1998 A Lampedusa un'imbarcazione per i diritti dei migranti: a bordo 500 attivisti

20060906 17:15:00 webmaster

Domenica 10 settembre sfileranno dal porto al cpt dell’isola per chiedere al Governo di aprire canali legali di ingresso in Italia e di dirottare le spese dalla repressione all’accoglienza

ROMA – Sbarca a Lampedusa un´imbarcazione per i diritti dei migranti. A bordo almeno 500 attivisti, provenienti da Arci, Cgil, Carta, Attac, Emergency, Comboniani, e dal mondo dell’associazionismo, delle Università. Domenica 10 settembre alle 16:00 sfileranno dal porto al cpa dell´isola per dire no alla Bossi-Fini, ai cpt e alla militarizzazione delle frontiere, ma anche per chiedere al Governo di aprire canali legali di ingresso in Italia e di dirottare le spese dalla repressione all´accoglienza. "E’ l’inizio di una stagione di mobilitazione in programma per autunno" dice Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione dell´Arci, che critica l´Italia e l´Europa. Al Governo chiede di "sospendere gli accordi con la Libia" e all´Europa di "sedere intorno al tavolo per decidere una politica comune degli ingressi per lavoro anziché parlare solo di militarizzazione delle frontiere".

E di militarizzazione delle frontiere si parlerà oggi a Malta, dove è in corso una riunione tra i ministri dell´Interno di Malta, Italia e Libia per decidere del pattugliamento delle acque del Canale di Sicilia con navi militari dell´agenzia europea Frontex, alla cui missione parteciperebbero Grecia, Italia, Malta, Germania e Francia. Per il vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini, le operazioni potrebbero partire già da domani. Ma intanto Qaddafi ha fatto sapere per bocca del vice ministro degli esteri libico, Abdulati Alobidi, che ”la Libia non accettera’ mai il pattugliamento del mare all’interno dei propri confini".

"Entrare in Italia in via legale è impossibile – dichiara Luca Cumbo della Rete antirazzista siciliana, intervenendo a Roma alla presentazione della manifestazione -. Blindare le frontiere senza cambiare i meccanismi di ingresso non bloccherà i viaggi e le stragi del Canale di Sicilia". In base al Testo unico sull´immigrazione, modificato dalla legge Bossi-Fini, l´ingresso in Italia per motivi di lavoro deve essere accompagnato dalla richiesta di un datore di lavoro che dovrebbe assumere un dipendente di un Paese straniero, senza nemmeno conoscerlo. Nella pratica le richieste vengono compilate solo dopo un periodo di prova presso l´azienda, in nero, della persona straniera entrata clandestinamente in Italia. La maggior parte proviene dall´est Europa, via terra, oppure permane sul territorio allo scadere del visto turistico. Gli sbarchi a Lampedusa e sulle coste siciliane, 13mila persone nei primi 8 mesi del 2006, "rappresentano solo il 10% degli ingressi illegali nel Paese", secondo Roberta Fantozzi (Prc). Nel canale hanno perso la vita almeno 1.835 persone dal 1996 ad oggi secondo Fortress Europe.

E di "uomini illegali" non vuole sentire parlare Nicola Tarantino, di Emergency. Il perché lo spiega Luca Cumbo parlando dei cpt: "non si può privare della libertà chi non ha fatto un reato, perché significa privare della libertà una persona non in base a quello che ha fatto, ma in base a quello che è". Le associazioni chiedono la chiusura dei centri e un diverso utilizzo delle risorse. "L´Italia spende l´80% dei fondi per l´immigrazione in operazioni di contrasto e repressione e il 60% per il mantenimento dei cpt, lasciando le briciole all´accoglienza e all´integrazione", commenta Roberta Fantozzi. Il cpt di Lampedusa, recentemente convertito in cpa (centro di prima accoglienza) è gestito dall´associazione Misericordie di Palermo, che incassa 45 euro giornalieri per ogni persona trattenuta, che diventano 50 per ogni persona oltre i 199 posti disponibili. Un vero affare se si moltiplica per i circa 13mila arrivi del 2006. (gdg)

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