1966 LO SFRATTO AL “Coopi” DI ZURIGO: CUI PRODEST?

20060904 15:02:00 webmaster

Chiude lo storico ristorante del’antifascismo e dell’immigrazione italiana in Svizzera

di Dino Nardi

In Svizzera in generale, ma certamente a Zurigo, il settore della ristorazione sta soffrendo ormai da anni del cambiamento delle abitudini alimentari della popolazione, specie del popolo dei lavoratori pendolari. Da un lato, la necessità di economizzare laddove è più facile (tra cui il mangiare) spinge ad evitare la frequentazione assidua dei ristoranti e, dall’altro, la possibilità di lavorare con orari flessibili, ha fatto si che moltissimi lavoratori abbiano ridotto al minimo il tempo della pausa pranzo vuoi per dormire di più al mattino o per poter rientrare prima a casa alla sera.

Di questa nuova situazione ne sta pagando le conseguenze, chi più chi meno, l’intero settore della ristorazione zurighese che, paradossalmente, negli ultimi anni ha visto tuttavia accrescere in modo abnorme l’offerta tra nuovi ristoranti e chioschi con varie specialità etniche, pizzerie e paninoteche. Di ciò non poteva non pagarne lo scotto anche un ristorante, sia pure storico, come il Ristorante Cooperativo di Zurigo (comunemente conosciuto come “il Coopi”) che, oltretutto, dagli anni Settanta ha dovuto fare i conti con la fine dei flussi migratori italiani verso la Svizzera, lavoratori stagionali compresi, per i quali, nell’area zurighese, il Coopi era il tradizionale punto di approdo e di riferimento per mangiare all’italiana, trascorrervi gran parte del tempo libero utilizzando il proprio idioma e fare amicizie. In secondo luogo perché proprio il quartiere, dove è ubicato il Coopi, è quello che negli ultimi anni, più di altri, ha visto insediarsi non solo nuovi ristoranti, pizzerie, chioschi, paninoteche ma, addirittura, alcune mense aziendali.

In questa situazione è evidente che il Coopi non può sostenere il gravoso onere dell’affitto preteso dall’Immobiliare della Città di Zurigo. Un onere che difficilmente potrà permettersi chiunque altro dovesse subentrare come locatario, restando sempre nel settore della ristorazione italiana e dovendo offrire pietanze a prezzi accessibili, come richiesto dalla stessa Immobiliare cittadina!
Allora è evidente che alla base della decisione dell’Amministrazione degli Immobili della Città di Zurigo di dare la disdetta al Coopi vi sono soprattutto altre motivazioni che quella prettamente economica. Per cercarle basta, anche in questo caso, porsi la solita domanda: “cui prodest”, a chi giova la chiusura del Coopi? La risposta è semplice ed è certamente legata alla storia ed al DNA del Coopi (ristorante socialista italiano e ritrovo, da oltre cento anni, dell’antifascismo e della sinistra zurighese, svizzera ed europea, come stanno a dimostrare anche le sue frequentazioni ed i numerosissimi attestati di solidarietà pervenuti in questi giorni alla Società Cooperativa Italiana da più parti, anche dall’estero).
Un interesse forte può esserci solo da parte degli ambienti politici della destra locale ed infatti gli unici ad aver manifestato subito e pubblicamente la loro soddisfazione per la disdetta al Coopi sono stati proprio i rappresentanti nel Consiglio comunale di Zurigo dell’UDC, noto partito populista e conservatore della Destra svizzera!
Ma se questo è il vero motivo dello sfratto, come ritiene anche lo stesso presidente della Società Cooperativa Italiana, prof. Andrea Ermano, allora ci si deve attendere dal mondo politico progressista e dalla sinistra elvetica, ed in particolare proprio da quello presente ed attivo nella città di Zurigo, non solo messaggi di solidarietà bensì azioni politiche concrete che facciano rientrare lo sfratto stesso. Mentre dal mondo politico italiano in Svizzera, che si riconosce nel centrosinistra e ne L’UNIONE (singoli ed organizzazioni varie) ci si deve attendere molto ma molto di più della solidarietà verbale, ci si deve attendere che anch’esso torni compatto ad identificarsi nel Coopi, rieleggendolo a Centro permanente del suo dibattito e delle sue iniziative politiche.

Dino Nardi
Zurigo, 1 settembre 2006

 

 

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