1935 UNA DENUNCIA SULLA SITUAZIONE DEI SERVIZI CONSOLARI IN ARGENTINA

20060823 09:25:00 webmaster

da Salvatore Viglia

Ci sono casi in cui non si può aspettare. Non si tratta più di diritti degli italiani all’estero e basta, ma violazione dei diritti dell’uomo

E’ proprio il caso di dirlo. Gli italiani dell’America Latina sono ancora in uno stato di primordiale condizione umana al cospetto delle istituzioni patrie. La colpa è, senza dubbio, di queste ultime perché o non vogliono decidere, o non sono in grado di risolvere i problemi. E poi c’è anche qualcuno che ancora mette in dubbio l’utilità dei deputati italiani eletti all’estero.

Per gli addetti ai lavori, questa musica è possibile suonarla, ormai, a memoria. Sono anni ed anni che le strutture consolari, e non solo in Argentina, sono solo un banco della frutta e verdura al mercato con merce vecchia e stantia. Lo abbiamo sentito dalla viva voce dell’on. Angeli, da quella dell’on. Merlo che in quelle terre vivono da parecchi lustri. Nei propositi e nelle intenzioni forbite di linguaggi coloriti, assortiti da aggettivi sempre dispregiativi, essi hanno spiegato molto bene, ai nostri microfoni, quale sia la condizione degli uffici consolari in Argentina. Bene. Però, a questo punto è indispensabile agire. Necessita che il vice ministro in persona prenda seri provvedimenti e costatare di persona quale sia il vero stato delle cose. Non ci sprechiamo nel suggerire al vice ministro Danieli di inviare delle ispezioni ministeriali per sindacare, analizzare, vagliare responsabilità ed inefficienze, neanche insisteremo su questo punto per un motivo su tutti: siamo certi che il senatore Franco Danieli sappia quello che deve fare. E poi, in tanti anni di ispezioni ordinate dai più svariati ministri della passata legislatura, ordinare una ispezione, non fa più impressione a nessuno. Semmai, non disporla, oggi, in casi di tale gravità come questi, meraviglierebbe non poco. Esistono tutte le condizioni. E’ mai possibile, ci chiediamo, che gli impiegati degli uffici consolari siano così massacrati di lavoro da rispedire i cittadini indietro chiedendo loro di ritornare dopo anni anche quando le contingenze hanno tutti i parametri dell’urgenza? Non è che, caro vice ministro Danieli, qualcuno qui ci sta marciando? E se non ci marcia nessuno, è giusto, secondo lei, che quattro gatti di impiegati si scortichino le mani per accollarsi una mole di lavoro enorme e disumana alla quale non riescono a fare fronte perché troppo pochi? Spezziamo una lancia anche per questi. Se lavorano, e non stanno a grattarsi la pancia, anche loro hanno i loro diritti. Non è mica giusto, ma dove siamo? Direbbe Totò! Il Paese dei diritti a chiacchiere e mortadella. Siamo stufi, e lo diciamo perché ci cadono le braccia dallo sconforto a leggere lettere senza risposta come quella appresso riportata, dalla quale, per ovvi motivi di privacy, abbiamo artatamente cancellato i nominativi di quegli italiani che non sanno più che pesci prendere. E sono solo quelli, almeno dieci per gravissime situazioni, latori di problematiche urgenti. Non crediamo che il vice ministro possa sopportare oltre questo andazzo. Siamo davanti alla violazione spudorata dei diritti più elementari dell’uomo, non degli italiani all’estero. Per molto meno, in Europa ed in Italia in particolare, si mobilitano masse di manifestanti, si espongono striscioni, si indicono conferenze internazionali. Siamo sicuri che il vice ministro e tutti i deputati eletti, sappiano quello che si deve fare, ma qualunque cosa sia, la facciano immantinentemente almeno per quei casi dove sarebbe molto pericoloso fare finta di niente. Ciascuno di noi faccia la sua parte, ma la faccia subito.

Salvatore Viglia / Eureka

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AL VICEMINISTRO DANIELI

Piacenza, 21 luglio 2006

Egregio ViceMinistro
Franco Danieli,

Sono Luisa Fasano Presidente dell’Associazione Esperanza e mi rivolgo a Lei con la speranza che possa intercedere per risolvere il problema che Le sto per porre.

