2200 "RAZZISMO, METICCIATO, DEMOCRAZIA RAZZIALE"

20061002 22:01:00 webmaster

BARBARA ROMAGNOLI PRESENTA IL LIBRO DI VALERIA RIBEIRO COROSSACZ

Sullo sfondo, nel corso della lettura, si sente l’eco di Zumbi, lo schiavo ribelle che alla fine del Seicento fondo’ il Quilombo di Palmares, prima repubblica libera e indipendente dell’America latina. Una repubblica di neri
che si ribellavano allo schiavismo dei colonizzatori brasiliani. E proprio in Brasile, finita la schiavitu’ nel 1888, si animo’ il dibattito sulla "questione razziale", ossia sulle relazioni sociali tra discendenti di indigeni, africani ed europei, e sulla presunta mancanza di razzismo in un paese che l’immaginario comune ha sempre visto come un vero e proprio paradiso razziale.

Quel crogiolo che Jorge Amado dichiaro’ essere "la somma
meravigliosa di ogni possibile contraddizione: in ogni uomo veramente brasiliano scorre un sangue ricco di fermenti europei, africani, indios, meticci".

Da queste contraddizioni e dalla storia, a cavallo tra il XIX e il XX
secolo, delle idee, delle pratiche e delle rappresentazioni di potere tra
"razze" differenti, inizia la narrazione di Valeria Ribeiro Corossacz che,
nell’agile saggio dal titolo Razzismo, meticciato, democrazia razziale. Le
politiche della razza in Brasile (Rubbettino, pp. 136, euro 8), ricostruisce
i passaggi piu’ salienti che hanno caratterizzato la costruzione
dell’identita’ nazionale brasiliana negli ultimi 120 anni.
L’intento della giovane antropologa, che in questo testo ha messo a frutto
anche le sue ricerche sul campo negli ultimi dieci anni in Brasile, e’
quello di indagare i fondamenti teorici e pratici che hanno costruito
l’immagine del Brasile come paese immune dal razzismo, per poi arrivare ai
giorni nostri nella descrizione delle politiche positive che il razzismo,
vivo e vegeto, lo vogliono combattere.
*
Il lavoro di Ribeiro Corossacz ci mostra chiaramente come nel corso del
tempo e con riferimento costante alle nozioni di razza e meticciato,
l’elaborazione della identita’ brasiliana sia mutata diverse volte, ma
sempre con l’obiettivo di arrivare ad una idea di brasilianita’ forte e
omogenea, spesso senza soffermarsi troppo su chi ne facesse le spese.
Nel corso del tempo si e’ passati dalla teoria del "branqueamento"
(sbiancamento) della popolazione nera dell’inizio del XX secolo,
all’immagine della democrazia razziale degli anni Trenta e Quaranta, fino
all"attuale situazione caratterizzata da un sempre maggiore riconoscimento
della discriminazione razziale subita dalla popolazione nera e dalle altre
minoranze.
A giocare un ruolo importante e’ stato il concetto di "meticciato" che, ad
esempio, nella teoria del branqueamento non veniva piu’ letto come
"manifestazione della degenerazione della popolazione, ma come il segno che
questa stessa popolazione si stava sbiancando, perdendo gli ‘elementi
inferiori’ grazie alla presenza dell”elemento superiore’ bianco". Fu cosi’
che tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo il governo
brasiliano attuo’ una politica di apertura nei confronti della immigrazione
"bianca", cosi’ da poter facilitare l’opera di branqueamento e valorizzare
sempre piu’ la figura del meticcio come "elemento di passaggio verso una
nazione civilizzata e bianca".
Con l’arrivo negli anni Trenta e le teorie di Gilberto Freyre cambia
completamente la prospettiva e Ribeiro Corossacz si sofferma sull’analisi
dell’opera piu’ famosa di Freyre, Padroni e schiavi (1933), dove lo studioso
oltre a valorizzare la societa’ "miscigenada" (mescolata) come la
"mediazione neutra tra le specificita’ culturali di ciascun gruppo" arriva
anche a un concetto di meticciato come "un modo per sfumare le ineguaglianze
sociali". Senza dubbio con Freyre il meticciato diventa una pratica fra
attori sessuati, per lui "nasce dalla vita sessuale dei padroni e delle
schiave", e cio’ per lui diventa la base di quella che verra’ definita
democrazia razziale. Ma il limite di questa interpretazione e’ proprio nel
non aver tenuto conto dei rapporti di forza sottesi a questa "intimita’" tra
padroni e schiave. Sottolinea Ribeiro Corossacz, come "l’intero immaginario
storico della democrazia razziale e del meticciato e’ stato elaborato da una
posizione specifica: quella dell’uomo bianco padrone di una casa-grande,
delle sue relazioni sessuali con le donne schiave e della riproduzione che
ne conseguiva e che permetteva la formazione di un Brasile meticcio".
Nonostante le critiche che negli anni sono state portate alla riflessione di
Freyre, Ribeiro Corossacz nota come nessuno, tranne le femministe nere,
abbia mai tenuto conto del punto di vista delle donne, che all’interno degli
"inferiori" erano ancora piu’ inferiori e sfruttate. Anche perche’, ricorda
l’autrice, "il Brasile non si e’ mai visto come una democrazia sessuale,
ossia l’uguaglianza tra i sessi non e’ mai stata il principio fondatore
dell’identita’ nazionale".
A complicare ancora di piu’ lo scenario c’e’ la questione della percezione
del "colore" da parte dei brasiliani. Alcuni giovani intervistati
dall’autrice descrivono la loro pelle con numerosi termini che equivalgono a
tantissime sfumature, che ovviamente mutano con la percezione soggettiva. Si
va dal moreno, bianco, mulatto al nero, blu, marrone bon bon che viene cose’
descritto: "un bel colore, regolare, ne’ molto chiaro ne’ molto scuro". Da
queste rappresentazioni si puo’ dedurre come i brasiliani cerchino di
frammentare "l’opposizione piu’ sgradevole bianco/nero, in tante piccole
opposizioni impercettibili" e forse qui piu’ che altrove si ritrova la
pratica di un razzismo contemporaneamente negato e riconosciuto. Nel non
accentuare, o nominare, la differenza piu’ marcata si cerca di
autoconvincersi che ogni colore sia accettato come gli altri.
*
La realta’ purtroppo come sappiamo bene e’ molto differente, e la
popolazione nera in Brasile continua a subire pesanti discriminazioni,
nonostante si stia cercando negli ultimi anni di introdurre pratiche e
normative per modificare lo stato delle cose. Il saggio di Ribeiro Corossacz
non ha facili soluzioni ma cerca di svelare i nodi cruciali della ricerca
d’identita’ nazionale costruita sul finto mito dell’armoniosa mescolanza e
della piena uguaglianza tra le tante culture del Brasile. Per dirla con le
parole di Ribeiro Corossacz, "di fronte alla complessita’ del contesto
brasiliano, resta ancora aperta per ricercatori, politici, attivisti, uomini
e donne la sfida di pensare un modello di lotta al razzismo che sappia
convivere con le caratteristiche della societa’ brasiliana, della sua
storia, e delle forme specifiche che in questo paese prende il razzismo.
Guardando oltre il Brasile, rimane aperta la questione se sia possibile
superare un sistema che produce diseguaglianze socio-economiche senza un
conflitto aperto tra quei gruppi che occupano posizioni opposte, siano essi
classi, ‘razze’ o sessi".

