2231 CGIE: DOCUMENTAZIONE DEI LAVORI

20061006 11:31:00 webmaster

– La relazioni di Governo, del Viceministro Franco Danieli
– La relazione del COmitato di Presidenza, Segr. Gen. On Franco Narducci
– L’intervento dell’On. Marco Fedi

Relazione di Governo all’Assemblea Plenaria del CGIE
Intervento del Vice Ministro agli Affari Esteri Franco Danieli

Care Consigliere, cari Consiglieri del Cgie,
sono lieto di partecipare a questa prima, importante, sessione del Cgie successiva al periodo di forzata inattività, una sessione che ha al centro alcuni dei nodi essenziali che riguardano, da una parte la riforma del Cgie, dall’altro alcune priorità che hanno diretta corrispondenza con le aspettative e le problematiche delle nostre comunità all’estero. I servizi consolari, la finanziaria, l’informazione e Rai International, la continuità operativa della Conferenza Stato – Regioni – Cgie.
Sono certo che la vostra riflessione, arricchita dai contributi dei parlamentari eletti dai nostri connazionali all’estero, saprà dare continuità ad un impegno e alla qualità di un organo istituzionale che in questi anni ha positivamente operato. Consentitemi, cari consiglieri, una premessa di ordine generale prima di entrare nel merito specifico dei punti da voi trattati. La grandezza di un Paese si riconosce dalla capacità di ritrovarsi uniti sulle scelte e sui valori fondamentali, e questo è vero specialmente per quanto riguarda la politica estera. Recentemente questa coesione, questo spirito, è stato alla base della scelta condivisa che ha portato l’Italia a svolgere un ruolo propositivo e di alto profilo, sia a livello europeo che internazionale, rendendo possibile una missione, quella in Libano, certamente rischiosa ma che avevamo e abbiamo la responsabilità di sostenere. Una missione che ha oggi fermato un conflitto e che nel prossimo futuro speriamo contribuisca a far avanzare processi di pacificazione in una delle aree di maggiore criticità. In Libano peraltro era attiva prima del conflitto una non trascurabile presenza di nostri connazionali, che, per primi tra i Paesi europei, siamo riusciti ad evacuare in sicurezza, nonostante le non facili condizioni operative. Oggi l’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea e della Nato, membro del G8 e, dal gennaio del 2007, del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è un Paese impegnato su più fronti ed a diversi livelli e importante sulla scena internazionale: per questo è un Paese chiamato, e pronto, ad assumersi le sue responsabilità, in un quadro di rilancio del multilateralismo, di processi tesi a promuovere la pace e la cooperazione tra i popoli.
Entrando nel merito dei temi di fondo che caratterizzano il dibattito, a partire dal futuro del Cgie stesso. Ho affermato a più riprese in questi giorni, e anche nel corso dell’audizione in parlamento, che per quanto riguarda il futuro del Cgie non si tratta di discutere il se, ma il come. Vorrei sollecitarvi una riflessione sulla necessità di tempi più rapidi sulle riforme da fare, giacchè mantenere il Cgie in una condizione più o meno di "stand by" rischia di depotenziare la capacità analitica e propositiva che l’organo ha sempre avuto. Discutere se il Cgie debba esistere o no, come qualcuno, pochi in verità, ha fatto è inutile e ingeneroso. Il Cgie è importante per quello che ha fatto ed a maggior ragione sarà importante per quello che farà. E allora la vera riflessione è sulla ridefinizione dei compiti e della natura di questo organismo, sapendo che la realtà dell’emigrazione, e della rappresentanza istituzionale dell’emigrazione, è profondamente cambiata con le modifiche costituzionali che hanno istituito la Circoscrizione Estero. Per questo ritengo indispensabile una riflessione sul ruolo e sul futuro del Cgie e dei Comites, e da questo punto di vista è positivo e salutare il dibattito che avete iniziato sia in sede di Comitato di Presidenza che di Commissioni. E’ ovvio che, rispetto alla riforma del Cgie, il Governo opererà per parte sua una specifica riflessione e avanzerà proposte conseguenti. In questa fase ritengo tuttavia utile astenermi dall’entrare nel merito, privilegiando il metodo della ricognizione e dell’ascolto e auspicando in tempi brevi la costituzione di un tavolo di confronto al quale possano sedere tutti i soggetti interessati. L’obbiettivo, lo ripeto, è quello di sollecitare una riforma che ci consenta di rinnovare il Cgie ed i Comites per rendere questi organismi ancora più dinamici e operativi. Nonostante i limiti e le riforme da fare, essi sono infatti le basi della vita democratica delle nostre comunità, secondo un modello che alcuni Paesi hanno tentato di imitare e che è da più parti considerato vitale ed originale.
Per quanto riguarda le consultazioni politiche, sia quelle elettorali che quelle referendarie, hanno evidenziato un grande interesse e partecipazione da parte dei nostri connazionali all’estero per la politica italiana, smentendo clamorosamente i profeti di un apatico accoglimento del diritto sancito dalle modifiche costituzionali del 2000. Tuttavia, l’esperienza delle ultime prove ha messo in luce anche alcuni aspetti critici legati all’impostazione della legge 459 del 2001 che non si devono nascondere : difficoltà di aggiornare in tempo reale gli indirizzi, ristrettezza dei tempi imposti dalla legge, criticità di alcuni servizi postali e plichi elettorali sovrabbondanti nel contenuto che generano confusione. Per questo occorrerà giungere a modifiche della legislazione vigente, semplificando alcune procedure e variando alcuni degli stessi presupposti della legge 459. Voglio in questo senso evidenziare che il pesante carico di lavoro connesso agli adempimenti elettorali ha messo a dura prova i nostri uffici consolari, già pesantemente colpiti negli anni scorsi dai tagli delle risorse umane e finanziarie.
Ciò ha generato, in alcuni casi, ritardi e disservizi a discapito dei nostri connazionali che richiedono giustamente una migliore qualità nei servizi offerti secondo quei principi di "attenzione per l’utente" che sono alla base dei moderni sistemi amministrativi.