L’Associazione Esperanza, si occupa principalmente di seguire le pratiche dei nostri soci, per il riconoscimento della cittadinanza italiana. Siamo un’Associazione che operiamo a livello nazionale, lavoriamo con i Consolati italiani in Argentina e in Spagna. Con tutti abbiamo sempre mantenuto dei buoni rapporti, così come con il Consolato Generale d’Italia in Buenos Aires, che però già dall’anno scorso, continua a rendere difficile la collaborazione ogni volta che abbiamo a che fare con loro. E’sempre un’impresa riuscire a comunicare telefonicamente, perché le linee risultano sempre occupate, non rispondono, oppure, dopo lunghe attese con gli operatori dei centralini, cade casualmente la linea. Già è un miracolo che rispondano ad un fax… che poi non è a noi che devono rispondere, ma ai Comuni, visto che la prima domanda la rivolge il Comune di competenza al Consolato, dopodichè noi sollecitiamo l’espletamento delle pratiche a favore della persona interessata, ma neanche per sogno riusciamo ad ottenere un minimo riscontro. Addirittura l’ultima telefonata fatta per sollecitare l’attestato ci ha risposto che la responsabile Dott.sa Falsoi non era presente fino ad inizio Agosto.

Ora come ci dobbiamo comportare con una risposta simile? Cosa spieghiamo a questi giovani o padri di famiglia che non possono regolarizzare la loro situazione e pertanto non possono lavorare? Le e-mail che inviamo al Consolato di Buenos Aires ci tornano tutte indietro, non si sa se hanno un problema di server, o se l’indirizzo è sbagliato (lo abbiamo acquisito dalle informazioni dell’elenco dei consolati ed ambasciate italiani all’estero della pagina del Ministero degli Affari Esteri: siamo sicuri che è aggiornata).Finché vi è stato il Cancellier Lavini, tutto funzionava a meraviglia: con organizzazione, senza ritardi assurdi. Non è che si pretenda una risposta il giorno dopo, vanno bene quindici giorni, tre settimane anche un mese, è un tempo d’attesa capibile, ma SEI MESI..???? (Come è successo l’anno scorso.. e succede tuttora) .Ci sembra inaccettabile, considerato che la risposta attesa consiste in un fax.

Noi come Associazione fungiamo da mediatori tra i diretti interessati (quelli che richiedono il riconoscimento della cittadinanza italiana presso i diversi Comuni dove prendono residenza), i Comuni stessi, e i Consolati all’estero. E’ nella fase finale della pratica di cittadinanza che i Comuni scrivono ai Consolati chiedendo di ricevere la famosa attestazione di non rinuncia alla cittadinanza italiana.

Da tutti i Consolati riceviamo risposta in meno di un mese, ad esempio il Consolato di Cordoba , risponde anche in due giorni, il Consolato di Mar del Plata e quello di Lomas de Zamora in una settimana, il Consolato di Rosario risponde al massimo dopo tre settimane, ma quando occorre abbiamo tutta la disponibilità di una persona dell’Ufficio Cittadinanza o Stato Civile che nei casi più urgenti mantiene i contatti via e-mail, come altrettanto fa il Consolato di Cordoba. Fa piacere lavorare in questo modo, quando c’è un rapporto di collaborazione fluido e sincero.

La cosa che mi sorprende personalmente però, è il fatto che circa quattro anni fa, in occasione di una mia visita al Console Generale di Italia in Buenos Aires, l’Onorevole Placido Vigo, nel ricevermi mi ha detto: “Che bello il vostro lavoro! Grazie, apprezzo davvero il lavoro che fate, perché ci fate capire quali sono i casi con particolari difficoltà.” Le difficoltà invece, le stiamo trovando noi ora dall’anno scorso, ogni volta che abbiamo a che fare con il Consolato di Buenos Aires, sembra un’ironia ma è proprio così. Non ci riconoscono, non ci calcolano, è come se non contassimo affatto, e i nostri soci per cui lavoriamo, vengono ogni giorno a chiederci se c’è qualche novità, se il Consolato ha mandato qualcosa, se è normale che questo succeda.

Evidentemente manca una persona come il Cancellier Lavini che riesca a gestire il lavoro in quel Consolato, visto che non fanno che lamentarsi della quantità di lavoro che hanno.

Di seguito troverà un elenco con tutti i dati delle persone che sono in attesa dell’attestazione di non rinuncia alla cittadinanza italiana, per cui abbiamo e stiamo lavorando, alcune delle quali hanno la pratica bloccata da più di quattro mesi, nonostante le richieste fatte dai Comuni, i solleciti fatti da noi e le nostre innumerevoli telefonate.

Onorevole Sig. Ministro confidiamo sull’autorevole suo intervento presso l’ufficio Cittadinanza del Consolato di Buenos Aires per risolvere questo grave problema di comunicazione e permettere di ricevere in tempi ragionevoli le comunicazioni ufficiali (attestato di non rinunzia) che consente ai nostri confratelli italoargentini di ottenere la cittadinanza italiana per dare così una giusta dignità alla loro vita.

Attendo con stima e fiducia un suo positivo riscontro.

Luisa Fasano
Presidente Associazione Esperanza
Via Campagna, 39 – 29100 – Piacenza
Tel. 0523499758 – Cell. 3334324151
www.esperanzamia.it – info@esperanzamia.com

 

 

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