2041 NOOR DI GIORDANIA (LISA HALABY): IL VERO SCONTRO

20060912 16:41:00 webmaster

[Traduzione di Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it)

L’intervento di Noor, regina di Giordania, apparso su "The Globalist" del 14 agosto 2006. La regina Noor di Giordania, al secolo Lisa Halaby, e’ nata nel 1951 negli Stati Uniti, da madre svedese e padre, Nay Halaby, avvocato e pilota d’aviazione, figlio di un siriano greco-ortodosso emigrato in America. Dopo aver trascorso l’infanzia tra New York, Los Angeles e Washington, laureata in architettura e pianificazione urbana a Princeton, Lisa fa i suoi primi tirocini in Iran e Giordania: qui conosce re Hussein di cui diventa la quarta ed ultima moglie; dopo la morte del marito, avvenuta nel 1999, vive fra gli Stati Uniti e Londra, dove segue gli studi dei quattro figli, due maschi e due femmine, nati dal matrimonio con Hussein. Si sente altresi’ impegnata a lavorare per la pace in Medio Oriente, e ne ha scritto anche nel suo libro autobiografico Leap of Faith: Memoirs of an Unexpected Life, pubblicato in America.

"Negare che vi siano aspetti culturali nelle differenze esistenti fra il Medio Oriente e l’America sarebbe, ovviamente, del tutto sbagliato.
Ridurre lo scontro a formulazioni semplicistiche, pero’, significa perdere un’importante occasione per quel tipo di comprensione approfondita che invita a fare il primo passo in una relazione.

