1993 MESSICO: FELIPE CALDERON proclamato Presidente dal Tribunale elettorale

20060906 15:50:00 webmaster

Il tribunale elettorale messicano ha dichiarato legittimo
il risultato delle elezioni presidenziali del 2 luglio,
proclamando Felipe Calderón presidente del Messico per il
mandato 2006-2012. Nella sessione che si è tenuta ieri, i
sette magistrati hanno votato all’unanimità. Il margine di
vittoria di Calderón sullo sfidante Manuel López Obrador è
di appena lo 0,56 per cento

Un contriburo di Gennaro Carotenuto
———————————–

*Caro Andrés Manuel López Obrador, a mio modesto avviso*

Caro Andrés Manuel, a mio modesto avviso è giunta l’ora di levare le tende. La decisione del Tribunale elettorale messicano di assegnare comunque la vittoria elettorale al tuo avversario, il panista Felipe Calderón, non può non essere accettata, per quanto ingiusta sia. Lo scrivo dopo avere seguito con passione l’orgogliosa battaglia contro i
brogli portata avanti da te e dal popolo messicano durante due mesi, con immenso sacrificio ed ancor più grandi buone ragioni. Ho visto come tutti la lotta contro i brogli trasformarsi in qualcos’altro di più importante, e terminare rappresentando ed esplicitando tutte le necessità sempre posposte di una società ingiusta e di una democrazia bloccata.

E’ stata una boccata d’ossigeno che ha rigenerato la storia della
sinistra messicana. Ho seguito, purtroppo da lontano, Oaxaca, le prime
assemblee con poche decine di migliaia di persone trasformarsi in eventi
moltitudinari con milioni di uomini, donne, operai, contadini, studenti.
E’ una sinistra diversa dallo zoccolo duro del PRD negli anni del
riflusso ed è una sinistra indiscutibilmente, nuovamente, fortemente, di
classe.

Dal mio attuale osservatorio mediterraneo non posso non notare che, per
molto meno, in Serbia e in Ucraina furono mandati centinaia di inviati
speciali e telecamere, totalmente empatizzanti verso la causa della
parte filostatunitense, gli arancioni di PORA in Ucraina, OTPOR in
Serbia. Al contrario, nel caso messicano, manifestazioni di massa con
tre milioni di persone, sono state scientemente fatte passare sotto un
silenzio pneumatico. Il [non] messaggio era che in Messico non succedeva
nulla o al massimo che alcuni estremisti si frapponevano all’ennesima
messa cantata di un neoliberismo [non più] trionfante.

Come ogni militante della causa latinoamericanista, ho molto più
rispetto per te oggi di quanto non ne avessi prima del voto. E sono
molto più ottimista sul ruolo del Messico nella costruzione della Patria
Grande e nella liberazione dell’America dal colonialismo di quanto non
lo fossi fino a pochi mesi fa. La sinistra messicana ha dato
un’imponente dimostrazione di forza e di compattezza. Per molti è andata
oltre ogni previsione. Ma la realtà è che, soprattutto, la sinistra
messicana, ha vissuto in questi mesi un processo di accumulazione di
forze senza precedenti. E’ un processo accelerato e in accelerazione,
passato attraverso i brogli che sconfissero Cuauhtémoc Cárdenas, figlio
di Lázaro, l’emersione dello zapatismo, ma che sei anni e ancora sei
mesi e sei settimane fa, sembrava in stallo e che invece oggi è in
rigogliosa, impetuosa crescita. Tale accumulazione di forze è un
capitale prezioso, forse il più prezioso che eredita la sinistra
messicana e continentale da questa battaglia.

Nella tua intenzione di creare un governo ombra che rifondi la
Repubblica, e soprattutto nella decisione di non accettare il verdetto
del Tribunale elettorale e di non riconoscere Felipe Calderón come
presidente costituzionale, si paventa un’opportunità ma si cela anche un
pericolo grave. Che possibilità ci sono di sovvertire ancora quel
verdetto? Nessuna, è chiaro da settimane, ma adesso si può affermare con
più compiutezza. Se è così è un errore strategico grave convogliare
l’azione di decine di migliaia di militanti verso un obbiettivo
velleitario e non riportarli ad un’azione di base che continui questo
fondamentale processo di accumulazione di forze. Tanto più: è una
responsabilità politica e un errore potenzialmente distruttivo esporre
una nuova generazione di militanti a sei anni di repressione che si
preannuncia sempre più dura.

Con Felipe il Messico è atteso da un’altro sexenio rovinoso, e il
tentativo di risparmiarlo al paese è un gesto nobile, tuo e di tutta la
sinistra messicana. Nobile ma all’oggi, a 65 giorni dal 2 luglio e dopo
il verdetto di ieri, anche disperato. Favorire l’instabilità già
endemica di una democrazia che si pretende rifondare, potrebbe essere un
errore fatale. Sei anni fa, molti di quelli che credevano che il
problema del Messico fosse il PRI, votarono per il PAN, piuttosto che
per il PRD. Fu un errore catastrofico. Oggi molti si sono ravveduti
anche se il Messico continua ad essere una democrazia bloccata e -quel
che è peggio- più che durante l’epoca del PRI si trovi in un deprimente
stato semicoloniale che lo separa dal continente.

Molti osservatori diretti parlano di un ambiente apertamente
prerivoluzionario in Messico. Mi permetto di dubitarne e soprattutto mi
permetto di dubitare che l’attuale conduzione politica del PRD -inclusa
la stessa figura del candidato AMLO- possa sostenere tale processo,
soprattutto -in maniera inedita nel XXI secolo- per via non elettorale o
non immediatamente elettorale. Detto fuori dai denti, fin dove sei
disposto a spingerti Andrés Manuel López Obrador? Fin dove sei disposto
a sostenere quei giovani che si stanno radicalizzando sulla spinta della
tua battaglia per sconfiggere i brogli? Il riconteggio delle schede
aveva bisogno ed ha trovato la mobilitazione delle masse. Ma adesso,
intorno a quale obbiettivo reale vuoi continuare questa mobilitazione?
Sei cosciente che il non riconoscimento di Felipe Calderón come
presidente costituzionale apre le porte ad un contesto difficile da
leggere ma dove né l’ulteriore accumulazione di forze né la necessaria
salvaguardia dei quadri sono garantite? Ripeto: qual’è l’obbiettivo del
non riconoscimento? Provocare l’ingovernabilità, la caduta di Calderón e
susseguenti nuove elezioni? E’ un obbiettivo realista?

Mi permetto, Andrés Manuel, di consigliarti di discutere con quel
movimento indigeno zapatista che da sinistra aveva scelto di non
appoggiare la tua campagna elettorale. Forse la loro saggezza potrebbe
esserti indispensabile, qui ed ora.

Home

Home

 

 

1993-messico-felipe-calderon-proclamato-presidente-dal-tribunale-elettorale

2775

2006-1

Views: 2

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.