————————

[Dal quotidiano "Liberazione" del 20 settembre 2006.
Barbara Romagnoli (per contatti: duepunti2@yahoo.it), giornalista e
saggista, e’ nata e vive a Roma; laureata in filosofia con una tesi su
"Louise du Neant: esperienza mistica e linguaggio del corpo", si e’ poi
interessata di studi di genere; collabora con varie testate (tra cui
"Liberazione", "Carta", "Marea").
Valeria Ribeiro Corossacz (1972), antropologa brasiliana, e’ laureata in
filosofia presso l’Universita’ di Siena, ha conseguito il Dea (Diplome
d’etudes approfondies) in antropologia sociale presso l’Ecole des hautes
etudes en sciences sociales di Parigi, e il dottorato di ricerca in
antropologia in cotutela presso l’Universita’ di Siena e l’Ehess; ha
condotto ricerche sul campo a Rio de Janeiro (Brasile) sui temi del razzismo
tra studenti di favelas e sul rapporto tra razzismo e sessismo nell’ambito
dell’identita’ nazionale e della salute riproduttiva presso due reparti di
maternita’ di ospedali pubblici; ha pubblicato saggi in Italia e all’estero;
attualmente svolge attivita’ di ricerca presso l’Isfol (indagine sugli
imprenditori immigrati) e attivita’ didattiche presso l’Universita’ di
Modena e Reggio Emilia. Opere di Valeria Ribeiro Corossacz: Il corpo della
nazione. Classificazione razziale e gestione sociale della riproduzione in
Brasile, Roma, Cisu, 2004; Identite’ nationale et procreation au Bresil.
Sexe, classe, race et sterilisation feminine, Paris, L’Harmattan, 2004;
Razzismo, meticciato, democrazia razziale. Le politiche della razza in
Brasile, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2006]

 

 

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