raid aerei saranno contenuti anche nelle prossime ore, in sostanziale rispetto della tregua annunciata. Si preannunciano invece combattimenti piu’ aspri, casa per casa, nel sud. Il che difficilmente favorira’ gli sforzi diplomatici in corso.

Dopo una lunga riunione, il Consiglio di sicurezza dell’Onu riunito dopo il bombardamento israeliano di Cana, nel Libano del sud, aveva approvato la notte scorsa una dichiarazione non vincolante in cui si ”deplora con forza la perdita di vite innocenti”, ma non aveva condannato l’attacco per l’opposizione Usa, lanciando solo un appello ”alla fine delle violenze”.

Piu’ tardi il Libano ha chiesto una inchiesta internazionale sulla strage di Cana. E intanto il Consiglio ha rinnovato di un mese, fino al 31 agosto, il mandato dell’Unifil, la forza di 2.000 caschi blu dispiegata in Libano meridionale, per dare tempo alla comunita’ internazionale di creare una vera forza multinazionale di pace, con un forte mandato, da schierare al confine fra Libano e Israele.

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ISRAELE-LIBANO: AFFIORANO CADAVERI DA SOTTO LE MACERIE
BEIRUT – Fuochi d’artificio e spari di armi leggere festeggiano con suoni e luci sinistre stasera a Beirut la notizia diffusa dalla tv del movimento sciita filoiraniano Hezbollah secondo la quale missili lanciati dai miliziani hanno colpito una nave da guerra israeliana a largo della costa di Tiro.

Altrettanto sinistra è la conta delle vittime libanesi dei raid aerei o dei colpi di cannone israeliani: ormai, secondo fonti ufficiali, hanno raggiunto la cifra di 750, e molti cadaveri appartengono a persone probabilmente ancora da identificare. Sono rimasti sepolti per giorni e giorni e spesso non era stato possibile raggiungerli perché giacciono sotto enormi cumuli di macerie in luoghi non raggiungibili dai mezzi meccanici necessari per rimuoverle, dato che molte strade sono state distrutte.

Succede allora che oggi, 20giorno dell’offensiva israeliana, nel quale era stata annunciata una sospensione condizionata dei bombardamenti per 48 ore – in realtà, vista dal Libano, più che di una vera sospensione è sembrata una cospicua riduzione dei raid aerei, continuati comunque – convogli di sfollati hanno cominciato ad attraversare il paese da sud a nord in numero consistente, riprendendo quell’esodo che era cominciato in modo drammatico dopo i primi bombardamenti delle settimane scorse. Ed alcuni dei libanesi in partenza hanno raccontato alla Croce Rossa e ad altri soccorritori della presenza di cadaveri non ancora recuperati, denunciando per esempio il caso di Srifa, paese una ventina di chilometri a est di Tiro – ed una decina a nord est di Cana – dove il 19 luglio scorso un attacco aereo distrusse numerose case. In un primo bilancio emerso quel giorno si parlò di 21 vittime, e l’episodio richiamò attenzione soprattutto perché i loro cadaveri, portati in ospedale, erano risultati anneriti e non bruciati, come se nell’attacco – dissero alcuni medici – fossero stati usati prodotti chimici e tossici che avevano provocato la morte senza danneggiare i corpi. Un’inchiesta militare è stata aperta su questa specifica circostanza e campioni di quei corpi – così come di altri con le stesse caratteristiche, di vittime di altri bombardamenti – sono stati prelevati e vengono sottoposti ad analisi tossicologiche.

Ma alla cifra di 21 vittime resa nota in quei giorni oggi si é aggiunta quella dei resti di altre 50 persone che giacerebbero sotto le macerie di alcune case proprio a Srifa: abitanti in fuga da quel centro hanno denunciato il cattivo odore che si sprigiona dalle macerie. Soccorritori della Croce Rossa si sono subito recati sul posto e con l’aiuto di ruspe delle Nazioni Unite, mosse da genieri dell’Unifil, hanno cominciato a scavare: 12 corpi sono stati recuperati fino a questo momento a Srifa, nove nel vicino villaggio di Zibkin, altri quattro in quella di Qlaile.

Ma insieme ai cadaveri che vengono scoperti, sui luoghi dei combattimenti e dei bombardamenti altri dati vengono rivelati e portati agli occhi del mondo, dagli operatori tv, dai fotografi e dai giornalisti che – sempre approfittando della parziale sospensione – raggiungono anche i posti meno sicuri. Si scopre così la distruzione di Bint Jbeil, uno strategico paese del sud del Libano che dista meno di cinque chilometri dal confine del paese. Combattimenti accaniti nei giorni scorsi con gli Hezbollah si sono conclusi temporaneamente con il ritiro dei reparti d’elite dell’esercito israeliano inviati a conquistarlo.

Nelle immagini trasmesse da una tv libanese il paese sembra in parte un centro colpito da un terremoto, con case sventrate e calcinacci sulle strade, anch’esse segnate da crateri in più punti, ed in parte un surreale scenario ricostruito in uno studio cinematografico. Nel quale da un momento all’altro potrebbero comparire attori vestiti da soldati o da combattenti e cominciare a sparare. Uno scenario da incubo, completamente deserto e senza vita, di un ex centro abitato da libanesi il cui torto principale era stato nel 2000, dopo il ritiro dell’ esercito israeliano dal Libano del sud e la fine di un’ occupazione che era cominciata nel 1982, di accogliere a braccia aperte i "terroristi" Hezbollah ed il loro capo, lo sheikh Sayyed Hassan Nasrallah, festeggiandolo per ringraziarlo di aver contribuito a mandar via, con i suoi miliziani, lo straniero occupante.

Anche in quel caso erano stati sparati fuochi d’ artificio, come stasera a Beirut. Ma anche stasera questi festeggiamenti non sembrano spalancare la porta ad un futuro di pace.

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