1895 GIULIO VITTORANGELI: BOLOGNA, 2 AGOSTO 1980; A 26 ANNI DALLA STRAGE

20060803 15:38:00 webmaster

Gli attentati, le stragi, sono una cosa seria, tremendamente seria.
Per i piu’ giovani, i giovanissimi, la memoria inizia con l’11 settembre 2001: l’attentato alle Torri Gemelle di New York. Ha scritto Ida Dominijanni: "L’attacco al simbolo del potere americano nell’era globale, che servira’ a legittimare l’era del contrattacco americano ‘preventivo’, fu in realta’ un attacco al sogno cosmopolita, alla globalizzazione dal basso incarnata da quella mescolanza di lingue, colori e culture incenerita nelle Torri". Perche’ quello che piu’ facilmente si dimentica, e’ che le 2.823 vittime dell’attentato appartenevano a piu’ di sessanta popoli e etnie.

Per altri, la memoria degli attentati, delle stragi, e’ sostanzialmente
rappresentata dai kamikaze che si fanno saltare in aria in Israele.
*
Noi, in Italia, sembra che siamo immuni da questa tragedia. Forse per uno
strano effetto della memoria, o piu’ realisticamente di una smemoratezza
tutta nostrana.
Personalmente, quando vado a Bologna non posso impedirmi di passare almeno
per un attimo nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria. Lo squarcio
rimasto nel muro dopo la bomba del 2 agosto del 1980, 85 morti e 177 feriti,
e’ il simbolo della ferite insanabili che fanno parte della nostra storia.
Eppure e’ sempre piu’ difficile conservare memoria di quelle stragi,
definite come "stragi di stato", legati alla "strategia della tensione", e
che sostanzialmente, ad oggi, hanno lasciato le vittime senza verita’ e
giustizia.
Forse sara’ perche’ il tutto e’ iniziato nel lontano 1947, con il primo
maggio a Portella della Ginestra, in Sicilia. In quella localita’ dal 1894
convengono ogni anno, con donne e bambini, i braccianti e i contadini di San
Giuseppe Jato, di San Cipirrello, di Piana degli Albanesi, spingendo
biciclette e muli bardati gaiamente e caricati di fisarmoniche, pietanze,
dolci e vini. Chitarre, fisarmoniche, zufoli sono pronti a far festa, una
gran festa agreste accanto al cippo del medico di Corleone Nicola Barbato,
che fu uno degli animatori del movimento contadino nella Sicilia
occidentale. Nel primo pomeriggio l’allegria dilaga; e constatato che gli
oratori che dovevano arrivare da Palermo tardavano, il segretario della
sezione socialista di San Giuseppe Jato, Giuseppe Schiro’, si avvicina al
microfono per pronunciare il discorso di rito. Ma neanche inizia il discorso
che dalle due alture che sovrastano la localita’ del raduno la banda di
Salvatore Giuliano rovescia piombo sulla folla festosa. Gli uomini, le
donne, i bambini cadono stroncati, i muli imbizzarriscono senza sfuggire
alla morte. Alla fine sul pianoro giacciono undici morti e cinquantasei
feriti. E’ una rappresaglia contro l’affermazione del blocco del popolo alle
elezioni regionali del 20 aprile 1947 in cui le sinistre hanno appena
ottenuto un successo clamoroso: 567.000 voti e la percentuale del 29,13
contro i 399.000 voti e la percentuale del 20,52 ottenuta dalla Democrazia
Cristiana. Il ministro degli interni Scelba, quello che ogni mattina esce a
caccia di comunisti, parlando all’assemblea del 2 maggio, esclude il movente
dell’orrendo crimine: "Questo non e’ un delitto politico e non puo’ essere
un delitto politico perche’ nessuna organizzazione politica potrebbe
rivendicare a se’ la manifestazione e la sua organizzazione"…
*
In quindici anni, tra il 1969 (il 12 dicembre una bomba viene fatta
esplodere nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in piazza
Fontana a Milano), e il 1984 (23 dicembre: una bomba sul treno 904 uccide 16
persone e ne ferisce 131), in Italia sono avvenute otto stragi politiche,
con 150 morti e oltre 600 feriti. E’ la cruda applicazione di una concezione
della politica nella quale la lotta al comunismo ha rappresentato la
giustificazione (e talvolta l’alibi) per ogni tipo di intervento. In America
Latina, per esempio, vorra’ dire l’appoggio incondizionato per decenni da
parte degli Stati Uniti a regimi dittatoriali.
In conclusione, le commissioni italiane sulle stragi, alla fine, hanno
chiaramente indicato (sulla base di un’imponente documentazione) le
responsabilita’ atlantiche (Cia) e nostrane (servizi segreti deviati) nella
"strategia della tensione": creare disordine per ristabilire "l’ordine". Ma
non e’ successo nulla.
Certo, in Italia, fortunatamente (e nonostante vari tentativi) non c’e’
stato un colpo di Stato, ne’ l’instaurazione di un regime sanguinario
lontanamente paragonabile a quelli dell’America Latina. Si veda, per tutti,
il Cile di Pinochet dell’11 settembre 1973. Ma ci sono stati molti morti
innocenti che viaggiavano in treno. O si trovavano in fila in una banca o a
manifestare in piazza contro la violenza fascista.
Loro e i loro parenti meritano la verita’.

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e’ uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta’ internazionale, con una lucidita’ di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e’ il responsabile dell’Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e’ impegnato in rilevanti progetti di solidarieta’
concreta; ha costantemente svolto anche un’alacre attivita’ di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta’, i diritti umani. Ha svolto altresi’ un’intensa attivita’ pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta’, liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita’ umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta’ nell’era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta’ da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita’ politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta’ internazionale nell’epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta’ internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta’ sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta’"]

 

 

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