1932 1875 – 2006: 131 Anni dell’Immigrazione Italiana nel Rio Grande do Sul –Brasile

20060823 12:57:00 webmaster

SEZIONE SOLENNE del CONSIGLIO COMUNALE di CAXIAS DO SUL

“GIORNO DELL’ETNIA ITALIANA E 131 ANNI DELL’IMMIGRAZIONE ITALIANA NEL RIO GRANDE DO SUL”
(1875–2006)

La prolusione del DR. PAULO MASSOLINI, PRESIDENTE FIBRA

IERI

L’ ITALIA del 1875 aveva 30 milioni di abitanti.
1875 a 1914 – Dall’Italia dell’emigrazione, ell’espulsione e della miseria, 17 milioni di coraggiosi avventurieri hanno invaso il mondo spinti dalle forze della speranza e dei sogni (pur se vive o pur si muore).

BRASILE

Dal 1875 AL 1914 – Sono venuti al Brasile 1,2 milione di immigranti italiani; soltanto São Paulo ha ricevuto 1 milione, il Rio Grande do Sul 100 mila e gli altri Stati 30 mila.
OGGI

L’Italia ha 57,5 milioni di abitanti e approssimativamente 50 milioni si sono fatti cittadini del mondo. Di questi, 25 a 27 milioni sono in Brasile, e approssimativamente ,5 sono nel Rio Grande do Sul.

CURIOSITÀ DELLA REALTÀ ITALIANA

La ricerca agraria diretta dal cattolico Moderato Jacini dal 1881 al 1886 mostra un’Italia austera, di necessità, con mancanza di soldi per tutto, le vesti piene di rammendi, i malati sono sdraiati insieme agli animali e il maiale cresce in casa come membro della famiglia. Vendere i figli è un’abitudine sia al nord che al sud. Ad Altamura, in Puglia, tutti gli anni in Ferragosto i ragazzini sono messi in vendita in piazza come una merce qualsiasi.
Infine, i 17 milioni di coraggiosi avventurieri, come il personaggio Nanetto Pipeta di Aquiles Bernardi, vanno in cerca della Cucagna, prima come illusione, credendo do incontrarla, e poi come unica opzione, scoprendo la possibilità di realizzarla con il lavoro.
Così, il 20 maggio 1875, partendo dalla Lombardia, ospitati in Santa Catarina da Feliz e accompagnati dall’indio Caingangue Luiz Antonio Silva Lima, sono arrivati a Nova Milano (culla dell’immigrazione) i Grippa, i Radaelli e gli Sperafico, in un totale di 83 immigranti. In seguito sono state popolate le colonie imperiali. Così, parte del nostro Stato è cominciato ad essere dissodato dal braccio coraggioso e forte e dalla fede dell’immigrante italiano, facendo passare dalle sue mani incallite con la stessa dimestichezza la zappa ed il rosario.
Non possiamo dimenticare che il 90 al 92% degli immigranti erano contadini e soltanto l’8 al 10% avevano altre professioni e che quasi tutti si stabilirono nelle città.
La nostra identità passa da questi due gruppi diversi di pensare e fare perché i contadini erano cristiani, avevano l’orientamento dei sacerdoti e dei frati, e non sempre erano d’accordo con quelli che abitavano nelle città, tra loro i Carbonari che si mettevano in confronto diretto con i sacerdoti e indirettamente con i contadini.
Quanto alle autorità italiane di quel tempo, esse avevano contato principalmente con i cittadini, con cui c’era un importante legame economico, belle feste e molta gastronomia. E i contadini venuti dall’Italia con poco o niente, non avevano nulla da lamentarsi né da chiedere e non avevano neanche il sogno o desiderio di ritornare in Italia.
Dobbiamo ricordare il nostro allontanamento dall’Italia, ricordare che i nostri antenati nella sua grande maggioranza erano analfabeti, ma portavano con loro la cultura dell’arte vissuta in Italia. Però che si potrebbe sperare della 1ª generazione di figli nati in Brasile? Rintanati nei boschi cercando spazio per vivere, certamente c’è stata un’acculturazione che si è estesa anche nella seconda generazione.
Così c’è stata una necessità di creare un nuovo cittadino, con principi morali italiani, ma costruendo una nuova identità geografica, assorbendo e mescolando quanto c’era già qui (usanze e tradizioni Gaúchas).

