2264 IMMIGRAZIONE: Un primo bilancio dell’esperienza di Cassibile

20061009 22:25:00 webmaster

di Sara Giorlando e Alfonso Di Stefano – gruppo Migranti-Antirazzismo di Attac-Sicilia

Finito il periodo della raccolta di patate nel siracusano, quasi tutti i migranti stanno partendo per proseguire il loro nomadismo nelle campagne meridionali, nei prossimi mesi saranno nel foggiano per poi tornare in Sicilia a settembre per la vendemmia nel trapanese ed in particolare ad Alcamo.

Noi, insieme alla Rete Antirazzista Siciliana, abbiamo garantito un
minimo di presenza continuativa sia nelle notti, per vigilare il terreno
dov’era installata la tenda di Medici Senza Frontiere, sia per fare
"inchiesta sul campo", per capirne di più sulla crescente piaga del
caporalato, dato che nel siracusano abbiamo riscontrato un tiepido
interesse alla vicenda, che si ripete da alcuni anni nella quasi totale
latitanza delle forze politiche e sindacali. La provincia di Siracusa
non ha garantito un minimo di contributo per la loro accoglienza, ma a
stagione finita ha generosamente contribuito ad offrire biglietti
ferroviari gratutiti per incentivare la partenza dei migranti, con
l’ingenua collaborazione di una parrocchia siracusana.

Dopo le prime settimane dall’inizio dell’intervento di MSF abbiamo
purtroppo constatato anche la profonda indifferenza dell’associazionismo
siracusano sul caso Cassibile.

Analizzare le forme di precariato strutturale, che arrivano fino a
condizioni neoschiaviste di sfruttamento dei nuovi "dannati della
terra", è cosa complessa, che richiede un lungo lavoro di ricerca per
capire come si strutturano nelle campagne meridionali il mercato del
lavoro, la stratificazione della proprietà, la distribuzione nei vari
settori produttivi e le varie forme di caporalato che garantisce il
controllo sociale del lavoro migrante.

All’inizio si sono denunciate le disastrose condizioni
igienico-sanitarie dei migranti, ma ancora non ci si poneva il problema
di come costruire un rapporto con la popolazione locale, né tantomeno si
tentava di capire come funzionava il caporalato.

Le dinamiche interne alla realtà cassibilese si sono accelerate in
seguito alla vergognosa manifestazione del 31/5 contro l’eccessiva
visibilità dei migranti, che si "permettevano" di stazionare in paese,
dopo una giornata di duro lavoro, per prendere l’acqua e rifocillarsi,
riempendo bar, generi alimentari e supermecati , garantendo così
consistenti guadagni ai negozianti locali. In quell’occasione abbiamo
avuto modo di confrontarci vivacemente con alcuni "progressisti", anche
candidati alle scorse regionali, che tranquillamente partecipavano alla
manifestazione xenofoba.

Per mesi tutte le istituzioni, a partire dall’Ispettorato del lavoro,
hanno ignorato l’ignobile mercato delle braccia, che si teneva ogni
mattina all’alba nelle piazze del paese. La Questura di Siracusa in
collaborazione con Guardia di Finanza e Carabinieri, con pattuglie
provenienti anche da Catania, ha condotto due " brillanti" operazioni di
polizia identificando oltre 200 migranti, alcuni dei quali costretti
anche all’obbligo di firma quotidiana presso la locale stazione dei
carabinieri, ma nessun caporale o intermediario del caporale è caduto
nella rete dei controlli (forse avevano intuito il pericolo?).

In seguito all’incendio della notte 4/6, che ha lambito il campo con la
distruzione di alcune decine di tende e che per puro caso non ha causato
morti, la situazione si è fatta ancora più tesa. Così per disinnescare
ulteriori tensioni ed isolare i razzisti più esagitati abbiamo promosso
per l’11/6 un concerto in piazza per nuove politiche d’accoglienza dei
migranti, "per rendere Cassibile più vivibile", ma purtroppo a causa
della pavida volontà di buona parte delle associazioni locali, siamo
stati costretti a disdirlo, contribuendo così a ringalluzzire proprio i
razzisti, mentre fra la popolazione iniziava a germogliare qualche
segnale di solidarietà con i migranti.

