2113 MAE: i nuovi programmi della Farnesina per gli italiani all'estero

20060922 15:46:00 webmaster

Da “In rete con l’Italia”, mensile d’informazione a cura della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del MAE, settembre 2006

Guardare al futuro: i nuovi programmi della Farnesina
per gli italiani all’estero

Revisione delle norme elettorali, ripensamento del ruolo del CGIE, attenzione all’informazione, nuovo programma del Fondo Sociale Europeo, ristrutturazione della rete diplomatico-consolare. Sono queste alcune delle principali priorità del Ministero degli Esteri nei confronti delle nostre collettività all’estero. La parola a Franco Danieli, Viceministro degli Esteri con delega per gli Italiani nel Mondo.

A giugno, e prima ancora ad aprile, i nostri connazionali all’estero sono andati a votare. Ci può fare un bilancio su questo importante evento?
Sia in occasione delle elezioni politiche di aprile, che del referendum costituzionale di giugno, ritengo si sia ottenuto un ottimo risultato dal punto di vista della partecipazione dell’elettorato residente all’estero, a riconferma di una crescente consapevolezza dell’importanza dell’esercizio del diritto di voto e del forte legame con l’Italia. Dal punto di vista organizzativo non posso non rilevare che il considerevole impegno della rete diplomatico-consolare e l’opera di attenta organizzazione e coordinamento svolta dal Ministero degli Esteri hanno consentito di fare fronte in maniera egregia alle sfide poste dall’attuazione di una normativa non sempre agevole da interpretare e da applicare. Dalle esperienze delle recenti votazioni abbiamo tratto comunque delle importanti indicazioni che ci consentiranno di apportare le correzioni necessarie per garantire meglio l’esercizio del diritto di voto all’estero. Mi riferisco in particolare alla necessità di rivedere alcune delle norme che regolano la “tempistica” degli adempimenti necessari a consentire il voto e alla creazione di un efficace e corretto sistema per la gestione dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Su quest’ultimo punto peraltro stiamo già lavorando, grazie ad un nuovo programma informatizzato per il quale sono state finalmente reperite le necessarie risorse finanziarie.
Dalle votazioni è anche emerso che l’emigrazione italiana è molto diversificata. In particolare i nuovi emigrati hanno un profilo piuttosto differente da quelli di prima generazione della fine dell’800 e del ‘900. Cosa ne pensa?
E’ vero, le collettività italiane all’estero sono oggi molto più integrate nella vita del Paese che li ospita, pur non perdendo affatto i legami con la madre-patria, della quale continuano a seguire con passione le vicissitudini nutrendo interesse e, direi, affetto. Ho partecipato qualche mese fa ad un interessante Convegno su questo tema e ricordo che mi hanno positivamente colpito i dati illustrati da alcuni relatori che sottolineavano la profonda trasformazione dell’emigrazione italiana negli ultimi decenni e l’attuale eccellenza di moltissimi dei nostri connazionali che all’estero hanno potuto far valere le proprie capacità e fare certamente onore al nostro Paese.
Quali sono i programmi del Ministero nei confronti degli italiani all’estero? Quali le priorità?
Ho avuto modo di indicare le priorità del mio mandato di fronte alla Commissione Esteri del Senato in due sedute, il 4 e l’11 luglio scorsi, e in ciascuna di esse ho illustrato sinteticamente le criticità e i conseguenti interventi correttivi già allo studio: innanzitutto l’esigenza di rivedere le norme che regolano l’esercizio del diritto di voto all’estero, a cui ho già accennato. A ciò si aggiunge il problema, che ha riflessi anche in connessione con il voto all’estero ma ha portata certamente più ampia, dell’informazione delle nostre collettività all’estero: ho convocato alla Farnesina, il 24 luglio scorso, una Conferenza che ha riunito tutti i principali interlocutori del mondo dell’informazione RAI, ottenendo la concertazione di nuove linee d’azione e strategie di collaborazione con la RAI e con RAI International che saranno presto attuate a favore delle nostre collettività all’estero. Altra questione di grande rilievo è la revisione dell’attuale CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), che deve tener conto del mutato contesto politico, particolarmente della presenza dei 18 parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero, con i quali occorrerà che il Consiglio si raccordi e collabori in maniera organica. Vi sono infine altre iniziative che stanno particolarmente a cuore ai nostri connazionali all’estero e che desidero promuovere con impegno: la modifica della legge sulla cittadinanza, il nuovo programma del Fondo Sociale Europeo, la revisione della legge 153 che regolamenta gli interventi culturali a favore delle collettività all’estero e, sotto un profilo più generale, le linee di fondo della promozione della lingua italiana all’estero.
A proposito di informazione crede che i media rivolti alle nostre comunità all’estero svolgano bene il loro lavoro? Pensa che Internet possa facilitare il dialogo tra “le due Italie” e aiutare a mantenere stretti i legami?
Pur apprezzando molto lo sforzo della stampa destinata alle nostre comunità all’estero, spesso puntuale e dettagliata nell’informazione sia relativa agli avvenimenti di “casa nostra” che dei Paesi in cui le collettività hanno sede, ritengo ci sia spazio per un miglioramento qualitativo dei servizi offerti. In particolare l’utilizzo di Internet per la diffusione di articoli e materiale informativo è ormai imprescindibile se si vuole operare con velocità e su larghissima scala. E’ evidente che la rete è lo strumento di oggi e del domani, in grado di raggiungere fasce sempre più ampie di utenza, annullando le distanze e i tempi.
I nostri connazionali all’estero possono contribuire a spingere il “Sistema Italia”? In che modo?
Certamente. La diffusa presenza in quasi tutti i Paesi del mondo e l’elevato livello di integrazione di moltissimi imprenditori italiani nel tessuto roduttivo dei Paesi ospiti consentono ad esempio di contribuire a rendere nota l’eccellenza italiana in settori anche meno conosciuti ma strategicamente importanti. Penso a settori cosiddetti “di nicchia”, come le nanotecnologie, in cui l’Italia è tra i primi Paesi al mondo. Anche la creazione di joint-venture con le imprese straniere è un dato positivo, in quanto può contribuire all’acquisto di beni e servizi italiani. In ogni caso la qualificata, tengo a sottolineare, presenza di italiani all’estero rappresenta un moltiplicatore che ha un effetto tangibile sia sulla visibilità di uno stile di vita e di una cultura che in molti ci invidiano, sia sull’export italiano.
Le rappresentanze diplomatiche hanno un ruolo strategico nel supportare le nostre comunità all’estero. Ritiene che debbano essere potenziate le forze a loro disposizione?
Lo svolgimento dei compiti che mi sono stati affidati, e che ho brevemente illustrato, necessita di adeguate risorse e passa attraverso una ristrutturazione della rete diplomatico-consolare all’estero che mi propongo di affrontare con la massima determinazione attraverso una accurata razionalizzazione delle risorse esistenti, che andranno ove possibile incrementate per far fronte al profondo disagio che riscontro oggi e alle crescenti richieste che la nostra collettività legittimamente avanza ai propri rappresentanti all’estero.

(In rete con l’Italia/Eminotizie)

 

 

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