A questo proposito, come già anticipato in occasione dello scorso Comitato di Presidenza, anche se le nostre Sedi all’estero hanno dimostrato, nonostante tutto, di riuscire a gestire in maniera adeguata la duplice consultazione di aprile e giugno scorsi, si è reso necessario avviare un’attenta riflessione sullo stato della rete diplomatico-consolare. Ho chiesto l’avvio di una "mappatura" di tutta la nostra rete consolare con l’obbiettivo di mettere in rilievo i principali punti di sofferenza e le necessità più urgenti delle sedi rispetto a quanto richiesto dai loro rispettivi bacini di utenza. Se negli ultimi anni, infatti, il problema della scarsità di risorse è stato in parte risolto con l’assunzione dei cosiddetti "digitatori", si rende ora necessario adottare misure più strutturali di riordino della rete estera. Si è deciso quindi di avviare un’attenta analisi della situazione attuale, dei carichi di lavoro effettivi, della domanda che emerge dalle nostre comunità e non solo, nonché dell’offerta dei nostri servizi consolari. Al tempo stesso abbiamo chiesto anche ai Comites, qualora lo riterranno utile, di inviare loro valutazioni, che saranno utili ad integrare la fotografia della situazione. Abbiamo ritenuto di percorrere questa strada perché la conoscenza è la prima condizione per sapere dove e cosa cambiare. I dati di questa operazione, che saranno disponibili a breve ci permetteranno di avere un quadro completo della situazione, prima di stabilire l’ordine di priorità degli interventi da intraprendere, con l’obbiettivo di aumentare l’efficienza ed il buon funzionamento della rete consolare.
Le difficoltà croniche che la rete consolare affronta non sono tuttavia legate solo alla carenza di risorse umane. Il problema principale è ben più ampio e riguarda anche la scarsità di fondi per il normale funzionamento delle quotidiane attività degli Uffici all’estero. Il bilancio del Ministero degli Esteri è venuto progressivamente riducendosi nel corso di questi anni, generando difficoltà nell’amministrazione dell’intera rete diplomatico-consolare. Alla luce anche della difficile situazione economica che sta attraversando il Paese, che non lascia sperare di poter disporre a breve scadenza di stanziamenti aggiuntivi, è giunto il momento di riconsiderare l’organizzazione e le procedure di lavoro dell’intera Amministrazione, immaginando di apportare- se necessario – modifiche normative alle modalità di gestione ed introducendo un maggiore utilizzo delle nuove tecnologie disponibili.
In questo contesto, si inserirà positivamente il nuovo Sistema di Anagrafe, che permetterà non solo un più agevole lavoro di bonifica delle anagrafi consolari, ma potrà consentire alla nostra rete all’estero di operare in maniera più efficiente e rapida, grazie alle innovazioni tecniche contenute nel programma stesso. Una volta avviato ed a pieno regime, infatti, il nuovo "Sistema informativo consolare" permetterà un risparmio notevole di risorse umane e finanziarie, alleggerendo i carichi di lavoro dei singoli operatori e migliorando al tempo stesso la qualità dei principali servizi richiesti dai nostri cittadini residenti all’estero. In merito a questo programma, sono lieto di potervi annunciare che il competente Servizio per l’informatica di questo Ministero ha già stipulato il contratto con un consorzio di aziende nazionali, incaricato di creare e sviluppare il programma. Non ci aspettiamo che la nuova anagrafe possa essere pienamente attiva prima di un paio di anni, ma una volta a regime essa permetterà di integrare fra loro i differenti servizi consolari e di interagire maggiormente e più semplicemente con il cittadino e con le altre Amministrazioni statali.
Restando in tema di innovazioni tecniche, segnalo che abbiamo quasi completato l’invio alle nostre sedi all’estero delle apparecchiature necessarie per l’emissione del nuovo passaporto elettronico e la formazione del personale preposto al loro utilizzo. Il nostro Paese ha scelto di mantenere inalterata l’attuale organizzazione di rilascio, che non discrimina i nostri connazionali residenti all’estero rispetto a chi risiede in Italia. L’avvio del rilascio dei passaporti elettronici avverrà a fine ottobre sia presso le Questure che presso gli Uffici consolari.
Questi sforzi sono finalizzati a rispondere alle difficoltà rinnovando la cultura dell’intervento e gli strumenti, affermando sempre più la cultura del risultato, della soddisfazione dell’utente e della loro valutazione. Introducendo anche discontinuità laddove ci consentono di offrire un servizio più adeguato a costi più contenuti. Quali che saranno le scelte che assumeremo, certamente la situazione presente ci impone la responsabilità di cominciare ad affrontare questi temi. Ce lo chiedono i nostri connazionali e ce lo impone la logica.
Tra le principali difficoltà affrontate dalla nostra rete diplomatico-consolare, bisogna menzionare in particolare l’elevato numero di richieste di riconoscimento di cittadinanza, presentate soprattutto in alcune aree dell’America Latina. A tal fine, il Ministero sta studiando come meglio allocare le risorse umane e finanziare disponibili per poter affrontare nella maniera migliore possibile l’emergenza relativa al riconoscimento dello ius sanguinis. Il Governo inoltre ha presentato un disegno di legge sulla cittadinanza che rende più agevole l’applicazione dello ius soli e pone criteri più rigidi per l’acquisizione della cittadinanza per matrimonio intervenendo sui tempi, sulla permanenza del vincolo matrimoniale e sull’integrazione linguistica e sociale.
Per quanto riguarda l’informazione dell’Italia nel mondo e Rai International, si rende necessario garantire ai nostri connazionali residenti all’estero un servizio di informazione ed intrattenimento di ben altra qualità. Nel Convegno promosso qui alla Farnesina il 24 luglio sul tema dell’informazione dell’Italia nel Mondo e Rai Internaztional abbiamo messo a confronto i diversi soggetti responsabili a vario titolo, il Ministro delle telecomunicazioni Paolo Gentiloni, il sottosegretario per le comunicazioni della Presidenza del Consiglio Riccardoi Franco Levi, esponenti del Cda della rai, la Fnsi ( Federazione Nazionale della Stampa ), la direzione e il comitato di redazione di Rai international e di Rai news 24 ecc. E’ stata una grande occasione di confronto dalla quale è poi scaturita la necessità e l’impegno di rispondere con strumenti operativi adeguati ad una grande necessità : cominciare ad affermare, per la prima volta e come fanno ormai la gran parte degli altri Paesi, un alto profilo della comunicazione dell’Italia nel mondo. E’ del tutto evidente che lo strumento per raggiungere questo obbiettivo non può essere Rai International, questa Rai International. Quindi anche da questo punto di vista, utilizzando anche il materiale di approfondimento analitico emerso dalla conferenza, credo sia importante che anche il Cgie rifletta e avanzi proposte sull’importante tema dell’informazione televisiva all’estero e su quella dall’estero verso l’Italia. In quest’ottica dobbiamo spingere per una nuova dimensione del servizio