2089 UN APPELLO: LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE CI RIGUARDA

20060920 16:40:00 webmaster

[Da Jones Mannino (per contatti: alfagamma71@yahoo.it) e da varie altre persone amiche riceviamo e diffondiamo. Per adesioni all’appello: appellouomini@libero.it; per ulteriori informazioni e contatti:
tel. 3385243829, 3477999900]

La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo la parola come uomini Assistiamo a un ritorno quotidiano della violenza esercitata da uomini sulle donne. Con dati allarmanti anche nei paesi "evoluti" dell’Occidente
democratico. Violenze che vanno dalle forme piu’ barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della liberta’ negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del
corpo femminile.

Una recente ricerca del Consiglio d’Europa afferma che
l’aggressivita’ maschile e’ la prima causa di morte violenta e di
invalidita’ permanente per le donne in tutto il mondo. E tale violenza si
consuma soprattutto tra le pareti domestiche.
Siamo di fronte a una recrudescenza quantitativa di queste violenze? Oppure
a un aumento delle denunce da parte delle donne?
Resta il fatto che esiste ormai un’opinione pubblica e un senso comune, che
non tollera piu’ queste manifestazioni estreme della sessualita’ e della
prevaricazione maschile.
Chi lavora nella scuola e nei servizi sociali sul territorio denuncia poi
una situazione spesso molto critica nei comportamenti degli adolescenti
maschi, piu’ inclini delle loro coetanee femmine a comportamenti violenti,
individuali e di gruppo.
Forse il tramonto delle vecchie relazioni tra i sessi basate su una
indiscussa supremazia maschile provoca una crisi e uno spaesamento negli
uomini che richiedono una nuova capacita’ di riflessione, di autocoscienza,
una ricerca approfondita sulle dinamiche della propria sessualita’ e sulla
natura delle relazioni con le donne e con gli altri uomini.
La rivoluzione femminile che abbiamo conosciuto dalla seconda meta’ del
secolo scorso ha cambiato radicalmente il mondo.
Sono mutate prima di tutto le nostre vite, le relazioni familiari,
l’amicizia e l’amore tra uomini e donne, il rapporto con figlie e figli.
Sono cambiate consuetudini e modi di sentire. Anche le norme scritte della
nostra convivenza registrano, sia pure a fatica, questo cambiamento.
L’affermarsi della liberta’ femminile non e’ una realta’ delle sole societa’
occidentali. Il moto di emancipazione e liberazione delle donne si e’
esteso, con molte forme, modalita’ e sensibilita’ diverse, in tutto il
mondo.
La condizione della donna torna in modo frequente nelle polemiche sullo
"scontro di civilta’" che sarebbe in atto nel mondo. Noi pensiamo che la
logica della guerra e dello "scontro di civilta’" puo’ essere vinta solo con
un "cambio di civilta’" fondato in tutto il mondo su una nuova qualita’ del
rapporto tra gli uomini e le donne.
Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una
larga e violenta "reazione" contraria al mutamento prodotto dalla
rivoluzione femminile. La violenza fisica contro le donne puo’ essere
interpretata in termini di continuita’, osservando il permanere di un’antica
attitudine maschile che forse per la prima volta viene sottoposta a una
critica sociale cosi’ alta, ma anche in termini di novita’, come una
"risposta" nel quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi.
Un altro sintomo inquietante e’ il proliferare di mentalita’ e comportamenti
ispirati da fondamentalismi di varia natura religiosa, etnica e politica,
che si accompagnano sistematicamente a una visione autoritaria e maschilista
del ruolo della donna. Queste stesse tendenze sono pero’ attualmente
sottoposte a una critica sempre piu’ vasta, soprattutto – ma non
esclusivamente – da parte femminile.
La recente cronaca italiana ci ha offerto alcuni casi drammatici, eclatanti
che rivelano anche modi diversi di accanirsi sul corpo e sulla mente
femminile.
Una ragazza incinta viene seppellita viva dall’amante, che non vuole
affrontare il probabile scandalo. Un fratello insegue e uccide la sorella,
rea di non aver obbedito al diktat matrimoniale della famiglia. Un immigrato
pakistano uccide la figlia, aiutato da altri parenti maschi, perche’ non
