2094 NON-ALLINEATI: L’ONU del SUD del MONDO

20060920 17:00:00 webmaster

di Tito Pulsinelli

Sono appena ripartite dall’Avana le delegazioni dei 118 Paesi che formano parte del movimento delle nazioni Non Allineate (NOAL), e tra gli addetti ai lavori della comunicazione, convenuti in gran numero, affiora chiaramente che hanno presenziato a un evento rilevante.
Ben al di là dell’interesse meramente spettacolare legato all’assenza fisica del Presidente Fidel Castro –motivo per cui erano stati inviati a Cuba molti di loro- il vertice dei NOAL ha cancellato definitivamente il clichet di organismo residuale, senza identità, sopravvissuto alla bell’e meglio alla morte del mondo bipolare.

L’importanza dell’appuntamento a Cuba dei due terzi delle nazioni del mondo è stata espressa dalla presenza di una trentina di capi di Stato, tra cui spiccavano quello indiano, del Pakistan, Kofi Anan, Chavez, Evo Morales e il Presidente dell’Iran Mahmud Ahmad Nejad.
I titoli della stampa mondiale sono stati in gran parte dedicati alla “scandalosa” risoluzione finale, con cui i NOAL difendono il diritto di qualsiasi Paese a sviluppare la tecnologia nucleare per uso pacifico. Si oppongono alle minacce di quelli che vogliono conservare il monopolio dell’energia nucleare, soprattutto il suo uso militare.

I rappresentanti dell’80% della popolazione mondiale, nonostante le differenze di tipo di regime politico e di modello delle loro economie, hanno messo in risalto e valorizzato il denominatore comune dell’appartenenza al Sud del mondo, e la favorevole congiuntura mondiale che consente di fare passi concreti per presentarsi con una sola voce davanti agli organismi multilaterali.

Kofi Annan ha dovuto ascoltare critiche aspre contro la struttura obsoleta e discriminatoria dell’ONU, dove una cupola di 5 Paesi fa il bello e cattivo tempo, abusa del privilegio feudale del diritto di veto, e si impone ai restanti 191 Paesi, lasciati alle discussioni, il più delle volte senza conseguenze pratiche, dell’Assemblea generale. Kofi Annan ha ammesso il “deficit di democrazia” esistente, ma ha glissato sulla benevolenza del Consiglio di sicurezza con le sistematiche violazioni della legalità in cui incorre Israele.

E’ stato in questi frangenti che si è percepito con nitidezza la potenzialità e il nuovo ruolo che i Non-Allineati stanno assumendo. Di fronte agli ostacoli che incontra l’unipolarismo e al suo declino morale, cominciano ad agire come l’ONU del Sud.

Il Presidente iraniano Mahmud Ahmad Nejad, che parlava a nome dei Paesi asiatici, lo ha espresso chiaramente quando ha chiesto per i NOAL un posto nel Consiglio di sicurezza.
Lukashenko, presidente della Bielorrusia –unico Paese europeo presente all’Avana- ha detto “…al nostro interno c’è chi ha abbondanza di materie prime, chi ha sviluppato tecnologie e saperi, c’è chi ha ricchezze agroalimentari, e ci sono anche quelli che hanno abbondanza di risorse finanziarie. Dobbiamo scambiarcele direttamente, cooperare senza intermediazioni di terzi”.

Il Presidente venezuelano Chavez, cha parlava a nome degli altri capi di Stato latinoamericani e dei Caraibi, ha proposto di prendere l’iniziativa sul terreno finanziario, indicando l’importanza di “ritirare parte delle nostre riserve monetarie, che ora si trovano nelle banche del nord, e formare una poderosa Banca per finanziare il nostro sviluppo, alla nostra maniera, non quella che ci vuole imporre il Fondo Monetario o la Banca mondiale”.
Il punto critico è che il risparmio del sud non è mai stato al servizio dello sviluppo di quelle regioni, perchè si evapora sotto forma di fuga di capitali, e ritorna come “investimenti per lo sviluppo”, però alla condizione di pagare interessi ingiustificati alla banca internazionale.

La proposta di Chavez, che si abbina e coincide con una simile elaborata dall’Iran, rilancia il progetto della Banca del sud per il blocco sudamericano: i risparmi e le riserve monetarie devono finanziare lo sviluppo della regione.
La concretizzazione di questo progetto è attesa nei due vertici degli 11 Paesi della Comunità Sudamericana di Nazioni, alla fine di settembre a Montevideo, e in dicembre in Bolivia.
La prospettiva è quella di un mercato di capitali sudamericano in grado di commerciare titoli propri –come sta avvenendo tra Venezuela ed Argentina- e un sistema finanziario che possa proteggere il prezzo delle materie prime (alluminio, stagno ecc), sottraendole al controllo dei monopoli transnazionali.

L’implosione dell’Unione sovietica e la fine del mondo bipolare non ha eliminato la ragion d’essere e di esistere del polo di potere creato a Bandung mezzo secolo fa. La breve stagione dell’illusione neocons su di un illimitato egemonismo unipolare, rapidamente degradatosi a delirio unilateralista, ha rinvigorito i NOAL.
Parallelamente, le conseguenze draconiane del fondamentalismo di mercato del FMI, hanno permesso di conoscere le vere sembianze del neoliberismo anche a Paesi che non hanno nulla di progressista, di sinistra o di “populista”.

La paralisi della Ronda di Doha esprime che le “aperture” dei mercati hanno raggiunto il limite massimo; senza l’abbandono dei sussidi all’agricoltura da parte dell’UE e degli Stati Uniti, la Banca Mondiale dovrà limitarsi all’amministrazione dell’esistente.
Il FMI sta in cattive condizioni di salute, attualmente ha le casse colme ma ha perso clientela, e sta svanendo lo status di unico erogatore di crediti. Per una banca è il colmo aver perso il 95% del portafoglio-clienti.
E’ malfamato, avido e irrensponsabile, e per rimediare fa concessioni, ed offre una maggiore rappresentatività alla Corea del sud, Messico, Costarica e Cina.

Con questo scenario di fondo, si può apprezzare nella giusta luce il compattamento dei non-allineati e il grande spazio di manovra possibile nei riguardi degli organismi multilaterali come l’ONU, FMI e BM. Come dicono i cronisti del calcio, ci sono vaste praterie disponibili davanti agli attaccanti NOAL, qualora facessero un gioco più di squadra e più offensivo.

 

 

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