pubblico radiotelevisivo, allargando ai nuovi media, ricercando possibili sinergie con altre testate rai e con altre emittenti, rimotivando e riqualificando le professionalità esistenti, valorizzando nuove competenze e puntando a guadagnare ascolti e consensi grazie alla qualità del servizio anziché inseguendo al ribasso format di livello molto scadente. In una società democratica, moderna e complessa, un servizio pubblico radiotelevisivo corrisponde ad un interesse di ordine generale per il soddisfacimento delle esigenze democratiche, sociali e culturali e quale garanzia di pluralismo, incluse le diversità culturali e linguistiche. E se questa è la missione di un servizio pubblico la nostra ferma e responsabile richiesta è che Rai International non diventi l’ambito di collocamento per chi non ha avuto soddisfazione ad altri livelli, politici o aziendali. Rai International deve diventare uno strumento di qualità, sottratto alla lottizzazione interna ed esterna all’azienda Rai, con dirigenti che vengono scelti sulla base delle competenze e della professionalità, che conoscono il mondo dell’emigrazione e che da questo sono riconosciute. Solo così sarà possibile avviare la profonda trasformazione, il potenziamento e la valorizzazione di Rai International che potrà così assumere una valenza positiva anche in considerazione del largo bacino d’utenza internazionale sul quale può contare. Anche attraverso il sistema della sponsorizzazione, Rai International può divenire la vetrina del Sistema Italia e del Made in Italy, promuovendo all’estero l’immagine del nostro Paese.
Proseguendo sugli altri punti all’ordine del giorno di questa Assemblea, vorrei soffermarmi sulla questione degli interventi scolastici, argomento che so essere stato trattato anche in seno alla IV Commissione tematica del Consiglio che si è riunita in questi giorni. L’esperienza acquisita in questo settore ci dimostra che è necessaria una maggiore flessibilità negli interventi, a causa delle differenti situazioni locali, degli specifici processi di integrazione della lingua italiana nei sistemi scolastici dei Paesi ospitanti e della mutata realtà sociale delle nostre comunità all’estero. L’impianto previsto dalla normativa attuale è frutto di una visione ormai datata della presenza degli italiani all’estero, legata soprattutto al fenomeno dell’emigrazione del dopoguerra. Si rende quindi necessario proseguire la riflessione sull’adeguamento della normativa vigente in materia, già avviata nel corso della scorsa legislatura, grazie anche alle idee ed alle proposte da voi formulate.
L’altro punto all’ordine del giorno riguarda la Finanziaria 2007. Questa finanziaria si sviluppa secondo tre principi guida strettamente inteconnessi : crescita, risanamento, equità. L’importo complessivo della manovra è pari a 33,4 miliardi di euro, di cui 18,6 miliardi ( circa 1,2 punti di pil ) per interventi finalizzati a promuovere la crescita, lo sviluppo economico, l’equità e la giustizia sociale ; 14,8 miliardi ( circa 1 punto di pil ) destinati alla riduzione del deficit. In sostanza la manovra consegue gli obbiettivi di destinare risorse consistenti per la crescita economica, avviare il risanamento strutturale dei conti pubblici, aumentare l’equità sociale e la protezione degli strati più deboli. Ma su questo tema avete fissato uno specifico punto all’ordine del giorno nella giornata di venerdì, e in quella data potremo affrontare più compiutamente l’argomento avendo a disposizione anche maggiori elementi di dettaglio. Per quanto riguarda gli italiani all’estero, come ho già comunicato nella giornata di ieri, sono contento di riaffermare che nel corso dell’iter parlamentare per l’approvazione della legge finanziaria sono stati stanziati in Tabella A del Ministero Economia e Finanze per nuove finalizzazioni relative agli Italiani nel Mondo pari a 14 milioni di euro. Fondi che saranno destinati, anche alla luce delle indicazioni che i parlamentari eletti all’estero faranno pervenire, ai capitoli di spesa ritenuti prioritari per le nostre comunità all’estero e per la promozione del sistema Italia nel mondo. Inoltre, la disponibilità della stessa cifra per gli anni 2008 e 2009 (per un totale di 42 milioni di Euro) ci consentirà di finanziare ulteriori interventi, valorizzando la pratica della programmazione e della continuità. Considero questo un risultato soddisfacente, ancora di più se consideriamo il contesto di sacrifici, e quindi di tagli, entro il quale il governo è stato costretto ad operare per risanare l’economia e rilanciare crescita e sviluppo. Questo consente di confermare per il 2007 il bilancio 2006 con qualche modesto ma significativo aumento. Lo considero un importante segnale di attenzione verso gli italiani all’estero, finalizzato a valorizzare una risorsa strategica per il nostro Paese.
In conclusione, desidero soffermarmi sui seguiti della Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE. Proprio ieri, si è riunita la Cabina di regia, che ha partecipato ai lavori della VI Commissione tematica del CGIE, e ascolteremo tra breve l’illustrazione dell’esito dei lavori. Ritengo comunque che questo esercizio potrà portare ottimi risultati; infatti, come già anticipato nel Comitato di Presidenza di settembre, nel difficile frangente della finanza pubblica, appare quanto mai opportuno poter non solo disporre di un quadro completo degli interventi promossi dalle Regioni e dagli enti locali a favore dei nostri connazionali all’estero, ma soprattutto avviare un’attenta riflessione sulla necessità di una maggiore cooperazione a livello nazionale tra i diversi attori coinvolti. In questo senso occorre rilevare il permanere di una miriade di interventi che troppo spesso si sovrappongono, si disperdono e non garantiscono continuità, finendo con il non valorizzare i pur consistenti investimenti che molte delle Regioni d’Italia individualmente fanno nei diversi Paesi. L’efficacia dell’intervento di qualsiasi Paese dipende innanzitutto dalla sua capacità di fare sistema Noi continueremo a rilanciare il patto con le Regioni, a tentare di rendere i nostri rapporti più stretti e continuativi, nel rispetto delle specifiche competenze e autonomie, ma consapevoli che rafforzare la collaborazione tra Regioni e amministrazione della Stato, fissare obbiettivi e strumenti comuni, superare duplicazioni di interventi e sovrapposizioni è un obbiettivo comune il cui risultato finale è una migliore qualità della spesa e una risposta più efficace alle domande dei nostri connazionali all’estero.
Vi ringrazio per l’attenzione ed auguro buon lavoro. (Franco Danieli)