segue i costumi sessuali etnici e religiosi della comunita’. In alcune
citta’ si susseguono episodi di stupro da parte di giovani immigrati ma
anche di maschi italiani. Sono italiani gli stupratori di una ragazza
lesbica a Torre del Lago. Italiano l’assassino che a Parma ha ucciso con
otto coltellate la ex fidanzata, che perseguitava da qualche anno. Ultimo
caso di una lunga scia di delitti commessi in questi ultimi anni in Italia
da uomini contro le ex mogli o fidanzate, o contro compagne in procinto di
lasciarli.
Il clamore e lo scandalo sono alti. In un contesto di insicurezza (in parte
reale, in parte enfatizzata dai media e da settori della politica), di
continua emergenza e paura per le azioni del terrorismo di matrice islamica
e per le contraddizioni prodotte dalla nuova dimensione dei flussi di
immigrazione, nel dibattito pubblico la matrice della violenza patriarcale e
sessuale e’ stata spesso riferita a culture e religioni diverse dalla
nostra.
Molte voci pero’ hanno insistito giustamente sul fatto che anche la nostra
societa’ occidentale non e’ stata e non e’ a tutt’oggi immune da questo tipo
di violenza. E’ anzi possibile che il rilievo mediatico attribuito alla
violenza sessuale che viene dallo "straniero" risponda a un meccanismo
inconscio di rimozione e di falsa coscienza rispetto all’esistenza di questo
stesso tipo di violenza, anche se in diversi contesti culturali, nei
comportamenti di noi maschi occidentali.
Si e’ parlato dell’esigenza di un maggiore ruolo delle istituzioni
pubbliche, sino alla costituzione come parti civili degli enti locali e
dello stato nei processi per violenze contro le donne. Si e’ persino messo
sotto accusa un ipotetico "silenzio del femminismo" di fronte alla
moltiplicazione dei casi di violenza.
Noi pensiamo che sia giunto il momento, prima di tutto, di una chiara presa
di parola pubblica e di assunzione di responsabilita’ da parte maschile. In
questi anni non sono mancati singoli uomini e gruppi maschili che hanno
cercato di riflettere sulla crisi dell’ordine patriarcale.
Ma oggi e’ necessario un salto di qualita’, una presa di coscienza
collettiva.
La violenza e’ l’emergenza piu’ drammatica.
Una forte presenza pubblica maschile contro la violenza degli uomini
potrebbe assumere valore simbolico rilevante. Anche convocando nelle citta’
manifestazioni, incontri, assemblee, per provocare un confronto reale.
Siamo poi convinti che un filo unico leghi fenomeni anche molto distanti tra
loro ma riconducibili alla sempre piu’ insopportabile resistenza con cui la
parte maschile della societa’ reagisce alla volonta’ che le donne hanno di
decidere della propria vita, di significare e di agire la loro nuova
liberta’.
Il corpo femminile e’ negato con la violenza.
Ma viene anche disprezzato e considerato un mero oggetto di scambio (come ha
dimostrato il recente scandalo sulle prestazioni sessuali chieste da uomini
di potere in cambio di apparizioni in programmi tv ecc.).
Viene rimosso da ambiti decisivi per il potere: nella politica,
nell’accademia, nell’informazione, nell’impresa.
Lo sguardo maschile – pensiamo anche alle organizzazioni sindacali – non
vede ancora adeguatamente la grande trasformazione delle nostre societa’
prodotta negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato
del lavoro.
Chiediamo che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini,
nelle famiglie, nelle scuole e nelle universita’, nei luoghi della politica
e dell’informazione, nel mondo del lavoro.
Una riflessione comune capace di determinare una sempre piu’ riconoscibile
svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi.
*
Primi firmatari: Alberto Leiss, Marco Deriu, Stefano Ciccone, Jones Mannino,
Massimo Michele Greco, Sandro Bellassai, Claudio Vedovati.
Adesioni: Davide Rossi, Umberto Varischio, Gianfranco Proietti, Luca
Proietti, Giuseppe Colosi, Lino Giaccone, Diego Bortolameotti, Francesco
Lauria, Beppe Pavan, Daniele Barbieri, Roberto Poggi, Massimiliano Luppino,
Andrea Baglioni, Luigi Zoja, Fausto Perozzi, Alessio Surian, Gianluca
Borghi, Mattia Toscani, Eugenio Caggiati, Marcello Acquarone, Attilio
