2080 Vitaliano Vita: Comites e Cgie, 35 anni di esperienze e migliaia di coadiuvatori

20060917 15:59:00 webmaster

CARACAS – Il Cgie è l’organismo voluto dai Comites quale strumento di rappresentanza e mezzo di dialogo delle nostre comunità con le istituzioni e le forze politiche in Italia. La sua costituzione fu salutata con entusiasmo e soddisfazione ed in effetti, suo tramite, gli italiani all’estero raggiunsero risultati utili ed importanti, spesso dimenticati, come il voto, la rappresentanza parlamentare, il riacquisto della cittadinanza e la Rai satellitare, mentre molti altri problemi come l’assistenza, l’insegnamento dell’ italiano e la scuola, furono migliorati o avviati a soluzione.

L’estensione del voto agli italiani all’estero e la rappresentanza parlamentare diretta hanno contribuito a cambiare il volto del Cgie, prima impostato su principi partecipativi (ricorderete che nel primo Cgie, quasi monocolore, fu riservata la vice presidenza al PCI, allora scarsamente presente ). E non poteva essere altrimenti; infatti, una volta venuto meno l’interesse per i collegi elettorali estero dei candidati residenti in Italia, alcune correnti politiche rappresentate nel Cgie pensarono di organizzarsi in vista della partecipazione politica e delle attese che taluni accorti osservatori attribuivano al voto degli italiani all’estero, attese e traguardi poi puntualmente realizzati, che ci hanno visti assurgere al ruolo di protagonisti nella politica italiana, al punto di incidere sulla formazione del Governo e sulla sua stabilità.
Il Cgie è stato caratterizzato da due periodi ognuno dei quali importante per gli italiani all’estero, circostanze che non possono essere n disconosciute, né ignorate, che non permettono di bloccare la sua esistenza.
Certo dopo l’elezione dei parlamentari estero il Cgie va rivisto, così come vanno rivisti i ruoli e le funzioni dei Comites, ma senza dimenticare e sottovalutare i loro potenziali i 15 anni di esperienza del Cgie,una rete di sessanta rappresentanti esperti di comunità, dislocati in tutto il mondo, mentre, nel caso dei Comites, va ricordato che essi costituiscono una rete di 111 uffici di rappresentanza elettiva, distribuiti nei più importanti paesi del mondo, che si giovano della collaborazione di un migliaio di membri, eletti tra gli enti e le associazioni più rappresentative ai quali, da 20 anni, viene affidato il monitoraggio delle nostre comunità, fatto che ha loro conferito competenze non reperibili ed una conoscenza delle realtà locali insostituibile.
Ma gli italiani all’estero possono contare anche sulla collaborazione tecnica ed amministrativa di centinaia di sedi diplomatiche (Ambasciate e consolati), sul contributo di circa 10mila associazioni, di centinaia di uffici di patronato, su una miriade di organi di informazione, insomma su un vero esercito, su un potenziale capace, se organizzato tecnologicamente e razionalmente, di creare una struttura politica operativa senza precedenti, che, sinceramente, non hanno i parlamentari eletti in Italia, subissati come sono da problemi di ogni genere e per contra supportati da strutture che devono essere condivise con migliaia di colleghi .
Perciò andiamoci piano e non facciamoci prendere da frenesie e/o dal vittimismo, dato che oggi come mai ci troviamo nella condizione di poter svolgere ruoli e funzioni importantissime, che ci consentiranno di raggiungere quelle uguaglianze e pari opportunità che sono alla base di tutte le nostre richieste; e questo dipende da noi, dalla nostra sensibilità , dal sostegno che riusciremo a dare a chi ci rappresenta. Ragioniamo sul come raggiungere questi obiettivi, organizziamoci, collaboriamo con i nostri parlamentari con entusiasmo e il dovuto rigore, perché attraverso il nostro consenso e partecipazione trovino la determinazione di portare avanti i nostri programmi e di far sentire la loro voce !
Utilizziamo in modo efficace e produttivo le risorse organizzative e strutturali a disposizione, considerato che nella maggior parte dei casi il loro costo è a carico degli stessi interessati, che non esistono remunerazioni e che i rimborsi, quando previsti, sono forfettari, quasi sempre inferiori alle spese sostenute, che qualunque remunerazione, tranne qualche eccezione, è inferiore ai sacrifici sopportati.
Cosicché non ci rimane che sfruttare questa situazione di vantaggio ed auspicare che i Comites possano essere utilizzati come meritano, possano finalmente avere i mezzi e le strutture per diventare le antenne delle comunità italiane all’estero capaci di registrare e monitorare gioie e dolori, di far pervenire i propri rilievi ed osservazioni ai membri del Cgie che avranno il compito di esaminare le loro richieste e, quando condivise, di portarle al vaglio della competenza delle commissioni continentali.
Saranno Comites e Cgie con il loro lavoro di ricerca e monitoraggio gli strumenti che consentiranno ai nostri “sparuti” parlamentari di essere presenti negli immensi spazi territoriali delle loro ripartizioni, saranno loro le cinghie di trasmissione di questo importante meccanismo che abbiamo creato in 20 anni di Comites e 15 di Cgie e ch,oggi , rappresenta una struttura potente i cui effetti sono alla vista di tutti e che non tarderanno ad essere più convincenti e visibili, se saremo in grado di far valere il nostro potenziale, che conta anche sulla esperienza di personaggi come Tremaglia, Danieli ed altri autorevoli fedelissimi. Perciò mortificarsi per i modesti contributi che ci vengono erogati (mi riferisco all’offensivo 0,0005 della Finanziaria, destinato agli italiani all’estero e ricordato dall’On Merlo) in cambio delle discriminazioni subite, del consistente contributo dato all’occupazione, al turismo,al made in Italy, sembra un atto di rigore esagerato anche per gente come noi nata nel risparmio e nell’economia.
Auspichiamo una razionalizzare delle funzioni del Cgie e delle sue competenze, suggerendo di dare forte rilievo all‘opera svolta nelle rispettive ripartizioni, dove devono essere discussi i problemi comuni alle rispettive aree. Il Cgie deve coordinare il rapporto della base (Comites) con le nostre rappresentanze. Deve annullare le distanze territoriali delle grandi ripartizioni per dare visibilità ed ascolto alle comunità periferiche. Spetta ai membri eletti del Cgie il compito di esaminare le richieste delle comunità della loro circoscrizione, di controllare la loro corrispondenza alla realtà, di consultare le autorità locali e le rappresentanze diplomatiche per verificarne la liceità, la convenienza ed l’opportunità. Spetta ai membri elettivi del Cgie determinare il grado delle priorità e l’emergenza per suggerire le iniziative che dovranno essere assunte dai nostri parlamentari. Ferma restando la possibilità di riunirsi in Assemblea plenaria, quando le circostanze lo richiedano, il Cgie, per raccogliere le istanze delle comunità, dovrà programmare riunioni frequenti nell’area continentale, avendo largamente sperimentato che i problemi più seguiti nelle plenarie sono quelli che riguardano tematiche ed interessi comuni.
Cerchiamo attraverso lo studio, la ricerca e la razionalizzazione degli sforzi e degli apporti così generosamente dati dai nostri connazionali all’estero, di porre in essere un impianto capace, efficace e produttivo, senza spintoni e rivalità, lasciando spazio all’esperienza, alla cultura, alle capacità ed alle idee innovatrici.

(Vitaliano Vita-Pagine/EMINOTIZIE)

 

 

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