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Assemblea Plenaria del CGIE – Relazione del Comitato di Presidenza
Intervento del Segretario Generale Franco Narducci

Signor Vice Ministro, Onorevoli parlamentari, Signori rappresentanti delle Regioni e del sistema delle Autonomie, Signori rappresentanti delle amministrazioni competenti, cari colleghi del CGIE, Signore e Signori,
dopo una interruzione di quasi un anno – causata dalla ben nota sentenza del TAR del Lazio – torna oggi a riunirsi l’assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Ho voluto richiamare questo dato in apertura del mio intervento per due ragioni precise: in primis per ringraziare il Ministro D’Alema, il Vice Ministro Danieli e l’Ambasciatore Benedetti per l’attenzione data alle nostre sollecitazioni, attenzione che ha consentito di ripristinare le condizioni di operatività del CGIE, e in secondo luogo per esprimere la riprovazione di moltissimi consiglieri sulla vicenda di questa pausa forzata. Noi riteniamo che non si possa congelare per quasi un anno il massimo organismo di rappresentanza delle comunità italiane all’estero, eletto democraticamente per dare a voce agli interessi dei connazionali residenti in 36 nazioni del nostro pianeta, in aderenza ai principi affermati dagli articoli 3 e 35 della Costituzione italiana. Lo vogliamo affermare certamente non per spirito di polemica, ma per rimarcare un sacrosanto diritto che non può essere scalfito dalle aspirazioni delle organizzazioni, degli Enti e delle forze politiche che concorrono ad operare nel CGIE nel numero dei consiglieri nominati con decreto del Governo. Siamo certi che l’applicazione dei due criteri indicati nella sentenza del TAR – informazione estesa a tutti i potenziali interessati e rispetto dei criteri di scelta indicati dalla Legge istitutiva del CGIE – abbiano messo il Consiglio al riparo da eventuali ulteriori rischi di bloccaggio.
Ci eravamo lasciati un anno fa con una forte carica di entusiasmo, grazie al buon andamento e agli esiti confortanti della Conferenza Stato-Regioni-Province autonome-CGIE. Per la prima volta, infatti, avevamo registrato una sostanziale convergenza dei tre attori della Conferenza sulle linee programmatiche dell’attività del Governo, del Parlamento e delle autonomie locali verso gli italiani residenti all’estero, line programmatiche che avrebbero dato l’indirizzo operativo all’attività del CGIE stesso, per la “valorizzazione dell’identità italiana nel mondo, in un contesto internazionale attraversato da grandi trasformazioni e per valorizzare in modo organico il patrimonio umanistico della cultura nazionale e le sue acquisizioni scientifiche e tecnologiche più recenti”.
Siamo tutti convinti che si debba ripartire da quelle risultanze per realizzare le convergenze programmatiche e organizzative tra Stato e Autonomie locali per far fronte alle sfide della globalizzazione e per la costruzione di un sistema Paese in grado di collocarsi stabilmente nella competizione economica e imprenditoriale internazionale. Un sistema che ha un grande punto di forza nelle comunità italiane sparse nel mondo e che richiama l’esigenza di un forte coordinamento a 360 gradi tra i vari protagonisti istituzionali che concorrono a determinare gli strumenti legislativi e attuativi. Il CGIE vuole dare il proprio contributo per la realizzazione di tali obiettivi, offrendo una possibilità di raccordo sistemico tra le Istituzioni italiane – nelle quali per la prima volta operano 18 parlamentari eletti dagli italiani residenti all’estero – le rappresentanze di base delle comunità italiane all’estero, il tessuto associativo e i nuovi soggetti apparentati con l’Italia o attratti dal nostro patrimonio culturale.
Coerentemente con la terza determinazione assunta dalla seconda plenaria nello scorso mese di novembre, la seconda parte della giornata odierna sarà dedicata alla Conferenza permanente Stato-Regioni-Province autonome CGIE e sarà l’occasione per ripartire e avviare la fase realizzativi delle altre determinazioni approvate.
L’ordine del giorno dell’Assemblea prende del resto in esame molte questioni di rilievo sulle quali non intendo addentrarmi per non sottrarre tempo ai lavori complessivi ed evitare ripetitività inutili.