PER CURIOSITÀ: Sia sa che Tomaso Radaelli, Stefano Grippa e Luigi Sperafico, i tre pionieri, si sono fatti fotografare in costume “gaúcho”.
Gli immigranti italiani non portarono con loro l’Italia ma portarono un sogno la cui realizzazione dipendeva dal lavoro e dalla fede: hanno scommesso in una nuova realtà che riceverebbe l’impronta delle loro vite, del loro sudore, perché, senza alcuna protezione che non quella di Dio, pregavano e cercavano nella fede il desiderio di vincere.
Il tempo ci ha fatto cambiare. L’Italia lontana ci ha dimenticato per molti anni mentre cercavamo di “Far la Merica”. La America del Rio Grande do Sul, Paraná, Santa Catarina, Mato Grosso, Goiás, Rondônia, tra altri Stati. Questo ci ha fatti italiani del Brasile o, come direbbe Antonio Alberti, l’Italia nel Mondo.
Oggi preserviamo e riscattiamo la nostra identità culturale, anche dopo 131 anni, un poco in attenzione alla madre Italia, ma principalmente e quasi essenzialmente in riconoscenza ai pionieri, alle generazioni che si sono succedute, all’importanza del loro fare, della loro lotta, e della loro fede.
Con questa consapevolezza celebriamo l’ieri, viviamo l’oggi e sogniamo con il domani della nostra storia nella nuova patria. Nell’ieri, i fondamenti del nostro essere, del nostro parlare, lavorare e pregare. Il nostro basamento. La nostra Italia che comincia. La nostra identità. Nulla si può perdere perché tutto è cominciato con forza, con coraggio, sudore, sangue e fede, componenti essenziali dei pionieri, anche di quelli che sono partiti diretti al nostro Stato, ma qui non sono arrivati mai perché l’infortunio gli ha tolto la vita. Questa ricca storia che ci è stata trasmessa ci riempie di orgoglio, ne siamo fieri e ci fa gridare conforme Darcy Luzzato: “mi son talian grassie a Dio”.
Nel 31.07.1993, quando abbiamo promosso il I Incontro della Stampa Veneta, che é avvenuto durante la VIII Festitalia, una delle conclusioni è stata:
Soltanto il riscatto culturale di un percorso della nostra storia tramite il trattenimento ed il divertimento porterà alla ripetizione e probabilmente alla saturazione, se non alla gratuita canonizzazione del tempo eroico dell’avventura dell’immigrazione. Il grande riscatto culturale non elimina il trattenimento ed il divertimento ma propone il rafforzamento dell’identità e dell’auto-stima stimolando le persone a diventare partecipi del nuovo capitolo della storia che si rinnova ogni giorno. L’immigrazione e la cultura italiana non sono un’epopea allegra, a volte perfino con un aspetto burlesco di un momento passato ma un capitolo della storia che ancora non è finito.
Dopo il 25.07.95, nell’Incontro del Movimento Culturale italiano, anche questo in Serafina Corrêa, Fra Rovilio Costa così si manifesta: “L’essere italiano oggi importa una consapevolezza della propria auto-stima come discendente o italiano in primo posto. Ciò ci fa cercare elementi di cultura, di vita e di arte propri dell’etnia italiana, qui e adesso, come esperienza unica nel mondo, come è il caso dell’immigrazione italiana nel Rio Grande do Sul, e dipende dalla capacità di conservare un’identità e un’auto-stima formate da elementi generali della nostra storia culturale. Tali elementi coinvolgono una storia familiare, una storia sociale, la comunicazione orale, scritta, soprattutto il vincolo ad una esperienza di lavoro e inculturazione nel modo come è avvenuto. Lo sviluppo o la vergogna di un passato così esteso hanno creato succedanei di rappresentazione, più che riconquiste e rivitalizzazione culturale.
Il momento presente é importante per il futuro dell’Etnia |Italiana nel Brasile perché ancora abbiamo una coscienza italiana spontanea, che nessuno sa definire esattamente ma che tutti sanno che esiste in forma esuberante. Siamo minacciati di perdere il nostro vincolo culturale con il Brasile che abbiamo aiutato a costruire e incapaci di immaginare come è stata la nostra esperienza anteriore come italiani che siamo dovuti emigrare. In questa coscienza si struttura l’identità propria, per il rincontro con l’Italia che non è più nostra da molti e molti anni, restituendo la fisionomia di 60 milioni circa di italiani che vivono nel mondo, specialmente quelli 3,5 milioni che vivono nel Rio Grande do Sul”.
Queste parole di Rovílio sono sagge e servono fino ad oggi.
Sappiamo che da allora e con lo stimolo degli Incontri c’è stato un risveglio della sensibilità di tutti e attraverso una coscienza collettiva sono sorte migliaia di iniziative che si sommano a quanto esisteva già.

