2040 GIULIO VITTORANGELI: L'11 SETTEMBRE E LA "GUERRA AL TERRORISMO"

20060912 16:38:00 webmaster

Il primo 11 settembre fu quello cileno del 1973.
Poi venne l’11 settembre americano del 2001.
Non si dovrebbe mai dimenticare che le 2.823 vittime dell’attentato alle Torri Gemelle appartenevano a piu’ di sessanta popoli e etnie.
"L’attacco al simbolo del potere americano nell’era globale, che servira’ a legittimare l’era del contrattacco americano preventivo, fu in realta’ un attacco al sogno cosmopolita, alla globalizzazione dal basso incarnata da quella mescolanza di lingue, colori e culture incenerita nelle Torri" (Ida Dominijanni, "Il manifesto" 11 settembre 2003).

A distanza di oramai cinque anni il problema sta sempre li’: a un
evento di
portata globale, provocato da un "agente" senza stato e senza
confini come
Al Qaeda, l’amministrazione Bush ha risposto mobilitando la patria
e le armi
per una guerra senza fine e senza nemici certi o meglio con dei nemici
supposti, truccata da crociata "per il Bene e la
Liberta’" e mossa, oltre
che dalla brama di terre e di petrolio, da un’incoercibile pulsione
a
ritrovare nell’onnipotenza unilateralista l’identita’
perduta nell’89 con la
fine del mondo bipolare. Cosi’, in nome della lotta al terrorismo,
abbiamo
assistito allo sfascio del diritto internazionale, con lo schiaffo alle
Nazioni Unite sull’Iraq; alla demolizione dello stato di diritto,
con le
gabbie e i tribunali speciali di Guantanamo; etc.
*
Pero’ non e’ stata una novita’ in assoluto: venti anni
prima di quella
dichiarata da George W. Bush l’11 settembre, Ronald Reagan negli
anni ’80
aveva gia’ dichiarato la sua "guerra al terrorismo".
L’obiettivo principale era l’America Centrale, il Nicaragua
sandinista in
particolare, e il Medio Oriente, ma arrivo’ fino al Sud Africa e al
sud-est
asiatico e oltre.
Reagan chiamava i contras antisandinisti "paladini della
liberta’", e
coerentemente diceva "I’m a contra too". E la sua
amministrazione fini’
condannata per "terrorismo di stato" (per dirla in linguaggio
comune) dalla
Corte internazionale dell’Aja (27 giugno 1986) per aver minato ad
opera
della Cia e dei contras i porti nicaraguensi; conseguentemente la Corte
internazionale di giustizia ordinava di por fine alle azioni criminali e
pagare sostanziose riparazioni. Non solo, la guerra terroristica
condotta
dagli Usa contro il Nicaragua fini’ in due risoluzioni del
Consiglio di
sicurezza delle nazioni Unite, su cui gli Stati Uniti posero il veto e
la
Gran Bretagna cortesemente si astenne.
Ma non successe nulla e quasi nessuno della comunita’
internazionale si
scandalizzo’. Purtroppo, secondo il canone dell’Occidente,
tutto cio’ e’
cancellato. "Tutto questo e’ escluso non solo dalla storia in
generale e dai
commenti, ma manca anche dalla vasta letteratura sulla guerra al
terrorismo
ridichiarata nel 2001, benche’ la sua importanza possa essere
difficilmente
messa in dubbio" (Noam Chomsky).
*
Tornando all’11 settembre 2001, i suoi effetti ci chiamano tutti in
causa
senza scampo.
Dalla natura inedita e atroce del terrorismo suicida, genuino prodotto
della
miscela di modernizzazione e fanatismo identitario di cui e’ fatto
il mondo
globale. Alle seduzioni rassicuranti dei fondamentalismi, di marca
islamica
come di marca cristiana, che a est e a ovest si sposano con il potere
secolare. Dalle lacerazioni interne all’Occidente, fra radici
comuni e
modelli etici e normativi diversi. Alle degenerazioni delle democrazie,
tutte attraversate, da quella americana alla nostra, dalla stessa
impotenza
arrogante della politica e dallo stesso scontro fra pretese del potere
esecutivo ed esili garanzie del potere giudiziario.
Il senso di fragilita’ che si e’ irradiato dall’attentato
alle Torri Gemelle
di New York a tutto il pianeta, non dipende solo dal virus terrorista
ma da
altri virus e accidenti imponderabili, dalla Sars ai black out,
nonche’ dal
crollo di alcune difese immunitarie di cui era garante lo stato sociale.
Sono tutti capitoli di un libro che l’11 settembre ha squadernato,
e che
nessuno puo’ rifiutarsi di leggere.
Concludendo, con le parole di Ida Dominijanni: "L’effetto
piu’ dirompente di
quella giornata e’ che il mondo e’ diventato piu’ piccolo,
ci chiama
all’ascolto di qualunque cosa succeda ovunque succeda e alla
compassione di
ogni ferita ovunque si apra. E la coincidenza dell’anniversario di
un doppio
opposto 11 settembre, quello cileno e quello americano, puo’ solo
servire di
monito, contro ogni tentazione di leggere la storia come macabra resa
dei
conti dei misfatti del potere, a metterci ogni volta dalla parte di ogni
vittima".

 

 

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