1925 MARCINELLE, a cinquant’anni dalla tragedia

20060809 16:06:00 webmaster

MARCINELLE – Alle ore 8,10 di questa mattina, i 262 rintocchi della Campana degli Orfani hanno ricordato, a cinquant’anni esatti dalla tragedia, i 262 minatori di 12 diversi paesi morti al Bois de Cazier, ora museo. I loro nomi sono stati scanditi ad alta voce, quindi la celebrazione della messa da parte del nunzio apostolico Karl Josef Rauber. L’intera giornata è stata caratterizzata da varie manifestazioni ufficiali: a rappresentare l’Italia, cui apparteneva il maggior numero di vittime (136), il vice ministro agli Esteri con la delega per gli Italiani nel mondo, senatore Franco Danieli, che ha inaugurato al Bois du Cazier la targa della Repubblica Italiana in memoria del sacrificio di tanti connazionali.

Tra i partecipanti alle cerimonie commemorative, provenienti da varie nazioni europee, numerosi gli italiani, rappresentanti di regioni e comuni colpiti dalla catastrofe mineraria, associazioni e parenti delle vittime, molti dei quali ancora residenti in Belgio. Tra i presenti, come ogni anno, Mirko Tremaglia che da ministro per gli Italiani nel mondo nella precedente legislatura volle che nella ricorrenza dell’8 agosto, a ricordo di questa grande tragedia dell’emigrazione italiana, venisse celebrata la Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.

Qui di seguito, il messaggio del capo dello Stato Giorgio Napolitano e il discorso ufficiale del vice ministro Franco Danieli in occasione della celebrazione del cinquantenario della tragedia mineraria.

Napolitano: “Un esempio e un monito per le generazioni presenti e future”

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato, in occasione del cinquantesimo anniversario della tragedia di Marcinelle, il seguente messaggio:

"Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della tragedia di Marcinelle, ove centotrentasei lavoratori provenienti dall’Italia persero la vita, insieme a tanti altri lavoratori, nello sforzo di riscattare, attraverso il durissimo lavoro quotidiano, le condizioni di miseria e prostrazione in cui il nostro paese si era venuto a trovare dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

La memoria di quegli eroi del lavoro costituisce al tempo stesso un esempio ed un monito per le generazioni presenti e future: l’esempio dell’impegno e del sacrificio, grazie ai quali si poté ricostruire, dalle macerie dell’Europa post-bellica, una società più giusta; il monito a vegliare affinché il lavoro di tutti venga sempre ed in ogni luogo rispettato e protetto, così che mai più si verifichino in futuro eventi tanto funesti.

Uomini di undici nazioni europee persero la vita in quel terribili giorno. E’ mio vivo auspicio che Marcinelle diventi nella coscienza di tutti i cittadini d’Europa il simbolo del condiviso impegno per la costruzione di una patria comune ai popoli del continente. L’Italia ha offerto un contributo straordinario al raggiungimento di questo storico obiettivo, grazie anche a coloro che con grande coraggio ed abnegazione lasciarono la patria per diffondere ovunque nel mondo i valori che stanno a fondamento della nostra nazione: lavoro, solidarietà, generosità.

Nel ricordare con gratitudine ed ammirazione tutti coloro che perirono nella sciagura, desidero stringere in un commosso abbraccio i familiari delle vittime e rivolgere agli ambasciatori presenti, al Viceministro degli esteri onorevole Danieli e a tutti gli intervenuti il mio cordiale saluto". (Giorgio Napolitano)

Danieli: “Marcinelle ci richiama ad un impegno per tutelare i diritti umani ovunque nel mondo”

Oggi commemoriamo il 50° anniversario della tragedia di Marcinelle, una delle più dolorose della storia dell’emigrazione italiana. Una delle più drammatiche, non l’unica. Quei giovani erano lì, al Bois du Cazier, perché non avevano scelta, costretti dalla disoccupazione, dalla povertà, dalla disperazione, dal nobile desiderio di assicurare la sopravvivenza delle proprie famiglie ed ai propri figli una vita diversa da quella che erano stati costretti a vivere loro.

50.000 erano gli emigranti italiani, dopo l’accordo italo-belga del giugno 1946 che si erano stabiliti in Belgio con le loro famiglie per lavorare come minatori in condizioni ambientali, economiche, sociali durissime.

Non dobbiamo, non possiamo dimenticare i sacrifici di questi nostri connazionali che, attraverso le loro rimesse, come attraverso le rimesse di migliaia di italiani il nostro Paese è riuscito a risollevarsi ed a ricostruire a poco a poco quel tessuto economico e sociale che ci ha permesso la ricostruzione delle nostre case, delle nostre città, del nostro apparato industriale.

Per questo, oltre ai legittimi sentimenti di dolore, e anche di rabbia dobbiamo sempre un ringraziamento forte a quelle persone, alle loro famiglie, agli orfani, per quel sacrificio.

E’ stato detto che quella tragedia fece più, per la formazione della coscienza europea, di quello che fecero tanti trattati firmati in quegli anni.

Credo che sia vero.

Il mondo dell’emigrazione attraverso il coraggio, l’ingegno, il sacrificio, ha reso possibile nei decenni l’incontro fra persone, culture, professionalità, nazioni, che oggi condividono il comune progetto dell’integrazione europea. Quel progetto, dei cui effetti noi oggi beneficiamo, è iniziato decenni fa, e la nostra emigrazione, attraversando confini ritenuti allora quasi invalicabili, ne costituisce una componente fondamentale e anticipatrice. E il sacrificio, che ha accompagnato quella migrazione, è parte indimenticabile di questo progetto, di questa realtà chiamata Europa.

Anche per questo, come ogni anno nel ricordare i nostri connazionali non manchiamo mai di ricordare gli altri lavoratori che morirono a Marcinelle, i 95 belgi e gli altri di diverse nazionalità europee, e tutti i morti sul lavoro di ieri e di oggi.

Una identità, sia nazionale che di valori, si costruisce non solo sulle vittorie, sulle affermazioni, sulle conquiste. Si costruisce anche sul dolore, sulla condivisione di sofferenze o di lutti. Anche per questo, per questa occasione commemorativa, abbiamo utilizzato un libro che si serve di mezzi diversi per ricordare: le testimonianze scritte, le fotografie, i dipinti. Ognuno di questi mezzi documenta e fissa un particolare, una circostanza, un’atmosfera, un paesaggio, un volto, con le finalità di onorare, di ricordare e di consegnare la testimonianza alle generazioni future.

Sì, perché la tragedia di Marcinelle è assolutamente storia contemporanea in quanto storia aperta e incompiuta. Solo in Italia muoiono per incidenti sul lavoro 1400 persone ogni anno, e le condizioni sono drammaticamente peggiori in continenti come l’Africa, l’Asia, e nei Paesi dell’est europeo, dove si concentra anche la maggior parte dei 246 milioni di bambine e bambini che secondo le stime delle organizzazioni internazionali sono costretti a lavori pericolosi e insalubri.

La tragedia di Marcinelle è una porzione del passato che fa parte del presente che siamo vivendo e che ci richiama, ognuno di noi singolarmente e tutti in quanto italiani, in quanto europei, ad una responsabilità civile e morale, ad un impegno per tutelare i diritti umani ovunque nel mondo, per affermare i principi della nostra Costituzione sul diritto al lavoro e sul diritto dei lavoratori.

Portare avanti questi impegni credo sia il modo migliore per ricordare e onorare i nostri connazionali che l’8 agosto del 1956 persero la vita a Marcinelle. (Franco Danieli)

 

 

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