Le comunità si sono mobilitate ma il coinvolgimento dei Poteri Comunali ha potenziato questo processo di riscatto e di preservazione della cultura italiana nel Rio Grande do Sul. Leggi come quella di Serafina Corrêa, che ha decretato il Talian come lingua ufficiale nella settimana della anniversario del comune, sono state il marchio di una nuova prospettiva. Sono sorti migliaia di eventi, abbiamo creato nuove associazioni italiane, e siamo stati i precursori di centinaia di programmi radiofonici particolarmente nel sud del Paese. Sono sorti talenti nei più diversi settori culturali ed effettivamente c’è stata una valorizzazione delle usanze, delle abitudini e delle tradizioni italiane.
Più tardi anche lo Stato si integra attraverso il Decreto n. 39985 del 17.02.2000, quando il Governatore Olivio Dutra crea il Comitato Esecutivo Statale delle Commemorazioni dei 125 Anni dell’Immigrazione Italiana.
In seguito l’Assemblea Legislativa, nel 06.03.2001, autore l’Onorevole José Ivo Sartori, approva e istituisce il Giorno dell’Etnia Italiana nel Rio Grande do Sul, che sarebbe commemorato ogni anno nel 20 maggio.

Questa legge è stata firmata dal Governatore in carica Miguel Rossetto nel 03.04.2001.

Più recentemente, con il Decreto n. 42.253 del 21 maggio 2003, il Governatore Germano Rigotto ha istituito il “Comitato dell’Etnia Italiana nel Rio Grande do Sul”.
Nello stesso tempo sono stati firmati protocolli con Regioni Italiane, che anche loro si sono sensibilizzate ai nostri appelli: si distaccano il Friuli, il Trentino, e specialmente il Veneto, con una attenzione particolare la provincia di Vicenza. Protocolli e Convenzioni di Gemellaggio sono stati firmati tra città, e tra lo Stato del Rio Grande do Sul e la Regione Veneto nel 18.06.2001, e tra le due Assemblee Legislative nel 20.12.2002. Così tanti altri accordi politici, culturali ed economici.
Oggi, nella Sezione Solenne di questo Parlamento inserita in questa importante settimana e specialmente per il 20 maggio – Giorno dell’Etnia Italiana – e nelle Commemorazioni dei 131 Anni dell’Immigrazione Italiana nel Rio Grande do Sul, vogliamo ringraziare tutto quanto è stato fatto per l’Etnia Italiana nello Stato, come pure congratularci con questo Comune di Caxias do Sul, non soltanto per essere stato una delle quattro Colonie Imperiali della Colonizzazione italiana ma specialmente per essere il più grande e più importante comune della colonia italiana nel nostro Stato, esempio di tutti i predicativi possibili di lotte, di conquiste e sviluppo.
Come collega vostro, sono Vereador, – Consigliere Comunale – come si direbbe in Italia, faccio un appello speciale a questo Legislativo, all’Esecutivo, alle Istituzioni non governative di questo comune, a che insieme creino leggi e cerchino alternative per mantenere viva quella che è la prima identificazione di una persona e di un popolo ossia la lingua. Non siamo contro l’italiano grammaticale, ma è imperativo mantenere vivo il “Talian”, questa nuova lingua italiana, oriunda dai più diversi dialetti italiani, specialmente del Triveneto-Lombardo, e creata da una necessità estrema di comunicazione. Il Talian qui costruito è l’ultima lingua neolatina e va oltre ad essere soltanto una lingua, rappresenta anche un modo di vivere.
Informo che è in corso nel Governo Federale, tramite Il Ministero della Cultura e dell’Istituto del Patrimonio Storico Nazionale una domanda della FIBRA e della FeVeneto affinché la nostra nazione riconosca “Il Talian come Patrimonio Culturale Immateriale della Repubblica Federativa del Brasile”. Una conquista non lontana da raggiungere.

 

 

1932-1875-2006-131-anni-dellimmigrazione-italiana-nel-rio-grande-do-sul-brasile

2714

2006-2

Views: 8

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.