2093 ITALIANI ALL'ESTERO: Claudio Micheloni parla del suo impegno nella Commissione di Vigilanza

20060920 16:58:00 webmaster

Chiesto l’avvio di una riflessione sul ruolo e l’impostazione di Rai International. Non più accettabile l’oscuramento dei programmi Rai in Europa

PESARO- Il rapporto fra le nostre comunità all’estero ed il mondo della comunicazione italiana è sempre stato discontinuo e non ha mai avuto momenti di vero approfondimento. Se da una parte infatti gli italiani all’estero, fatte salve le recenti elezioni politiche ed alcuni appuntamenti sportivi di grande rilevanza, sono praticamente ignorati dai nostri media, dall’altra la comunicazione televisiva dall’Italia per l’estero è spesso stata criticata dalle nostre comunità per quanto riguarda i contenuti e le collocazioni orarie dei palinsesti.

In questo difficile contesto, dove l’italiano all’estero non fa ancora notizia, assume particolare rilevanza la presenza del senatore della circoscrizione Estero Claudio Micheloni nella Commissione Parlamentare per l’indirizzo e la vigilanza dei servizi televisivi. Un osservatorio privilegiato che consentirà per la prima volta ad un italiano nel mondo di svolgere un ruolo di primo piano negli indirizzi comunicativi della televisione pubblica. Un’occasione da non perdere che abbiamo cercato di comprendere meglio rivolgendo alcune domande a Micheloni, incontrato a Pesaro nella giornata di chiusura della Festa nazionale dell’Unità.
Senatore Micheloni, sono anni che i nostri connazionali all’estero si lamentano per la mancanza di un’adeguata informazione da e per l’Italia. Alla luce di queste ben note proteste come intende portare avanti il suo impegno nella Commissione di Vigilanza della Rai?
La decisone dell’Ulivo di nominare un parlamentare eletto all’estero nella Commissione di Vigilanza Rai è una scelta politica importante. E’ evidente che il mio impegno in questo contesto sarà principalmente rivolto all’attività di Rai International, che viene diffusa in tutti i continenti tranne l’Europa, e a quella della Rai che con i suoi programmi dovrebbe coprire l’intera Europa. Uso il condizionale perché proprio in questi giorni mi sono recato in Belgio dove il problema principale che i Presidenti dei Comites e i rappresentanti delle associazioni hanno messo sul tavolo è stato proprio quello dell’oscuramento dei programmi sportivi e per i bambini da parte della Rai. Una situazione che non è più accettabile. Credo inoltre che su Rai International vada avviata una riflessione profonda sul ruolo e l’impostazione di questa rete per l’Italia. Penso che Rai International debba avere due linee di azioni distinte: la prima rivolta alla promozione e alla diffusione dell’immagine dell’Italia nel mondo e l’altra finalizzata al collegamento con le comunità italiane all’estero. Due indirizzi che implicano strategie, azioni e programmazioni diverse e che non possono essere confuse fra di loro, perché un’eventuale commistione, simile a quella posta in essere dai palinsesti odierni di Rai International, sarebbe ancora una volta rifiutata dalle comunità. Sul canale internazionale e sulla Rai bisogna inoltre promuovere un’informazione di ritorno che faccia conoscere agli italiani in patria la realtà delle nostre comunità Questo per quanto riguarda la Rai, ma non bisogna dimenticare l’informazione scritta per gli italiani all’estero. In questo ambito le agenzie dovranno riflettere sul loro ruolo e sulle loro funzioni e bisognerà valutare la gestione dei contributi per la stampa estera che fino ad oggi è stata fatta in modo perlomeno superficiale. Sarà dunque necessario un grosso dibattito per capire come si sosterrà realmente la carta stampata, perché questa è veramente importante per le prime generazioni delle nostre comunità.
In queste settimane sta sempre prendendo più corpo l’ipotesi di una modifica tecnica della legge sul voto all’estero che dovrebbe dare maggiori garanzie sulla certezza e sulla segretezza del voto. Come giudica questa ipotesi di riforma?
La riforma tecnica della legge sul voto all’estero è assolutamente indispensabile. Questo primo voto politico ha infatti dimostrato che una minoranza del Cgie aveva ragione quando, cinque anni fa, sosteneva la necessità di definire un elenco aggiornato degli elettori, di effettuare lo spoglio delle schede nei Paesi di residenza e di introdurre l’opzione del voto a rovescio. Il suffragio per corrispondenza non deve essere messo in discussione, ma vanno utilizzate quelle tecniche che molti altri Paesi hanno già posto in essere per garantirne una migliore efficacia. Oggi, che la prima elezione politica per l’estero è stata portata a termine, dobbiamo dunque riprendere le vecchie proposte che furono bocciate per riformare tecnicamente la legge. Tutti gli inconvenienti che sono accaduti erano scritti, conosciuti ed inevitabili, ma il passato governo, a cui spettava il compito di organizzare le elezioni all’estero, non ha fatto nulla per questi problemi.

(Goffredo Morgia- InformEMINOTIZIE)

 

 

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