La rappresentanza parlamentare eletta all’estero
Mi sia consentito, tuttavia, di dedicare qualche minuto al fatto straordinario rappresentato dalla presenza dei 18 parlamentari eletti nelle ripartizioni elettorali estero, tra i quali è numerosa la presenza di Consiglieri del CGIE. Parlamentari messi subito sotto osservazione, perché al Senato hanno concorso a determinare la maggioranza che rende possibile l’azione del Governo Prodi e dell’Unione.
Io credo che al di la di questa condizione sicuramente importantissima, non vi sia stata ancora una riflessione approfondita sul significato della nostra presenza nel Parlamento, per esempio sotto il profilo politico e sulla portata che tale presenza comporta, e sicuramente non pari all’effetto suscitato nelle nazioni in cui siamo stati eletti. Siamo stati immediatamente assorbiti dalle priorità dettate dall’azione del Governo, ma non abbiamo trascurato di affermare continuamente la forza propulsiva delle comunità italiane e la portata di un patrimonio che supera di gran lunga la dimensione elettorale.
L’esercizio del voto politico all’estero ha posto fine alla lunga battaglia condotta i Parlamento, dagli organismi di rappresentanza e dall’associazionismo italiano. Nonostante le polemiche scatenate all’indomani dell’operazione elettorale, resta un fatto importantissimo: centinaia di migliaia di persone si sono mobilitate in ogni parte del mondo, non solo in termini di partecipazione al voto, ma in dibattiti, conferenze, occupazione di spazi mediatici, suscitando dapprima curiosità e poi grande interesse nelle società locali, facendo parlare di questo strano Paese che in un colpo solo è apparso come il più innovativo in materia di esercizio dei diritti politici.
Molto dipende ora dagli eletti e dalla capacità che sapranno trasmettere per rendere vivo e produttivo il patrimonio italiano nel mondo.

