2154 “Il CGIE di fronte alle sue grandi sfide”

20060925 18:21:00 webmaster

di Graziano Tassello

Le elezioni politiche e la lunga quarantena imposta al CGIE hanno scatenato la fantasia dei politologi dell’emigrazione, intenti a denigrare l’operato del CGIE o ad optare per la sua morte. L’On. Antonio Razzi, eletto nella Circoscrizione Estero per l’Italia dei Valori, sostiene: “Che senso ha parlare di riforma di un organismo che serve ad esprimere pareri solo consultivi; che non ha alcun potere reale… Il Ministero degli Italiani nel Mondo è stato eliminato anche per risparmiare 4 milioni di euro, mi sembra sensato affermare che se il CGIE costa altrettanto, una sua abolizione sia davvero opera di buon senso”.

Da Washington Carmelo Cicala scrive che “il CGIE non ha scopo di esistere… Il CGIE della presente legislatura (come pure delle passate) non ha riportato pagelle meritorie di lodi, tutt’altro, e come tale (errare è umano, perseverare diabolico) deve essere rimandato a casa”.
Il motivo della liquidazione di questo organismo consultivo sta quindi o nella necessità di risparmiare o nella inettitudine dei consiglieri. Dopo alcune autorevoli prese di posizione, Cicala si accorge che non è politically correct emettere simili sentenze e riaggiusta il tiro invocando una revisione dell’organismo.
Eppure in passato il CGIE, a detta di tanti, ha avuto notevoli meriti in campo migratorio, nonostante difficoltà a non finire. Tra i consiglieri del CGIE Silvana Mangione, con la sua proverbiale verve, e Vitaliano Vita già consigliere del CGIE, spiegano a chi fatica ad intendere quali siano la natura e il ruolo del CGIE e il cammino tutto in salita di questi anni. Vi sono per fortuna deputati e senatori della Circoscrizione Estero che offrono commenti assai equilibrati e perspicaci sul tema
Alcuni convegni ed alcune prese di posizione dell’Assemblea hanno contribuito a dare una svolta alla visione politica dell’emigrazione. Se non altro il CGIE è stato un prezioso vivaio da cui sono emersi parlamentari appassionati dell’emigrazione e che non ragionano solo in termini di risparmio o di faide. Si spera che ora non si rivoltino contro la loro alma mater.
Indubbiamente la Circoscrizione Estero induce ad una ristrutturazione, o meglio ad una riqualificazione del CGIE, assegnandogli una funzione che diviene ancora più delicata ed esigente.
Si presenta ora il problema dei membri del CGIE eletti nel parlamento italiano. Devono rassegnare le dimissioni, come alcuni parlamentari hanno già annunciato? Per l’On. Gianni Farina si tratta di una “questione morale”: “Pur non essendo incompatibili i due ruoli, ritengo che i parlamentari eletti debbano dare le dimissioni dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero… Ciò favorirà l’ingresso di altri protagonisti e nuove intelligenze e sensibilità”. Poiché il CGIE deve, per sua natura, esercitare una funzione di monitoraggio sulla politica governativa, sarebbe errato che i controllori fossero gli stessi che legiferano. I membri eletti del CGIE devono, quindi, rassegnare le dimissioni. Ma nella fase di transizione che stiamo vivendo, abbiamo bisogno dell’expertise di questi parlamentari per traghettarci verso la riforma. Dovrebbero quindi rassegnare le dimissioni il prossimo anno, dando a tutti i consiglieri del CGIE un tempo necessario per predisporre almeno a grandi linee la riforma che i parlamentari amici del CGIE si faranno carico di far approvare in Parlamento.
Esiste poi la questione dei consiglieri di nomina governativa. Cicala sostiene: “Aggiungere rappresentanti ad un organismo democraticamente eletto ed istituito significa violentare la volontà espressa per voto del cittadino ed in conseguenza illegale”. Per questo, riformando la legge istitutiva egli sostiene che i 29 rappresentanti di nomina governativa vadano eliminati. Potrebbero al massimo essere invitati a contribuire come consulenti senza diritto di voto, optando per il vezzo tutto italiano di circondarsi di esperti esterni. Nelle recenti discussioni si è preferito evitare la questione. La recente quarantena imposta al CGIE e dovuta a lotte interne di rappresentanza ha danneggiato non poco il gruppo di nomina governativa. Ma la presenza di questi consiglieri è altamente necessaria. L’esperienza di cui si sono dimostrati portatori, il mondo associativo che rappresentano, la capacità di andare oltre il particolare, che spesso rende frustranti i lavori assembleari, le analisi approfondite che immettono in aula denotando una notevole professionalità in campo migratorio, la possibilità di esercitare un controllo sulle strategie governative e sul Parlamento da parte di chi opera in Italia costituiscono alcune delle motivazioni che obbligano a continuare in questo sistema. Anzi a questi consiglieri vanno dati tutti i dritti di cui sono fruitori gli altri.
Se gli strali contro il CGIE sono spesso gratuiti, occorre tuttavia tentare di modificarne lo stile comportamentale. La voglia sfrenata di rispondere ad attacchi privi di senso diventa controproducente. Certe diatribe interne, che fanno la gioia delle agenzie giornalistiche di emigrazione, dovrebbero essere prontamente tacitate in nome del buon senso. A volte si registra una evidente impreparazione ad affrontare alcune tematiche per cui il dibattito assembleare diventa farraginoso, retorico e pletorico. Non manca la tentazione di mettersi in mostra, trasformando il CGIE in rampa di lancio per futuri parlamentari.
Occorre infine saper coniugare le due anime presenti nella strategia migratoria. C’è chi vuole dimenticare totalmente il passato, puntando esclusivamente sui giovani e riconoscendo i valori degli italiani all’estero che lavorano nelle università, nelle camere di commercio, che vanno in giro per il mondo a creare, a concludere nuovi affari. In nome della novità si vuole abolire tutta la politica di sostegno e di incentivi promozionali a favore delle comunità tradizionali. C’è chi invece ritiene che accanto alle novità rimangano aree di solidarietà e di attenzione verso la prima generazione che vanno una volta per tutte risolte in maniera dignitosa. Il voto stesso concesso agli italiani all’estero lo esige: altrimenti la prima generazione sarà solo merce biodegradabile.
Saper coniugare le due anime senza erigere muri tra le due comunità, anzi abbattendoli, costituisce una delle grandi sfide che il CGIE dovrà affrontare nei prossimi anni.

Graziano Tassello è Direttore CSERPE Basilea e Presidente Commissione Scuola e Cultura del CGIE

 

 

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