2077 Falso scandalo a Caracas copre vero scandalo a Singapore

20060920 15:40:00 webmaster

A Singapore l’FMI perpetua il potere occidentale sull’economia mondiale, ma questa volta il Sud America e l’India voteranno contro, profilando un’opposizione all’ordine esistente. Intanto a Caracas Venezuela e Iran
rafforzano il commercio Sud-Sud.

di Gennaro Carotenuto

Desta ipocrita scandalo la visita di Mahmoud Ahmadinejad a Caracas di ritorno dall’Avana per il vertice NOAL. Desta scandalo che Caracas firmi 29 accordi commerciali con Teheran, ovviamente dimenticando che Germania ed Italia sono i primi due partner commerciali degli Ayatollah e che non ci pensano per niente a diminuire i loro scambi commerciali con l’Iran né ad accettare il minacciato embargo che pretende Giorgio Bush.

Allora cosa desta scandalo? Se non desta scandalo l’amicizia d’affari
tra gli occidentali e i tagliatori di mani e di teste sauditi (e anche
iraniani) è vergognosamente ipocrita che desti scandalo l’amicizia
d’affari tra l’America Latina e i tagliatori di mani e di teste
iraniani. E allora cosa desta così scandalo? Parafrasando Bill Clinton
la risposta è facile: "è il commercio Sud-Sud, stupido!"

E’ la rottura -passo a passo, pezzetto a pezzetto- del sistema coloniale
per il quale il SUD deve commerciare solo col NORD, la pietra dello
scandalo. La dittatura occidentale sull’economia mondiale resta
oppressiva ma ogni volta è più difficile detenere il cambio. Da
Singapore l’intelligente ministra dell’Economia argentina Felisa Miceli
(nella foto), quella che col suo omologo brasiliano Guido Mantega vuole
smettere di usare il dollaro per le transazioni argentino-brasiliane e
regalare commissioni a banche di Nuova York, fa il punto sullo stato dei
lavori dell’assemblea dell’FMI: "tutti i paesi del Sud America voteranno
contro la riforma e saranno in buona compagnia".

A cosa voteranno contro i paesi del Sud America in compagnia nientemeno
dell’India? Il FMI è null’altro che una banca d’affari dove i soci (i
paesi del mondo) si pesano in base alle azioni che possiedono. Più
azioni uguale più peso decisionale. In un mondo keynesiano quale quello
del dopoguerra, questo sistema fu inventato dal più liberista dei grandi
economisti dell’epoca, Harry Dexter White. Così gli Stati Uniti ancora
oggi hanno più del 16% (con il potere di veto sulle decisioni a
maggioranza assoluta dell’85%) e il G7 più un paio di paesi amici,
Belgio, Spagna, Olanda o Israele, ha la maggioranza assoluta. Gli altri
non contano nulla. Ed è così, con l’FMI, che la dittatura del debito
estero si sostituì nel pianeta al colonialismo classico.

Periodicamente i pesi dei diversi paesi vengono riformati -per cambiare
ben poco- come sta avvenendo a Singapore sotto la presidenza dell’ex
ministro di Aznar, Rodrigo Rato, un uomo così imbevuto dalla parte che
recita da pretendere di parlare in inglese anche quando ha un incontro
bilaterale con un presidente di un paese di lingua spagnola.

I gattopardi del Fondo quest’anno aumenteranno significativamente le
quote di quattro paesi. La Cina, non ne possono fare a meno, passerebbe
al 3.65%. E’ poco più della metà di Giappone o Germania e un terzo meno
di Francia e Gran Bretagna. Poi aumenteranno le quote di tre famigli
consolidati dell’Occidente, Messico, Corea del Sud e Turchia. I coreani
addirittura radoppieranno la loro quota, una cosa insolita e senza
precedenti. Per gli altri niente o aggiustamenti in centesimi. Per
decenni il sud aveva votato a favore anche a decisioni palesemente
ingiuste e non convenienti. Era l’epoca dei Carlos Menem, dei Fernando
Henrique Cardoso, dei Carlos Andrés Pérez, che infatti erano amatissimi
nelle ovattate stanze dell’FMI e ricevevano calorosissime pacche sulle
spalle. Oggi non è più così; l’India e tutto il Sud America annuncia un
voto contrario alla riforma che dà scandalo. E quello che desta scandalo
è che il mondo faccia politica estera senza limitarsi ad essere pedine
mosse sulla scacchiera dai paesi occidentali.

Lo dimostra non solo la Cina, tutti se ne sono fatti una ragione, ma lo
dimostra l’attivismo indiano, che sta entrando in America Latina in
maniera ineludibile. Ma lo dimostra di nuovo, e ci vuole coraggio,
quell’America Latina che ha scelto di prendere in mano il proprio
destino dicendo NO all’FMI.

Fino a ieri dicevano no all’FMI solo i movimenti sociali, adesso lo
affermano rumorosamente addirittura i ministri dell’Economia (immaginate
Padoa Schioppa…). Forse ha davvero ragione Hugo Chávez quando desta
scandalo dicendo: "in questo secolo l’impero statunitense, del quale già
vediamo la franca decadenza, smetterà di esistere. E sarà per il bene
dell’umanità e della specie umana". Fino a ieri lo dicevano solo i
movimenti sociali.

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