2022 TOSCANI NEL MONDO:Giuseppe, Diego, Loretta e Maria si raccontano a Bagni di Lucca

20060909 10:09:00 webmaster

Dall’Argentina al Belgio all’Australia, quattro storie toscane Prosegue la tre giorni dei Toscani all’estero. Domani la festa a Castelnuovo e Barga.

BAGNI DI LUCCA (LU) L’aggancio per tornare fu zia Cesarina, l’unica rimasta a Ponte a Moriano, vicino Lucca, dopo che gli otto fratelli se ne partirono per il Sudamerica. Giuseppe Alberto Spadoni, ex professore universitario di architettura a Buenos Aires, sessantenne, racconta la sua storia di figlio di emigrante e la sua riscoperta della Toscana. Una delle tante storie dei toscani, giovani e meno giovani, che per tre giorni si sono dati appuntamento a Lucca e in Garfagnana.

Giuseppe oggi fa parte dell’Ufficio di presidenza del Consiglio dei Toscani all’estero, ma quando il 27 ottobre 1973 tornò la prima volta nella nostra regione – a bordo, caso strano, della nave Augustus, che portava lo stesso nome del padre Augusto – non parlava neppure italiano. Il babbo Augusto se ne era partito con i nonni nel 1924, da Ponte a Moriano, e Giuseppe è nato in Sudamerica. "Era partito per il Brasile con la cassetta degli arnesi che ancora conservo, a cercare fortuna come bracciante" ricorda il figlio. Sembrava che in Brasile regalassero la terra a chi la coltivava. "Ed invece – dice Giuseppe – vennero trattati quasi come schiavi". Augusto scappò così a Buenos Aires in Argentina, dove si era fermato un altro familiare, e lì diventò muratore. Si sposò con una piemontese e fece laureare i due figli. Giuseppe ha riscoperto la Toscana da grande. E’ tornato varie volte e per nove anni, durante la dittatura argentina, è rimasto in Toscana, dal 1975 al 1984, a San Michele di Moriano. Il padre invece non ha più rimesso piede in Italia. C’erano già il passaporto ed il biglietto pronti. "Ma per lui se uno parte doveva tornare solo quando avesse fatto fortuna – racconta Giuseppe – Ed anche se la nostra vita è stata dignitosa, non aveva secondo lui raggiunto quella fortuna che invece sperava". Anche Diego, 21 anni, vive a Buenos Aires, dove studia scienze politiche all’università. Biondo con gli occhi azzurri, vestito di uno spezzato blu e bianco, confessa che a volte in Argentina lo chiamano ‘gringo’, straniero. E’ argentino e italiano. E’ un toscano all’estero della terza generazione e come i suoi cinque fratelli ha la doppia cittadinanza. "Ma molta gente – spiega – non capisce questo nostro essere di un posto e di un altro. Siamo argentini, ma con tremila anni di sangue toscano". Diego Arturo Cerboni, della Rete dei giovani toscani malplatensi, porta il nome del nonno fiorentino, Diego, che alla fine dell’Ottocento partì alla volta dell’Argentina con i bisnonni. Erano commercianti d’arte e non fu dunque un’emigrazione per fame ma per affari. La mamma di Diego è trentina, ma l’amore per la Toscana è stato alla fine più grande. Ha iniziato a raccogliere le lettere e gli oggetti dei bisnonni, ha costruito a ritroso l’albero genealogico della sua famiglia fino al 1500. In casa non si parlava italiano: l’ha imparato nei corsi organizzati dalla Regione. Ed oggi, per la prima volta, partecipa al forum dei giovani toscani all’estero. Finito, si tratterrà per qualche altro giorno da parenti. "Per me – dice – la Toscana è soprattuto cultura". Per Loretta Dinelli, 23 anni ed esperta di marketing, castana con occhi verdi, è invece la seconda volta al Forum. Arriva dall’Australia e l’associazione dei giovani toscani di cui fa parte, "I girasoli" di Melbourne, è tra le 32 giovani associazioni dei cinque continenti la più vecchia, nata il 24 luglio 1979. Il padre Bruno è partito da Lucignana a Coreglia, in provincia di Lucca, nel 1970 quando aveva quindici anni, durante l’ultima ondata migratoria. Loretta è nata in Australia. "Qui mi sento però a casa" dice. Con i toscani di Melbourne organizza serate di cinema: Benigni spopola. Anche il vino ha grande successo. "Nello stato di Victoria – racconta – ci sono cinque aziende vinicole dirette da toscani. E al Toscana Club di Melbourne il vino spesso si accompagna al castagnaccio. L’anno scorso c’erano trecento persone: toscani ed italiani, ma non solo". Anche quella di Maria Antonietta Brandani, nata ottantuno anni fa a Casabasciana nel comune di Bagni di Lucca e premiata oggi dalla Camera di Commercio assieme ad altri lucchesi che si sono distinti per il mondo, un premio che risale al 1971, è una storia bella da raccontare. Una storia di emigrazione, ma anche altruismo. La piccola ed esile Maria Antonietta emigrò in Belgio nell’ottobre del 1952 e quattro anni dopo il suo arrivo iniziò a lavorare nella miniera "Esperiance – Bonne Fortune Bouraljot", dove già dal 1946 era stato assunto il marito Beltramo Teldeschi. Puliva il carbone appena estratto, distribuiva il latte ai minatori all’uscita dal pozzo, rimetteva in ordine i locali della miniera. Ma con il passare del tempo è diventata anche l’infermiera "tuttofare", per trentuno anni dal 1956 al 1987 il primo sorriso per i minatori che risalivano dal fondo. Ed anche quando il marito è morto, schiacciato da un carrello, ha continuato ad adoperarsi per gli altri: anche quando la miniera è stata chiusa, visitando giornalmente negli ospedali, nelle case di riposo e per i pochi fortunati, a casa, i suoi amici ex minatori, molti dei quali infermi. (wf)

 

 

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