Mangano, Roberto Illario, Daniele Bouchard, Luciano Sartirana, Corrado
Roncaglia, Franco Toscani, Giacomo Mambriani, Marco Cazzaniga, Gianni
Ferronato, Livio Dal Corso, Carlo Marchiori, Marco Sacco, Vanni Bertolini,
Francesco Camattini, Luciano Marmocchia, Giuseppe De Nigris, Marco Cervino,
Gianni Caligaris, Domenico Matarozzo, Sandro Mezzadra, Stefano Sarfati
Nahmad, Alberto Moreni, Enrico Ottolini, Vittorio Cotesta, Alessandro Bosi,
Franco Caldera, Ettore Lo Maglio Silvestri, Goffredo Fofi, Cesare Del Frate,
Daniele Licheni, Nicola Sinopoli, Enrico Euli, Roberto Verdolini, Antonio
D’Andrea, Silvano Cogo, Christian Carmosino, Sandro Coccoi, Giacomo
Truffelli, Gianfausto De Dominicis, Michele Citoni, Franco Insalaco, Gigi
Malaroda, Andrea Rigon, Nicola Negretti, Nicola Ricci, Mario Gritti,
Gianfranco Neri, Osvaldo Pieroni, Andrea Lavagnoli, Antonio Cinquantini,
Paolo Scatena, Antonio Canova, Michele Poli, Domenico Rizzo, Stefano
Montali, Fernando Lelario, Alessio Miceli, Alessandro Quintino, Gabriele
Galbiati, Renato Sebastiani, Giuliano Dalle Mura, Stefano Vinti, Pietro
Craighero, Rino Genovese, Giampiero Bernard, Lorenzo Di Santo.
*
Le ragioni di questo appello
L’appello che diffondiamo in questi giorni reca le firme di uomini
provenienti dai piu’ disparati percorsi politici, culturali, religiosi, e
dei diversi orientamenti sessuali, che hanno deciso di reagire in qualche
modo ai terribili fatti di violenza alle donne che le cronache hanno
riportato alla nostra attenzione negli ultimi mesi. Alcuni vengono da
esperienze politiche tradizionali, altri vengono da movimenti studenteschi,
pacifisti e ambientalisti, altri ancora hanno cominciato a riflettere su
questi temi a partire da relazioni affettive o di amicizia o da scambi con
il movimento delle donne.
Si tratta di percorsi semplicemente individuali. Ma anche di esperienze,
spesso informali, di gruppi di autocoscienza e di discussione su diverse
questioni (stupro, guerra, prostituzione, pedofilia, omosessualita’).
Esistono attualmente in Italia gruppi di uomini di questo genere in diverse
citta’: "Uomini in cammino" di Pinerolo, "Maschile plurale" di Roma,
"Maschile plurale" di Bologna, il "Gruppo uomini" di Verona, il "Gruppo
uomini" di Viareggio, il "Gruppo uomini" di Torino, il "Gruppo uomini di
Agape", "Il cerchio degli uomini" di Torino, l’"Associazione uomini
casalinghi" di Pietrasanta, a cui si aggiungono gruppi misti di uomini e
donne: "Identita’ e differenza" di Spinea, "La merlettaia" di Foggia, il
"Circolo della differenza" di Parma, il "Gruppo sui generis" di Anghiari, il
"Gruppo sul patriarcato" di Roma promosso dal "Forum Donne Prc".
Queste occasioni di riflessione hanno dato vita a un’ampia produzione di
articoli, libri, incontri, convegni, sui temi della maschilita’ e dei
rapporti tra i sessi (anche se finora con scarsa attenzione da parte dei
media). Negli ultimi anni si sono infittite le occasioni di incontro e
confronto a livello nazionale tra uomini e anche tra uomini e donne con
alcuni appuntamenti oramai riconosciuti (ad Agape, Asolo, Anghiari fra gli
altri).
Gli uomini che hanno attraversato queste esperienze non rivendicano
estraneita’ rispetto alla storia a cui appartengono e non cercano rivincite
riesumando vecchi trofei e valori patriarcali. Assumono la liberta’
conquistata dalle donne grazie al loro pensiero e alla loro pratica, come
occasione per interrogarsi e scoprire cose nuove su di se’.
Ci auguriamo che questo appello non sia semplicemente un atto formale: ne
proporremo la lettura e la discussione agli uomini che operano nella
politica e nelle istituzioni, nelle universita’ e nelle scuole, nei media,
nei sindacati, nell’associazionismo, nei servizi, nelle comunita’ di
immigrati, nelle realta’ religiose.
A tutti gli interessati diamo appuntamento per un incontro pubblico il 14
ottobre a Roma, per scambiare opinioni e elaborare ogni possibile ulteriore
iniziativa.
Intanto ci auguriamo che le adesioni continuino ad arrivare.
Chi volesse aggiungersi ai firmatari puo’ scrivere all’indirizzo e-mail:
appellouomini@libero.it
Per contatti telefonici: 3385243829, 34/7999900.

 

 

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