20060922 20:00:00 webmaster
L’analisi del Cna di Bologna
La regione seconda in Italia, insieme al Piemonte e dopo la Lombardia, con quasi 17mila cittadini stranieri titolari di azienda, l’11,9% del totale nazionale
BOLOGNA – I cittadini straniere che avviano un’attività in proprio, in Emilia-Romagna crescono sempre di più: le cosiddette imprese etniche sono arrivate al 4%. I dati arrivano dalla Cna di Bologna, che parla di un vero e proprio boom: i cittadini stranieri, comunitari o extracomunitari, iscritti come titolari di impresa, risultano infatti al 31 dicembre 2004 16.927, pari all’11,9% del totale nazionale; una percentuale che fa dell"Emilia Romagna la seconda regione italiana, insieme al Piemonte e dopo la Lombardia, per concentrazione di imprenditori non italiani.
Le imprese straniere rappresentano quindi il 4% del totale delle 420.401 imprese emiliano romagnole. Ma chi sono questi nuovi imprenditori? Secondo la ricerca della Cna si tratta di persone giovani, ma non giovanissime (la maggior parte si concentra nella fascia di età tra i 30 e i 49 anni) e in maggioranza di uomini (85,7%). Le attività sono concentrate in prevalenza a Bologna (20,3%), Modena (19,9%), Reggio Emilia (18,2%), a cui seguono Forlì-Cesena (10,3%), Ravenna (9,2%) e Rimini (8,56%), Ferrara (5,60%), Parma (5,34%), Piacenza (1,36%) e Imola (1,03%). I gruppi etnici più rappresentati sono gli albanesi (13,1%), i marocchini (10,4%), seguiti dai tunisini (8%) e dai cinesi (7,5%), mentre i settori sono quelli delle costruzioni (49,1%), dei trasporti (8,2%) del tessile (5%). Un ultimo dato rilevante: la maggior parte delle imprese con titolare straniero ha meno di 3 anni di vita (53,2%), ma è consistente anche la percentuale di imprese che hanno tra i 4 e i 10 anni (32,2%) e quelle in attività da oltre dieci anni (11,2%).
"In Emilia-Romagna il volto dell’immigrazione sta cambiando – spiega Lalla Golfarelli, responsabile regionale del dipartimento politiche sociali della Cna -: va rivisto in qualche modo lo stereotipo che vede ‘immigrato’ molto spesso associato a dequalificazione e disperazione. Come si vede dai numeri, negli ultimi anni sono sempre più numerosi gli extracomunitari che hanno scelto di mettersi in proprio e avviare un’azienda; molti di loro, peraltro, sono in possesso di un livello medio alto di istruzione e di un bagaglio professionale notevole e in diversi casi già maturato nel proprio paese. Molti si propongono di dar vita ad attività specificatamente rivolte a propri connazionali, mercato questo sempre più in evoluzione”. Nonostante l’incremento, però, restano ancora molti gli ostacoli che i cittadini stranieri incontrano quando avviano un’attività: prima di tutto, come sottolinea la stessa Cna, le difficoltà burocratiche; le pratiche amministrative, infatti, sono spesso molto complicate per gli immigrati, non solo perché meno conosciute, ma anche perché regolate da normative più complesse. C’è poi il problema dell’accesso al credito: anche se le banche si stanno attrezzando con offerte differenziate – precisano ancora dalla Cna – il sistema bancario richiede ancora garanzie che gli immigrati hanno maggiori difficoltà a fornire (come per esempio il contratto d’affitto, la garanzia del soggiorno, etc.).
"Per venire incontro a queste difficoltà – sottolinea Beatrice Tragni, responsabile ufficio immigrazione della Cna Emilia-Romagna – abbiamo creato gli ‘Sportelli per l’immigrazione’, strutture che a Bologna, Ferrara, Modena, Parma e Rimini svolgono sia servizi rivolti a quegli immigrati che intendono dar vita ad attività imprenditoriali (riconoscimenti di titoli di studio, convenzioni specifiche su credito e finanziamenti, formazione, interpretariato, consulenza legislativa, consulenza sulla creazione d’impresa), sia servizi e consulenze rivolte ad imprenditori associati che si avvalgono di manodopera straniera (esempio accordi con Acer per l’inserimento in strutture abitative dei dipendenti)”. (en)
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