2199 Nino Randazzo: “Il governo Prodi è al sicuro. Ci pensiamo noi senatori dall'estero”

20061002 21:57:00 webmaster

Intervista del “Corriere Canadese” al segretario della Commissione Politiche europee del Senato

TORONTO – Caro Romano Prodi, saranno i senatori dell’Unione eletti all’estero a salvare il tuo governo. Firmato: Nino Randazzo, senatore – non a caso – eletto in quel di Sidney, Australia.
La lettera, il senatore che viene dall’Oceania, non l’ha scritta, ma sul fatto che sarà il drappello di eletti nella Circoscrizione Estero a fare la differenza a Palazzo Madama, Randazzo – nominato segretario della XIV Commissione Politiche europee – non ha il minimo dubbio: “è vero – dice al Corriere Canadese – al Senato la maggioranza è assai risicata, ma grazie proprio a noi eletti all’estero il governo può ritenersi al riparo da spiacevoli sorprese.

A noi quattro dell’Unione, poi, si aggiunge spesso anche il senatore indipendente Pallaro, che in numerose occasioni ha votato insieme alla maggioranza. In tanti episodi il nostro apporto, e la compattezza stessa del centrosinistra, hanno stupito i commentatori politici e frustrato chi sperava in un rapido sfaldamento dell’Unione: siamo al governo da pochi mesi, eppure il parlamento si è espresso già su questioni molto rilevanti come quella delle cellule staminali, un voto sul quale in tanti ci davano per spacciati, oppure quella del Documento di programmazione economico-finanziaria del governo”.
Insomma, i senatori eletti all’estero sono stati la stampella di Prodi, almeno finora. Ma come la mettiamo con il senatore Sergio De Gregorio, ex Lista Di Pietro, che ora ha fondato un nuovo movimento e che sostiene di poter contare su sette eletti a Palazzo Madama?
“Francamente, considero il senatore De Gregorio poco più che un avventuriero che non lascerà traccia di sé nella politica italiana. Che la sua operazione possa costituire un problema, pur minimo, per il governo di centrosinistra, lo escludo a priori”.
Facciamo un bilancio di questi primi mesi. Com’è la politica romana vista con gli occhi di un "italiano nel mondo"?
“Sono stati mesi convulsi per l’Italia, sul proscenio internazionale ma anche per quanto riguarda la politica interna. C’è da dire, però, che l’attività parlamentare vera e propria è cominciata un paio di mesi fa, perché prima ci sono state tante formalità cui era necessario adempiere: l’iscrizione degli eletti ai vari gruppi parlamentari, l’elezione del Capo dello Stato, la formazione del governo e il voto di fiducia, la composizione delle varie commissioni parlamentari. Ciononostante siamo già riusciti a imprimere una svolta in molti settori: penso al decreto Bersani-Visco, che ridisegna in senso liberale le libere professioni e tanti servizi in Italia”.
Un decreto che ha procurato al governo non poche inimicizie…
“Sì, ma perché è andato a toccare interessi di corporazioni che nel nostro Paese sono state considerate per decenni caste chiuse e, appunto, intoccabili. Penso ai farmacisti, agli avvocati, ai notai, agli stessi tassisti: grazie al decreto Bersani-Visco stiamo garantendo l’avvio di liberalizzazioni necessarie all’economia italiana e ai cittadini. Prendo ad esempio i farmaci: con le nuove regole circa 200 medicinali "da banco", che non necessitano cioè di prescrizione medica, saranno acquistabili anche nei supermercati, e non più soltanto nelle farmacie, che spesso in molte comunità sono lontane e quindi difficilmente raggiungibili. Quanto ai taxi, la parziale liberalizzazione delle licenze ha fatto sì che in poche settimane a Roma siano arrivate circa duemila nuove vetture in servizio: tradotto per i romani e per i turisti, significa meno code e più facilità nel reperire un taxi libero. Stesso discorso per gli avvocati: togliendo i "minimi" tariffari si consentirà ai legali che lo vorranno di praticare prezzi più abbordabili per i clienti e creare una vera concorrenza tra i vari studi professionali, come accade in tutti i Paesi anglosassoni, ad esempio. In pochi mesi, insomma, abbiamo fatto più noi, sul versante di una riforma liberale del Paese, del governo precedente che pure si autodefinva "liberale"”.
E poi c’è la politica estera…
“Anche lì abbiamo "dato dei punti" a Berlusconi. Lui si era limitato a fare il valletto di Bush, noi invece abbiamo ridato un ruolo all’Italia nello scacchiere internazionale, anche sul piano dell’immagine. Abbiamo messo la parola fine alla discussa missione in Iraq, che solo nominalmente era una "missione di pace" ma che in realtà era una missione organizzata nel bel mezzo di una vera e propria guerra civile, ma al tempo stesso abbiamo scelto – con il peacekeeping vero e con la diplomazia – di essere protagonisti, specie nell’area mediterranea. L’iniziativa italiana di pace per il Medio Oriente, il nostro attivismo per la questione libanese, sono soltanto i primi segnali di un’inversione di tendenza rispetto al passato”.
Passiamo a parlare dei suoi incarichi romani: segretario della Commissione politiche europee, membro di quella sulle Politiche agricole. Gli impegni non le mancheranno di certo…
“No, e infatti nei prossimi giorni sarò a Strasburgo a seguire la Conferenza europea sull’agricoltura mediterranea, nel corso della quale si dibatterà delle prospettive del settore a livello continentale. Uno dei nodi da affrontare, e che affronterò nella mia relazione, sarà quello dei sussidi agli agricoltori e del protezionismo, che stanno caratterizzando le politiche agricole dell’Europa, ma anche degli Stati Uniti, in questi ultimi anni: basti pensare che negli Usa l’80 per cento del settore è attualmente sussidiato, con la conseguenza che i prodotti dei Paesi del Terzo Mondo non riescono a trovare un mercato. Quelle nazioni, che solo sull’agricoltura potrebbero puntare, si trovano così schiacciate dall’atteggiamento dei Paesi ricchi e non riescono ad uscire dalla spirale della fame e della disperazione. Una spirale pericolosa, che può dare vita a squilibri gravi non soltanto sul piano economico e delle migrazioni, come abbiamo visto in questi anni, ma anche su quello geopolitico. Prima o poi dovremo fare i conti con questa nostra miopia”.

Alan Patarga- Corriere Canadese

 

 

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