Le comunità italiane nel mondo
Siamo in una fase di grandi e radicali cambiamenti e la globalizzazione non ha modificato soltanto realtà economiche e industriali che parevano inattaccabili, ma ha inciso notevolmente anche sui sistemi di tutela del cittadino. Sulla frontiera dei nuovi processi di innovazione tecnologica e di riorganizzazione economica e sociale che interessano milioni di persone, incontriamo i nuovi migranti che partono dall’Italia, immersi nei processi d’internazionalizzazione: giovani in mobilità alla ricerca di uno sbocco professionale, studenti a vario titolo, studiosi e ricercatori che danno consistenza ad un’emigrazione di alto livello, in costante aumento soprattutto in determinati Paesi, ma anche i protagonisti delle Business Community italiane.
Le dinamiche complesse di tali processi e le spinte generate dalla ricerca di competitività sollecitano più che in passato l’intera rete di presenza organizzata delle comunità italiane all’estero, in particolare per le opportunità che offrono in termini di sviluppo a livello locale e in un’ottica transnazionale, ma anche per le risposte che occorre dare ai nuovi bisogni di tutela che emergono nei nuovi contesti.
Abbiamo sottolineato da anni il carattere di risorsa della diaspora italiana nel mondo, e ci siamo battuti affinché le istituzioni del nostro paese ne riconoscessero e cogliessero la soggettività plurima che esprime, di risorsa cioè per le società che hanno accolto i nostri concittadini, di risorsa per il nostro paese e in particolare per le comunità regionali di provenienza, e di risorsa strategica nel tempo della globalizzazione. Un tempo che come sottolinea instancabilmente Piero Bassetti impone un livello adeguato di governance globale, utilizzando appieno il contributo che può offrire la diaspora italiana etnico-linguistico e giuridico-istituzionale, ma anche ampiamente culturale.
In tal senso, noi crediamo che la globalizzazione abbia dato maggiori responsabilità alle Regioni nel predisporre le condizioni di competitività del territorio che governano, avendo consapevolezza di quanto sia reale e consistente l’intreccio economico tra i cittadini emigrati e la loro Regione di origine.

