2249 A Orvieto il seminario sul Partito Democratico. Oggi le conclusioni dei big

20061007 18:05:00 webmaster

(da Orvietonews e l’Unità)

E’ in corso a Palazzo dei Congressi di Orvieto da ieri, venerdì 7 settembre, il seminario dedicata al Partito Democratico, che proseguirà nella giornata di sabato per chiudersi, nel tardo pomeriggio, con gli interventi di Rutelli, Fassino e Prodi. Al seminario sono invitati tutti i parlamentari dell’Ulivo eletti alla Camera, al Senato e al Parlamento europeo, i presidenti delle Regioni e delle Province, i sindaci delle città capoluogo appartenenti ai partiti dell’Ulivo.
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Leggi le relazioni introduttive al seminario di Orvieto:

Le ragioni del Partito Democratico. Relazione di Scoppola
http://www.orvietonews.it/?page=notizie&id=12356

Il profilo culturale e programmatico. Relazione di Gualtieri
http://www.orvietonews.it/?page=notizie&id=12357

La forma organizzativa. Relazione di Vassallo
http://www.orvietonews.it/?page=notizie&id=12358

La partecipazione va tuttavia ben oltre i partiti e le istituzioni, per la presenza di intellettuali, rappresentanti dei sindacati e del mondo dell’associazionismo.

Il seminario, a cui non partecipa l’ala sinistra dei DS, che tra le altre riserve lo ritiene "verticista", si è aperto con le tre relazioni che daranno il via ai lavori: "Le ragioni del partito democratico" di Pietro Scoppola, ""Il profilo culturale e programmatico" di Roberto Gualtieri e "La forma organizzativa del partito" di Salvatore Vassallo.

Dopo le relazioni i partecipanti si sono divisi in tre sessioni di lavoro tematico, con elaborazioni e conclusioni che saranno esposte all’assemblea nella mattinata di sabato. Nel pomeriggio è previsto il dibattito in plenaria. Concluderanno infine i lavori, si presume verso le 18, gli interventi di Francesco Rutelli, Piero Fassino e Romano Prodi.

In sostanza l’appuntamento di Orvieto, di cui si sta parlando da giorni sui media nazionali, è un passaggio fondamentale per discutere sulle tappe da percorrere per trasformare l’Ulivo da alleanza elettorale a soggetto politico. Indipendentemente da come il nuovo soggetto si chiamerà – Ulivo, Partito Democratico, Riformisti – la discussione di Orvieto sarà la base concreta su cui procedere per andare a nuovi confronti all’interno delle forze politiche.

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(da l’Unità)

Il partito democratico si farà. Restano solo da superare gli ultimi scogli e definire i tempi. A dirlo ad Orvieto le tre relazioni di apertura della due giorni del seminario "politico-programmatico"convocato da Prodi proprio per tracciare le linee della nascita del nuovo soggetto politico. A parlare tra i primi, ieri, Petro Scoppola (scelto dai Dl) con la relazione «Ragioni del nuovo partito», poi Roberto Gualtieri (Ds) con «Il profilo culturale e programmatico» e infine il prodiano Salvatore Vassallo con «La forma del partito».

Tutti e tre hanno messo in evidenza un elemento comune: il Pd nascerà e dovrà essere slegato dalle singole appartenenze, dovrà rappresentare un´idea più ampia che coinvolga tutti quelli che vogliono partecipare. Momento di riferimento evocato, anche esplicitamente, le primarie che, un anno fa, incoronarono trionfalmente Romano Prodi leader dell’Unione.

Il tema centrale della discussione del secondo giorni quello della democrazia interna, avviato da Vassallo. Una proposta che, per i dissindenti è uno dei principali talloni d’Achille del progetto.