Come al solito dunque, lo stato si è mostrato debole con i forti e forte
con i deboli, sono state criminalizzate le vittime del lavoro nero,
mentre i reali responsabili sono rimasti impuniti e continuano a
risparmiare milioni di euro con l’evasione contributiva, ad arricchire
la rete criminale del caporalato (che guadagna almeno 15 euro al giorno
per ogni migrante) e ad imporre ritmi massacranti di lavoro (per circa
35 euro almeno 100 cassette, da Kg.25, di patate al giorno e chi non le
raccoglieva, niente lavoro per l’indomani). Addirittura quel 30/40% di
migranti in regola con il permesso di soggiorno, al momento del rinnovo
verranno spinti verso la clandestinità e sono fra i più penalizzati dal
reclutamento dei caporali, che preferiscono gli irregolari, costretti
all’invisibilità e quindi impossibilitati a reclamare un minimo di diritti..

Su questa condizione lavorativa è emersa la sostanziale latitanza dei
sindacati, che purtroppo hanno rimosso il ricordo della dura lotta
bracciantile di 38 anni fa ad Avola, che costò la vita ai 2 braccianti,
Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia.

In sostanza la realtà cassibilese ha espresso quasi esclusivamente
ostilità e xenofobia nei confronti dei migranti stagionali, ostilità
addirittura condivisa da una parte della comunità marocchina (oltre
300), residente a Cassibile da molti anni. La presenza di questa
comunità va analizzata per la peculiarità degli interessi contrastanti
che esprime: il grosso degli intermediari dei caporali sono infatti
marocchini (residenti nel siracusano ed anche a Cassibile) e dopo gli
attriti dell’anno scorso con gli altri maghrebini, la comunità.
maggioritaria fra gli stagionali è rimasta quella marocchina , infatti,
sostanzialmente quasi solo per il lavoro "eccedente" vengono assunti
migranti di altre nazionalità (sudanesi, liberiani…). Tutto ciò provoca
tensioni interne fra migranti di varie nazionalità e fra migranti ed i
sempre meno stagionali nativi, poco concorrenziali con la produttività
neoschiavista, imposta ai migranti; lo storico obbiettivo di 100 anni fa
di "Uguale salario ad uguale lavoro", qui diventa un punto d’arrivo di
difficile raggiungimento, mentre si potrebbero creare le condizioni di
fratricide "guerre fra poveri".

C’è chi ha molto interesse affinchè la situazione a Cassibile
s’incancrenisca e non si risalga ai reali responsabili di chi
"l’agricoltura la fa, di nascosto". Interessa quindi a qualcuno che a
Cassibile non si crei un clima d’accoglienza dei migranti stagionali e
si cavalchi la xenofobia. contaminando anche aree "democratiche".

Interessa anche ad associazioni "umanitarie" come l’Alma Mater,
presieduta dal parroco di Cassibile, gestire progetti d’emergenza per
accogliere i migranti stagionali regolari (evitando così la gara
d’appalto); ma ancora più vergognosa per l’Alma Mater è la gestione del
Centro "Accoglienza", istituendo Centro d’Identificazione, nella statale
per Avola, dove "cristianamente" ci si rende complici delle politiche
detentive dei migranti, appena sbarcati sulle coste limitrofe, per poi
smistarli in altre galere etniche , in acritica osservanza delle leggi
razziste in vigore.

Purtroppo se l’attenzione sul caso Cassibile è stata scarsa, sul centro
di detenzione è ancora peggio. Ma, così come per la prossima stagione ci
muoveremo per tempo contribuendo anche ad un osservatorio meridionale
sul lavoro migrante, nei prossimi mesi ci mobiliteremo per la chiusura
del centro di detenzione di Cassibile ,costruendo interlocuzioni con le
realtà più sensibili della società civile siracusana.

Invitiamo inoltre a seguire il processo per il naufragio del Natale ’96
a largo di Portopalo, la cui prossima udienza si terrà nel Tribunale di
Siracusa il prossimo 12 luglio ed a partecipare alle iniziative in
preparazione per il decimo anniversario della più grande tragedia nel
Mediterraneo dal dopoguerra.

Ct 23/6/’06

Alfonso Di Stefano e Sara Giorlando
del gruppo Migranti-Antirazzismo di Attac-Sicilia
Info:catania@attac.org

 

 

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