Assistenza e tutela dei diritti
Non si può qui tralasciare di richiamare ancora una volta la condizione drammatica in cui versano molti nostri connazionali emigrati in paesi che attraversano una fase difficile e una pesante crisi dei loro sistemi di sicurezza sociale, così come occorre riflettere sui nuovi bisogni di tutela che nascono dai cambiamenti sopra illustrati, di cui si stanno facendo carico la nostra rete consolare e soprattutto gli Enti di Patronato.
Nelle ultime settimane l’INPS ha avviato la nuova campagna reddituale in Italia e nel mondo per la rideterminazione degli importi pensionistici spettanti agli interessati e per accertare gli eventuali indebiti. E ancora una volta si rivela preziosissima la rete di presenza degli Enti di Patronato nel mondo, che consente all’INPS di condurre la campagna RED con un buon grado di successo, senza nemmeno contropartite sul piano del riconoscimento del lavoro svolto. Gli Enti di Patronato hanno svolto e svolgono ancora la funzione compensativa per i servizi che lo Stato non è in grado di garantire, risparmiando in tal modo un ulteriore appesantimento alla rete consolare. Io credo che su questo delicato settore dobbiamo offrire una riflessione seria alle Istituzioni e alle forze politiche e dobbiamo condannare gli attacchi strumentali ai Patronati, che anche alcuni Parlamentari eletti all’estero vorrebbero sopprimere. Lo dobbiamo fare ricordando loro anzitutto che il finanziamento dei Patronati è fatto con i soldi dei lavoratori, attraverso il prelievo dello 0,226% del gettito dei contributi previdenziali versati agli Enti previdenziali, in applicazione dell’art. 13 della Legge 152.
Respingiamo anche l’idea che i patronati possano funzionare coma “Consoli onorari”, pagati per il lavoro svolto. I servizi erogati ai nostri concittadini devono rimanere gratuiti, perché i lavoratori li pagano già a monte.
Vogliamo cogliere l’opportunità di ascolto diretto che ci offre la presenza del Vice Ministro Danieli, per ribadire l’urgenza della piena applicazione dell’articolo 12 della già citata legge 152 al fine di rendere operanti le convenzioni tra la rete consolare e gli Enti di Patronato. Le convenzioni previste dal legislatore non sottraggono compiti e competenze ai consolati, ma evidenziano la necessità di interventi orientati all’esercizio di una cogente sussidiarietà istituzionale per far fronte alle diverse situazioni create dalla riorganizzazione della rete consolare e relativi riflessi sugli organici del personale, e in buona parte dai nuovi compiti affidati alla rete stessa non solo per la gestione delle procedure tecnico-organizzative attinenti all’esercizio del voto all’estero, bensì per la delicata area dei flussi migratori verso l’Italia e per l’applicazione della normativa prodotta con il trattato di Schengen.
Siamo inoltre tutti consapevoli dell’importanza costituita dalla nuova missione e del ruolo fondamentale delle nostre strutture all’estero per far fronte alle diverse situazioni create dalla globalizzazione nelle realtà geografiche ed economiche che hanno accolto grandi comunità italiane e per l’impulso che ne deve derivare alla costruzione del sistema Italia. Tanto più guardiamo con preoccupazione ai progetti cosiddetti di ottimizzazione della rete, che non possono in nessun caso tradursi in smobilitazione e ridimensionamento, anche se siamo consapevoli dello sforzo enorme che sta facendo il nostro Paese per rimettere in ordine i conti della finanza pubblica e per rilanciare lo sviluppo economico e imprenditoriale.
Ma vede caro Vice Ministro, noi siamo convinti che ogni euro sottratto alla promozione della lingua e della cultura italiana, ogni ulteriore riduzione della presenza dello Stato all’estero, presenza che ha subito in questi ultimi anni una pesante cura di snellimento sotto il profilo del personale, si traduce in definitiva in minori entrate per il nostro Paese su altri versanti. Vorrei qui richiamare la cospicua mole di risorse generate dalla rete consolare, che sono incamerate in gran parte dall’erario e in minima parte restituite al mittente. Abbiamo apprezzato la sensibilità del Ministro D’Alema quando ha inciso sulla decisione di non centralizzare l’emissione del nuovo passaporto biometrico, lasciando cha siano i consolati ad occuparsene. È un’attestazione di comprensione verso le esigenze dei nostri connazionali emigrati e siamo convinti che la Sua sensibilità e conoscenza dei problemi sarà decisiva anche in questo momento in cui tutte le attenzioni sono concentrate sulla Legge finanziaria e di bilancio 2007.
Centinaia di migliaia di cittadini italiani emigrati hanno investito i loro risparmi in Italia per costruire una casa che utilizzano poche settimane all’anno, per lo più durante le vacanze. Pagano l’ICI e la tassa per lo smaltimento dei rifiuti urbani e non capiscono per qual ragione sia stata abolita l’estensione ai cittadini italiani residenti all’estero della “no tax area”, obbligandoli – se non sarà riconsiderata la decisione – a produrre carte, dichiarazioni, estratti catastali, ecc., aggravando la mole di lavoro per l’amministrazione senza che lo Stato ne trarrà benefici materiali. Parimenti, gli italiani emigrati che hanno pensioni minime, nell’ordine di qualche centinaio di Euro, si vedranno detratto mensilmente dall’INPS il 23% con complicate procedure di rimborso, per altro non possibile nei paesi con i quali non è stata stipulata una convenzione sulla doppia imposizione fiscale. Il Governo ha accolto un ordine del giorno presentato all’atto della votazione sul decreto Bersani, mirato al ripristino della no tax area anche pei cittadini italiani all’estero, vogliamo ora auspicare che ne tenga conto nella Legge finanziaria 2007.

Il futuro del CGIE
Concludo il mio intervento richiamando l’attenzione di tutti i consiglieri sulla riflessione riguardante il futuro del CGIE. All’argomento abbiamo riservato una spazio di dibattito specifico, e dunque mi limiterò a brevissime considerazioni. Siamo stati i primi a sostenere che allorché avremo avuto la rappresentanza parlamentare eletta all’estero, occorreva ripensare il CGIE nei suoi compiti, funzioni, articolazione, composizione numerica e funzionamento. Abbiamo nello steso tempo sostenuto con decisione la necessità e l’importanza di questo organismo e delle sue dimensioni consultive, programmatiche, d’indagine e propositive, seppure – come detto – in una cornice aggiornata.
Alle persone che nelle ultime settimane hanno auspicato incautamente la soppressione del CGIE, dico soltanto facciamo una valutazione retrospettiva del lavoro fatto dal Consiglio dal 1991 ad oggi e allora io sono profondamente convinto che simili affermazioni sarebbero respinte dai fatti. Nel frattempo abbiamo rettificato le inesattezze messe in circolo sui costi del CGIE, chiarendo nel contempo che il nostro capitolo di bilancio ha contribuito più volte a far fronte ad altre emergenze finanziarie, per esempio sul versante dell’assistenza diretta fornita ai connazionali indigenti, sotto forma di convenzioni ospedaliere e farmaceutiche, oppure, per rendere possibili le elezioni dei COMITES. Il tutto evidentemente con le debite variazioni di spese a partire da questo alveo, il CGIE del futuro deve svolgere un forte ruolo di consulenza e di raccordo. Non è condivisibile, a mio vedere, l’opinione di chi sostiene che i parlamentari eletti all’estero debbano avere un rapporto diretto con i Comites, equivalente ad una visione marcatamente assistenziale della politica.
Non entro nel merito di temi fondamentali come la legge sulla cittadinanza, riforme delle leggi che regolano gli interventi scolastici all’estero, l’imminente pubblicazione dell’avviso 2006 per gli interventi di formazione professionale, l’informazione ed altri aspetti toccati ampiamente nella relazione del Vice Ministro Danieli.
Concludo veramente, con un richiamo doveroso al processo d’integrazione europea, a partire dalla carta costituzionale. L’integrazione è un processo fondamentale per il rilancio dell’unione Europea. Considerando inoltre che nei Paesi dell’UE vivono altre 2.000.000 milioni di cittadini italiani per evitare le derive a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, in particolare sui temi della pace e della guerra, ma anche sul piano dell’economia.
Buon lavoro a tutti. (Franco Narducci)

