1937 GLI INDIGENI SALVERANNO IL MONDO

20060823 09:57:00 webmaster

di MARINELLA CORREGGIA, Da "Il manifesto"

Contro i disastri causati dagli esseri umani non puo’ aiutare, ma nella gestione delle emergenze piu’ o meno naturali si’. E’ la conoscenza sviluppata dalle popolazioni indigene. La si e’ vista in azione durante lo
tsunami, quando gli abitanti di un’isola riuscirono a salvarsi tutti sulle alture accorgendosi dal comportamento degli animali che l’onda anomala stava arrivando.

In occasione del 9 agosto, giornata mondiale delle popolazioni indigene, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) ha annunciato un progetto speciale che utilizza proprio l’expertise autoctona di gente abituata a far fronte a situazioni estreme. Il partner dell’iniziativa e’ l’Associazione russa delle popolazioni indigene del Nord (Raipon: www.raipon.org/ikdm) che nelle regioni della Federazione russa Nenets Autonomous Okrug (Nao) e Kamchatka sta documentando come i singoli e le
comunita’ riescano a cogliere con sistemi di "allerta rapida" i disastri naturali e gli eventi atmosferici estremi, e poi a fronteggiarli nell’immediato e in seguito, mitigandone gli impatti di lungo periodo
sull’ambiente e sulla biodiversita’.
Lo studio mostra che i popoli indigeni della Russia settentrionale hanno
conservato e continuano ad applicare la conoscenza tradizionale. Le
informazioni dalle due regioni, raccolte presso i membri delle comunita’,
hanno evidenziato intanto quali sono gli eventi piu’ minacciosi da quelle
parti. Nella regione Nao, tempeste di neve e forti venti sono considerati
disastri comuni; tempeste, inondazioni e ghiacciate sono stati identificati
come i disastri piu’ gravi. Nella regione Kamchatka, disastri comuni sono
considerati le tempeste di neve, gli incendi e le inondazioni, e di questi
gli incendi sono considerati i piu’ pericolosi. I raccoglitori, pastori e
cacciatori intervistati nel corso dello studio hanno spiegato come l’attenta
osservazione dei comportamenti degli animali, o anche i colori e l’aspetto
del cielo, delle nuvole, della luna permettono di dare l’allarme per tempo.
E’ qualcosa che tutti i popoli conoscevano in passato, ma la modernita’ ha
fatto diventare questo patrimonio universale una conoscenza per pochi eletti
indigeni.
Quando i cani si rotolano nella neve sulla schiena e i corvi volano in
cerchio e poi si nascondono, sta arrivando una tempesta. Quando le renne
corrono nella sera, e’ un altro brutto segno; come se stessero provando le
proprie zampe prima del pericolo, come ha spiegato un allevatore del Nenets.
Un altro, della Kamchatka, ha detto agli intervistatori: "L’anno scorso gli
uccelli ci hanno avvertiti dell’eruzione di un vulcano, la cui cenere e’
pericolosa per gli animali. L’uccello piu’ intelligente e’ il corvo. Un
corvo viene da me e mi dice: stai attento".
Le strategie descritte per minimizzare gli impatti negativi di un disastro
naturale comprendono: mantenere uno stato di costante allerta (il contrario
dell’allarmismo); trovare punti sicuri dove rifugiarsi, anche "copiando"
dagli animali; ma anche evitare o almeno mitigare i disastri regolando le
dimensioni delle greggi di renne e gestendo in modo saggio l’uso dei
pascoli.
La conservazione dell’ambiente e la gestione dei disastri naturali sono
importanti nella stessa sopravvivenza delle popolazioni autoctone che spesso
vivono in aree quantomeno ardue e in millenni di esperienza hanno costruito
un rapporto intimo con l’ambiente, anche quando infuria. Con l’archiviazione
degli stili di vita tradizionali, e’ pero’ una sfida trasferire la
conoscenza tradizionale da una generazione all’altra. E l’altra sfida e’
disseminare queste informazioni indigene presso altri gruppi di popolazione
in Russia e oltre. Bisogna ad esempio inserire le tecniche nei curricula
scolastici. L’Unep sta realizzando simili progetti in Kenya, Tanzania,
Sudafrica e Swaziland, sviluppando materiali formativi da utilizzare nelle
scuole primarie, secondarie e superiori.
La giornata mondiale delle popolazioni indigene e’ stata decisa nel 1994
dall’Onu per celebrare il primo decennio internazionale delle popolazioni
indigene; nel 2004 e’ stato proclamato l’inizio del secondo decennio. Il
nuovo programma contiene raccomandazioni precise circa la suddivisione equa
dei benefici derivanti dalle risorse genetiche, il rispetto delle terre e
delle acque delle comunita’ locali, la piena partecipazione di quelle
popolazioni ai programmi e progetti realizzati sui loro territori e infine
il rispetto anche giuridico delle persone indigene che lottano per la
protezione del proprio ambiente.

 

 

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