Proprio perche’ sono una persona che ha radici sia nell’oriente
che
nell’occidente, e che ha speso la maggior parte della propria vita
da adulta
tentando di costruire ponti fra la cultura araba e quella americana,
devo
riformulare la questione in modo differente. Non si tratta di uno
scontro
fra l’islam ed il cristianesimo, o fra oriente e occidente, ma fra
le forze
dell’intolleranza e quelle della comprensione.
Lavorando all’Onu e con i gruppi che difendono i diritti umani, ho
visto
ripetutamente che ad impedire il progresso negli individui, nei gruppi
politici e persino nelle nazioni, e’ l’insistere a dipingere il
mondo in
bianco e nero, credendo che vi sia una sola via possibile. Non
c’e’ cultura
che abbia il monopolio della virtu’ o dell’intolleranza: tali
qualificazioni
non sono dislocate geograficamente, o determinate dalla religione.
Difensori
della compassione e della pace si trovano in ogni luogo e in ogni
culto. La
grande differenza e’ tra coloro che sinceramente sono disposti ad
ascoltare
e a provare empatia con gli altri, e coloro che non lo sono.
I piu’ grandi oppressori sono quelli che si sentono investiti del
dovere di
imporre con la forza la loro idea di cio’ che e’ giusto. Le
piu’ grandi
ingiustizie della storia umana avvengono quando le persone credono
cosi’
fortemente nella loro propria ideologia da essere disposte a far del
male
agli altri in suo nome.
L’ideologia puo’ essere di autoconservazione e brama di potere,
come e’ per
i dittatori. Puo’ essere paternalistica, e descrivere
l’oppressione di
donne, migranti e altri soggetti privati di diritti come esercitata
"per il
loro stesso bene". O puo’ essere quella che viene chiamata
politica
difensiva, che etichetta qualunque dissidente come una minaccia che deve
essere preventivamente eliminata, prima che si realizzi.
Tutti questi argomenti sono stati usati, in un modo o nell’altro,
per
giustificare ingiustizia e guerra.
*
Poiche’ la fede rimane una delle sorgenti piu’ forti nel
muovere l’azione
umana, la giustificazione per il caos ed il nichilismo e’ spesso
avvolta dal
linguaggio religioso. Noi abbiamo visto come le azioni perverse di una
frangia violenta abbiano strumentalizzato la grande fede del profeta
Maometto per i propri fini. Pure, l’islam non ha il monopolio del
fondamentalismo radicale. Il cristianesimo ha innalzato il vessillo
della
"guerra santa" non solo durante le crociate, ma in anni
recenti, nella
sanguinosa esecuzione della "pulizia etnica" nei Balcani.
Tragicamente, vi
sono pure ebrei estremisti, pronti ad usare la violenza per far
avanzare la
loro visione di un’utopia religiosa: uno di essi uccise Itzhak
Rabin,
perche’ aver osato promuovere la pace.
Le minacce del terrorismo in America vengono piu’ frequentemente dai
fanatici dei "diritti ariani" che propagandano mistificazioni
dei dogmi
cristiani, piuttosto che dagli arabi o dai musulmani. Stigmatizzare una
religione perche’ viene usata da taluni a copertura del male e’
esattamente
quel tipo di pensiero "in bianco e nero" che scioglie la
briglia all’abuso.
E’ certo che le tre religioni abramitiche, ed anche altre,
subiscono minacce
reali. L’antisemitismo sta di nuovo crescendo in Europa; i
cristiani sono
soggetti a persecuzioni in paesi in cui sono in minoranza, come la
Cina, la
Corea del Nord, il Sudan ed il Pakistan; e i musulmani sentono che la
loro
cultura e loro fede sono sotto attacco in numerosi luoghi, specialmente
nell’attuale clima di paura e fraintendimento dell’islam,
seguito all’11
settembre.
Per molti potenti e’ conveniente descrivere la situazione come
"scontro di
civilta’", e diffondere una visione per cui nulla puo’
essere cambiato, le
differenze culturali sono scritte nella pietra, e nessun dialogo
potra’
mutare la dinamica del conflitto, e quindi sostenere che una
geopolitica di
potenza, gonfiata dalla minaccia dell’uso della forza, sia il solo
modo di
gestiare la crisi.
*
Il mio approccio e’ totalmente diverso.
Le persone sensate di tutte le fedi devono abbracciare i loro
universali e
condivisi valori, e sfidare coloro che ammantano l’odio nella
retorica
religiosa. Non dobbiamo lasciare che l’idea dello "scontro di
civilta’"
diventi una profezia autorealizzata e contribuisca ad aumentare le
paure di
coloro che pensano in bianco e nero.
Enfatizzare acriticamente la violenza nutre il desiderio umano di
averne una
spiegazione semplice ed incoraggia perniciose teorie di cospirazioni, e
la
ricerca di capri espiatori. Vediamo di non confondere i fondamenti con
il
fondamentalismo. Il modo di distinguerli arriva quando i principi di
qualcuno vengono a conflitto con i diritti ed i bisogni di altri. Gli
estremisti non hanno mai nulla da perdere. Una cosa e’ essere
disposti a
morire per cio’ in cui si crede, ben altra cosa e’ l’essere
disposti ad
uccidere. L’estremismo cresce anche nella frustrazione, nella
rabbia e nella
disperazione. Chi sente di non aver nulla da perdere puo’ volgersi
ad atti
disperati.
Quel che mi dice una lunga esperienza e’ che la maggioranza delle
persone
nella nostra regione anela ad avere liberta’ e controllo sulle
proprie vite.
Oltre due secoli orsono, un gruppo di persone si disse disposto a
lottare
per "la vita, la liberta’ ed il perseguimento della
felicita’": i popoli del
Medio Oriente non vogliono e non meritano nulla di meno. Per loro, come
per
ogni persona ovunque nel mondo, la vera sicurezza deriva da un senso di
liberta’, speranza ed opportunita’. Si tratta di quella
sicurezza che e’ la
fonte primaria della pace.
Tale sicurezza puo’ essere raggiunta, io credo, attraverso tre
soluzioni
interrelate: istruzione, dialogo ed azione. L’educazione alla pace
e la pace
stessa sono impossibili da ottenere senza un dialogo rispettoso
dell’altro,
basato su un ascolto sincero. Il dialogo, non il dibattito in cui
qualcuno
deve vincere, o l’inflessibile scambio di colpi da posizioni
trincerate,
permette alle voci della tolleranza di essere udite al di sopra della
retorica dello "scontro".
*
Noi non abbiamo di fronte un nuovo conflitto fra civilta’.
Quello a cui stiamo assistendo e’ la lotta della civilta’, oggi
come lungo
tutta la sua storia, contro la disumanita’. I fanatici hanno sempre
reso
diabolico cio’ che e’ umano, ma questo non puo’ indurci ad
abbandonare
l’umanita’. Ne’ possiamo avvolgerci in un confortevole
lenzuolo fatto di
dogmi per impedirci di affrontare questioni difficili.
Attraverso l’educazione, la comunicazione e l’azione, coloro
che credono
nella compassione, nella tolleranza e nei diritti dell’altro,
possono unire
le forze per dar modo alla comunita’ globale di condividere
benefici,
responsabilita’ e valori.
Un gioco di parole dice che al mondo vi sono solo due tipi di persone:
quelli che dividono la gente in due tipi, e quelli che non lo fanno.
L’aforisma ha in se’ piu’ di un granello di verita’.
E’ molto piu’ facile
dividere il mondo in "noi contro di loro" che lodare la
ricchezza della
diversita’. Ma e’ nel riconoscimento e nella valorizzazione
della diversita’
che il vero dialogo fra civilta’ storicamente si e’ sempre
forgiato.

 

 

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