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Intervento di Marco Fedi all’Assemblea Plenaria
L’investimento nel CGIE va in direzione di un rafforzamento del sistema Italia

ROMA – “Credo che i componenti di questo Consiglio abbiano ampiamente dimostrato negli anni, fin dal primo insediamento di questo insostituibile organismo di rappresentanza delle comunità italiane all’estero, di avere una visione alta della politica, di saper costruire proposte e risposte da presentare alle Istituzioni, di porsi l’obiettivo di migliorare la presenza del sistema Italia all’estero, con le nuove realtà dettate dalle mobilità sociali e gli obblighi di tutela dei diritti di cittadinanza che riguardano tutti i nostri connazionali all’estero. Non abbiamo timore, quindi, nel dire che questo costo della politica di rappresentanza è un buon investimento politico. Lo diciamo anche a chi si pone domande, giuste, nelle istituzioni, a cominciare dalle aule parlamentari, fino ai mezzi d’informazione e la società civile, sul costo della politica.
Oggi possiamo dire che l’investimento nel CGIE va in direzione di un rafforzamento del sistema Italia. Siamo convinti che vada riformato, per rafforzarne il collegamento con le istituzioni, con le Regioni e con tutte le autonomie locali: lo strumento fondamentale della Conferenza permanente Stato-Regioni-PA-CGIE deve trasformarsi, anche perché è in questa sede che si decidono le linee programmatiche di tutta l’attività a favore delle comunità all’estero. Un CGIE più forte è un organismo di rappresentanza che continua anche a svolgere un’azione conoscitiva per capire le grandi trasformazioni in atto, i bisogni di comunità integrate ma desiderose di costruire legami culturali ed economico-commerciali, le necessità di vaste comunità, non solo nelle aree più povere del mondo ma anche in Europa, che chiedono tutele, servizi e politiche tese a favorire l’integrazione.
Ho annunciato le mie dimissioni dal CGIE, che saranno esecutive in tempo utile per la prossima assemblea elettiva, poiché convinto della necessità che ciascuno svolga bene il proprio lavoro: la rappresentanza parlamentare è oggi chiamata a farlo in Parlamento. Posso garantire l’assoluta determinazione a lavorare sempre e comunque con il Consiglio, a partire dalle riflessioni che dobbiamo fare insieme sulle priorità verso cui destinare le risorse aggiuntive, dopo la sostanziale conferma dei capitoli di bilancio a favore delle nostre comunità nel mondo.
Credo che comunque si renda necessaria una attenta riflessione sulla manovra di bilancio nel suo complesso. L’impianto è convincente: riforme nella spesa pubblica e nella gestione della pubblica amministrazione, riduzione del debito, attenzione alle fasce più deboli ed investimenti per la crescita economica. Se si considerano l’attuale fase economica e la difficile situazione di bilancio credo che si possa esprimere una valutazione positiva. L’investimento per le comunità all’estero assume maggior rilievo e risponde alle giuste valutazioni espresse dal Ministro D’Alema e dal Vice Ministro Danieli. Una politica estera che è sempre più attenta a tutto il mondo, anche alle realtà dell’Asia, dell’America Latina, dell’Africa e con le politiche di cooperazione, l’azione per la pace e lo sviluppo e la convinta partecipazione, da italiani ed europei, alle missioni di pace – con questa politica estera – il sistema Italia si rafforza, le opportunità economiche si rafforzano, il rapporto con le comunità all’estero è più forte.
La forza di questo rapporto si misura, però, anche su altri provvedimenti, sui quali comunque intraprenderemo iniziative parlamentari, a partire dal ripristino della “no tax area” per i residenti all’estero e dalla sanatoria sugli indebiti pensionistici INPS.
Abbiamo iniziato, insieme, un percorso per arrivare ad un progetto di legge sulla riforma della legge sulla cittadinanza. Crediamo si possano fissare gli obiettivi per una convenzione MAE-Patronati, affinché questi ultimi diventino davvero “complementari” alla rete consolare per una serie di servizi ai connazionali all’estero.
Ritengo che anche sulla rete consolare siamo tutti chiamati ad una profonda e seria riflessione, ognuno con le proprie responsabilità.
Il dibattito su Rai International, infine, deve trasformarsi in una occasione di ulteriore confronto con il consiglio di amministrazione della Rai, al quale competono le decisioni, ed al quale non dobbiamo far mancare le nostre ulteriori valutazioni, critiche e proposte. (Marco Fedi)

 

 

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