Il prodiano Vassallo propone una sorta di "road map" verso la nascita del Pd. Ovvero: primarie aperte per la scelta del leader (forse già la «seconda domenica di ottobre del 2007»), adesione individuale la partito e attuazione del principio "una testa un voto". Il dalemiano Peppino Caldarola ribatte: «Si prevede una formula organizzativa molto americana, fatta di blog e di internet con qualche gazebo. Ma Beppe Grillo ha già fatto di meglio». Il prodiano Pierluigi Castagnetti ribatte a difesa dell’impostazione di Vassallo . «Il metodo matematico "una testa, un voto" – dice – non può risolvere i problemi. Nella fase costituente, se vogliamo guardare in faccia alla realtà, non dobbiamo tralasciare le difficoltà». Dunque nessuno scandalo a che in questa prima fase invece di "contarsi" ci si"pesi".

Massimo D´Alema ironizza: «Un grande partito così, con un grande leader a capo e sotto una massa indistinta c´era già: era il Pcus». Mentre Caldarola va giù duro anche sui contenuti: «Peggiore partenza non poteva esserci. Nelle relazioni che ho ascoltato non c´è l´Italia, il paese reale, bensì due culture politiche: una cattolica e l´altra gramsciana. Così siamo a una semplice riedizione del compromesso storico». Quindi polemizzando con un’intervista rilasciata da Arturo Parisi, ribadisce la posizione che condivide con Gavino Angius e che osteggia la nasciata del Pd sia per l’organizzazione interna che si dovrebbe dare-un partito leggero con dentro fondazioni ma non correnti, sia per l’orizzonte strategico, che Caldarola e i suoi vorrebbe ancorato alla socialdemocrazia europea. «Non esiste più un’anomalia italiana», è la base di partenza del discorso dei dissidenti presenti a Orvieto (il Correntone di Fabio Mussi, l’area di Cesare Salvi e la Sinistra ecologista di Fulvia Bandoli non hanno proprio voluto partecipare): quindi sarebbe inconcepibile che a livello europeo Margherita e Ds pur confluendo in un unico soggetto facessero riferimento a due distinte famiglie di pensiero e gruppi europei.

È in questo dibattito che si inserisce l’applauditissimo intervento di Alfredo Reichlin. Il "grande vecchio" della sinistra – inizia ribadendo la sua provenienza «dal Movimento operaio che ha dominato il Novecento»- è in appoggio al progetto di Partito Democratico. E gli argomenti che usa fanno breccia nella platea. Per lui siamo entrati «in una nuova storia», che pone delle sfide alla democrazia. Di fronte ai poteri economici sempre più internazionalizzati e globali «solo la politica, la polis, è in grado di assicurare la libertà». Guai quindi a limitarsi «a una politica di piccolo cabotaggio», altrimenti «saranno altri potentati a decidere, poteri economici o carismatici». Quindi sottolinea «l’eccezionalità della crisi italiana» che può concludersi con «l’emarginazione dell’Italia». «Serve unità – è il ragionamento – e la classe politica con la consapevolezza della sfida. L’attuale frammentazione è insufficiente e non dà risposte». Non si tratta di una riedizione del compromeso storico o di un assemblaggio di partiti superati dalla storia, ma di riannodare le fila che vanno dal «patto non scritto tra Turati e Giolitti del 1901» all’unità nazionale creatasi nel dopoguerra sulla Costituente.

Una sfida vitale per Prodi e Fassino che ora ha un percorso più definito. «L´avvio è stentato, ma il treno è partito» titola il Riformista, in edicola nonostante lo sciopero dei giornalisti.

Al palazzo del popolo di Orvieto – a partecipare alla prima tappa di questo percorso, il seminario di due giorni – ci sono praticamente tutti i dirigenti Ds e Dl (a parte i 43 dissidenti): capigruppo dell´Ulivo, ministri, segretari di partito. Forse per questo, per superare le difficoltà che ancora restano in Ds e anche in Margherita, la via del Partito democratico delineata ad Orvieto prevede anche lo «scioglimento delle correnti interne». E certamente anche una "ristrutturazione" dei vertici dei due partiti.

http://www.orvietonews.it/?page=notizie&id=12356

 

 

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